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Solarpuff: Lanterna pieghevole che fornisce energia solare e luce off-grid

Solarpuff è una leggera e portatile lanterna LED fotovoltaica, creata da Alice Min Soo Chun, che è stata progettata per  rappresentare una valida soluzione economica off-grid di illuminazione per i paesi in via di sviluppo dove l’accesso all’elettricità è ancora limitato. Solarpuff può rappresentare anche una valida soluzione d’illuminazione durante situazioni di emergenza o di crisi. L’idea del progetto è nata dopo il terremoto del 2010 ad Haiti.

Solarpuff si estrae dalla borsetta, si gonfia soffiando come un palloncino e può dare luce per circa 10 ore.

 

La lanterna fotovoltaica è un cubo di PET ( materiale atossico e riciclabile),a cui è applicato un  modulo fotovoltaico su uno dei due lati che per essere ricaricato completamente deve essere esposto per 4-5 ore alla luce solare. La lampada si può sgonfiare e trasportare facilmente in uno zaino o borsa e all’occorrenza va gonfiata. Solarpuff si accende automaticamente grazie a un sensore di luce, per lo spegnimento invece c’è un tasto apposito.

 

Solarpuff è riciclabile ed eco-sostenibile sicura per la salute, galleggiante, leggera e una volta sostenuto il costo per l’acquisto non ha bisogno di nessun’altra spesa. Questa funzionalità ecologica, in  formato leggero e compatto rende Solarpuff una soluzione pratica ed economica per qualsiasi situazione d’urgenza in grande o piccola scala.

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Al via l’Anno Internazionale della Luce

È in programma lunedì e martedì prossimo la Cerimonia d’Apertura dell’Anno Internazionale della Luce. Un grande evento al quale sono invitati oltre un migliaio di partecipanti. L’Italia sarà rappresentata da Alessandro Farini, dell’Istituto di Ottica del Consiglio Nazionale delle ricerche e dell’Università di Firenze. Parlerà del rapporto fra Luce e Arte, della relazione fra luce, ottica, colore e indagherà la loro influenza sulla nostra percezione.

 

Dialogo con Alessandro Farini

 

Raggiungiamo Farini poco prima della partenza per Parigi. Elettrizzato e contento, contagia con la positività che trasmette. E confessa, però, ‘dicono che io sia sempre felice, mi entusiasmo con poco’. Al di là del (bel)carattere, è soddisfatto di rappresentare l’Italia a un evento tanto importante e confessa: “E’ bello che sia proprio un italiano a parlare di Arte. È una nostra peculiarità. Un’altra nostra singolarità è il confrontarsi, nel nostro percorso di studio, sempre con materie diverse: sono felice, di parlare di arte visiva e di scienza e di relazionare queste realtà apparentemente distanti’.

 

Farini ha strutturato l’intervento in tre passaggi. Il primo, ‘la Luce nelle Opere d’Arte’. “Indagheremo insieme in quale modo la luce compare nei quadri. Mostrerò i quadri di Caravaggio, tra gli artisti più bravi nel lavorare con la luce”. Il secondo focus è dedicato a ‘la Luce per capire l’Arte’. “La Luce diventa strumento prezioso, in particolar modo per i critici. Con la riflettologia all’infrarosso, possiamo guardare oltre un’opera. Vediamo il disegno, gli schizzi del pittore, che cosa è nascosto sotto il dipinto” e precisa “l’opera finale della ‘Cena in Emmaus’ di Caravaggio, per esempio, presenta uno sfondo nero: analizzato il dipinto, abbiamo scoperto che sotto nasconde un paesaggio diverso, mostra il sole, gli alberi, una finestra. La Luce da’ la possibilità di guardare oltre, è come se potessimo leggere il manoscritto originale e vedere come l’idea di un artista sia cambiata durante le diverse fasi di lavoro”.

 

La Luce influenza la Cultura umana e la nostra Percezione. L’ultima parte dell’intervento di Farini è dedicata alla relazione fra misura e percezione della Luce: ‘Illuminare un’opera in un modo piuttosto che in un altro, porta a una diversa interpretazione. Cambiano le dominanti di colore, la percezione della tridimensionalità, e anche dei dettagli. Illuminare in modo diverso porta a una differente percezione”. Esiste un’illuminazione perfetta o migliore? Un’illuminazione filologicamente corretta? “È  un tema sul quale discutere. Un’interpretazione è necessaria. Il bello della Luce, però, è che un tipo di illuminazione piuttosto che un’altra non intervenire in maniera radicale sull’opera, a differenza di quello che potrebbe succedere con un restauro sbagliato. Progettando una nuova illuminazione, avremo una seconda interpretazione”. Farini realizzerà un Live Show proprio per mostrare dal vivo la stretta relazione fra Arte e Luce e indagare come la percezione di un’opera possa essere influenzata dalla sua illuminazione.

