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“Procal”: lo scandalo dei fondi destinati allo sviluppo economico delle imprese travolge la regione Calabria

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  • 10 Gennaio 2011

In principio era la “Procal”, una grande iniziativa imprenditoriale con partner internazionali che avrebbe dovuto garantire una pioggia di denaro e sicura occupazione ad almeno cinquecento persone. Ma secondo il pm Giuseppe Cozzolino si sarebbe trattato di un ipotetico megaimbroglio finalizzato a perceprire indebitamente un fiume di contributi pubblici. Una gigantesca torta che, sempre a parere dell’accusa, avrebbero dovuto spartirsi alcuni partner italiani e stranieri. Il troncone cosentino dell’inchiesta “Senza frontiere” è stato definito nelle ultime ore dal pm Giuseppe Cozzolino nei confronti di quindici gl’indagati che hanno ricevuto il rituale avviso. Si tratta di nove persone fisiche e sei giuridiche: Antonio Mazzei, 62 anni, di Rende; Luigi De Filippis, 51, di Cosenza; Francesco De Filippis, 53, di Castrolibero; Franco Vecchio, 61, di Corigliano, Massimo Tunnera, 36, di Acri; Giuseppe Costero, 64, Borgomanero (No); Josè Rodriguez Herrero, 62, Vecino De Donostia di Guipzkoa (Spagna); Luigino Balaudo, 64, Buguggiate (Va); Maurizio Ardito, 56, di Sarrezzano (Al); e le società: “Imcos spa” di Roma; “Tec Service srl” di Alessandria; “Formetec srl” di Castrolibero; “Imac spa” di Rossano; “Edilsud srl” di Avellino; “Franco Vecchio Holding spa” di Roma. Gl’indagati, che si protestano innocenti, sono difesi da un qualificato collegio d’avvocati di cui fanno parte: Lucio Esbardo, Ugo Celestino, Giuseppe Vuono, Nicola Carratelli, Giacinto D’Urso, Francesco Cappuccio, Antonio Caleca, Alexandro Maria Tirelli, Roberto Tava, Filomena Perna e Carlo Altieri.

Secondo l’accusa, l’obiettivo dell’ipotizzato gruppo sarebbe stato quello di percepire indebitamente sovvenzioni pubbliche già concesse al “Consorzio Procal Imprese”, nonchè ad altre imprese di fatto riconducibili agli stessi indagati, per un importo complessivo di 25 milioni di euro. Altamente sofisticato il preteso meccanismo truffaldino. Per garantire lo schermo societario ai soggetti coinvolti, sarebbero state create, su scala internazionale, undici società cartiere, operanti in Italia, a Panama, in spagna, Germania, Romania e, persino, a Dubai, negli Emirati Arabi.

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