Percorrendo via Giuseppe Barbaroux in direzione di Piazza Arbarello, appena passata Via Giovanni Botero, capita di imbattersi in una stretta piazzola che porta il nome di Piazzetta Università dei Mastri Minusieri. Bene, qui si è di fronte ad uno dei più grandi monumenti della storia dei mobilifici di Torino.
I mastri minusieri (dal francese menuisier) erano infatti nel Piemonte del 1600 i falegnami e carpentieri esperti nella produzione di mobili di fino destinati ad un pubblico ristretto, facoltoso e raffinato. Non a caso tra i loro clienti figuravano i Savoia, che affidarono ai mastri minusieri l’arredamento e la decorazione degli interni del Castello del Valentino, di Palazzo Madama, di Palazzo Reale e della Reggia di Venaria.
L’università dei minusieri: una corporazione di fabbricanti di mobili a Torino
Iniziamo con una precisazione. L’università dei minusieri non era in realtà un istituto o un’istituzione deputata alla formazione: cioè un’università nel senso corrente del termine. Il termine università, già dal medioevo, indicava un insieme omnicomprensivo – un universo – di persone legate da un’attività comune.
Università in questo senso indicava piuttosto una corporazione di mestiere: ad esempio l’università dei macellai a Roma, l’università dei calzolari a Gubbio, quella dei conciatori a Milano. Più o meno come l’ACEA per le auto, o Confindustria per l’industria al giorno d’oggi.
L’Università dei minusieri era dunque corporazione (una compagnia di arti e mestieri) che raccoglieva al proprio interno tutti gli artigiani – maestri, lavoranti, apprendisti – fabbricanti di mobili a Torino.
Probabilmente già esistente a partire dal basso medioevo, la nascita della corporazione si fa risalire formalmente al 7 luglio 1636. In quella data, la corporazione – che quindi era già esistente – concluse l’acquisto (più propriamente patronaggio) di una cappella dedicata nella chiesa di Santa Maria di Piazza a Torino (nei pressi dell’attuale sede della Società).
Meno di vent’anni dopo, nel 1654, il duca Carlo Emanuele II approvava ufficialmente lo statuto dell’Università, dando consistenza giuridica alla corporazione e il privilegio di dirimere autonomamente le controversie interne.
Nel 1679 fanno il loro ingresso nella corporazione anche coloro che avevano un mobilificio a Torino dedicato lavorazione dell’ebano: legno esotico, raro e di difficilissima lavorazione e perciò particolarmente amato da nobiltà e ricca borghesia.
Nel 1844 tuttavia, il re Carlo Alberto ne decretò lo scioglimento insieme a tutte le corporazioni dotate di privilegi: nello stato moderno non c’era più spazio per particolarismi legali e giudiziari.
Dai minusieri ai moderni mobilifici a Torino
In realtà i fabbricanti di mobili di Torino non si persero d’animo. Già nel 1854 si riorganizzarono nella Società di mutuo soccorso per i lavoratori del legno. Con il tempo, la diffusione dell’industria, la nascita del primo moderno mobilificio Torino, la società prese una direzione sempre più filantropica che conserva tutt’ora.
Tutt’ora a pochi passi dalla piazzetta, in vicolo Santa Maria 7, ha sede l’erede spirituale della vecchia Università dei Minusieri, la Società dei mastri Lagnaiuoli, Ebanisti e Carrozzai. Oggi conta 248 soci e i suoi spazi sono aperti al pubblico il 19 marzo – il giorno di San Giuseppe, patrono dei falegnami.
Una lapide, collocata nel 1886 sulla facciata dell’edificio, ricorda il giorno in cui venne concessa la cappella in Santa Maria di Piazza all’Università dei minusieri.
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