 

La Luce protagonista del 2015!

 

In Italia l’inaugurazione ufficiale dell’Anno della Luce è in programma il 26 gennaio a Torino, nella cerimonia organizzata da Inrim, Società Italiana di Fisica e Comune di Torino. Numerosissimi sono gli eventi in programma in tutto il Nostro Paese fino al dicembre 2015. Archilight ve li racconterà!

 

(G.L.R.)

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Mirrored Houses

Incastonata nel bel mezzo di un’arida prateria del Lebec in California, ‘Lighting ,Layers and Reflection‘ è l’installazione opera della celebre fotografa e artista americana, Autumn Wild, realizzata per la campagna pubblicitaria del Suv full-size Escalade 2015 prodotto dalla Cadillac.

 

Conosciuta ed onorata in tutto il mondo, soprattutto per i suoi scatti sensuali a personaggi dello spettacolo e icone delle cultura pop-rock contemporanea, l’artista indie cattura ed esibisce con singolare ricercatezza la luce, vera protagonista della sua arte che strumentalizza al punto tale da divenire il soggetto stesso dell’opera ,attraverso  la mediazione della fotocamera.

 

La fotografa statunitense ha pensato di ambientare il nuovissimo SUV in un contesto quasi astratto e surreale ,installando due piccole casette che, con le loro pareti alternativamente a specchio e in plexiglas dai colori fluo, gettano rifessi innaturali e cangianti del paesaggio circostante a seconda delle condizioni di luce naturale.

Autumn De Wilde ha dichiarato di essere sempre stata attratta dagli specchi, da prismi e da cristalli colorati proprio per il modo in cui interagiscono con la luce.

L’installazione, grazie ad un sapiente uso di luce e riflessi, dalla vitale azione narrativa, ”racconta” poeticamente l’evoluzione estetica dell’auto che si muove nel paesaggio.

Il risultato? Creando un’ambientazione soffusa ed irresistibile che si discosta dal tipo di immagini abitualmente adoperate nel settore automobilistico, l’arte finisce per rubare la scena al prodotto…

 

autumndewilde.tumblr.com

 

@archilight

 

#lucenaturale #autumndewilde #cadillac #landscape

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Sunnybot

Sunnybot  è un robot studiato dalla start-up italiana Solenica, presentato a Smart City Exhibition di Bologna, che permette di orientare la luce solare poiché è dotato di un sistema optoelettronico che permette d’individuare la posizione della luce nel cielo e di due motori che orientano il riflesso su un punto fisso per tutta la vita del dispositivo.

 

L’idea è nata dall’utilizzo di specchi per l’orientamento della luce del sole.  Grazie all’utilizzo di specchi in alluminio ad elevata qualità, riflettenti e di grande leggerezza, l‘eliostato è in grado di riflettere il 98% della luce solare incidente. La grandezza dello specchio dell’eliostato è scelta in base all’applicazione d’interesse e di quanta intensità luminosa o energia questa richieda.  Gli eliostati installati sono totalmente autonomi e indipendenti l’uno dall’altro e ognuno è dotato di un sistema di sicurezza integrato che lo riporta in condizioni di riposo in casi di necessità. Gli eliostati possono illuminare con la luce naturale gli spazi posti all’ombra e, se serve, produrre energia.

 

Un gruppo di eliostati possono concentrare tante volte la luce verso un collettore solare di natura termica o fotovoltaica per scaldare e potabilizzare l’acqua e per produrre elettricità. Questa isola a concentrazione termica, costituita da un collettore solare di circa 0.5 m2 e da cinque eliostati puntati contro, permette la raccolta di circa 15 KW di energia termica da trasferire al collettore, attraverso una circolazione forzata di acqua calda.

