In italiano la chiamiamo Internet ricorrendo a quello che è divenuto il “nome proprio di una infrastruttura informatica” come un dizionario potrebbe definire il termine, non a caso è scritta con la maiuscola. I più intimi, avvezzi alla sua frequentazione la chiamano seccamente “la Rete” (la R è maiuscola per deferenza). In inglese si antepone sempre l’articolo determinativo ed è chiamata “the internet”, la interrete, pragmatica definizione di quello che effettivamente è: una connessione tra le reti, non un’entità autonoma come potrebbe far pensare il chiamarla per nome. E’ irrilevante se sia preferibile l’uno o l’altro modo, quello che conta davvero è che ci connette e ci dona, almeno a livello dello scambio di informazioni, l’ubiquità.
Non è necessario elencare tutti i siti attraverso cui è possibile essere contemporaneamente ovunque nella propria vita privata, vengono raggruppati in social network, blog, chat, . . . continuate voi l’elenco, se vi pare. E’ importante evidenziare, invece, come sia divenuta concretamente semplice la possibilità di lavorare con l’intero Mondo, indipendentemente dalla propria localizzazione geografica, a chi offra servizi fatti di “bit” e non di “atomi”, termini usati per distinguere “l’informazione” (il testo, il disegno, la musica, …) dal “supporto fisico” attraverso cui viene veicolata (la carta stampata, il CD, …) da Nicholas Negroponte, cofondatore e direttore emerito del Media Lab del M.I.T. di Boston nel suo bestseller del 1995 Esseri Digitali.
Facciamo l’esempio di un servizio potentemente sviluppatosi con l’avvento del computer: il rendering architettonico. Quello che si offre è la realizzazione di immagini che visualizzino un progetto prima della sua effettiva realizzazione. L’immagine è l’informazione che può essere trasmessa senza il supporto fisico, solitamente il foglio di carta. La Rete permette a chi offre il servizio ed è localizzato, per esempio, a Firenze di soddisfare le esigenze di studi di architettura che hanno bisogno di rendering a Milano senza essere penalizzati da quei trecento chilometri circa che separano il capoluogo toscano da quello lombardo. Il vantaggio è reciproco: sia per il professionista che offre il servizio di rendering, grazie all’ampiezza del bacino di committenti potenziali a cui rivolgersi, sia per il committente, che non è limitato da vincoli geografici nello scegliere a chi affidare l’incarico di rappresentare il proprio progetto. La discriminante non sarà la vicinanza, fattore che un tempo aveva il suo peso, ma esclusivamente la qualità del servizio offerto ed eventualmente la competitività economica, in caso di servizi di qualità paragonabile.
Veniamo ad un esempio concreto. Non è una caso che studioDIM associati, tra gli studi italiani più noti nel ambito del rendering di architettura in Europa, abbia sede proprio a Firenze, dove nel Rinascimento è nata la rappresentazione architettonica, mentre un’ampia parte dei propri committenti siano studi di progettazione con sede a Milano, capitale italiana dell’architettura e del design. Attraverso pagine private del proprio sito internet riservate alla visualizzazione in anteprima di ogni lavoro in corso, studioDIM è in contatto costante con i propri committente, ciascuno dei quali può verificare in ogni momento come progredisce il lavoro di illustrazione del suo intervento e fare le proprie osservazioni per assicurare che il risultato finale renda pienamente merito alla qualità del progetto e rifletta compiutamente l’idea che ne è alla base.
La costante interazione tra l’esperienza di studioDIM e l’attenzione del committente genera visualizzazioni che non si limitano a mostrare con realismo l’architettura ma arrivano a svelare la suggestione delle atmosfere generate dalle scelte architettoniche, con risultati che spesso superano le migliori aspettative. E la consegna del lavoro non avviene spedendo dei fogli di carta stampati tramite corriere attraverso l’Italia, ma semplicemente facendo un paio di click in una pagina web, in tempo reale e minimizzando l’impronta ecologica, senza dissipare inutilmente le risorse del pianeta necessarie alla spedizione fisica.
Tutto questo grazie ad una infrastruttura informatica che permette di essere a Firenze, ma anche a Milano, e in tanti altri posti allo stesso momento.
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