Fabio Adani, Giovanna Bellanca, Gabriela Bodin, Gianluca Capozzi, Isora Caprai, Liliana Cecchin, Gianfranco Ferlazzo, Cristina Lefter, Sandra Levaggi, Claudia Margadonna, Alessandro Pagnoni, Giovanna Sottini, Erica Story, Caterina Zacchetti. A cura di Antonella Trapanese
Vernissage Venerdì 8 giugno 2012 ore 18:30
Il filo conduttore della mostra, interpretato da diversi artisti attraverso l’ausilio di differenti
linguaggi e tecniche artistiche, è il confine inteso nella sua accezione materica e sensoriale.
Le opere di Fabio Adani tendono alla rarefazione completa dell’immagine, le atmosfere sono
caliginose, ovattate, le figure si presentano come presenze impalpabili, quasi irreali. Lo spazio è nebuloso, infinito e indefinito.
Giovanna Bellanca utilizza una personale sperimentazione artistica frutto dell’utilizzo di vari ed eterogenei materiali quali pasta di granito, terra vulcanica e altri materiali naturali su tela, dando vita ad esplosioni di energia magmatica dove i confini diventano metafisici.
Le tele di Gabriela Bodin si caratterizzano per le campiture di colore violente, energiche. Le figure sembrano prigioniere di una dimensione dove regna desolazione e angoscia, il sottile confine che separa le opere dallo spettatore è il dirompente impatto emotivo.
Quella di Gianluca Capozzi è una pittura per segni e macchie di colore, l’artista trascende la
normale dimensione per immergersi in una visione guidata dall’intuizione .
Le opere di Isora Caprai si caratterizzano per il particolare uso di china su organza. Lo sfondo è occultato, la figura emerge da uno spazio vuoto, i tratti sono decisi, fermi. I ritratti danno
l’impressione di qualcosa di perpetuo, si avverte una sensazione di disagio, di paura per ciò che non si conosce, capisce.
La metropoli, la folla e il movimento sono protagonisti della ricerca artistica di Liliana Cecchin. Le figure anonime, gli scorci di vita quotidiana caotici e confusi, la mancanza di sguardi e di qualsiasi forma di dialogo danno alle opere una connotazione fortemente controversa, una sensazione di estraneità portata all’estremo.
Gianfranco Ferlazzo affronta la tematica della depressione intesa come “censura che la nostra mente applica sulle nostre emozioni”, in questo caso, il confine è quello sensoriale che imponiamo a noi stessi in una spirale senza soluzione di continuità.
I vividi, brillanti colori acrilici e gli smalti sono i protagonisti delle tele di Cristina Lefter, scenari surreali, atmosfere oniriche, spazi senza confini, forme che diventano sempre più evanescenti.
Sandra Levaggi realizza le proprie opere tramite un processo di scultura dipinta. Gli oggetti escono “al di qua” del quadro grazie alla tecnica dell’alto rilievo. Le situazioni, i luoghi e gli oggetti sono fortemente suggestivi e descrivono una realtà fatta di impulsi inconsci e confini dettati dall’esperienza sensoriale.
Il linguaggio pittorico di Claudia Margadonna affonda le radici in opere simboliche con punti di contatto con l’astrattismo espressionistico. Ogni lavoro ha uno spazio allusivo nel quale convergono sensazioni intime.
Le sculture di Alessandro Pagnoni raccontano una realtà fatta di vecchi ricordi e storie quotidiane attraverso le quali il confine emotivo fluisce nell’opera.
Le tele di Giovanna Sottini sono istantanee, attimi fugaci che appartengono alla sfera dei ricordi e delle sensazioni. Guardando l’opera si resta rapiti, colpiti da quel punctum di cui parlava Roland Barthes, quell’aspetto emotivo che ti colpisce in modo irrazionale, inconscio.
Gli alveari, strutture di plexiglass che racchiudono oggetti di forme e colori variegati, sono il tema predominante delle opere di Erica Story; la ripetizione quasi spasmodica degli stessi elementi ne vanifica il significato in una moderna rivisitazione di temi e concetti contemporanei.
La ricerca artistica di Caterina Zacchetti è incentrata sulla figura femminile. Le donne, realizzate in terracotta e in filo di rame, sono sensuali, giocose, hanno forme prorompenti e avvolgenti.
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