Si prospetta un appuntamento cultural artistico imperdibile quello della grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” con l’autorevole curatela di Vittorio Sgarbi, prevista dal 28 Settembre al 24 Ottobre nello splendido scenario del capoluogo lagunare, all’interno dello sfarzoso Palazzo Falier, residenza nobile risalente al XV secolo edificata sulla sponda del Canal Grande. Il pittore Rolando Rovati è inserito nell’esclusivo evento diretto dal manager produttore Salvo Nugnes, che riunisce un parterre di opere di esponenti prestigiosi, tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, Josè Dalì.
Le immagini ricorrenti, che si ritrovano nei quadri di Rovati denotano una pittura ispirata da un forte simbolismo e da speciali giochi cromatici. Attraverso l’utilizzo della tecnica denominata “papier collé” che consiste nell’applicazione di variopinte carte colorate su supporti lignei, egli compone le sue formule rappresentative, usando e miscelando acrilici, legno, pvc e altri svariati materiali. Si ispira a un tipo di arte, che richiama il riferimento a esperienze del secondo Futurismo.
Rovati realizza delle strutture rigide, delle vere e proprie “celle” dentro le quali esprime la genialità dell’estro e della fantasia creativa discostandosi volutamente dalla tradizione classica del figurativo per trovare, nell’armonia equilibrata della forma e nell’elegante e raffinato accostamento delle tinte e delle sfumature tonali, il suo punto di forza vincente dell’espressione stilistica. Le linee nella gestualità esecutiva non seguono nessun percorso razionale predefinito, ma sono libere di agire lungo la superficie pittorica interagendo con essa.
Vengono individuate delle nuove e innovative strutture architettoniche, dei veri e propri labirinti intersecati e intrecciati insieme, dove il colore dialoga con la potenza del simbolo e del significato connesso e diventa sferzante e incisivo nella pennellata. Le forme astratte sembrano quasi danzare sulla tavola colorata a smalto, che conferisce all’insieme un intenso bagliore di lucentezza di notevole impatto visivo, in una dimensione di ritmica timbrica scandita virtualmente da una melodia musicale in ottave.
La sua ricerca è ricca di fermenti emozionali e sollecitazioni emotive. Evidenzia particolari archetipi visivi posti a metà tra immagini d’introspezione e astrazione, che si risolvono in una sintesi scenica davvero originale unica nel suo genere, che riproduce un’iconografia misteriosa rivelatrice dei segreti della mente, in cui i segni si dipanano come nel leggendario labirinto del Minotauro, da cui è possibile uscire seguendo i suggerimenti subliminali forniti dallo stesso Rovati in un intrigante linguaggio codificato, da interpretare con acuta e sensibile capacità intuitiva.