La meningite è molto difficile da diagnosticare soprattutto nei bambini e nei malati cronici già sottoposti a continue debilitazioni. La meningite infatti ha sintomi iniziali poco specifici come mal di testa, mialgie, fotofobia, febbre alta, alterazioni di coscienza, rigidità nucale, sepsi: sintomi quindi che possono essere facilmente confusi anche con una banale influenza stagionale e comportare così un significativo ritardo nella diagnosi.
La sua pericolosità la dimostra l’ultimo caso in Italia, quello di uno studente spezzino di 16 anni ricoverato in coma all’ospedale Sant’Andrea della Spezia martedì 26 dopo essere stato colpito da meningite di ceppo C. Il ragazzo, che risiede nel comune di Follo, in bassa Val di Vara, si era sentito male nel pomeriggio di domenica, ma i sintomi facevano pensare a una semplice influenza, mentre col passare delle ore le sue condizioni si sono aggravate e ne è stato disposto il ricovero. Dopo la diagnosi di meningite il giovane è stato sottoposto a una forte terapia antibiotica, nel tentativo di sconfiggere il terribile virus.
Ecco perché in questi, come in tutti i casi in generale, la diagnosi rapida diventa un fattore fondamentale che può salvare una vita. Oggi gli ospedali hanno fortunatamente a disposizione un test rapido per la meningite grazie a cui sono sufficienti solo due ore dai primi sintomi di meningite per arrivare alla diagnosi della malattia. Il nuovo test rapido, industrializzato e distribuito dalla Eurospital di Trieste e messo a punto dal Laboratorio di Immunologia della Clinica Pediatrica II dell’Università di Firenze, permette una terapia antibiotica mirata sui pazienti e rende più tempestiva la profilassi sui possibili contagiati.
Il test tradizionale che individuava la meningite utilizzava tecniche di coltura microbiologica che davano un esito dopo un tempo minimo di 24 ore ma anche di 7 giorni, a volte falsamente negativo a causa delle terapia antibiotica ad ampio spettro iniziata prima degli esami diagnostici per contrastare l’infezione
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