Uno dei messaggi che Maieutike porta in aula quando si tratta di comunicazione aziendale, è il valore centrale da attribuire allo strumento del feedback. Per quanto riconosciuto dai partecipanti un potente mezzo comunicativo, rimane spesso difficile per loro pensare di sperimentarlo al lavoro, coi colleghi e soprattutto coi collaboratori.
Quale il motivo di questa iniziale resistenza psicologica?
Il feedback così come viene presentato dal team di Maieutike viene preso a prestito dalla teoria della Comunicazione non violenta e di cui il padre fondatore M. Rosenberg ne ha fatto la bandiera dell’antiviolenza nella comunicazione. Alla base delle regole del feedback c’è anzitutto la necessità di porre il focus sui propri stati d’animo e il proprio sentire. In relazione a un fatto accaduto, l’emittente del feedback è tenuto ad esprimente gli effetti profondi che questa azione ha avuto su di lui, senza condannare l’interlocutore per un suo agire/un suo comportamento.
Spesso alla domanda: “che cosa vi impedisce di pensare di utilizzarlo coi vostri collaboratori”, le risposte si riconducono a un: “ma come faccio ad andare da un collaboratore e dirgli come mi sento?”. Il fatto di comunicare all’altro il nostro sentire spaventa perché nell’apertura all’altro si tende a considerarsi vulnerabili.
Di fondo esiste poi un’ulteriore percezione che condiziona la visione del feedback concependolo non tanto come un passo in avanti a testa alta, quanto piuttosto come un passo indietro a testa bassa: spesso le persone vedono in questa apertura una perdita della loro leadership.
Niente di meno appropriato se pensiamo che l’aprirsi all’altro è frutto di una scelta maturata attraverso la consapevolezza di lavorare su un rapporto, in vista di un obiettivo chiaro e stabilito. Non è forse questo è un vero esercizio di leadership?
Beatrice Monticelli
http://arelativethinking.blogspot.it/
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