In India, il cotone transgenico reso esistente agli insetti si è rivelato un fallimento: le sementi non hanno dato i benefici economici promessi, il terreno si è impoverito ed è risultato più tossico, mentre gli animali che hanno pascolato nei campi dove è stato coltivato si sono ammalati o sono morti. Sono queste le osservazioni conclusive dei giudici dell’Alta Corte di Orissa, nell’India orientale, a chiusura di una tavola rotonda su ingegneria genetica e biosicurezza.
Nel corso della due giorni organizzata dalla National Law School University of India (NLSUI) di Bangalore, da Southern Action of Genetic Engineering (SAGE) e dall’Institute for Cultural Action (ICRA), il panel di esperti ha intervistato ricercatori e agricoltori provenienti da varie regioni del Paese, che hanno testimoniato come gli investimenti sul cotone transgenico li abbiano resi in realtà più poveri. I semi del cotone Bt avrebbero infatti prodotto di più solo per i primi due anni, con un costante fallimento negli anni successivi e un incremento nell’uso degli insetticidi; nei campi di cotone OGM gli attacchi degli insetti predatori sarebbero aumentati, invadendo anche quelli confinanti; inoltre molti contadini avrebbero manifestato problemi di salute, con forti irritazioni alla pelle e alle vie respiratorie, mentre tra gli animali si sarebbe verificato un aumento della mortalità e dei casi di infertilità.
Nel deliberare, i giudici hanno quindi auspicato che nell’elaborazione della normativa sull’ingegneria genetica da parte degli enti di regolamentazione, il fattore predominante sia l’interesse dei consumatori e dei contadini indiani, nonché dell’ambiente, e che la procedura sia indipendente e non basata sui dati forniti dalle stesse aziende. In merito alla discussa disposizione del BRAI, l’ente governativo che regola le biotecnologie, che prevede il pagamento di una multa e persino il carcere per chi mette in dubbio la sicurezza degli OGM senza prove scientifiche, i giudici hanno affermato che “qualsiasi disposizione finalizzata a zittire la voce pubblica va necessariamente esclusa da tale statuto”.