La scadenza del provvedimento di sospensione dei mutui era stata fissata per il 31 gennaio 2011. Un bel regalo per tutti gli imprenditori e i capi famiglia in difficoltà. Poi l’Associazione Bancaria Italiana ha deciso di fare ancora di più: l’Abi ha chiesto la proroga di sei mesi per la moratoria sui mutui per favorire l’aiuto alle piccole medie imprese e alle famiglie.
L’annuncio ufficiale è stato dato da Giuseppe Mussari, presidente dell’Associazione bancaria, che ha parlato della richiesta di proroga delle sospensioni come una ridefinizione intelligente delle misure adottate in precedenza, le quali verranno riviste, in accorso e collaborazione con il Ministro delle Finanze Giulio Tremonti, dopo una valutazione delle esigenze delle piccole medie imprese con prospettive di crescita, ma ostacolate da problemi di liquidità.
Grazie all’Abi l’inizio del 2011 partirà con prospettive economiche positive, almeno dal punto di vista delle piccole e medie imprese. Mussari ha tenuto a precisare“ queste aziende potranno godere di una rimodulazione delle scadenze e degli impegni sia per quanto concerne sia il capitale sia le garanzie”. A questo punto l’obiettivo delle autorità è quello di perfezionare il nuovo accordo entro il 31 gennaio, cioè prima che scada il termine.
L’Abi intende prorogare di almeno sei mesi anche il piano che riguarda le famiglie in difficoltà, in modo da sospendere il pagamento delle rate del mutuo chiedendo alle banche che fanno parte dell’associazione di non applicare commissioni a coloro che vanno occasionalmente in rosso per importi di lieve entità: l’esempio tipico è l’incongruenza che si può verificare tra pagamento di una bolletta e accredito dello stipendio. Una decisione, quella di sospendere le rate per i clienti in difficoltà, che secondo il presidente Mussari risponde a un’esigenza “stare vicino alle famiglie italiane che comunque vantano una qualità del credito alta”.
In Italia, infatti, se si prende in considerazione il calcolo rata mutuo per ogni individuo, la rata disponibile è pari al 16% del reddito: cioè se l’immobile vale 100 il credito è 65 mentre la media Ue è del 70%. “In prospettiva c’è il rischio che i tassi aumentino – dice Mussari – anche perché le richieste di mutuo a tasso variabile sono tantissime: questo è un rischio che il cliente deve comprendere bene“. Qualunque decisione venga presa secondo l’Abi non sarà un cartello – per cui ciascuna banca agirà discrezionalmente – e servirà “a rendere migliore la trasparenza e il rapporto coi clienti”. Anche se, mette in risalto Mussari, questo costerà qualcosa alle banche (circa 25 euro a operazione). Il quadro tracciato da Mussari corrisponde perfettamente a quello dipinto dal rapporto mensile dell’Abi secondo cui i finanziamenti bancari alle famiglie per acquistare abitazioni continuano a salire (a ottobre +8,2% che sale all’8,3% nel caso del mutuo prima casa) grazie a tassi di interesse bassi e a una volatilità dei mercati che rende il mattone sempre più bene rifugio. Anche i finanziamenti alle pmi aumentano (+0,5%, valore che raggiunge il +1,7% per le famiglie produttrici) mentre restano deboli i prestiti alle aziende più grandi (la domanda resta fiacca).
Fonte Mutui.it
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