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Come scegliere tra l’affitto o l’acquisto di un immobile

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  • 16 Novembre 2011

Quando si deve scegliere una casa, un negozio o un ufficio, la prima cosa da decidere è se prendere in affitto o acquistare.

Se vi siete trovati alle prese con la scelta di un appartamento in cui abitare o di un negozio o un ufficio in cui svolgere la vostra attività, saprete anche che la prima decisione è: compro o guardo piuttosto gli annunci affitti? Sia l’acquisto che l’affitto presentano infatti vantaggi e svantaggi, e a seconda del tipo di uso che si vuole fare dell’immobile e di molte altre variabili, una scelta può essere preferibile all’altra.

Innanzitutto, bisogna dire che in molti casi l’affitto è una scelta obbligata per quanti non possono chiedere un mutuo, ma questo non significa che il mutuo, qualora sia possibile richiederlo, sia sempre e comunque preferibile all’affitto. Uno dei casi in cui l’affitto è senza dubbio più vantaggioso dell’acquisto, per esempio, è quando si sta cercando un appartamento per un periodo determinato. Se non pensiamo di rimanere nello stesso appartamento per, diciamo, più di 10 anni, infatti, l’affitto può essere vantaggioso rispetto all’acquisto di una casa che in pochi anni dovremmo rivendere e rimettere a nuovo – con un’ulteriore spesa da parte nostra – magari prima ancora di aver estinto il mutuo.

Ed eccoci dunque al secondo vantaggio dei contratti d’affitto: in genere, a meno che non ci siano indicazioni diverse all’interno del contratto, chi opta per un appartamento, una casa o un bilocale in affitto non deve farsi carico degli interventi di ristrutturazione e di manutenzione straordinaria. Un particolare da non sottovalutare, se si considera quanto onerosi possono essere interventi di questo tipo.

Questo per quanto riguarda l’affitto di case e appartamenti ad uso abitativo. Per quanto riguarda la locazione di negozi e uffici, i vantaggi aumentano: dando per scontato che, quando si avvia un’attività, bisogna mettere in preventivo un considerevole dispendio di soldi per l’attrezzatura specifica, è facile capire come a chi apre un negozio convenga risparmiare per investire in questo senso, preferendo dunque un contratto d’affitto ad un acquisto. A tutto questo si aggiunga che la legge “aiuta” notevolmente l’inquilino di un negozio in affitto: se il proprietario del negozio, dopo 12 anni di contratto, non rinnova l’affitto, infatti, deve corrispondere all’inquilino l’equivalente di 18 mensilità di canone, e se decide di venderlo, deve dare la prelazione a chi lo occupa.

Il mutuo è invece preferibile nel caso in cui si abbia intenzione di stabilirsi in pianta stabile all’interno di una casa o di un appartamento. In questo caso, infatti, il non dover corrispondere un canone mensile rappresenta un guadagno sul lungo termine. Inoltre, col tempo l’immobile potrebbe acquistare valore e costituirebbe dunque un migliore investimento rispetto ad una casa a schiera in affitto. Nel caso dell’acquisto di un negozio, però, bisogna tenere presente che se questo si trova in una zona non molto strategica o non prestigiosa probabilmente non sarà così facile rivenderlo, e non acquisterà molto valore col tempo. Diverso è invece il discorso per gli uffici, che potrebbero essere venduti più facilmente dei negozi anche se non sono ubicati in zone particolarmente favorevoli.

In conclusione, la scelta tra vendita o acquisto di un immobile dipende molto dalla lunghezza o brevità del periodo in cui intendiamo soggiornarvi e dal tipo di attività che intendiamo svolgerci, oltre che dalla nostra disponibilità economica e dall’effettiva possibilità di chiedere o no un mutuo.

