A Milano sono stati presentati gli esiti della ricerca “Mercato e senso del lavoro: le direttrici del cambiamento” patrocinata da Ranstad, tra le prime società in europa nell’ambito del lavoro interinale. Lo studio evidenzia alcune criticità nell’evoluzione del senso di appartenenza delle persone nel mondo del lavoro in particolare per i lavoratori a fine carriera. I rischi principali che minano la motivazione dei lavoratori derivano dalle ultime tendenze normative in tema di mercato del lavoro in contrapposizione ad una interpretazione ancora troppo rigida della flessibilità sia sul fronte imprenditoriale che su quello giudiziale e amministrativo. Occuparsi della produttività e della motivazione dei lavoratori più maturi è una sfida che non possiamo eludere visto l’evidente e e progressivo invecchiamento della popolazione. Outplacement, Politiche di Welfare aziendale e mobilità interna alle aziende sono le armi nelle mani delle imprese per contrastare il disorientamento dei lavoratori over 60 e il rischio di alienazione dei giovani under 30, un’altra fascia critica anche se per motivi diametralmente opposti.
Dalla ricerca emerge come la qualità del lavoro in Italia – in termini di stabilità, regolarità, retribuzione e coerenza con le competenze acquisite nel sistema di formazione lavoro – presenti una serie criticità, con le fasce di popolazione “under 30” e “over 60” a risentirne maggiormente. Se per i giovani le difficoltà di accesso al lavoro, soprattutto stabile, generano “disaffezione” e “senso di alienazione”, per gli over 60 si nota soprattutto perdita di motivazione e engagement. La categoria degli over 60 risulta penalizzata dai cambiamenti normativi, dall’aumento della disoccupazione e dalla mancanza di flessibilità. Una situazione che genera tra i lavoratori anziani un forte senso di disorientamento. In una popolazione che vede spostarsi costantemente in avanti il termine di uscita dal mondo del lavoro, l’incertezza sul futuro determina un calo consistente nelle motivazioni. E tale fenomeno si accompagna spesso ad un calo di performance. I lavoratori più anziani però risultano generalmente più dediti al luogo di lavoro, meno assenti per malattia e presenti più lungo nel proprio posto di lavoro. Una fotografia che non corrisponde totalmente alla percezione dei colleghi: quattro lavoratori su 10 in Italia ritengono che gli “over 60” siano meno produttivi sul lavoro rispetto agli altri e il 48% crede che si assentino maggiormente dal lavoro a causa di malattia rispetto agli altri lavoratori. Sette su 10 ritengono che i colleghi anziani siano meno in grado di adattarsi ai cambiamenti sul lavoro rispetto agli altri, ma pochi sono a conoscenza di politiche e programmi a sostegno dei lavoratori più anziani. E le aziende? È opinione diffusa tra quelle intervistate dalla ricerca che gli “over 60” forniscano mediamente una performance più bassa rispetto alla stessa popolazione nei cinque anni precedenti. Ma la larga maggioranza non è ancora pienamente attrezzata riguardo a politiche o iniziative per invertire il trend, migliorando la motivazione dei lavoratori maturi. Le prassi sono indirizzate prevalentemente alla “riqualificazione” della professionalità, coinvolgendo gli “over 60” in attività di supporto a giovani come coaching, mentoring o di iniziative formazione/knowledge transfert su aree di competenza specialistica. Solo in casi più rari si offre la possibilità di ricoprire nuovi ruoli attraverso contratti di pari livello o superiore all’interno delle organizzazioni.
L’invecchiamento della popolazione comporta una persistenza nel mondo del lavoro di manodopera sempre più anziana che impone una ristrutturazione progressiva della società e dell’economia per convertire strutture produttive, di welfare e di consumi dagli adulti agli anziani. Tra gli strumenti disponibili, acquisiscono sempre maggiore importanza i servizi di outplacement per il ricollocamento del personale, il cui utilizzo da parte delle aziende oggi in Italia è solo facoltativo e la diffusione appare ancora scarsa. In altri paesi d’Europa dove l’outplacement ha avuto maggiore diffusione, invece, è divenuto obbligatorio. Ad esempio in Francia è avvenuto con il contratto di sicurezza professionale (CSP) per il reinserimento di lavoratori assoggettati a procedura di licenziamento collettivo. E in Spagna, in caso di licenziamento collettivo oltre i 50 lavoratori. C’è poi il patto generazionale: il Part-Time misto a pensione, che prevede la riduzione dell’orario di lavoro di un lavoratore anziano fino a un massimo del 50% e contestualmente l’assunzione di un giovane che cerca lavoro è uno strumento che riduce il costo del lavoro. Più in generale, però, è necessario costruire nuovi profili retributivi e di carriera, in grado di coniugare produttività e costo del lavoro del personale anziano. Sono necessari interventi in grado di garantire una flessibilità funzionale a favore del lavoratore anziano, superando alcuni ostacoli alla gestione flessibile degli inquadramenti, delle mansioni e delle retribuzioni per favorire l’active ageing e il ricambio generazionale Ad esempio, sono possibili politiche di welfare aziendale che prevedano la riduzione del carico di lavoro e una gestione più flessibile dell’orario. Oppure interventi concordati a livello nazionale che rendano l’utilizzo della manodopera anziana meno vincolante in termini di costi e flessibilità organizzativa, come le clausole di fungibilità che permettono di affidare al lavoratore mansioni equivalenti (ad esempio quelle contenute del CCNL dell’industria chimica). O come l’abolizione degli scatti di anzianità, previsti in alcuni casi dalla contrattazione nazionale per favorire l’occupabilità dei lavoratori anziani. È necessaria poi una maggiore attenzione alla salute del lavoratore, tramite miglioramenti ergonomici della postazione di lavoro, un orario di lavoro più flessibile in grado di conciliare vita familiare e lavorativa, la revisione del sistema delle carriere e delle strutture organizzative. Si possono anche utilizzare strumenti di mobilità interna (per ricollocare i lavoratori in posti più agevoli) o esterna per effettuare scambi di manodopera anziana con imprese del distretto industriale in cui condividere e incrementare il know-how verso nuove leve.
Luther Blissett