 

Per il settore dell’illuminazione è stato prodotto un prototipo di piccole dimensioni, dai 20 ai 60 cm, di facile installazione a cui non serve la corrente elettrica perché auto-alimentato da celle fotovoltaiche. Un particolare involucro consente all’eliostato di ripararsi daagenti esterni, riducendo di molto le esigenze di manutenzione. A questo piccolo modello di eliostato, per l’illuminazione, è stato installato uno specchio da 25cm di diametro e riflette fino a 6500 lumen d’intensità solare, corrispondente a dieci faretti alogeni da 50W (per un risparmio complessivo stimato di gas d’emissione clima-alteranti di 1 tonnellata l’anno).

 

Non Male!

 

#eliostato #energia #sostenibilità

 

@archilight

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S’illumina la Baia di Yokohama

Il valore sociale della Luce. Il fine dell’installazione presentata dai giapponesi GwaGwa e realizzata sul litorale della baia Yokohama è la  valorizzazione dell’illuminazione urbana e l’interazione delle sorgenti di luci con il paesaggio e l’energia del vento.

GwaGwa è il nome dello studio fondato dai creativi Masamichi e Kozue Shimada. La cui missione è ‘progettare installazioni per far sorridere’. Le loro opere, instalations site specif e animations stop motion, sono state realizzate anche in spazi pubblici e parchi. L’emozione è ciò che ricercano con il proprio lavoro.

Hanno realizzato una delle loro più recenti opere sul litorale della Yokohama Bay per il Festival della Luce intelligente. Il lavoro ha richiesto prima un’analisi del litorale, sono state scelte delle fonti di generazione e circolazione dell’aria e sono state installate: un sensore, un generatore eolico, un micro controllore. Il tutto è stato integrato con sorgenti a led. E un software ha permesso di regolare in maniera dinamica i diversi generatori di energia e di luce sul litorale della baia.

Al crepuscolo, la tecnologia rivela l’aria, accende le sorgenti a led e la luce inizia a lampeggiare in cinque diverse colorazioni. I colori cambiano e le variazioni di tonalità sono tanto veloci se rapide sono le raffiche di vento, lente quando il vento è debole.

L’opera è autoalimentata. Se di giorno la potenza elettrica è caricata dai dispositivi, di notte l’installazione prende vita. Illumina la baia e regala, anche da lontano, emozionanti riflessi.

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Riprendi-ti la città. Riprendi la luce

Aidi da vita alla seconda edizione del concorso che premia la creatività e i giovani videomakers.

Dopo il grande exploit della scorsa edizione, quest’anno l’iniziativa propone un tema centrale: spazio urbano notturno con protagonista la luce e si propone di far emergere il rapporto dei giovani con la città dando consapevolezza al ruolo che l’illuminazione riveste nella vita di tutti i giorni. Il concorso chiede ai tanti giovani videomaker, di rappresentare la luce, nella dimensione spazio/tempo attraverso il loro sguardo attento e la loro sensibilità. Così le città diventano il palcoscenico luminoso, dei video attraverso cui i giovani potranno narrare le loro storie.

 

Il 2015 è stato proclamato dall’Assemblea delle Nazioni Unite l’Anno Internazionale della luce e il concorso s’inserisce tra le numerose attività che saranno realizzate per celebrarlo: un’iniziativa per accrescere la consapevolezza globale di come le tecnologie sulla luce possano migliorare la qualità della vita fornendo  soluzioni innovative che riducono il consumo energetico e l’impatto ambientale.

 

Uno sguardo ai giovani, under 30, che attraverso 60 secondi, potrà restituirci non solo il valore della luce nella nostra quotidianità, ma costruire un nuovo e più attuale “palinsesto” dei loro sogni e speranze, dell’immagine delle nostre città e, soprattutto, di quello che i loro occhi guardano e ci comunicano.

Un breve filmato di 60 secondi realizzato con qualsiasi strumento (telefonini, video camere, iPhone, iPad). I giovani avranno la possibilità di scegliere tre diversi modi di raccontare la luce e le città inviando i loro filmati entro il 28 febbraio 2015 in una delle tre categorie previste: LUCE E LUOGHI, LUCE E CINEMA, LUCE E MUSICA.

 

Proprio per l’importanza di questo messaggio e delle tematiche coinvolte il concorso anche quest’anno ha avuto il Patrocinio e l’appoggio di molte Istituzioni come il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Enea, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli architetti, il Museo del Cinema di Torino, il Comune di Milano e quello di Torino, il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, la SIF (Società Italiana di Fisica), il Royal College of Art di Londra e l’APDI (associazione spagnola d’illuminazione). Collaboreranno inoltre molte Università e Scuole di formazione sia italiane che straniere nella comunicazione e divulgazione del concorso.

