In una recente intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, il CEO di TIM Pietro Labriola ha sottolineato come i due anni alla guida del Gruppo siano stati estremamente impegnativi, con sfide come quella legata alla gestione del debito in un mercato particolarmente difficile. Adesso però il manager guarda al futuro con ottimismo, concentrandosi sul raggiungimento degli obiettivi del piano “Free to run”.
Pietro Labriola: TIM è di nuovo competitiva, adesso ci concentriamo sugli obiettivi del piano
Erano tre le grandi sfide che TIM era chiamata ad affrontare quando il CEO Pietro Labriola raccolse le redini del Gruppo un paio di anni fa. La prima riguardava la gestione delle scadenze del debito in un contesto non proprio semplice, caratterizzato da tassi alle stelle e da due guerre in corso; la seconda consisteva nel riportare l’operatività a una condizione di normalità, soprattutto in termini di competitività; la terza aveva a che fare con la risoluzione del fardello del debito, da conquistare mediante la vendita della rete. Obiettivi che il CEO ha saputo raggiungere instradando TIM nella direzione giusta, ovvero quella che gli consentirà di sfruttare il potenziale del Gruppo per generare valore. Nonostante la reazione negativa della Borsa, Pietro Labriola continua ad essere ottimista: “Con il piano 2024-2026 TIM torna a generare cassa, a livello di Gruppo e in Italia, abbiamo davanti quasi 3 miliardi di potenziali earn-out, stiamo negoziando la cessione di Sparkle, elementi che contribuiranno senza dubbio ad accelerare le nostre riflessioni in materia di remunerazione agli azionisti. Il nostro obiettivo è una storia industriale solida e non uno spezzatino. Siamo concentrati sul raggiungimento degli obiettivi del piano e sulla crescita del business domestico”.
Pietro Labriola: il piano “Free to run” per una TIM senza rete
È il piano “Free to run” la via per la nuova TIM senza rete. Dopo oltre dieci anni di ipotesi e teorie, ora questa vision sta per diventare realtà. “Le nuove sfide del mondo digitale spingono sempre più verso la sostituzione della rete in rame con quella in fibra – ha sottolineato Pietro Labriola – un passaggio che richiede forti investimenti per almeno 1,5 miliardi l’anno per 6-7 anni. Per una TIM verticalmente integrata significherebbe sostenere ingenti investimenti, il 28% del fatturato, soglia insostenibile. Per una società infrastrutturale il discorso è diverso. È questa la logica di creare NetCo e venderla. Inoltre, se restiamo verticalmente integrati non potremmo partecipare al consolidamento: guardate l’operazione Fastweb-Vodafone, il mercato sta cambiando”. Ma cosa prevede il piano? Mantenendo l’intelligenza della rete fissa – TIM ha il backbone più distribuito sul territorio, la rete mobile con il migliore spettro 5G e la maggiore infrastruttura Data Center del Paese – il Gruppo ha intenzione di costruire una vera e propria customer platform di servizi e contenuti. “Potremmo offrire una connessione in fibra a 10 giga, 2 linee mobili e i contenuti di Disney, Prime, Netflix, Dazn e Apple+ più un’iPhone a un costo fisso e in un unico pacchetto – ha concluso Pietro Labriola – Nessun concorrente oggi è in grado di farlo”.