Comincia il conto alla rovescia per la conclusione della mostra Il Settecento a Verona, l’esibizione che dal 26 novembre e ancora fino al 9 aprile introduce i visitatori al ricco periodo artistico del diciottesimo secolo nella città di Romeo e Giulietta. La mostra dal titolo “La nobiltà della pittura”, si focalizza nei frutti che la pittura del 700 ha portato alla città e come questa si sia differenziata, anche questa volta, dalla poderosa influenza veneziana.
Così, nei pressi del Palazzo della Gran Guardia è possibile scoprire il lavoro di artisti veronesi come Pietro Antonio Rotari e Giambettino Cignaroli, ai quali è dedicato un ampio spazio dove si espongono pitture, disegni e documenti antichi che contribuiscono in questo modo a costruire la storia dell’arte nella mostra Verona.
Tra queste opere, alcuni dei ritratti che fecero famoso Rotari e che gli valsero non solo il riconoscimento dell’Imperatrice di tutte le Russie Caterina II ma anche di gran parte della comunità artistica europea. “Giovane donna malata e sofferente” e “Ragazza che cuce” sono alcuni dei ritratti femminili che sorprendono per la loro capacità di trasmettere lo stato d’animo e la persona dei volti ritrattati.
Importanti spazi dedicati anche al veneziano Giambattista Tiepolo, uno dei rappresentanti per eccellenza del’arte del secolo dei Lumi insieme ai pittori veronesi sopra e che ha nel suo tempo esportato la prosperità dell’arte italiana in paesi come la Spagna dalla mano della famiglia reale.
Di particolare interesse nella sala del Tiepolo la rappresentazione virtuale del fresco “Trionfo di Ercole” opera eseguita nel 1760 che fu distrutta da una esplosione durante la Seconda Guerra Mondiale e che grazie ai testimoni fotografici raccolti ha potuto essere ricostruita, seppur solo virtualmente e attraverso la tecnologia nel fresco che ad oggi dovrebbe adornare il soffitto del palazzo Canossa a Verona.
Fu infatti il Veneto uno dei centri più importanti nel Belpaese dello sviluppo di questa superazione del periodo precedente, una superazione che cominciò già nel seicento a differenziare il centro culturale del Veneto formato da Venezia e Verona dal resto del territorio italiano, e che lasciò indietro come occorse nel resto dell’Europa gli eccessi del barocco e di tutto quello che rappresentava.
Tutta altra sezione è dedicata al vedutismo, questo nuovo corrente originatosi nel 500 e che esplose nell’arte 700 e che rappresentò l’abbandono dello schema del paesaggio come semplice sfondo, per onorarlo finalmente come protagonista di opere spettacolari che oggi si possono ammirare nelle sale del Settecento a Verona. Tra queste opere, alcune in esposizione create da Luca Carlevarijs e Bernardo Bellotto, realizzate anche attraverso l’uso del sistema della camera ottica.
Una mostra quella dell’arte del secolo delle lumi a Verona che per la sua ricchezza di opere e artisti è di visita obbligata per tutti gli appassionati della pittura, e che trova in questa città lo scenario perfetto per introdurre al gran pubblico alcune delle gioie più significative della cultura italiana.
A cura di Alba L
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