I nastri trasportatori, usati in moltissimi ambiti diversi, sono tra i mezzi di movimentazione più diffusi e vantaggiosi.
Quando si parla di movimentazione di merci (ma anche di essere viventi), non si può non parlare dei nastri trasportatori, che da oltre un secolo rappresentano una delle soluzioni ottimali in questo settore. Realizzati da aziende specializzate anche nella realizzazione di particolari a disegno e utilizzati per movimentare diversi tipi di merci, i nastri trasportatori sono particolarmente diffusi e apprezzati per delle loro caratteristiche intrinseche che li rendono preferibili ad altri tipi di dispositivi. Tra i vantaggi più significativi dei nastri trasportatori spiccano il basso consumo di energia che richiedono, il costo di sorveglianza non altissimo e la possibilità di trasportare grandi portate.
Anche se la massiccia diffusione di questi dispositivi si ebbe nel 1913, quando Henry Ford introdusse nella sua azienda, la Ford Motor Company, i nastri trasportatori per un utilizzo su scala industriale, la loro comparsa risale ad un’epoca ancora più remota. Gli antenati dei nastri trasportatori erano diffusi infatti già nel XIX secolo, e la loro tecnica venne perfezionata nel 1901, quando la ditta svedese Sandvik introdusse dei nuovi modelli caratterizzati da componenti in acciaio.
Più di un secolo è dunque passato da quando i primi nastri trasportatori fecero la propria comparsa nelle aziende, e il fatto che dopo cento anni siano ancora tra i dispositivi più impiegati ci dà sicuramente la misura del loro successo. Ma qual è la tecnica che sta dietro al loro funzionamento? Innanzitutto il nastro, chiamato anche tappeto e realizzato solitamente in gomma, viene trainato da rulli o pignoni. La sua superficie interna è a contatto con il tamburo motore, che fa sì che il nastro possa muoversi e che si trova nella parte anteriore, mentre nella parte posteriore troviamo il cilindro di rinvio. Del dispositivo fanno parte anche altri accessori per nastri ed elementi fondamentali, quali i rulli portanti e di sostegno, che servono per mantenere la giusta tensione del nastro, delle sponde laterali che impediscono la fuoriuscita del materiale trasportato, e delle lamiere metalliche che stabilizzano il movimento e la posizione. Come detto, il motore produce il movimento, che viene trasmesso al nastro tramite una catena di trasmissione, una cinghia o degli ingranaggi.
La logica dei nastri trasportatori si adatta a molti tipi di merci diverse, e non è un caso che questi dispositivi vengano impiegati in vari ambiti. La prima cosa che la maggior parte delle persone pensa, quando si parla di questo dispositivo, è probabilmente il trasportatore a nastro degli aeroporti, su cui vengono trasportate le valigie e i bagagli in arrivo, o i marciapiedi e le scale mobili, che sfruttano la stessa logica, ma i nastri trasportatori sono impiegati in molti altri settori; a seconda del settore in cui vengono impiegati e del tipo di materiale che devono trasportare, i nastri trasportatori possono presentare delle caratteristiche specifiche, o essere realizzati con materiali diversi. Nel settore alimentare, per esempio, si prediligono solitamente dei nastri in PVC che siano conformi alle norme igieniche, mentre i nastri usati nelle cave devono essere particolarmente resistenti all’attrito, al taglio e all’abrasione.
In ogni caso, qualsiasi sia il campo di applicazione, i nastri trasportatori rimangono dei dispositivi di origine antica ma sempre attuali.
Articolo a cura di Francesca Tessarollo
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