Che saranno tempi duri per l’economia, anche i prossimi venturi, lo si sa, e chi opera in campi ad elevato livello di competitività si trova con il complicato dilemma dell’allocazione del budget per il marketing. Prima di tutto, quanto investire, e secondariamente dove dirigere gli sforzi.
Assodata ormai la necessità di pianificare a breve (se non brevissimo termine), le strategie di marketing delle aziende vedono una riallocazione dell’investimento da settori più tradizionali come la carta stampata o il direct mailing a quelli più attuali e misurabili, primo tra tutti il Search Engine Marketing.
La tendenza era già emersa nel report SEMPO di marzo, e il SES di Chicago la conferma in pieno, portando dati concreti che dimostrano come il marketing sui motori di ricerca si stia sempre più affermando come mezzo di promozione strategico.
Ma cambiando il terreno in cui si compete, nuove sfide si parano di fronte ai marketers, e tra queste resta la più ardua la corretta misurazione del ROI degli sforzi prodigati in ambito di search marketing. Non da poco, anche le preoccupazioni relative alla crescente difficoltà di gestione di campagne pay per click. Se poi ci si sposta verso gli aspetti social, il concetto di misurabilità diventa certamente più aleatorio, ma nonostante questo il flusso di denaro in questo canale cresce sempre più: le aziende hanno compreso che è importante esserci, anche se non sono in grado di convertire poi tale presenza in un aumento di fatturato, o non sanno individuare le metriche corrette da monitorare per comprendere l’efficacia del loro investimento.
A tal proposito si attendono dunque concrete indicazioni dal SES di Londra 2011 da cui dovrebbe emergere una fotografia più o meno veritiera dello stato di salute del Search Marketing e della direzione che esso prenderà nel futuro immediato. La prospettiva di un lungo periodo di deflazione non è così irrealistica, e conoscere le giuste armi per affrontarla è il primo necessario passo per non essere travolti dal mercato.