Da quando il mondo ha cominciato ad uscire dalla fase acuta della pandemia, i mercati azionari sono stati caratterizzati ancora da una forte volatilità. Certo non si può neppure paragonare a quella che c’era stata in precedenza, perché adesso il famoso indice VIX (l’indice della paura) è salito a circa 30,4. Il comportamento del mercato è stato caratterizzato (e lo è ancora) da una crescita continua e costante. Tuttavia, alternata però a momenti di brusca correzione.
I fattori che influenzano i mercati
Questo andamento è il riflesso dei fattori principali che stanno muovendo i mercati. A cominciare dai dati macro positivi. Nelle ultime settimane una serie di report macroeconomici hanno dato fiducia agli operatori. Anche se non ci riportano al periodo pre-Covid, le notizie che giungono dall’economia reale sono quasi sempre state migliori di quanto ci si aspettasse nel trimestre caratterizzato dalla quarantena. Dal punto di vista degli investitori, tali report dovrebbero riflettersi poi sui risultati delle aziende, in particolar modo sugli utili.
I dubbi sulle valutazioni
Tuttavia, lo sfondo di questo scenario rimane molto incerto, soprattutto a causa dell’emergenza sanitaria, che in molte zone del mondo continua ad essere meno sotto controllo di come avrebbe dovuto essere a questo punto. Per questo il prezzo relativo dei mercati azionari, calcolato come costo delle azioni in relazione agli utili generati dalle aziende, rimane un grosso punto interrogativo. Ed è per questo che gli operatori stanno gestendo con cura i loro buy sell stop. E in linea di massima il rapporto Prezzo/Utili è estremamente alto, rispetto alla storia. Tuttavia bisogna sempre valutare questo indicatore nell’ambito del contesto globale.
I fattori cruciali del contesto globale
Sotto questo punto di vista, la prima cosa da sottolineare è che le banche centrali, per dare sostegno all’economia, hanno compresso i tassi di interesse fino ad azzerarli (o quasi). Quando i tassi sono bassi, valutazioni elevate diventano maggiormente sostenibili. Perché aumentano il premio al rischio azionario, perché gli utili futuri sono scontati a un tasso più basso, perché favoriscono gli investimenti delle imprese (che hanno accumulato debiti per 1000 miliardi di dollari), compreso quelle con prospettive di rendimento più alte. Infine perché tengono l’inflazione bassa e sotto controllo.
Il connubio tassi bassi e scenario economico in ripresa fanno sì che le valutazioni elevate che si stanno vedendo in questo periodo, malgrado il rally delle ultime settimane non pregiudichino la prosecuzione della corsa dei mercati azionari.
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