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Migliora l’outlook negativo dell’Italia anche nel Dentale

Prospettiva più ottimistica a conclusione dello studio di settore UNIDI
realizzato dall’istituto KEY-STONE: rallenta il calo dei consumi interni,
si torna ad investire in tecnologie e la produzione italianacresce puntando sull’esportazione

Il Dentale, specchio di una ripresa nazionale: il recente passaggio da ‘negativo’ a ‘stabile’ nel giudizio dell’outlook dell’Italia da parte dell’agenzia di rating Fitch si rispecchia in qualche modo in ciò che sta accadendo nel settore dentale, che nel 2013 ha vissuto un “rallentamento della decrescita” e in alcuni ambiti addirittura una lieve ripresa

La Produzione italiana torna a crescere con un +3%: Un settore particolarmente virtuoso, quello della produzione di dispositivi medici per odontoiatria, che vede l’Italia rappresentare uno dei maggiori poli di fabbricazione mondiali con una crescita costante negli anni che ha risentito della crisi solo nel 2009, per poi riprendere il suo sviluppo, marcando un 3% nel 2013. Il settore è rappresentato da UNIDI, Unione ItalianaIndustrie Dentarie e la ricerca viene effettuata annualmente da KEY-STONE, istituto di ricerca specializzato in ambito salute e benessere.

Nel 2013 la Produzione sfonda il tetto dei 730 milioni di fatturato: La crescita del comparto produttivo, che ospita oltre 5.000 addetti, ha raggiunto quasi quota 740 milioni e – escludendo lo shock del 2009 che ha marcato un decremento intorno al -3,5%, immediatamente risolto da un biennio 2010-2011 straordinariamente positivo – ha subito solo nell’ultimo periodo un rallentamento di un trend, comunque positivo: una lieve flessione della crescita dovuta essenzialmente alla riduzione della domanda interna, soprattutto per ciò che concerne le apparecchiature

Considerando il trend globale degli ultimi dieci anni la produzione registra una crescita del + 39% (base fissa), pari a un trend composto (CAGR) del +3,8% annuo. Si consideri, a questo proposito, che il PIL complessivo italiano del 2013, calcolato a prezzi correnti, è tuttora lievemente inferiore a quello del 2004 (-0,4%) e che, a prezzi costanti il Paese conserva una produzione complessiva pari a quella di 17 anni fa. Possiamo quindi constatare una crescita del comparto dentale ben al di sopra delle performances nazionali.

Apprezzato il “made in Italy” nel mondo: Proprio la crisi del 2009, con la conseguente caduta della domanda interna, ha indotto un vero e proprio cambiamento nel modello di business dei fabbricanti italiani, che hanno parzialmente riconvertito la loro attività commerciale rivolgendo maggiormente all’estero la propria attività con un peso dell’esportazione che si attesta a oltre il 60%.

L’export vola a +6%: Mai un segno negativo per il made in Italy, la crescita complessiva nell’ultimo decennio è del +63%, con un trend composto del +5,6% all’anno. Una forte impennata proprio negli anni più bui della crisi internazionale espressasi maggiormente nel 2009, anno nel quale l’export del dentale ha avuto una situazione di ristagno ma senza recessione, per poi riprendere la sua crescita già dal 2010. Il settore rappresenta un segno concreto di capacità di reazione del sistema industriale italiano di nicchia, composto principalmente da PMI.

Sul fronte interno il settore è stabile a 1,1 miliardi: A prescindere dal positivo andamento della produzione industriale, il mercato italiano – frutto dei consumi e degli investimenti di dentisti e odontotecnici – risulta ancora in lieve flessione, calcolata intorno al -1,5%. Una flessione acuita da settori come quelli dell’Implantologia e dell’Ortodonzia, che prevedono un maggior investimento da parte dei cittadini.

