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Arbor Networks presenta la sesta edizione del Worldwide Infrastructure Security Report: per la prima volta gli attacchi DDoS superano la soglia dei 100Gbps, con un aumento del 1000% rispetto al 2005

 Gli attacchi DDoS hanno come obiettivo le infrastrutture data center
 Gli operatori mobili possiedono un grado limitato di visibilità e controllo sulle loro reti
 DNS e IPv6 si confermano sfide importanti per gli operatori di rete
Milano, 01 Febbraio 2011 – Il 2010 sarà ricordato come l’anno in cui gli attacchi Distributed Denial of Service (DDoS) sono stati preponderanti, con numerosi casi di alto profilo che hanno coinvolto famosi servizi Internet e altri obiettivi noti. Nell’anno trascorso si è inoltre registrato un netto aumento della portata e della frequenza degli attacchi DDoS su Internet, fatto che ha portato per la prima volta al superamento della soglia dei 100Gbps, con attacchi record contro il layer applicativo. Per i service provider questo si è tradotto in spese operative, perdita di profitti e malcontento da parte dei clienti. Sono questi i principali risultati di uno studio presentato da Arbor Networks, leader nelle soluzioni per la sicurezza e la gestione di rete rivolte ai data center di nuova generazione e alle reti dei carrier.

Lo studio, reso possibile anche grazie alla reputazione di Arbor quale trusted advisor e solution partner per operatori di rete e service providers, evidenzia nel dettaglio i problemi che gli operatori di rete sono chiamati a sostenere sul fronte di botnet e attacchi DDoS. Obiettivo del report è quello di fornire dati e analisi utili agli operatori per decidere in maniera più informata le strategie di sicurezza da adottare al fine di garantire la massima disponibilità possibile nei contesti mission-critical di Internet e altre infrastrutture basate su IP.

“L’indagine realizzata da Arbor Networks è assolutamente indispensabile per chiunque voglia comprendere il panorama della sicurezza della rete, e capire come questo stia evolvendo e quali implicazioni possano esserci” ha affermato Ethan Zuckerman del Berkman Center for Internet & Society dell’Università di Harvard.

Gli attacchi DDoS si fanno sempre più comuni

Gli attacchi DDoS lanciati da reti botnet continueranno a provocare danni anche nel 2011 e oltre, in quanto rappresentano una forma di cyber-protesta a basso costo ma di alto profilo. Gli episodi più eclatanti del 2010 sono legati alle dispute territoriali fra Cina e Giappone, ai problemi politici di Birmania e Sri Lanka, e allo scandalo WikiLeaks. Tutelare la disponibilità della rete è un tema che ha finalmente conquistato l’attenzione delle società di consulenza IT di tutto il mondo, facendo della difesa contro i DDoS un problema che interessa anche l’alto management delle aziende.

Si amplia la superficie di attacco

Gli elementi interessati dagli attacchi DDoS comprendono i server, i protocolli e i servizi vulnerabili a questo genere di problema. L’adozione di nuovi strumenti, e di protocolli e servizi di rete contribuisce ad ampliare la superficie degli attacchi,fatto che costituisce una grande problema per tutti gli operatori del settore. Gli attacchi DDoS volumetrici e applicativi lanciati da botnet restano uno dei problemi più urgenti che gli operatori si trovano ad affrontare. Lo studio mette inoltre in evidenza che gli attacchi sono rivolti anche alle stesse infrastrutture, in particolare vengono colpiti DNS, VoIP e IPv6

“Gli operatori fronteggiano un’emergenza Internet globale resa possibile dalla capillare diffusione delle reti botnet. Questo ha portato a un rapido aumento delle dimensioni, della frequenza e della complessità degli attacchi”, ha osservato Roland Dobbins, Solutions Architect di Arbor Networks. “Si aggiunge poi il crescente numero di vettori di attacco, fra cui le applicazioni e i servizi, per non citare la dilagante proliferazione dei dispositivi mobili”.

Attacchi DDoS contro il layer applicativo: sempre più sofisticati e performanti

Un preoccupante 77% degli intervistati ha riferito di aver subito nel 2010 attacchi contro il layer applicativo mirati sia contro i loro clienti che contro i servizi complementari forniti, ad esempio Domain Name System (DNS), portali Web ecc. Gli operatori di IDC (Internet data center) e quelli di reti wireless mobili/fisse hanno evidenziato come gli attacchi contro il layer applicativo abbiano portato a dannose interruzioni dei servizi, aumenti delle spese operative, malcontento da parte dei clienti e perdita dei profitti.

La crescente complessità degli attacchi mette a dura prova le vulnerabilità di IPS e firewall

Nel tentativo di garantire la protezione dagli attacchi DDoS, molti operatori hanno implementato dispositivi IPS e firewall stateful per tutelare l’infrastruttura dei data center. In realtà questo tipo di dispositivi rischia di rendere le reti ancora più soggette al problema in quanto le tabelle di stato, anche nelle versioni più scalabili, possono essere facilmente sopraffatte da un attacco DDoS di dimensioni moderate. Il 49% circa degli IDC intervistati ha riferito di aver subito un’interruzione del servizio a livello di firewall o IPS per via di questo tipo di minaccia.

Reti mobili poco preparate, un’opportunità per nuovi attacchi

Gli Internet Service Provider, categoria in più rapida crescita che include gli operatori wireless mobili e fissi, rischia di essere quella meno preparata sul fronte della visibilità e del controllo sulla rete, oltre che nella capacità di difendersi tutelando al contempo i clienti. Il 60% circa degli intervistati ha infatti ammesso di disporre di una visibilità limitata, se non nulla, nei confronti del traffico dei pacchetti wireless. Solo il 23% ha indicato di avere pari o maggiore visibilità sui pacchetti wireless rispetto a quelli wireline. Al di là di alcune eccezioni, molti degli operatori wireless mobili/fissi risultano possedere infrastrutture di sicurezza simili a quelle utilizzate 8-10 anni fa dagli operatori fissi.

Garantire la sicurezza delle reti diventa ancora più complesso nel passaggio verso l’IPv6

Gli operatori hanno espresso preoccupazione per la mancanza di visibilità sul traffico IPv6 e alla loro impossibilità di controllare quel traffico così come invece avviene con quello IPv4. Un’altra importante minaccia sul fronte della disponibilità è costituita dal vettore DDoS e dall’ulteriore stato di rete introdotti con il deployment dei NAT (Network Address Translator) e dei gateway 6-to-4.

DNS è il nuovo obiettivo

Il protocollo DNS si è rivelato uno dei modi più semplici per sferrare un attacco DDoS contro server, servizi o applicazioni, in quanto la risorsa attaccata viene resa inattiva negando agli utenti Internet la capacità di risolvere gli indirizzi. Inoltre, l’elevato numero di richieste al DNS, unito alla mancanza di sistemi anti-spoofing su molte reti, mette gli hacker nelle condizioni di poter amplificare gli attacchi verso il DNS.

