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Nuove frontiere della programmazione neurolinguistica

Sono passati più di 40 anni da quando Bandler e Grinder fondarono la PNL (programmazione neurolinguistica), una tecnologia potente e versatile, di facile apprendimento e applicazione e che trova il suo campo di applicazione in modlti settori come le fobie, la crescita personale e la psicologia del cambiamento. Colui che studia e applica le tecniche di PNL ha come obiettivo quello di superare i propri limiti e dirigere al meglio la motivazione e la propria forza interiore.

Si parte dal presupposto che dal punto di vista neurologico ogni individuo è uguale ad un altro. I nostri comportamenti, il nostro carattere, ciò in cui crediamo – in una parola – “ciò che siamo” è conseguenza dei modelli che abbiamo avuto e dell’influenza che quest’ultimi hanno avuto su di noi, oltre che del modo in cui il nostro cervello ha rielaborato queste informazioni. Ogni comportamento, ogni caratteristica del nostro carattere, non è un’informazione scritta nel nostro patrimonio genetico, ma è un’informazione immagazzinata nel nostro cervello, proprio come se fosse un software installato su un PC.

Questi programmi installati nella nostra mente sono codificati in un determinato linguaggio e possono essere ricodificati, cioè programmati in modo diverso affinchè diventino più utili. Questo è l’obiettivo che si prefigge la PNL: trovare il modo di riprogrammare il nostro cervello in modo da ottenere dei risultati più utili ed efficienti.
Ognuno di noi convive con una serie di paure, ha delle convinzioni che lo limitano, ha dei comportamenti poco produttivi o si ritrova spesso in stati d’animo poco potenzianti. Una paura o una convinzione non sono altro che informazioni immagazzinate nel nostro cervello sotto forma di immagini, suoni o sensazioni e che hanno determinate caratteristiche. Cambiando le caratteristiche delle immagini mentali che riusciamo a riscrivere i software installati nel nostro cervello.

La grande scoperta di Bandler e Grinder sta tutta qui: nell’aver intuito che una cosa ci fa paura, non perché è oggettivamente così com’è, ma perché noi la rappresentiamo mentalmente mediante immagini o suoni che hanno determinate proprietà (submodalità) che a loro volta comunicano al nostro cervello di “attivare” la sensazione di paura. Di conseguenza sostituendo le submodalità della paura con le submodalità che ci trasmettono pace e tranquillità possiamo cambiare le nostre sensazioni relativamente a qualcosa che ci ha spaventato per anni.

Un semplice esperimento consiste nel pensare a un’esperienza passata che ci ha creato una sensazione negativa (come imbarazzo, paura etc..) e verificare che tipo di rappresentazione si forma nella nostra mente. Immagini fisse o in movimento? Avvertiamo una voce interna che ci dice qualcosa? Quali sono le caratteristiche delle immagini e dei suoni che si formano nella nostra mente ? Vediamo immagini vivide o sfocate? Vediamo noi stessi in modalità associata (cioè come se vivessimo in prima persona l’esperienza) o in modalità dissociata (come se rivedessimo dall’esterno la nostra persona mentre rivive quell’esperienza)? Le immagini sono grandi o piccole? I suoni sono forti o deboli, lontani o vicini? Questo bagaglio di caratteristiche associate alle nostre rappresentazioni mentali è ciò che ci permette di classificare un’esperienza come imbarazzante, ansiogena, piacevole, meravigliosa e così via… Quando impariamo a “manipolare” queste caratteristiche, siamo anche in grado di dissociare la sensazione che ci provocavano, ottenendo così il vantaggi pratico di eliminarla.

In rete esistono numerose risorse per imparare la PNL tra queste si segnala il sito dell’Università della PNL che offre corsi gratuiti e recensioni di libri per chi vuole conoscere questa disciplina.

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