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Spoleto incontra Venezia a Palazzo Giustinian di Venezia: intervista alla pittrice Grazia Gottarelli

Le opere di Grazia Gottarelli sono in esposizione a Palazzo Giustinian di Venezia, presso San Marco 5016, a 150 metri dal Ponte di Rialto. È Spoleto incontra Venezia, la mostra organizzata dal manager della cultura Salvo Nugnes e curata dal Prof. Vittorio Sgarbi, a “far da Galeotto” tra l’artista e la famosa città lagunare.
In occasione di questa importante manifestazione, inaugurata il giorno 10 ottobre, sarà inoltre possibile ammirare alcune opere del grande Maestro Gino de Dominicis, raccolte all’interno della “Milano Art Gallery”, in Calle dei Cerchieri 1270.
Di seguito l’intervista a Grazia Gottarelli, l’artista “pittrice di pensieri”:

1) Come nasce l’occasione per partecipare all’ importante mostra “Spoleto incontra Venezia”?
L’organizzazione della Biennale di Milano mi ha offerto l’opportunità di partecipare a questo evento e io vi ho aderito.

2) È la prima volta che espone a Venezia?
È la seconda volta, la prima risale al lontanissimo 1949 presso la storica galleria del “Cavallino”.

3) Quali opere porta in mostra e da quale tematica sono ispirate?
Sono 5 opere che declinano una tematica per me ricorrente, cioè la memoria e il mito.

4) Quale tecnica utilizza in prevalenza e perché?
Uso prevalentemente materiali semplici, vorrei dire “poveri”, cioè carta e penna.

5) Ci racconta la sua formazione e gli esordi nel mondo dell’arte?
Gli esordi risalgono alla prima infanzia, in età prescolare; poi è venuta l’istruzione regolare frequentando l’Istituto d’Arte di Modena e l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

6) Una riflessione di commento sul legame sinergico di connessione tra Spoleto e Venezia, creato da questa mostra.
Un insieme di grande forza.

7) C’è una frase simbolo del suo fare arte?
Il mito è narrazione, memoria e anima.

8) C’è un aneddoto particolare del suo percorso artistico?
Quand’ero bambina gli adulti non credevano che fossi io a dipingere e costantemente mi mettevano alla prova, prevalentemente in pubblico. Tra gli astanti nella galleria del “Naviglio” a Milano, c’era Enrico Baj che mi ricordò nei suoi libri: “Impariamo l’arte” e “Ecologia dell’arte”. A partire dal 1997 ebbi modo di conoscerlo di persona. Da allora mantenemmo i contatti scrivendoci di quando in quando.

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