About Arbor Networks
Arbor NetworksÒ e’ oggi tra i maggiori produttori di soluzioni per la gestione e la sicurezza di rete rivolte ai data center di nuova generazione e ai carrier di tutto il mondo: tra i principali clienti citiamo il 70% degli ISP mondiali e molte delle più grandi reti aziendali attualmente operative. Le soluzioni Arbor per la gestione e la sicurezza di rete aiutano a proteggere e far crescere le reti e le attività dei clienti. I rapporti privilegiati che Arbor può vantare con service provider e operatori di rete consentono di ottenere un punto di vista senza paragoni sulle tendenze del traffico e della sicurezza Internet. Tutto cio’ grazie ad ATLAS, un’iniziativa collaborativa che coinvolge oltre 100 operatori di rete di tutto il mondo per condividere informazioni in tempo reale relative a routing, traffico e sicurezza. Nessun’altra organizzazione è sinora riuscita ad aggregare una simile mole di dati in tempo reale riguardanti ciò che accade su Internet sviluppando un sistema di collaborazione inter-provider sul quale si basano numerose decisioni di business. Per informazioni tecniche sulle più recenti minacce alla sicurezza e sulle tendenze del traffico Internet, è possibile visitare il sito Web www.arbornetworks.com o il nostro blog all’indirizzo asert.arbor.net. Arbor Networks, Peakflow, ATLAS e il logo Arbor Networks sono marchi di Arbor Networks Inc. Tutti gli altri marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari

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Arbor Networks presenta un nuovo prodotto per la mitigazione degli attacchi DDoS: una soluzione indipendente per la gestione delle minacce a protezione delle infrastrutture dei data center

Peakflow SP 5.5 integra allarmi IP geografici che avvisano in presenza di picchi di traffico sospetti provenienti da Paesi inattesi; le nuove capacità IPv6 BGP permettono una visibilità ottimale su tendenze e traffico IPv6; aggiunto anche il reporting di host e abbonati infetti

Milano, 19 Ottobre 2010 – Arbor Networks Inc., produttore leader di soluzioni per la gestione dei servizi di sicurezza per reti aziendali, ha annunciato la disponibilità della versione 5.5 di Arbor Peakflow SP, la principale piattaforma per il monitoraggio del traffico e la protezione delle infrastrutture di rete.
Con questa nuova release Arbor intende contrastare la più grave sfida al processo di adozione del Cloud Computing – la disponibilità dei dati e dei servizi – con l’introduzione di una versione standalone del proprio Threat Management System (TMS).
Fino ad oggi, infatti, Peakflow SP e TMS erano integrati insieme proponendo una particolare combinazione tra visibilità e capacità di mitigazione degli attacchi in tempo reale. Ora invece Peakflow TMS viene proposto come appliance mirata a sé stante per il deployment rapido e la mitigazione degli attacchi DDoS diretti a utenti e infrastrutture data center.
Come stanno cambiando gli attacchi DDoS
Ambienti con varieta’ di clienti come questi costituiscono obiettivi preferenziali per gli attacchi DDoS a causa del loro alto profilo e della possibilità di causare danni collaterali a un grande numero di utenti. Bisogna evidenziare anche la rapidità con la quale gli attacchi stanno cambiando, passando da iniziative basate sui volumi che cercano di soffocare le connessioni con enormi quantità di dati, a operazioni molto più sofisticate con attacchi DDoS mirati a intaccare servizi specifici. Quest’ultimo tipo di attacchi non necessita di banda elevata, risultando pertanto difficile da identificare e in grado di colpire numerosi servizi, dai server e-commerce ai DNS, fino alla posta elettronica e all’online banking. Peakflow TMS risolve la questione della disponibilità identificando ed eliminando con precisione chirurgica questi tipi di attacco senza interrompere il flusso del traffico legittimo. Questo fa sì che i dati e i servizi rivolti ai clienti rimangano sempre disponibili mentre gli operatori procedono alla mitigazione dell’attacco.
“Sicurezza e disponibilità continuano a essere ritenute dalle aziende le due principali barriere che ostacolano l’adozione del cloud computing. Risparmi finanziari e aumento delle efficienze sono vantaggi certamente interessanti, ma la prospettiva che dati critici possano restare offline e fuori dal controllo diretto resta un forte elemento inibitore per questo questo tipo di deployment”, ha spiegato Rob Ayoub, Global Program Director Information Security Research di Frost & Sullivan. “Ora, in considerazione di tali preoccupazioni, i fornitori di hosting e di data center devono essere in grado di mitigare gli attacchi senza interrompere l’erogazione dei servizi diretti all’utenza finale. Tale capacità non è più opzionale, in quanto la disponibilità diventa una questione centrale per il modello del cloud computing, e le funzioni di mitigazione costituiscono ormai un must”.
“Arbor mette a disposizione piattaforme carrier-class per il rilevamento e la mitigazione mirata sia di attacchi DDoS basati su volumi, sia di attacchi rivolti al layer applicativo, proteggendo anche da minacce interne come host compromessi e utenti interni malintenzionati. Firewall, IPS e altri prodotti costituiscono gli elementi chiave di una strategia di sicurezza completa; si tratta però di elementi che implementano funzioni di sicurezza senza assolvere alla questione della disponibilità, non riuscendo pertanto a soddisfare le esigenze dei provider di data center, hosting e cloud”, ha concluso Rob Malan, Chief Technology Officer di Arbor Networks

Mitigazione e allarmi globali; reporting migliorato degli host e degli abbonati infetti

Peakflow SP 5.5 include anche nuove capacità e funzionalità di reporting, come la mitigazione e la diramazione di allarmi IP su base geografica nel momento in cui si verificano picchi di traffico proveniente da regioni inattese; i clienti vengono velocemente avvertiti della potenziale pericolosità del traffico e possono intervenire bloccandolo o limitandolo. Le funzioni Border Gateway Protocol (BGP) IPv6 di Peakflow SP 5.5 offrono più visibilità e sicurezza ai clienti che passano al protocollo IPv6. Infine, Peakflow SP 5.5 prevede nuove funzioni di reporting per il rilevamento di host e abbonati infetti, fornendo ai team responsabili della sicurezza la massima visibilità sulle minacce presenti in rete. La nuova release include il supporto di Autonomous Systems Number (ASN) a 4 byte.