Nel 2013 consumo interno a -1,4% ma il calo rallenta: Dinamiche fortemente differenziate tra consumi e investimenti. I consumi –  di certo maggiormente correlati al numero di accessi degli italiani alle cure odontoiatriche non hanno mai subito un vero e proprio crollo e, nonostante la grave crisi iniziata nel 2009, il mercato è andato in recessione soltanto nel 2012, esercizio nel quale per la prima volta i consumi di dentisti e odontotecnici sono calati in termini di valore e questa situazione è perdurata fino a fine dello scorso anno, sia pur con un progressivo “rallentamento della decrescita” dopo il picco negativo della primavera 2013.

Si torna ad investire in tecnologie e nuovi studi dentistici: Torna positivo l’andamento del mercato delle attrezzature, il cui acquisto è fortemente correlato al clima di fiducia degli operatori e allo stato di obsolescenza delle tecnologie installate. Il trend negativo proviene dal 2009 ed è rimasto tale sino a tutto il primo semestre del 2013. Poi si è assistito ad una ripresa piuttosto repentina, originatasi nella seconda parte dell’ultimo anno, che ha chiuso con un +0,7%.

Ma il 70% degli operatori lamenta una situazione recessiva: I dati positivi visti sopra paiono discordare dal percepito dichiarato nelle ultime rilevazioni qualitative Key-Stone: mediamente il 67% degli studi odontoiatrici e il 71% dei laboratori lamentano un ulteriore calo del proprio fatturato rispetto all’anno precedente.

Il settore nelle mani di un dentista su quattro: per trovare una spiegazione all’apparente incongruenza tra il dichiarato di dentisti e odontotecnici e l’andamento del mercato, è stato analizzato il livello di concentrazione del settore, ovvero la quantità di consumo pro-capite che, di fatto, rappresenta quantità di pazienti trattati e prestazioni effettuate. Le ultime rilevazioni Key-Stone dimostrano come poco più del 25% dei dentisti tratti oltre il 60% dei pazienti e assorba circa il 70% dei consumi. Questo fenomeno è acuito dal proliferare di catene odontoiatriche, che sembra trovino consenso da parte di una porzione sempre più ampia di cittadini.

Una crisi che parrebbe più dell’offerta che della domanda: la richiesta si sta ristrutturando secondo nuove necessità, capacità di auto-informazione e comportamenti di consumo dei cittadini e il sistema di offerta dovrà adattarsi. L’intero settore potrebbe evolvere grazie alla volontà e capacità dei dentisti di sostenere e generare domanda. A questo proposito sono intervenuti alcuni autorevoli rappresentanti istituzionalidel settore che hanno portato il loro contributo.

Studio dentistico e settore dentale, tendenze diverse ma coerenti come conferma Roberto Callioni – past president e responsabile Ufficio Studi ANDI – “all’interno degli studi è in atto una modificazione profonda di quello che è la nostra produttività rispetto a qualche anno fa. In particolare l’aumento costante del numero dei dentisti riduce il ricavo medio del singolo studio dentistico, anche se i dati ministeriali confermano un fatturato stabile per il settore”. L’Italia, da sempre al secondo posto nel mercato Europeo nel 2013, è stata superata dalla Francia, commenta Maurizio Quaranta vice presidente ADDE, parlando della necessità di analizzare l’evoluzione della domanda e citando lo sviluppo delle casse mutue e il crescente interesse delle assicurazioni “è fondamentale tenere in conto l’evoluzione della domanda delle sue forme di organizzarsi e, se non cavalchiamo il cambiamento, chiuderemo l’anno prossimo con un anno nuovamente negativo”. “I dati non sono divergenti da quelli in nostro possesso – interviene Gianfranco Prada presidente ANDI – a chiusura dei lavori – d’altro canto da sempre siamo attenti alle dinamiche economiche e sociali, così come evidenziato nel nostro ultimo convegno di Cernobbio, anche la gestione corretta dello studio è sempre tra le nostre priorità.” Conclude infine Callioni ricordando “l’importanza di riflettere in direzione di una più disponibile apertura verso i fondi integrativi”, auspicando un welfare odontoiatrico che supporti la classe media e favorisca gli accessi.

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