Archives

Comunicati

Risparmio, l’Italia ormai ha salutato i Bot People. Ma il titolo di Stato tira ancora…

  • By
  • 14 Luglio 2021

L’atteggiamento degli italiani nei confronti del risparmio è cambiato moltissimo negli ultimi anni. Non tanto nella propensione ad accumulare, che rimane molto alta come è da sempre nel nostro DNA. Quanto nel tipo di impiego che cerchiamo per salvaguardare (più che accrescere) il nostro patrimonio.

Come è cambiata la destinazione del risparmio

risparmioGli italiani sono sempre stati un popolo di formichine, che hanno preferito impieghi molto prudenti per i loro risparmi. Si spiega così il perché un tempo la prima scelta di chi aveva un piccolo o medio risparmio da parte, era investire nei BoT, Btp e Ccct. Titoli di Stato.
Se si vanno ad analizzare i dati resi disponibili dalla Banca d’Italia, si vede che a metà degli anni 90, la quota di questi strumenti che era detenuta dalle famiglie ammontava al 18,2% del totale. Il motivo è semplice: assicuravano un rendimento sicuro, anche se non grande.

Addio ai Bot People

Negli ultimi 25 anni invece è cambiato lo scenario. L’appeal di questi strumenti s’è affievolito progressivamente. Gli indicatori di trend hanno iniziato ad andare in discesa. Sempre di più.
Oggi la quota di titoli di Stato in mano alle famiglie italiane è precipitata a un misero 2,7% su un totale di 4 miliardi e mezzo.
Quel che colpisce è che alle nuove generazioni, anche il concetto di Bot è praticamente sconosciuta.
Quando il governatore di Banca d’ Italia, Ignazio Visco, presenterà la prossima relazione annuale, certificherà la definitiva uscita di scena dei “Bot People“.

I gestori prendono quota

Ma cosa ha preso il posto dei titoli di Stato in cima alla lista di preferenze di chi ha un un risparmio da parte?
Col nuovo millennio è avanzata la figura del gestore. Grazie anche alla crescita dei mercati finanziari, il patrimonio amministrato ha avuto un bello sprint.
Ma la storia racchiude anche un piccolo colpa di scena, che si manifesta facendo un’analisi tecnica della composizione dei fondi. Emerge allora che se è vero che i Bot People sono ormai una rarità, è altrettanto vero che grazie alle polizze vita ed ai fondi d’investimento, i titoli di Stato continuano a essere nel portafoglio degli italiani. Ma solo indirettamente.

No Comments
News

Mercati e Covid-19, neppure l’healthcare si salva dalla situazione difficile

Ci troviamo nel pieno della crisi dovuta all’emergenza da coronavirus, che sta intaccando tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Le complessità della lotta contro il virus partito dalla Cina sono evidenti anche sui mercati, dove timori e incertezze hanno spinto le Borse di tutto il mondo al tracollo. Nemmeno un settore tradizionalmente “difensivo” come l’healthcare si è salvato.

La crisi che affrontano i mercati

mercati healthcareQuando si parla di healthcare, si parla di un universo molto composito. Esso comprende società di assicurazione sanitaria, ospedali,  produttori di farmaci e di apparecchiature medicali. Generalmente viene considerato dai mercati come un settore tradizionalmente “difensivo”. Peraltro proprio in questa situazione di emergenza sanitaria dovrebbe avere slancio. Invece gli strumenti ad esso dedicati stanno calando, sia pure con una maggiore capacità di resistenza rispetto ad altri settori. Se l’analisi tecnica evidenzia che il complesso azionario ha ceduto il 30% in un mesetto e mezzo, il settore dell’healthcare si ferma al 20% circa.

Healthcare e lotta al virus

Il punto è che la lotta al Coronavirus ha distolto risorse e attenzione dalla fase finale della sperimentazione di nuove medicine. Inoltre la stretta economica globale si ripercuote su quelle aziende dell’healthcare – tantissime – che sono maggiormente indebitate. Non ci si deve stupire quindi se anche questo comparto sta attraversando uan fase complessa.

La natura difensiva del settore fa pensare che l’healthcare in parte resisterà a una sempre più probabile recessione globale sui mercati otc, che dovrebbe essere in linea se non superiore a quella vista durante il periodo 2008-2009. Tuttavia, se la pandemia dovesse impattare in modo ancora forte sull’economia globale, con un incremento dei senza lavoro o con una scarsa copertura sanitaria o assicurativa, allora la domanda legata all’healthcare potrebbe scendere e penalizzare il settore (anche se in questo caso è lecito aspettarsi un intervento dei governi).

No Comments