Per maggiori informazioni sulle soluzioni Arbor Networks per il rilevamento e la mitigazione degli attacchi DDoS: http://www.arbornetworks.com/tms_flash/shell.html

About Arbor Networks
Arbor Networks(R) fornisce servizi per la sicurezza di rete core-to-core e le prestazioni operative per le reti aziendali globali. Le soluzioni NBA (Network Behavioral Analysis) di Arbor sono costruite sulla piattaforma Arbor Peakflow(R), per garantire visualizzazioni in tempo reale delle attività di rete che consentono alle organizzazioni di proteggersi immediatamente da worm, attacchi DDoS, abuso interno, instabilità di traffico e routing, nonché di suddividere in segmenti e rafforzare le reti in vista di future minacce. Oggi, i clienti di Arbor Networks comprendono una vasta gamma di provider di servizi e clienti aziendali, appartenenti a diversi settori in tutto il mondo, a dimostrazione della profondità e dell’ampiezza dell’esperienza di Arbor Networks in fatto di sicurezza. La tecnologia si serve della piattaforma Arbor Peakflow per impedire costosi tempi di inattività, consentire la pulizia della rete e aumentare la fiducia dei clienti. Per ulteriori informazioni su Arbor Networks, visitare http://www.arbornetworks.com/

Arbor partecipa anche ad ATLAS, un particolare programma che vede la collaborazione di oltre un centinaio di service provider di tutto il mondo impegnati a condividere informazioni in tempo reale riguardanti aspetti quali la sicurezza, il traffico e il routing. Nessun’altra realtà può contare oggi su informazioni aggregate di tale portata in merito agli eventi Internet, unitamente agli strumenti per un’approfondita collaborazione inter-provider volta a informare numerose decisioni di business.

Per ulteriori informazioni su ASERT(Arbor Security Engineering & Response Team), il ramo della società che si occupa di ricerche nel campo della sicurezza, visitare il blog di ASERT all’indirizzo http://asert.arbornetworks.com.

Nota per i redattori: Arbor Networks, Peakflow, ATLAS e il logo Arbor Networks sono marchi commerciali di Arbor Networks, Inc. Tutti gli altri marchi possono essere marchi commerciali dei rispettivi proprietari.

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Arbor Networks: La crescita di Facebook e degli altri “Iper –giganti” su Internet

Milano,25 Maggio 2010 – Arbor Networks, leader nelle soluzioni per il controllo della sicurezza delle reti mondiali, ha riportato nel proprio blog un’altra interessante analisi sulla crescita infrastrutturale di quelli che sono stati definiti gli “Iper Giganti di Internet”.

In questo post Craig Labovitz, Chief Scientist di Arbor Networks, si concentra sui dati relativi a Google, Microsoft, Akamai e Facebook, analizzando le strategie messe in atto dai super giganti e in particolare da Facebook.

Dall’analisi emerge che la crescita di Facebook è passata da zero a più dello 0,5% di tutto il traffico globale di Internet, posizionando questo sito di social media fra i primi 50 iper-giganti di Internet e che il suo traffico ha già raggiunto quota 30.000 server, a confermare la strategia finalizzata a basarsi sempre di più su un’infrastruttura proprietaria.

Il commento di Craig Labovitz è riportato di seguito:

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La battaglia degli “iper- giganti”- dal blog di Craig Labovitz
L’ultimo commento rilasciato nel blog nel quale evidenziavo la rapidissima crescita di Google ha suscitato un accenno di discussione in merito allo stesso Google e ai suoi concorrenti. Nello specifico, un articolo di Wired intitolato “Google’s Traffic Is Giant” suggerisce come l’infrastruttura di Google dovrebbe “mettere in allerta gli ISP” e i distributori di contenuti di tutto il globo (ad esempio le CDN – reti per la distribuzione di contenuti – come Akamai e Limelight). Come se non bastasse, un lettore allarmato di Wired ha espresso tutta la sua preoccupazione informando che avrebbe al più presto venduto tutte le sue azioni Akamai.
Google sta registrando una crescita destinata a raggiungere il 10% di tutto il traffico Internet; riuscirà quindi il gigante dei motori di ricerca a schiacciare i concorrenti come un rullo compressore multi-terabit?
O forse finirà l’appeal dei video con i gattini, con milioni di utenti pronti a schiacciare YouTube sotto i loro trattori virtuali per dedicarsi alle loro fattorie e ai loro social network su Facebook?
O ancora, sarà forse lo stretto legame del sistema operativo desktop di Microsoft con il suo Cloud Azure e il Pink Phone a costituire un blocco competitivo impenetrabile sia sul piano enterprise che su quello consumer?
Non ne ho la più pallida idea.
Viste le mie precedenti previsioni per il mercato (”Il titolo Google non supererà mai i 200 dollari!”), non cercherò di anticipare i vincitori e i vinti dell’attuale battaglia fra super-giganti.
Ciò di cui sono certo è che il futuro di Internet viene deciso oggi dai miliardi di dollari di investimenti compiuti nei data center, nelle infrastrutture di dorsali e nelle alleanze/contratti con altri proprietari di contenuti e provider dell’ultimo miglio. Le strategie messe in atto dagli iper-giganti si stanno sempre più mescolando con progetti di investimenti infrastrutturali analoghi, vedendo i giganti sfidarsi su aspetti quali i contenuti, la capacità (bandwidth, storage, potenza di calcolo), i costi e le performance. In altre parole, Google non è il solo ad avere grandi ambizioni in quanto a infrastruttura. Nei prossimi post mi soffermerò su alcuni di questi iper-giganti per aiutare a dare un contesto a tutto ciò.

