Un pezzo di storia tra arte e costume raccontata a tutti attraversando sfumature dell’ultimo secolo che ha visto la romagna non solo territorio turistico ricco di Hotel 4 stelle Rimini piuttosto che di proposte vacanze in Romagna
Chi frequenta le Scuole elementari Luigi Ferrari di Rimini all’inizio degli anni 50 ricorda sicuramente come, finite le lezioni, si corresse a fare la liscia sullo scudo crociato in bonzo alla base del Monumento ai Caduti Riminesi della Grande Guerra, nell’omonimo giardino davanti alla scuola.
La consapevolezza che si tratta di un monumento arriva più tardi, con la pubertà, quando alzando gli occhi si scopre il sederone della Gloria che, completamente nuda, abbraccia l’Eroe languidamente adagiata sulle sue spalle.
È il periodo dei primi turbamenti sessuali e la vista di un tale trionfo di forme femminili in completa nudità senza conoscenze anatomiche certe, attira e intimidisce diventando argomento di accalorate discussioni clandestine fra coetanei.
Turbamenti storici per i quali fa fede la voce fuori campo di Titta riferendosi alla Gloria in Amarcord, l’indimenticabile film di Federico Fellini.
Il monumento è opera di Bernardino Boifava che vince il concorso nazionale indetto nel 1922 dal Comitato Riminese pro Monumento ai Caduti in Guerra.
Nella giuria è presente il faentino Ercole Drei, famoso scultore ben conosciuto in Riviera anche per aver eseguito il Monumento ai Caduti perla Patriadi Svignano sul Rubiconde e per l’abitudine di trascorrere con la famiglia le vacanze estive fra Riserba e Belluria.
Il monumento riminese viene scoperto dal re Vittorio Emanuele III nel 1926.
Boifava ha una solida esperienza alle spalle per l’esecuzione di opere religiose, bassorilievi cimiteriali e commemorativi oltre a busti e figure eseguiti in bronzo, marmo e legno, ma la sua specialità sono i monumenti ai caduti dove, coerente con la retorica del tempo, esprime al meglio il sentimento di fedeltà e dedizione alla patria.
Il successo riscontrato a Rimini lo porta ad eseguire anche il Monumento ai Caduti in Guerra di Santarcangelo di Romagna nel 1928.
Il monumento di Rimini Vitam Fundere Amor Docuit, si sviluppa tutto in altezza, con l’Eroe in piedi, vestito delle sole armi, che in segno di trionfo solleva il braccio destro impugnando il gladio puntato verso il cielo mentre il braccio sinistro disteso sostiene lo scudo.
Sopra di lui, avvinta in un tenero e consolatorio abbraccio,la Gloriasi accinge a incoronarlo con il serto di alloro che tiene nel pugno destro.
Così come la muscolatura virile dell’Eroe è resa in tutta la sua potenza, così è morbido e pieno in corpo della Gloria con una evidente enfatizzazione dei glutei che occupano tutta la parte posteriore dell’opera.
Nel Monumento di Santarcangelo lo sviluppo è orizzontale e compatto.
Il corpo dell’Eroe morto giace supino sullo scudo sostenuto da due giovani ancelle che lo trasportano con fatica, anch’esse di solide forme e con consistente lato B enfatizzato da una piega della veste che mette molte bene in evidenza la rotondità delle natiche.
Anche il Comune di Ghedi, in provincia di Brescia, paese natale di Boifava, gli commissiona il proprio Monumento ai Caduti che lo scultore esegue nel 1925.
Purtroppo entra in contrasto con la committenza per l’imposizione di un diverso orientamento dell’opera e di alcune modifiche del basamento.
Queste incomprensioni lo porteranno ad allontanarsi definitivamente da Ghedi e Forlì diventa così la sua città di adozione.
Per la città esegue numerose opere fra le qualila Madonnadel Rosario in legno policromo nella chiesa di San Marco in Varano, la splendida testa in bronzo del pittore forlivese Giovanni Marchini ora nella Pinacoteca civica della città e, nel 1931, il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale nel piazzale della Vittoria.
Quest’ultimo, progettato dall’architetto Cesare Bazzani, è costituito da una colonna in pietra di Trani alta oltre20 metri, sormontata dalla statua della Vittoria in bronzo, opera dello scultore romano Maniscalchi.
I quattro lati del basamento sono decorati con altrettanti altorilievi in marmo bianco eseguito da Boifava, che ripercorrono gli eventi principali della vita dell’Eroe:la Difesa, l’Attacco, il Sacrificio ed infine il Trionfo.
Le figure sono potenti, esasperate nel gesto ed espresse con grande vigore plastico.
La muscolatura degli Eroi è possente e dettagliata così come è ben evidenziata la morbida nudità delle Vittorie.
Retorica, tanta retorica nelle opere di questo valente scultore che proprio per essere così in linea con le aspettative artistiche del Regime, merita di essere considerato un esempio di qualità tipico dell’epoca.
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