Articolo a cura di Francesca Tessarollo
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La situazione del mercato immobiliare

Da qualche mese a questa parte anche il mercato immobiliare italiano sta attraversando una crisi che, pur non nelle proporzioni della drammatica crisi immobiliare statunitense, sta rallentando le transazioni e ponendo al ribasso il prezzo degli immobili.
Il numero di famiglie che hanno acquistato un immobile è in calo dello 0,5% rispetto al 2006, e chi l’ha fatto ha tenuto conto soprattutto del prezzo dell’immobile come fattore principale prima dell’acquisto prima di affidarsi completamente ad un’agenzia per la consulenza immobiliare. In seconda battuta viene tutto il resto, dalla posizione al confort, alla valutazione della vicinanza o meno al posto di lavoro, alla rete dei trasporti pubblici di cui usufruire nelle vicinanze, la presenza di esercizi commerciali o, se si hanno figli piccoli, di asili o strutture che possano servire per loro. Questo perché pur di spendere meno ci si accontenta.
È però in forte aumento dagli anni precedenti la percentuale di chi è insoddisfatto o poco soddisfatto dell’immobile acquistato, passando dal 10% nel 2006 al 30% nel 2008.

Per quanto riguarda l’offerta di immobili, solo l’ 1,6% delle famiglie intervistate hanno venduto casa nel biennio 2007-2008, con un calo del 1,3%. Chi ha venduto un’abitazione principale l’ha fatto nella maggior parte dei casi per acquistare un’altra abitazione principale.
Invece, chi ha venduto una seconda casa vacanze lo ha fatto principalmente per bisogno di liquidità o per effettuare altri investimenti immobiliari. Il 5% delle famiglie intervistate pensa di acquistare un immobile ma, confrontando l’indagine attuale con le indagini nazionali precedenti, si riscontra comunque un calo nelle intenzioni di acquisto in base alle richieste giunte alle varie agenzie di gestione immobiliare. Questo calo sembra dovuto principalmente – oltre al livello dei prezzi raggiunti in questi ultimi anni dagli immobili – a due fattori: alle note difficoltà economiche delle famiglie italiane e all’aumento dei tassi di interesse.

I prezzi degli immobili sono troppo alti e gli italiani quindi non comprano. Questi sono forti segnali di crisi, confermati dal sensibile calo delle transazioni che dal 2006 registrano una flessione pari al 4,6% per il settore residenziale, proprio quello che riguarda più da vicino le famiglie italiane.
Il mercato immobiliare di certo ha evidenziato un rallentamento che probabilmente continuerà nel 2009, si prevede che i prezzi delle abitazioni caleranno, complice di tutto ciò il mercato dei mutui, dato che banche e istituti di credito sono meno propensi a erogare mutui sia a tasso fisso che variabile. I tassi sono calati, ma sono erogati con molta meno facilità.
Anche gli immigrati comprano di meno, come gli italiani dal lavoro precario, hanno risentito pesantemente della stretta delle banche sul credito.

Negli ultimi mesi però i prezzi si stanno già sgonfiando circa del 20% e probabilmente caleranno ancora del 6%, solo per i prodotti davvero validi il ribasso sarà contenuto ma sono pochi.
Oltre a queste cifre, altri fenomeni però animeranno il mercato immobiliare italiano nei prossimi mesi, come per esempio sconti sui grandi immobili, problemi di abbondanza di nuove case nei centri più piccoli, l’incremento del numero di case in affitto.

Tuttavia il calo dei prezzi dovrebbe favorire la ripresa delle compravendite, così come la miglior efficienza dei gestionali aziende immobiliari. La domanda, seppur in calo, resta comunque abbastanza stabile. Oggi, in un periodo non proprio positivo di
congiuntura economica, gli immobili risultano ancora un investimento conveniente rispetto ad altri settori del mercato. Non bisogna mai dimenticare che il mercato ha un andamento ciclico, con il ribasso dei prezzi più famiglie saranno indotte a comprare casa e in questo modo le transazioni seppur lentamente aumenteranno nuovamente e il mercato immobiliare uscirà dalla crisi.

A cura di Michele De Capitani
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