Dai recenti dati di mercato e dalle statistiche riguardanti il traffico e il routing Internet per quanto concerne Google, Facebook e Microsoft, si evince che Google copre il 6.0% del traffico globale, Microsoft l’1.2% e Facebook lo 0.5%.
Nato, come è risaputo, in una stanza del dormitorio dell’Università di Harvard nel 2005, Facebook è cresciuto sensibilmente andando ben oltre le sue radici nella Ivy League per diventare il punto di incontro quotidiano su Internet per centinaia di milioni di utenti. L’evoluzione di Facebook ha interessato anche i suoi contenuti, i quali sono passati da brevi messaggi di testo a migliaia di applicazioni e giochi, e a petabyte di foto e video.
E a parecchio traffico Internet.
Fra i mesi di marzo 2007 e aprile 2010, la crescita di Facebook è passata da zero a più dello 0,5% di tutto il traffico globale di Internet ― ben posizionando questo sito di social media fra i primi 50 super-giganti di Internet. Da evidenziare che queste percentuali non tengono conto dei grandi volumi del traffico CDN di Facebook.
Dati i costi e il tempo necessari per la costruzione di nuovi datacenter Internet (500 milioni di dollari e anche più), molte delle società che distribuiscono contenuti Internet sono nate usando ambienti in co-location come Twitter o spazi affittati all’ingrosso come Facebook. Tante altre nuove aziende Internet, Facebook incluso, hanno mosso i primi passi facendo leva su infrastrutture di distribuzione di terze parti come LimeLight o Akamai (oggi la principale rete CDN usata da Facebook).
Alla luce dell’aumento della domanda di risorse di calcolo, storage e distribuzione, anche le minime differenze nelle spese fisse e in quelle operative possono trasformarsi in importanti elementi differenzianti sul piano della competitività su scala Internet (questa presentazione tenutasi a NANOG 2008 fornisce una valida panoramica delle pressioni relative ai prezzi prodotte su datacenter/colo). Facebook ha superato quota 30.000 server, a confermare la sua strategia finalizzata a basarsi sempre di più su un’infrastruttura proprietaria. A inizio anno Facebook ha iniziato la costruzione del suo primo datacenter con l’obiettivo di favorire “un’esperienza sostanzialmente più rapida e affidabile a livello globale”. Si vocifera poi che Facebook abbia anche intenzione di implementare altri quattro mega data center Internet.
Come Google, anche Facebook ha fortemente sostenuto il peering diretto con reti ultimo miglio/consumer. Stando ai dati aggiornati al mese di marzo 2010, Facebook utilizza il peering diretto per oltre il 25% del suo traffico (con un sensibile aumento rispetto al 5% del 2009). Analogamente agli altri iper-giganti ricchi di contenuti, Facebook offre una policy di peering liberale con una presenza presso oltre 15 punti di interscambio pubblici.
Per concludere, anche se Facebook forse non detiene ancora la medesima presenza infrastrutturale che invece è propria di Google o degli altri super-giganti, resta il fatto che i giochi sono ancora aperti; facendo infatti leva su data center di massa, CDN di terze parti e numerose partnership e alleanze, Facebook ha ancora tutte le possibilità di superare i concorrenti adottando un modello social media basato su piattaforma applicativa. Proprio in marzo Facebook ha riferito di aver superato Google in termini di numero di visite al proprio sito.
Per leggere il blog di Craig Labovitz, la invitiamo a visitare il seguente link:
http://asert.arbornetworks.com/2010/04/the-battle-of-the-hyper-giants-part-i-2/

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Arbor Networks(R) fornisce servizi per la sicurezza di rete core-to-core e le prestazioni operative per le reti aziendali globali. Le soluzioni NBA (Network Behavioral Analysis) di Arbor sono costruite sulla piattaforma Arbor Peakflow(R), per garantire visualizzazioni in tempo reale delle attività di rete che consentono alle organizzazioni di proteggersi immediatamente da worm, attacchi DDoS, abuso interno, instabilità di traffico e routing, nonché di suddividere in segmenti e rafforzare le reti in vista di future minacce. Oggi, i clienti di Arbor Networks comprendono una vasta gamma di provider di servizi e clienti aziendali, appartenenti a diversi settori in tutto il mondo, a dimostrazione della profondità e dell’ampiezza dell’esperienza di Arbor Networks in fatto di sicurezza. La tecnologia si serve della piattaforma Arbor Peakflow per impedire costosi tempi di inattività, consentire la pulizia della rete e aumentare la fiducia dei clienti. Per ulteriori informazioni su Arbor Networks, visitare http://www.arbornetworks.com/

Arbor partecipa anche ad ATLAS, un particolare programma che vede la collaborazione di oltre un centinaio di service provider di tutto il mondo impegnati a condividere informazioni in tempo reale riguardanti aspetti quali la sicurezza, il traffico e il routing. Nessun’altra realtà può contare oggi su informazioni aggregate di tale portata in merito agli eventi Internet, unitamente agli strumenti per un’approfondita collaborazione inter-provider volta a informare numerose decisioni di business.

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Arbor Networks presenta Peakflow X Virtual

Una piattaforma economicamente conveniente per erogare nuovi servizi di sicurezza
gestiti in- cloud
Milano, 27 Aprile 2010- Arbor Networks, produttore leader di soluzioni per la gestione dei servizi di sicurezza per reti enterprise, ha annunciato la disponibilità di Peakflow X 4.2 (“Peakflow X Virtual”), una versione virtualizzata del proprio prodotto basato su appliance per la sicurezza e la visibilità delle reti aziendali. Peakflow X Virtual gira sugli hypervisor VMware ESX ed ESXi mettendo a disposizione la medesime funzioni per la visibilità e la sicurezza di rete della soluzione basata su appliance; risulta però più economica in quanto sfrutta tutti i vantaggi di un ambiente virtualizzato. Peakflow X Virtual permette ai provider di servizi di hosting e di rete di erogare rapidamente ai propri clienti enterprise servizi di sicurezza gestiti altamente innovativi, scalabili, basati su cloud e a prezzi convenienti.
Peakflow X fornisce quella visibilità di rete intelligente e pervasiva tipicamente necessaria per monitorare le minacce di sicurezza esterne, l’utilizzo della rete interna e più di 100 applicazioni ad alto consumo di banda in grado di mettere a repentaglio le performance di rete dell’azienda. Peakflow X sfrutta la tecnologia Netflow IP presente nei dispositivi di rete già esistenti, analizzando le statistiche di flusso per definire il comportamento normale della rete. Inoltre, la tecnologia Network Behavioral Analysis (NBA) integrata ha la capacità di identificare in tempo reale qualsiasi attività anomala che possa rivelare un imminente attacco alla sicurezza, molto prima che venga creata la relativa signature. Il fatto che Peakflow X rilevi le anomalie di rete e le minacce servendosi della tecnologia NBA rende la soluzione complementare rispetto ai prodotti di sicurezza basati su signatures, come IDS/IPS, antivirus e firewall. Oltre alle informazioni di sicurezza in tempo reale fornite dal servizio Arbor Active Threat Feed (ATF), Peakflow X integra anche i dati provenienti da Arbor Active Threat Level Analysis System (ATLAS), contestualizzando i dati di intelligence delle minacce secondo una prospettiva globale e locale.