 

Tra i relatori presenti in conferenza stampa Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo Economico, Università e Ricerca del Comune di Milano, Gianni Drisaldi, Presidente di AIDI, Margherita Suss, lighting designer e responsabile del concorso,  Nicoletta Gozo, responsabile del progetto Lumière di ENEA, Gaetano Capizzi, direttore del festival CinemaAmbiente di Torino e il rapper Ghemon che con la sua musica ben rappresenta la cultura underground e il rapporto dei giovani con la città.

 

Così l’assessore alle Politiche per il Lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca Cristina Tajani: “Proprio la luce diventa protagonista coniugando cultura e arte con la ricerca di nuove modalità espressive dando spazio alla creatività, ai creativi ma anche e soprattutto Milano in vista di un appuntamento fondamentale per la città come Expo 2015.”

Gianni Drisaldi, Presidente di AIDI, associazione culturale no-profit nata nel 1958 – che ci hanno permesso di continuare a portare avanti questa iniziativa che rientra fra i nostri obiettivi più importanti, fra i quali quello di contribuire in modo significativo alla diffusione della “cultura della luce”, al fine di migliorare la qualità della nostra vita senza trascurare il tema del risparmio energetico oggi a tutti molto caro. Per questo con il concorso abbiamo voluto predisporre uno strumento di comunicazione immediato, capace di raggiungere i giovani in modo empatico, stando molto attenti anche al valore dei contenuti che saranno veicolati principalmente dalle Università e dai Centri di Formazione che hanno accettato con entusiasmo di collaborare al progetto e di promuoverlo all’interno delle loro sedi”.

 

La partecipazione al concorso video è gratuita e avviene inviando i video al sito dedicato al concorso www.riprenditilacitta.it fino alla scadenza prevista per il 28 febbraio 2015.

I filmati che saranno valutati da una giuria formata da esponenti del mondo dello spettacolo e della cultura saranno premiati il 27 marzo a Torino nella famosa Aula del Tempio della Mole Antonelliana.

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Sulle orme di Van Gogh

Una pista ciclabile ispirata al celebre dipinto “Notte stellata” di Vincent Van Gogh apre le celebrazioni previste per il 125esimo anniversario della morte del grande pittore olandese.

 

La pista realizzata dallo Studio dell’artista Daan Roosegarde con la compagnia Heijmans utilizza una tecnica che è in via di sperimerimentazione anche per l’illuminazione delle strisce divisorie sulle autostrade. L’effetto di luce è ottenuto con l’applicazione di una speciale vernice fotovoltaica, che accumula energia solare durante il giorno e si illumina dopo il tramonto. La pista stellata fa parte di un percorso ciclabile che collega le località del Brabante, patria di Van Gogh, che hanno ispirato alcune delle opere più famose dell’artista. Roosegaard ha definito il suo progetto un’opera di “tecno-poesia”, ossia tecnologia combinata con l’esperienza diretta.

 

(A.V.)

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Fotografie di luce

Guardando le sue immagini, si potrebbe pensare che siano state semplicemente scattate in digitale, ma Kimbell è fedele alla sua Bronica. Lui lavora solo con esposizioni lunghe, da 2 secondi fino a un paio d’ore a seconda del soggetto che vuole ritrarre.

 

Il giovanissimo Martin Kimbell, 26 anni, ha iniziato a sperimentare con la luce e la fotografia quando ne aveva 17 e da allora gioca con oggetti come torce e catodi freddi fino agli hula hoop, che considera il mezzo perfetto per le luci, specialmente per il Led. Spesso il lavoro di Kimbell sembra ricreare o fare riferimento a dei tornadi di luce, oppure a tutto quel filone chiamato “pittura di luce“.

 

“Per me è solo uno stile fotografico” dice “mi capita spesso di fare riferimento alla pittura di luce, ma non mi considero certo un pittore di luce.”

 

Qualunque sia la categoria a cui appartiene, le immagini hanno una poesia e allo stesso tempo un’energia davvero uniche.

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Luci in costruzione Dubai, trasformazioni urbane

Dubai all’apice del successo. La città ricca, viziata, stravagante. Immaginate uno dei luoghi più ambiti (in passato, soprattutto) immortalata nel momento di più alto splendore, proprio pochi attimi prima del crollo economico e finanziario. Questa è la fase raccontata dalla fotografie di Massimiliano Farina, architetto e fotografo milanese.

