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Siamo tutti matti?

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  • 9 Ottobre 2014

Danni, abusi e violenza in nome dell’aiuto, con la
complicità di un business multimiliardario

Nella società moderna gli abusi perpetrati in nome dell’aiuto alla sofferenza
emotiva sono molto frequenti ma, essendo celati dietro un’aura di
scientificità che ne offusca la brutalità, passano perlopiù inosservati; e non
ci si rende nemmeno più conto di quanto pervasivamente la psichiatria si sia
impossessata delle nostre vite.

Sin dalla più tenera età veniamo etichettati e diagnosticati con presunte
malattie la cui esistenza non è mai stata dimostrata, come la cosiddetta
sindrome da deficit d’attenzione e iperattività (ADHD) o i Disturbi Specifici
dell’Apprendimento (DSA, dislessia, disgrafia, discalculia ecc).
I test vengono somministrati nelle scuole con programmi di screening preceduti
da campagne mediatiche terroristiche e (dis)informative, con lo scopo di
allarmare i genitori circa questi nuovi disturbi – quasi si trattasse di
malattie mortali.
Nel caso di diagnosi di ADHD scatta spesso la prescrizione di stimolanti
anfetaminici che, secondo recenti studi, non curano niente e creano un serie
impressionante di effetti collaterali.
I DSA invece non si curano con psicofarmaci, ma indirizzano il bambino su un
percorso di visite neuropsichiatriche nel corso delle quali può beccarsi una
diagnosi di disturbo mentale (“in comorbilità” col disturbo
dell’apprendimento): dritto dal farmacista.

Seguendo una moda lanciata negli Stati Uniti, anche in Italia cresce il numero
di bambini etichettati “bipolari” e trattati con neurolettici. Sono i farmaci
più potenti dell’arsenale psichiatrico, noti anche come antipsicotici o
camicie di forza chimiche, e caratterizzati da effetti collaterali spaventosi
e, nel caso di trattamenti prolungati, anche irreversibili.

Superata la scuola elementare entriamo nell’adolescenza. Ma attenzione: gli
sbalzi di umore caratteristici di questa età turbolenta, marcata da tempeste
ormonali, sofferenze amorose e preoccupazioni scolastiche, oggi ci possono
valere la prescrizione di ansiolitici o antidepressivi o – udite udite –
elettroshock.
E non è finita: la diagnosi psichiatrica può anche trasformarsi in strumento
atto a giustificare la sottrazione dei vostri figli alla famiglia, e il loro
affidamento ai servizi sociali.

Al termine del periodo scolastico la persona entra nel mondo del lavoro, e
l’interferenza psichiatrica nella sua vita prende nuove forme, con l’obbligo
da parte del medico del lavoro di certificare il rischio di danni da stress
lavoro-correlato. Se siamo arrivati indenni a questo punto e, fiduciosi,
decidiamo di sposarci e avere figli, ecco rispuntare lo strizzacervelli:
precedute da una campagna mediatica impressionante, fioccano ormai le diagnosi
di depressione post partum (con relative prescrizioni psicofarmacologiche).
Nessuno lo dice, ma tra gli effetti collaterali di certi farmaci
antidepressivi ci sono proprio quelle ideazioni e azioni suicide/omicide che
il farmaco stesso si proporrebbe di curare.

Se poi da adulti ci capita d’imbatterci nel sistema giudiziario, scopriamo che
in certi casi i giudici hanno praticamente abdicato il loro potere, cedendolo
nelle mani di sedicenti esperti psichiatrici, i quali dispensano a caro prezzo
preziose perizie d’incapacità d’intendere e volere. Ormai i reati sono
riclassificati malattie mentali: non ci sono più assassini, ladri o
incendiari, ma maniaci, cleptomani e piromani.

Attenti infine a non perdere il controllo o litigare col vicino sbagliato. Vi
ritrovereste a rischio di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), istituto
con cui la psichiatria mostra il suo volto più oscuro e violento e si rivela
per quello che effettivamente è: un violento strumento di controllo sociale.
Lo psichiatra ha il diritto di prelevare con la forza chicchessia, legarlo
come un salame e rinchiuderlo in gattabuia senza processo né avvocati per un
certo periodo di tempo, teoricamente limitato ma prolungabile.
E, se vi capita, non ribellatevi all’ingiustizia: la ribellione verrebbe usata
come prova d‘infermità mentale (rifiuta le cure!), per rincarare la dose.
Tutto ciò viene giustificato con un assunto: il “malato mentale” è pericoloso
per sé e per gli altri, ed è inconsapevole della propria malattia: come tale,
deve essere sottoposto a qualunque genere di trattamento coercitivo.

La psichiatria moderna si fonda quasi esclusivamente sul modello chimico,
secondo il quale le cosiddette malattie mentali sarebbero dovute a squilibri
chimici nel cervello. Anche se la teoria non è mai stata dimostrata e, anzi,
oggi viene esplicitamente riconosciuta come erronea dalla maggior parte degli
accademici, psichiatri e Big Pharma continuano ad usarla per giustificare la
prescrizione e il marketing psicofarmacologico.
L’aspetto peggiore di questa dottrina è lo svuotamento del concetto di essere
umano, privato del suo libero arbitrio e ridotto alla mercé delle reazioni
chimiche che avvengono nel suo cervello.

Intendiamoci: alcune persone sono soggette a sofferenza emotiva, hanno seri
problemi a rapportarsi con gli altri e necessitano di aiuto. Ma la professione
di chi fornisce questo aiuto dovrebbe essere inquadrata nell’alveo delle
conoscenze umanistiche – non scientifiche.
E, soprattutto, i loro rimedi non dovrebbero mai essere somministrati in
maniera coatta, ma solo su base volontaria. Esistono persone – psicoanalisti,
maestri yoga o di meditazione, preti, comportamentalisti ecc. – che aiutano
la gente nei momenti difficili, senza però atteggiarsi a medici o violare con
la forza i diritti fondamentali della persona.

Nella Giornata Mondiale della Salute Mentale, cittadini, associazioni per la
tutela dei diritti umani e istituzioni dovrebbero attivarsi per assicurare a
queste persone un’assistenza non invasiva, non violenta e non coercitiva,
priva cioè di quei trattamenti che hanno contraddistinto l’intera storia della
psichiatria.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani onlus
Email [email protected]
www.ccdu.org

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