Una piattaforma efficiente per i servizi di sicurezza gestiti in-cloud
La sicurezza e la disponibilità dei dati e delle applicazioni, unitamente alla conformità agli standard aziendali, sono gli elementi di maggiore interesse per le aziende che intendono implementare il modello cloud. Peakflow X Virtual risponde a questi dubbi offrendo ai provider di servizi di hosting e di rete la possibilità di abbinare i servizi di sicurezza gestiti a servizi anti-botnet, servizi di data loss prevention, servizi di analisi post-evento, e persino servizi di conformità.
“Peakflow X Virtual aiuta i provider a soddisfare le esigenze della clientela in termini di funzioni di visibilità e controllo sull’infrastruttura che sono richieste nell’ambito di un’offerta completa di servizi di sicurezza gestita. Questi nuovi servizi possono essere erogati a fronte di importanti vantaggi economici che scaturiscono dalla virtualizzazione, come riduzioni nello spazio impegnato nei rack, abbattimento dei consumi energetici e semplificazione delle operazioni di deployment e manutenzione. Siamo davvero molto soddisfatti di questa release e pensiamo che la stessa reazione arriverà dai provider di servizi di hosting e di rete”, ha spiegato Rob Malan, co-fondatore e Chief Technology Officer di Arbor Networks.
Peakflow X Virtual completa le soluzioni di sicurezza gestite basate su IP VPN e su CPE (customer premises equipment) attraverso:
– servizi di sicurezza e visibilità per applicazioni e reti mediante portali customizzati a disposizione dei clienti IP VPN;
– servizi anti-botnet, rilevamento di host violati e quarantena o data loss prevention in grado di rilevare le minacce interne all’IDC;
– una suite completa di servizi per la conformità nell’ambito di normative quali lo standard Payment Card Industry (PCI) per la sicurezza dei dati, il Sarbanes-Oxley Act (SOX) e il Gramm-Leach-Bliley Act (GLBA) grazie alla presenza di funzioni di reporting e visibilità pervasiva che permettono di verificare tutte le violazioni alla sicurezza e alle comunicazioni a livello di rete e data center. I clienti possono pertanto rispondere agli obblighi normativi garantendo che i dati riservati non vengano consultati né rimossi dagli Internet Data Center da parte di personale non autorizzato;
– arricchimento dei servizi di sicurezza esistenti basati su CPE utilizzando le funzionalità di Network Behavioral Analysis (NBA) presenti in Peakflow X, garantendo il rispetto delle policy di uso interno dei clienti e il rilevamento delle minacce sconosciute alle tradizionali soluzioni di sicurezza basate su segnature, come IDS/IPS o anti-virus;
– utilizzo delle funzioni di reporting storico e offloading dei dati di flusso IP per servizi di analisi post-evento.
Per maggiori informazioni su Arbor Networks Peakflow X è possibile consultare l’indirizzo:
http://www.arbornetworks.com/it/peakflow-x.html

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Arbor Networks(R) fornisce servizi per la sicurezza di rete core-to-core e le prestazioni operative per le reti aziendali globali. Le soluzioni NBA (Network Behavioral Analysis) di Arbor sono costruite sulla piattaforma Arbor Peakflow(R), per garantire visualizzazioni in tempo reale delle attività di rete che consentono alle organizzazioni di proteggersi immediatamente da worm, attacchi DDoS, abuso interno, instabilità di traffico e routing, nonché di suddividere in segmenti e rafforzare le reti in vista di future minacce. Oggi, i clienti di Arbor Networks comprendono una vasta gamma di provider di servizi e clienti aziendali, appartenenti a diversi settori in tutto il mondo, a dimostrazione della profondità e dell’ampiezza dell’esperienza di Arbor Networks in fatto di sicurezza. La tecnologia si serve della piattaforma Arbor Peakflow per impedire costosi tempi di inattività, consentire la pulizia della rete e aumentare la fiducia dei clienti. Per ulteriori informazioni su Arbor Networks, visitare http://www.arbornetworks.com/

Arbor partecipa anche ad ATLAS, un particolare programma che vede la collaborazione di oltre un centinaio di service provider di tutto il mondo impegnati a condividere informazioni in tempo reale riguardanti aspetti quali la sicurezza, il traffico e il routing. Nessun’altra realtà può contare oggi su informazioni aggregate di tale portata in merito agli eventi Internet, unitamente agli strumenti per un’approfondita collaborazione inter-provider volta a informare numerose decisioni di business.

Per ulteriori informazioni su ASERT(Arbor Security Engineering & Response Team), il ramo della società che si occupa di ricerche nel campo della sicurezza, visitare il blog di ASERT all’indirizzo http://asert.arbornetworks.com.

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Il quinto rapporto annuale sulla sicurezza Internet di Arbor Networks rivela che gli attacchi a servizi e applicazioni hanno sostituito gli attacchi botnet come maggiore minaccia operativa

Milano, 19 Gennaio 2010– Secondo il rapporto pubblicato oggi da Arbor Networks®, fornitore leader di soluzioni di sicurezza e di gestione delle reti, gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) controllati da botnet e incentrati su servizi e applicazioni rappresentano  il problema di sicurezza numero uno che la comunità degli Internet provider dovrà affrontare nel corso dei prossimi 12 mesi.

Il quinto rapporto sulla sicurezza delle infrastrutture mondiali di Arbor include le risposte di 132 operatori Tier-1, Tier-2 e altri operatori di reti IP del Nord America, Sud America, Europa, Africa e Asia. La partecipazione al sondaggio di quest’anno è raddoppiata rispetto ai 66 partecipanti dell’anno scorso, offendo una panoramica della diversità geografica e organizzativa degli operatori. Questo sondaggio annuale è stato progettato al fine di fornire dati utili agli operatori delle reti affinchè possano  prendere decisioni corrette riguardo l’utilizzo dei meccanismi tecnologici di sicurezza delle reti, per proteggere le infrastrutture Internet ed altre infrastrutture basate su IP.

Gli attacchi si spostano sul “cloud”

Quasi il 35% dei partecipanti crede che gli attacchi più sofisticati a servizi e applicazioni rappresenteranno la più grande minaccia operativa per i prossimi 12 mesi, sostituendo gli attacchi di tipo botnet che quest’anno sono passati al secondo posto con il 21%. Anche quest’anno, più della metà dei provider che ha risposto al sondaggio ha riportato una crescita degli attacchi a servizi nell’ordine di grandezza  di un gigabit, o inferiori. Tali attacchi, sebbene siano controllati anche da botnet, sono stati progettati specificamente per sfruttare le debolezze dei servizi, come le vulnerabili e costose query in bac-kend, e le limitazioni delle risorse computerizzate.

“Da una parte i nostri clienti si trovano di fronte a una serie di minacce nelle aree della sicurezza del ‘cloud’ e dei datacenter; dall’altra devono affrontare problemi di sicurezza emergenti come la protezione del DNS e la migrazione verso l’IPv6,” ha affermato Ken Silva, CTO di VeriSign. “Il rapporto annuale sulla sicurezza delle infrastrutture di Arbor fornisce ai dipartimenti di sicurezza e operativi una preziosa prospettiva su problematiche a cui dobbiamo far fronte.”

Parecchi partecipanti hanno riportato interruzioni prolungate (di parecchie ore) di importanti servizi Internet nel corso dell’anno scorso causate da attacchi alle applicazioni. I bersagli degli attacchi ai servizi includevano infrastrutture DNS (Domain Name System), bilanciatori di carico e infrastrutture back-end server SQL su larga scala.

La dimensione degli attacchi è ancora in crescita ma ad un tasso inferiore

Nelle versioni precedenti del rapporto sulla sicurezza delle infrastrutture mondiali, i provider di servizi avevano riportato un raddoppiamento dei tassi di attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) nel corso degli anni, con crescite da 400 Mbps a più di 40 Gbps dal 2001.

