Dopo i drammatici eventi abruzzesi dello scorso anno, ci si è resi conto della necessità di una nuova normativa che regolasse la costruzione, secondo criteri antisismici, degli immobili di nuova costruzione. Un’analisi condotta da Gruppo Immobiliare.it, leader del settore immobiliare online, attraverso i dati raccolti dal suo sito NuoveCostruzioni.it, ha cercato di tirare le fila di cosa sia successo nell’ultimo anno e di come norme, costi e tempi di realizzazione di un immobile antisismico cambino rispetto a quelli di un immobile “tradizionale”.
I criteri di sicurezza antisismica secondo cui vengono realizzate le case dipendono dal rischio stimato che in quella zona si verifichino dei terremoti. Ciò che sorprenderà è scoprire che fino al 30 Giugno scorso, in molte zone d’Italia questo rischio era definito come non classificato e, ad esempio nell’area di Milano, non era necessario alcun accorgimento antisismico particolare per vedere approvato il progetto di edificazione. Il primo e importante cambiamento è che oggi non esistono più zone “non classificate” e tutti gli immobili il cui progetto è stato depositato dopo il 30 Giugno 2009 devono rispettare criteri di sicurezza antisismica.
Fino ad oggi, le nuove costruzioni che, in Italia, corrispondono ai criteri stabiliti dalle nuove norme antisismiche sono il 27% del totale, ma data l’obbligatorietà della norma che non lascia più zone grigie di non classificazione, in futuro la percentuale è destinata a crescere notevolmente.
Ma quanto costa la sicurezza della nostra casa? Secondo i dati raccolti da NuoveCostruzioni.it, veramente poco. Mediamente, costruire una casa secondo i nuovi criteri antisismici costa appena il 10% in più. Se in un immobile “tradizionale”, infatti, la struttura incide sul costo totale per circa il 30% del valore, attenendosi alle regole imposte dalla nuova norma si passa a circa il 33%. Tradotto in cifre, se realizzare la struttura di un immobile prima costava 100.000€, ora creare un immobile assolutamente identico da un punto di vista estetico ne costa 110.000€, ma la sua struttura è antisismica.
La sicurezza ha i suoi tempi e realizzare una casa a prova di terremoto comporta un’attesa maggiore per il compratore. Secondo i dati comunicati oggi, circa il 30% in più per la costruzione della sola parte strutturale; ma è un tempo decisamente ragionevole se si considera il beneficio che ne deriva.
Secondo Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Gruppo Immobiliare.it, “Realizzare una costruzione antisismica significa sostanzialmente creare una struttura che sia in grado di sopportare le sollecitazioni dovute ai sismi che si prevede possano accadere in quella zona. Per fare queste verifiche il progettista della struttura deve sottoporre il suo progetto al vaglio di un software che simula sollecitazioni orizzontali sulla struttura (quelle tipicamente originate da un terremoto) e ne verifica la tenuta.”
La struttura, per essere conforme alla nuova normativa, deve superare il test con sollecitazioni tipiche della zona in cui viene costruita (ad esempio i vincoli per poter definire antisismica una costruzione a Milano sono molto meno stringenti che nella provincia dell’Aquila in quanto all’Aquila i sismi che possono verificarsi sono di grado molto superiore nella scala Richter).
Per costruire una casa che rispetti i vincoli di resistenza ai sismi attualmente in vigore vi sono prevalentemente tre tecniche: la prima e più semplice è l’allargamento delle sezioni dei pilastri portanti (pilastro più largo significa maggiore resistenza alle sollecitazioni); la seconda e più invasiva, almeno dal punto di vista estetico, è la simmetria in massa (ovvero rispetto ad una ipotetica linea verticale che delimita a metà la costruzione ci devono essere gli stessi pesi a destra e a sinistra); la terza è la regolarità in altezza, ovvero la struttura non deve presentare dissimmetrie evidenti sul piano verticale.
Ecco di seguito, regione per regione, la percentuale di immobili di nuova costruzione con dichiarazione antisismica.
Regione |
Immobili con dichiarazione antisismica |
Abruzzo |
39% |
Friuli Venezia Giulia |
38% |
Umbria |
37% |
Trentino |
36% |
Calabria |
33% |
Marche |
29% |
Puglia |
29% |
Basilicata |
27% |
Molise |
26% |
Piemonte |
26% |
Veneto |
25% |
Lombardia |
24% |
Liguria |
23% |
Emilia Romagna |
21% |
Campania |
19% |
Toscana |
19% |
Lazio |
18% |
Valle d’Aosta |
18% |
Sicilia |
13% |
Sardegna |
11% |
Fonte: elaborazione dati Ufficio Studi Gruppo Immobiliare.it