30 novembre 2012 – Storie di disperazione, diventata ormai ordinaria. Sono quelle relative al numero sempre maggiore di italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà. I dati – confermati dall’ultimo rapporto Istat sulla condizione economica nel nostro Paese – parlano chiaro: l’11,3% dei nuclei familiari italiani faticano, e non poco, a mettere insieme il pranzo con la cena.Con il passare del tempo, la perdita del posto di lavoro si configura assai chiaramente come un punto di non ritorno.
La contestuale perdita potere d’acquisto e la lievitazione degli affitti continua a determinare una situazione di emergenza, che diventa ancor più gravosa per le famiglie con bambini piccoli. E mentre i genitori si chiedono che avvenire potranno dare ai loro figli, ci si interroga sull’efficacia delle politiche di Welfare nel nostro Paese. Nel Meridione poi, la situazione assume talvolta risvolti paradossali. Persino l’istruzione scolastica obbligatoria sta diventando un privilegio.
Come leggiamo dalle pagine di Repubblica Palermo di oggi, la Regione ha bloccato i pagamenti dei buoni libro per l’acquisto dei testi nelle scuole elementari siciliane. Risultato: i librai non accettano più le cedole, perché non sanno se e quando verranno pagati. Quindi, avranno i libri scolastici solo i bambini che potranno permettersi di acquistarli.
Oggi vi raccontiamo una storia che conferma quanto sinora detto. Nulla di nuovo in realtà, è la storia di una famiglia come tante, e di un padre che si rivolge al nostro giornale per chiedere aiuto. Perché ormai, non sa più quali risposte dare ai propri figli, come spiegare loro che non devono sentirsi diversi dai coetanei che indossano abiti migliori, che non devono vergognarsi se a differenza dei compagni di classe non hanno i libri di testo, perché mamma e papà non sono più in grado di comprarglieli.
Angelo Petrella ha 37 anni e vive a Riposto. Ha iniziato a lavorare da giovanissimo: cameriere specializzato prima, vivaista dopo, molti lavoretti extra per portare avanti la famiglia. Ha tre bambini di 14, 11 e 6 anni. Lo scorso aprile ad Angelo, che lavorava in una falegnameria di Giarre, viene comunicato che dal giorno successivo non dovrà recarsi a lavoro. La piccola azienza nella quale aveva trovato impiego tre anni prima non può più permettersi di pagare gli stipendi. Viene licenziato insieme ad altre 8 persone. La famiglia Petrella si ritrova, dall’oggi al domani, senza alcuna fonte di sostentamento.
Eppure Angelo, nato e cresciuto in Venezuela, aveva scelto l’Italia come Paese del cuore, luogo ideale nel quale far crescere i propri figli e mettere le radici di una famiglia formatasi oltre Oceano. Ci spiega meglio. “Sono arrivato in Italia – ricorda Angelo – la prima volta nel 1994 per il servizio militare. Mi sono innamorato immediatamente della Terra dei miei genitori. Poi sono tornato in Venezuela ma non ho mai dimenticato il Bel Paese”. Dieci anni dopo, Angelo decide di trasferirsi in Italia con la famiglia. Arriva prima lui, si mette a lavorare e prende una casa in affitto. Dieci mesi dopo lo raggiungono la moglie e i figli.
“Partendo dal Venezuela – racconta – gli avevo promesso che avremmo trascorso il Natale insieme. Sono riuscito a fare questo regalo ai miei bambini, atterrarono in Italia il 13 dicembre 2004″. Un tempo felice che Angelo ricorda con rimpianto. “L’Italia mi sembrava – dice – la terra dell’Eden. Ero certo di aver fatto la scelta giusta. Credevo che qui i miei figli sarebbero cresciuti con più risorse ed opportunità rispetto al Sud America. Adesso non hanno nemmeno il necessario”. Angelo ha bussato a tutte le porte, ha chiesto lavoro ovunque, non sa più a chi rivolgersi.
La sua famiglia vive con un budget settimanale compreso tra i 28 ed i 40 euro: sono i soldi che la moglie riesce a guadagnare lavorando come collaboratrice domestica. Pochi spiccioli che servono a comprare i beni alimentari di prima necessità. Come se non bastasse, ieri i Petrella hanno ricevuto la lettera di sfratto: “Viviamo – chiarisce Angelo – in un piccolo appartamento. L’affitto mensile è di 300 euro, ma da agosto non ho più potuto versare la somma al proprietario della casa. Non so più a chi rivolgermi, chiedo aiuto a chiunque possa tendermi la mano per uscire da una situazione di difficoltà ormai insormontabile“.
Come affrontare la quotidianità quando la speranza viene meno? Come riuscire a pensare al futuro con ottimismo? “Per me il futuro – dice Angelo – è garantire un tetto e i pasti alla mia famiglia. Non desidero altro. Chiedo solo la normalità”.
Una normalità che coincide con la sopravvivenza. Intanto Angelo continuerà a dover spiegare ai propri bambini che, nonostante tutto, la speranza non deve essere mai abbandonata, e che anche a loro un giorno, la vita potrebbe sorridere.