Quest’anno invece, i provider hanno assistito ad un rallentamento nella crescita degli attacchi: il picco di attacchi raggiunge infatti i 49 Gbps, pari ad un incremento solo del 22% rispetto allo stesso dato dello scorso anno . Per fare una comparazione, gli attacchi di 40 Gbps dell’anno scorso rappresentavano un aumento del 67% rispetto agli attacchi di cui al sondaggio del 2007.

Inoltre, solo il 19% dei partecipanti al sondaggio ha riportato che gli attacchi maggiori osservati quest’anno si trovavano nella fascia da uno a quattro Gbps, rispetto al 30% del 2008.

I reparti Architetture e Operation degli Internet Provider si trovano di fronte a una ‘miscela esplosiva’

Le divisioni Architetture e Operation degli Internet Provider incontrano una convergenza delle problematiche che riguardano l’imminente esaurimento degli indirizzi IPv4 e la preparazione per la migrazione a IPv6, le DNS SEC (Domain Name System Security Extensions) e le 4-byte ASN (usate per il routing interdominio su Internet). Ognuna di queste problematiche, presa singolarmente, costituisce già una significativa sfida ai reparti architetture e operation degli operatori di rete;tutti insieme, questi cambiamenti rappresentano la minaccia più grande e potenzialmente dirompente della storia di Internet.

Internet non è ancora pronto all’IPv6

La maggioranza dei provider partecipanti al sondaggio ha espresso delle preoccupazioni riguardo alle implicazioni relative alla sicurezza per l’adozione dell’IPv6, e per la scarsa velocità di migrazione da IPv4 a IPv6, nonché per la possibilità di un impiego parallelo dell’IPv6. Come per gli anni scorsi, i provider si sono lamentati della mancanza di funzioni di sicurezza IPv6 nei router, firewall e altre infrastrutture di rete essenziali. Altri provider sono preoccupati che la mancanza di test e di esperienza nell’utilizzo di IPv6 possano portare serie vulnerabilità alla sicurezza delle reti mondiali

Un recente studio di Arbor ha scoperto che gli account IPv6 rappresentano lo 0,03% di tutto il traffico Internet, pari ad una crescita dello 0,002% rispetto all’anno prima. Sebbene questa cifra rappresenti un aumento ragguardevole, IPv6 è ancora una piccolissima frazione del traffico Internet complessivo odierno.

About Arbor Networks

Arbor Networks(R) fornisce servizi per la sicurezza di rete core-to-core e le prestazioni operative per le reti aziendali globali. Le soluzioni NBA (Network Behavioral Analysis) di Arbor sono costruite sulla piattaforma Arbor Peakflow(R), per garantire visualizzazioni in tempo reale delle attività di rete che consentono alle organizzazioni di proteggersi immediatamente da worm, attacchi DDoS, abuso interno, instabilità di traffico e routing, nonché di suddividere in segmenti e rafforzare le reti in vista di future minacce. Oggi, i clienti di Arbor Networks comprendono una vasta gamma di provider di servizi e clienti aziendali, appartenenti a diversi settori in tutto il mondo, a dimostrazione della profondità e dell’ampiezza dell’esperienza di Arbor Networks in fatto di sicurezza. La tecnologia si serve della piattaforma Arbor Peakflow per impedire costosi tempi di inattività, consentire la pulizia della rete e aumentare la fiducia dei clienti. Per ulteriori informazioni su Arbor Networks, visitare http://www.arbornetworks.com/

Arbor partecipa anche ad ATLAS, un particolare programma che vede la collaborazione di oltre un centinaio di service provider di tutto il mondo impegnati a condividere informazioni in tempo reale riguardanti aspetti quali la sicurezza, il traffico e il routing. Nessun’altra realtà può contare oggi su informazioni aggregate di tale portata in merito agli eventi Internet, unitamente agli strumenti per un’approfondita collaborazione inter-provider volta a informare numerose decisioni di business.

Per ulteriori informazioni su ASERT(Arbor Security Engineering & Response Team), il ramo della società che si occupa di ricerche nel campo della sicurezza, visitare il blog di ASERT all’indirizzo http://asert.arbornetworks.com.

Nota per i redattori: Arbor Networks, Peakflow, ATLAS e il logo Arbor Networks sono marchi commerciali di Arbor Networks, Inc.  Tutti gli altri marchi possono essere marchi commerciali dei rispettivi proprietari.

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Media alert Arbor Networks: Analisi del traffico Internet in Iran durante le elezioni presidenziali

Milano, 19 Giugno 2009 – Arbor Networks, leader nelle soluzioni per il controllo della sicurezza delle reti mondiali, riporta nel proprio blog un’interessante analisi dell’andamento del traffico Internet precedente e successivo alle contestate elezioni presidenziali del 13 Giugno 2009.

Dall’analisi si evince la strategia Iraniana in merito alla circolazione di informazioni su Internet: diversamente da altri Paesi non occidentali come la Birmania, che nel 2007 avevano completamente arrestato ogni tipo di connessione con il resto del mondo, il governo iraniano – che gestisce il traffico da e verso il Paese attraverso la compagnia di Stato DCI (Data communication Company of Iran) – ha scelto di rallentare o interrompere in alcuni momenti salienti il traffico di dati.

In particolare, il giorno successivo alle elezioni del 13 alle ore 1:30pm GMT (9:30am EDT and 6:00pm Tehran / IRDT), tutti i service provider che connettono l’Iran al resto del mondo hanno subito un quasi totale arresto del traffico, mentre in altri momenti la circolazione di dati è stata sensibilmente rallentata (da 5 Gbps a meno di 1 Gbps)

Per approfondimenti vi invitiamo a leggere l’analisi di Craig Labovitz, Chief Scientist di Arbor Networks, che propone un’analisi del fenomeno, corredata di grafici, al link:
http://asert.arbornetworks.com/2009/06/iranian-traffic-engineering/

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Media aIert Arbor Networks: ragioni politiche dietro gli attacchi DDoS in Bielorussia

Milano, 18 Giugno 2009 – Arbor Networks, leader nelle soluzioni per il controllo della sicurezza delle reti mondiali, riporta nel proprio blog un’interessante analisi dei recenti attacchi sferrati ad un sito di notizie bielorusso, che potrebbero segnalare un’intensificazione della “guerra cibernetica” all’interno della regione.

Sebbene non sia ancora chiaro da dove provengano questi attacchi, è presumibile pensare che dipendano dalle recenti tensioni politiche esistenti tra Bielorussia e Russia.

Vi invitiamo a leggere il commento di Jose Nazario, Senior Security Researcher di Arbor Networks, che propone un’analisi approfondita del fenomeno, riportato qui sotto o al link:

http://asert.arbornetworks.com/2009/06/ddos-floods-in-belarus-political-motivations

************************************************************************************************************************
Dal blog di Josè Nazario – Su segnalazione di @infopolicy su twitter, siamo andati ad analizzare gli attacchi rivolti contro Charter97.org, un sito bielorusso specializzato in notizie. Il sito è evidentemente sotto attacco da diversi giorni e lo è stato anche negli ultimi due mesi.

