La Certificazione Kosher, poco diffusa per il momento in Italia, rappresenta invece uno step di fondamentale importanza per un marchio come Pasta Toscana che lavora molto anche all’estero. Lunghi processi di controllo da parte del rabbinato competente garantiscono l’alta qualità degli ingredienti e l’intero processo produttivo con cui Pasta Toscana viene realizzata.
Kosher in ebraico vuol dire “buono”, “adatto”, “valido” e indica il cibo idoneo ad essere consumato dal popolo ebraico. La Torah e il Talmud stabiliscono regole alimentari molto rigide che comprendono la natura stessa dei cibi, la loro preparazione, la possibilità di associarli fra di loro (ad esempio non è consentito consumare nello stesso pasto latticini e carne) e per quelli di origine animale le caratteristiche dell’animale stesso.
I cibi kosher negli Stati Uniti, ad esempio, hanno un vasto mercato di consumatori, si parla di un giro di oltre 180 milioni di $, dal momento che non vengono acquistati solo dagli ebrei osservanti, ma anche da musulmani, indù e consumatori vegetariani che si fidano della certificazione kosher quale garanzia per la qualità degli ingredienti.
La certificazione Kosher per un’azienda è senza alcun dubbio il simbolo di una mentalità proiettata al futuro, una scelta di qualità che ha un appeal, oltre che negli Stati Uniti anche in Europa ed Israele, addirittura superiore a quella del biologico. Le verifiche vengono ripetute periodicamente e la certificazione può essere revocata in qualunque momento dalle stesse associazioni Rabbiniche.
Le rigide regole, applicate anche nei controlli di Pasta Toscana, servono a stabilire che ogni singolo ingrediente utilizzato sia conforme alle restrittive leggi del Kasheruth. La pasta deve essere preparata e confezionata nel rispetto delle più rigorose norme igieniche, gli ambienti produttivi, i macchinari impiegati nella lavorazione ed i contenitori nei quali è confezionato non devono mai essere entrati in contatto con prodotti Non-Kosher.
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