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PRN: UBP Prospettive 2015: divergenze

UBP Prospettive 2015: divergenze

 
[2014-11-19]
 

GINEVRA, November 19, 2014 /PRNewswire/ —

Contrariamente alle attese, nel 2014 non è avvenuto il processo di guarigione dell’Europa. Le obbligazioni a lungo termine hanno così generato considerevoli performance, mentre le azioni europee hanno deluso. «Gli Stati Uniti sono usciti dalla terapia intensiva, a differenza degli altri paesi sviluppati, che hanno subito una ricaduta e sono tornati sotto osservazione», sottolinea Patrice Gautry, capo economista dell’UBP.

In un simile quadro si amplia sempre più il divario tra queste economie e gli Stati Uniti, che assumono dunque il ruolo di locomotiva, provocando importanti divergenze. Mentre in America l’attività continuerà a espandersi e ritroverà il suo potenziale di crescita del dopo crisi, per l’Europa sarà quasi stagnazione. Inoltre, nel momento in cui la Fed ha concluso il programma di ammorbidimento quantitativo (QE) e sta considerando di aumentare prudentemente i tassi nel corso del 2015, la BCE e la Bank of Japan (BoJ) continuano a iniettare liquidità. Infine, la curva dei tassi negli Stati Uniti confermerà rendimenti migliori rispetto all’Europa e al Giappone.

Similitudini storiche

«Esistono similitudini tra il regime finanziario e monetario nel quale ci troviamo e quello del periodo 1994-2000», spiega Jean-Sylvain Perrig, Chief Investment Officer (CIO) dell’UBP. Infatti, anche se il potenziale economico è notevolmente più debole oggi rispetto a vent’anni fa (le performance attese dei mercati azionari sono inferiori), possono essere riscontrate divergenze simili. Nel 1994, mentre gli Stati Uniti iniziavano un rialzo dei tassi, il Giappone, impantanato nella deflazione, tagliava i suoi, sulla scia della Germania, appena unificata. Infine il periodo era caratterizzato anche dalla poderosa ondata innovativa legata alla nascita di Internet, al calo dei prezzi delle materie prime e all’eccesso di risparmio asiatico alla ricerca di rendimento, che ha finito per essere investito negli asset americani.

Oggi l’economia tedesca è in difficoltà e l’Europa soffre di sovracapacità produttiva. La fiducia non è migliorata e la deflazione incombe. È tuttora presente l’esigenza pressante di riforme strutturali e di un maggiore coordinamento tra le politiche di bilancio e le politiche monetarie. La BCE può senz’altro continuare a sostenere le banche e a iniettare liquidità, ma non può fare molto di più. «È possibile che l’OCSE, Stati Uniti esclusi, sia condannato a vedere il susseguirsi di fasi di recupero, di crisi e di stagnazione, senza una crescita stabile», aggiunge Patrice Gautry.

Favorire il mercato azionario americano

Nel 2015 il dollaro dovrebbe proseguire la tendenza al rialzo di lunga durata. E Jean-Sylvain Perrig precisa: «Contrariamente all’idea molto diffusa, secondo la quale il rialzo del dollaro sarebbe negativo per il mercato azionario americano, la storia insegna che non esiste una correlazione tra i due.»

È ipotizzabile che il mercato azionario americano, dotato di una buona visibilità, continui sulla strada della rassicurante performance, soprattutto grazie a una crescita economica costante, che dovrebbe situarsi attorno al 3%, a tassi d’interesse tuttora molto bassi, a programmi di riacquisto di azioni probabilmente considerevoli. «È dunque opportuno favorire questa classe di asset, soprattutto i titoli legati alla salute e alla tecnologia, dove intravediamo le migliori revisioni degli utili e un forte potenziale di crescita, il che dovrebbe tradursi in un aumento del premio di questi settori rispetto al resto del mercato», sottolinea Jean-Sylvain Perrig.

Viceversa, i mercati azionari europei sono meno allettanti, poiché le attese di crescita degli utili sono molto elevate e dovrebbero essere riviste al ribasso, anche se il rialzo del dollaro potrebbe attutirne l’intensità. Si prevede che le imprese dei mercati emergenti soffrano, in generale, di una redditività sempre in calo, della forza del dollaro e delle valutazioni relativamente poco interessanti. Parallelamente, e in vista del surplus del debito e delle sovracapacità in Europa e in Giappone, i tassi rimarranno molto bassi. Occorrerà dunque cercare il carry nel segmento «high yield». Infine, come sottolinea Jean-Sylvain Perrig, «il prossimo periodo dovrebbe essere positivo, ma più volatile rispetto agli ultimi diciotto mesi.»

A proposito dell’Union Bancaire Privée (UBP)  

L’UBP è una delle principali banche private in Svizzera e tra gli istituti meglio capitalizzati, con un indice di capitalizzazione Tier 1 del 28%. La Banca è specializzata nella gestione patrimoniale al servizio dei clienti privati e istituzionali. L’UBP, che ha sede a Ginevra ed è presente in una ventina di ubicazioni nel mondo, ha un organico di 1’350 collaboratori e una massa in gestione di 95 miliardi di CHF (78 miliardi di EUR) al 30 giugno 2014.

http://www.ubp.com

Per maggiori informazioni rivolgersi a

Jérôme Koechlin – Responsabile Corporate Communications, tel. +41-58-819-26-40, e-mail [email protected]

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