Come generalmente facciamo quando accadono queste cose, abbiamo proseguito la nostra indagine analizzando la cronaca. È certo che vi sia una certa tensione locale fra Bielorussia e Russia. L’articolo della Associated Press riportato di seguito, che spiega come la Bielorussia si stia rivolgendo all’Unione Europea per via di un deterioramento dei legami con la Russia, fornisce alcune nozioni di fondo:

La Russia vede il corteggiamento dell’Occidente da parte degli ex satelliti sovietici come una minaccia alla propria influenza nella regione. Secondo alcuni osservatori, Lukashenko ha fomentato questa situazione alimentando il litigio fra i due Paesi.

Una disputa che si è fatta ancora più aspra quando lo scorso trimestre la Russia ha rifiutato un prestito di 2 miliardi di dollari alla Bielorussia. Lukashenko ha accusato la Russia di voler punire la Bielorussia per aver rifiutato di riconoscere l’indipendenza delle regioni della Georgia sotto il controllo delle forze ribelli.

Una situazione che non è cambiata repentinamente ma che si è sviluppata nell’arco di alcuni mesi.

Abbiamo assistito a un attacco al suddetto sito già nell’aprile del 2008: la botnet faceva capo all’indirizzo ‘httpdoc.info’ che utilizzava una botnet di tipo Machbot mai vista prima. Una struttura molto simile a quella osservata nel luglio 2008 e utilizzata per gli attacchi alla presidenza della Georgia. Questa volta i comandi sono i seguenti:

FREQ 900000
DDOS 1 78000000 www.charter97.org 20
DDOS 0 78000000 www.charter97.org /ru/search/ 0 %3Fstext=%EB%F3%EA%E0%F8%E5%ED%EA%EE 80 30

In quell’epoca stava anche sferrando un attacco DDoS al sito russo di notizie www.compromat.net (o www.compromat.ru). Questo sito appare come un’alternativa in lingua russa. Adesso la botnet è inattiva e lo è da quasi un anno.

Alcuni siti della regione stanno tenendo traccia dell’attacco. Di seguito alcune informazioni indipendenti inerenti l’attacco:

I principali media dell’opposizione bielorussi sono sotto attacco per il secondo giorno. L’attacco DDoS è iniziato ieri alle ore 11.56 (ora di Minsk) e sta tuttora proseguendo. Il servizio tecnico è intervenuto riuscendo a neutralizzare l’attacco, risolvendo la questione entro la serata dell’8 giugno, rendendo nuovamente disponibile il sito. Ciò nonostante, nell’attacco notturno è stato modificato l’algoritmo ed è stata aumentata la potenza.

Stiamo ancora recuperando ulteriori informazioni. La cosa è particolarmente interessante dato che ci troviamo in concomitanza del workshop NATO CCDCOE di Talinn al quale parteciperò.
http://www.ccdcoe.org/

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Arbor partecipa anche ad ATLAS, un particolare programma che vede la collaborazione di oltre un centinaio di service provider di tutto il mondo impegnati a condividere informazioni in tempo reale riguardanti aspetti quali la sicurezza, il traffico e il routing. Nessun’altra realtà può contare oggi su informazioni aggregate di tale portata in merito agli eventi Internet, unitamente agli strumenti per un’approfondita collaborazione inter-provider volta a informare numerose decisioni di business.

Per ulteriori informazioni su ASERT(Arbor Security Engineering & Response Team), il ramo della società che si occupa di ricerche nel campo della sicurezza, visitare il blog di ASERT all’indirizzo http://asert.arbornetworks.com.

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Arbor Networks Peakflow SP 5.0 integra la condivisione di fingerprint per automatizzare il rilevamento e l’eliminazione delle minacce

Il sistema integrato per la gestione delle minacce migliora le capacità DNS e HTTP, accresce la visibilità sui servizi VoIP, e ottimizza protezione e performance

Milano, 21 maggio 2009 – Arbor Networks, produttore leader di soluzioni per la gestione dei servizi di sicurezza per reti business globali, ha annunciato la disponibilità della versione 5.0 di Arbor Peakflow SP, la principale piattaforma per il monitoraggio del traffico e la protezione delle infrastrutture di rete. Il nuovo dispositivo Peakflow SP 5500 raggiunge livelli di performance e scalabilità praticamente doppi rispetto alla versione precedente. Peakflow SP incorpora ora il sistema ATLAS per la creazione, l’identificazione e la gestione di fingerprint; accresce la visibilità sulle performance e la sicurezza delle applicazioni business critical, e migliora le capacità di reporting permettendo ai service provider di analizzare il traffico in entrata e in uscita suddiviso per mercato e area geografica.
Oltre 300 clienti, tra cui la maggioranza dei service provider e numerose grandi aziende in tutto il mondo, utilizzano la piattaforma Peakflow SP di Arbor Networks per disporre di una visibilità pervasiva e intelligente sul traffico a livello di reti e applicazioni, oltre che per ottenere la capacità di riconoscere ed eliminare tempestivamente ogni minaccia per la sicurezza. La piattaforma Peakflow SP costituisce un investimento strategico per i service provider, in quanto offre loro la possibilità di utilizzare la medesima soluzione sia per la visibilità sull’infrastruttura che per la sicurezza nell’implementare vari nuovi e redditizi servizi gestiti, quali opzioni per la visibilità sulle VPN MPLS e la protezione DDoS gestita.
“Le aziende si trovano ad affrontare le dimensioni e le complessità delle moderne minacce alla sicurezza, come nel caso degli attacchi Denial of Service, e in questa battaglia richiedono sempre più spesso aiuto ai service provider. Questi ultimi leggono tale richiesta come una nuova opportunità di crescita del fatturato, proponendo di conseguenza servizi ad hoc alla loro clientela”, ha spiegato Robert Ayoub, Industry Manager North America Information and Communication Technologies Practice di Frost & Sullivan. “Il particolare posizionamento di Arbor sul mercato le consente di tratte vantaggio da questa tendenza generalizzata mettendo i provider nelle condizioni di poter erogare servizi di sicurezza facendo leva sugli investimenti compiuti a favore della tecnologia Arbor”.

Le novità introdotte nella piattaforma Peakflow SP 5.0

“La Versione 5.0 di Peakflow SP include alcuni importanti miglioramenti alla sicurezza che automatizzano il delivery di fingerprint e la mitigazione degli attacchi, garantendo una visibilità ottimizzata e una protezione superiore dei servizi critici di rete e di hosting”, ha sottolineato Dennis Brouwer, Vice President, Global Network Solutions di Savvis. “Si tratta di funzioni tecniche che non solo hanno grande rilevanza, ma che permettono anche di risparmiare tempo e risorse di staff. Inoltre, ci aspettiamo che le nuove funzioni di reporting e analisi sul peering si traducano in significativi tagli sui costi e in una ulteriore ottimizzazione della rete. La piattaforma Peakflow continua ad evolvere senza sosta, offrendo un reale valore aggiunto al network globale di Savvis”.

