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LUIGI TENCO, CINQUE PROVE PER RIAPRIRE LE INDAGINI

Il sito www.lamescolanza.com pubblica un articolo di Giulia Lanza con una serie di rivelazioni e riflessioni sul presunto suicidio di Luigi Tenco al Festival di Sanremo del 1967. Sotto questa titolazione, “Chi cercava di uccidere Tenco subito prima che morisse? Una tra le tante domande rimaste senza risposta … Quel Festival del 1967 e il mistero  irrisolto sulla morte del cantante. Suicidio? Tesi improbabile, non provata“, Giulia Lanza sottolinea, soprattutto, due aspetti cruciali: le contraddizioni, mai chiarite, sul ritrovamento della pistola; le minacce di morte, su cui non si indagò, ricevute dall’infelice cantante prima della misteriosa morte. Con una serie di altri particolari rimasti tuttora privi di accertamenti.

La ricostruzione di quei tragici momenti, infatti, può fare affidamento solo su pochissimi elementi certi: Tenco è morto a Sanremo durante i giorni del Festival, ucciso da un colpo di pistola. Il suo corpo è ritrovato nella camera del Savoy nella notte tra il 26 e il 27 gennaio del 1967, dalla cantante Dalida rientrata in albergo verso le 2.

Tutto quello che è successo nelle ore immediatamente precedenti il ritrovamento del cadavere è ancora avvolto in una fittissima nebbia, anche perché le indagini scattate di lì a poco sono state frettolose e superficiali.

Proprio per chiedere chiarezza e, soprattutto giustizia, da diversi anni si è formato il gruppo “Luigi Tenco 60’s – la verde isola”: attraverso il sito internet www.luigitenco60s.it e con il supporto di Facebook, il gruppo porta avanti una battaglia supportata da documenti, foto, ricostruzioni e analisi dettagliate, alla quale  partecipano  in migliaia per chiedere la riapertura delle indagini.

In sintesi le  cinque  prove sostenute dal gruppo “la verde isola” sono:  1) il guanto di paraffina sulla mano di Tenco non dimostra che  abbia  sparato; 2) nelle foto scattate all’epoca, sotto i glutei di Tenco, non c’e’ la sua Ppk 7.65, ma una Beretta calibro 22;   3) foto a lungo inedite mostrano ferite lacero contuse sul volto di Tenco, come se fosse stato picchiato, non riportate sul referto ufficiale della polizia; 4) la lettera d’addio riporta calchi, come se fosse l’ultima pagina di una lunga denuncia. Si vedono le parole “già” e “gioco”. La firma è contraffatta;  5 ) foto che mostrano sul viso, sui pantaloni e sull’auto di Tenco tracce di sabbia:  potrebbe quindi essere stato ucciso in spiaggia.

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