Superiori capacità di identificazione ed eliminazione delle minacce tramite fingerprint ATLAS

Attraverso la collaborazione con i service provider, Arbor Networks ha creato la rete distribuita di sensori darknet più vasta del mondo. Questa rete, insieme ai dati anonimi sul traffico forniti dalle reti di oltre un centinaio di clienti, formano il cuore del sistema di monitoraggio Internet ATLAS. I dati ATLAS permettono agli esperti della sicurezza di Arbor Networks di definire un quadro globale accurato del traffico pericoloso in circolazione sulle dorsali di rete che costituiscono l’infrastruttura di Internet. Grazie a questa particolare capacità, Arbor Networks si trova nella posizione ottimale per fornire preziose informazioni riguardanti malware, exploit, phishing e botnet. All’interno della piattaforma Peakflow SP 5.0 queste informazioni vengono aggregate, analizzate e comunicate ai clienti attraverso le relative fingerprint, ovvero schemi comportamentali degli attacchi di rete. La combinazione dei dati e delle fingerprint ATLAS rende possibile l’identificazione accurata di pericoli quali siti di controllo delle botnet, siti di phishing, worm e altre minacce insidiose. Nessun’altra azienda può contare su una tale mole di informazioni real-time aggregate riguardanti gli eventi Internet né può vantarsi di avere sviluppato mezzi comparabili per l’identificazione e l’eliminazione completa delle minacce.
Tra le nuove funzionalità per l’identificazione e l’eliminazione delle minacce si segnalano:
– Cruscotto real-time per l’eliminazione delle minacce – Un’unica console fornisce la rappresentazione in tempo reale delle notifiche e delle statistiche relative all’eliminazione delle minacce, permette di configurare con assoluta precisione le contromisure, e fornisce la capacità di acquisire e visualizzare pacchetti dati grezzi a scopo di analisi e approfondimento;
– Sistema unificato per le notifiche e la gestione del workflow – Un’unica interfaccia incorpora tutte le notifiche riguardanti soglie, attacchi DDoS, BGP e fingerprint ATLAS. La nuova interfaccia utente incorpora anche capacità real-time di ricerca, annotazione e classificazione che ottimizzano il workflow e riducono i tempi necessari per risolvere i problemi.
“La piattaforma Peakflow SP 5.0 migliora il termine di paragone nella sicurezza dei service provider facendo leva sull’insight globale fornito dal nostro sistema di monitoraggio Internet ATLAS e dalle sue fingerprint ATF (Active Threat Feed) per automatizzare l’identificazione e l’eliminazione anche delle minacce più sofisticate”, ha dichiarato Danny McPherson, Chief Security Officer di Arbor Networks. “Questa release migliora anche la visibilità, il monitoraggio e la protezione delle applicazioni, permettendo ai provider di definire all’interno della piattaforma Peakflow SP servizi triple-play per monitorarne la sicurezza, le performance e la crescita, e proteggere risorse infrastrutturali critiche come i server DNS (Domain Name System). Peakflow SP è una solida piattaforma che fornisce agli operatori di rete di tutto il mondo un eccezionale ritorno sull’investimento attraverso la protezione delle infrastrutture critiche, importanti risparmi sui costi operativi e nuove opportunità di generazione di fatturato”.
Visibilità approfondita sul traffico di rete per risparmiare sui costi e generare fatturato

Una delle principali value proposition della piattaforma Peakflow SP è la sua capacità di effettuare efficaci analisi del traffico di peering e transito. La versione 5.0 della piattaforma Peakflow SP migliora ulteriormente questa capacità introducendo nuove funzioni che permettono ai provider di avere piena visibilità sul traffico in entrata e in uscita. Tale capacità è essenziale per l’ottimizzazione dei costi, per la protezione e per la configurazione appropriata della rete, consentendo inoltre di identificare nuove opportunità in materia di servizi. Tra le principali novità introdotte si segnalano:
– Analisi on-demand dei pacchetti – I provider beneficiano di una superiore visibilità sulla rete e sul traffico a scopo di risoluzione dei problemi, prevenzione dei malfunzionamenti, monitoraggio delle prestazioni e analisi della sicurezza.
– Report geografici globali – Possibilità di effettuare analisi del traffico di peering per geografia, mercato, servizi maggiormente utilizzati e attività legate alle minacce.
– Report ampliati sul peering del traffico – Possibilità di conoscere la destinazione del traffico dei clienti al di là dei peer iniziali.

Visibilità sui servizi, performance e protezione grazie al TMS integrato

Con la versione 5.0 il dispositivo TMS (Threat Management System) integrato della piattaforma Peakflow SP è in grado di identificare automaticamente ogni problema di performance dei servizi e supportarne la risoluzione, oltre che sull’identificazione e l’eliminazione delle minacce. La release Peakflow SP 5.0 permette ai service provider di migliorare la visibilità sui servizi, monitorare i principali parametri prestazionali e proteggere i servizi dalle minacce tramite nuove funzionalità quali:
– Visibilità e reporting ampliati – Con la release 5.0 la piattaforma Peakflow SP unitamente al dispositivo TMS sono in grado di riconoscere automaticamente 90 applicazioni e consentire all’operatore di definire applicazioni/servizi custom basati su combinazioni di indirizzi IP, porte TCP, ID applicativi, payload dei pacchetti e definizioni di fingerprint. Sono disponibili altresì diversi nuovi report HTTP, VoIP e DNS specifici che forniscono una superiore visibilità sui servizi e sulle applicazioni operanti sulla rete.
– Monitoraggio delle performance – Il dispositivo TMS incorporato nella piattaforma Peakflow SP non soltanto è in grado di determinare quali servizi e applicazioni operano sulla rete, ma anche il loro grado di prestazioni. Attraverso il monitoraggio di parametri prestazionali quali jitter, tempi di risposta, perdite di pacchetti e altro ancora, il dispositivo TMS è in grado di identificare e risolvere automaticamente ogni problema legato alle performance dei servizi.
– Protezione dei servizi – Il dispositivo TMS fa leva sulla visibilità accresciuta e sulle capacità di monitoraggio ampliate della piattaforma Peakflow SP 5.0 per effettuare interventi specifici di mitigation dei servizi. Per esempio, una volta definito un servizio custom, il dispositivo Peakflow SP TMS è in grado di rilevare eventuali anomalie e assicurarne automaticamente la disponibilità limitando il traffico non pericoloso (per esempio, picchi di traffico improvvisi (come in coincidenza di un evento flash crowd) oppure bloccando il traffico pericoloso (come attacchi DoS).

La piattaforma Peakflow SP 5.0 sarà disponibile dal 1 Giugno.

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