 

La macchina da presa focalizza l’obiettivo su quella che agli occhi del mondo appare una realtà in costruzione e in continuo divenire. Il progresso, il lusso, la potenza che si riflette nei palazzi, nei grattacieli, nelle architettura faraoniche e, quasi, surreali. Un modo che progredisce e che va avanti alla velocità della luce.

 

La ‘Città in Costruzione’ è proprio la chiave di lettura di questa realtà e delle immagini scattate da Massimiliano nel 2008, poche settimane dalla crisi (scoppiata nel dicembre dello stesso anno).  I cantieri (tra cui quelli che lui seguiva in qualità di architetto) lavoravano anche di notte; 24h su 24 per dare forma a idee e progetti.

 

Le fotografie raccontano quest’atmosfera, quasi surreale e spettrale. La città è deserta, protagonisti sono i cantieri che con la loro luce creano scenografie inaspettate. A differenza di altri progetti fotografici e urbani, il lavoro di Massimiliano nasce dal desiderio di raccontare con taglio diverso e innovativo una città di notte. Non c’è la luce del Sole, non c’è l’illuminazione artificiale, la sola fonte di luce sono i cantieri, con i loro fari e la loro segnaletica.

Dal 2007, Massimiliano viaggia in tutto il mondo fotografando città e trasformazioni urbanistiche, documentando situazioni in cui i confini tra finzione e realtà diventano invisibili.

 

Massimiliano Farina, nato a Milano nel 1974, è laureato in architettura Politecnico di Milano.

Nel 1991 inizia a fotografare ed a sperimentare tecniche di sviluppo e stampa in bn.  Nel 1997 realizza la sua prima personale “Belfast” a Milano, e tante altre mostre fotografiche nel corso degli anni. Successivamente sviluppa un’ attività personale di ricerca, operando nell’ambito della fotografia di reportage, di architettura e di documentazione del territorio. Nel 2009 apre a Milano lo studio fotografico Click&Chic e si occupa di fotografia industriale, ritrattistica, still-life, editoria e wedding.
(G.L.R.)

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Museum of Liverpool – Una scultura imponente e luminosa

Una serie di piattaforme inclinate, incastrate l’una nelle altre. Un’imponente struttura rivestita di pietra bianca di Jura, caratterizzata da ampie vetrate luminose e da un grande finestrone, 8 metri d’altezza per 28 di larghezza, sulla facciata principale. È il nuovissimo Museo di Liverpool, inaugurato il 19 luglio.

Più che un’architettura, sembra una scultura chiara e luccicante. Di giorno la luce del sole viene filtrata dalle lunghe pareti in vetro che rendono le sale del Museo luoghi luminosi; mentre di sera l’illuminazione artificiale, con sorgenti di nuova generazione, viene proiettata all’esterno e riflessa dall’acqua del fiume Mersey sul quale il Museo si affaccia.

Le sale interne sono ampie e spaziose. Il colore bianco è predominante anche nel progetto di interior design. Le sale espositive e le gallerie si sviluppano su più livelli. La sala principale è caratterizzata da una scala a chiocciola, punto nodale della struttura, e resa particolare dall’applicazione di diversi faretti a Led che sembrano piccole gemme luminose incastonate nel muro.

Il Museo di Liverpool, una struttura alta 26 metri, è stato realizzato in un’area dichiarata di proprietà dell’Unesco, l’area portuale della Marina Mercantile, in prossimità di una zona turistica e ricchissima di monumenti, la “Three Graces”.

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Festival of Lights – LightsOn, le luci accendono Berlino

Oltre 1 milione di spettatori, più di 70 lighting projects e installazioni luminose, più di 50mila partecipanti agli eventi tematici e dedicati alla luce. Ancora centinaia di migliaia di foto e video in circolazione in rete e oltre 520 milioni di giornalisti e professionisti. Sono i numeri dell’edizione 2010 del Festival of Lights di Berlino, uno degli appuntamenti dedicati alla luce più importanti a livello internazionale.

Il Festival di Berlino è anche tra i festival più storici: quest’anno la città si prepara a ospitare l’edizione numero 7. Il Countdown è iniziato, c’è molta attesa per l’apertura ufficiale che avverrà mercoledì 12 ottobre. Alle 19.30, “LightsOn”: le luci accenderanno Potsdamer Platz. La piazza, simbolo della città di Berlino, è l’headquarter della Festival e qui, davanti alla Torre Kollhoff, è in programma la cerimonia inaugurale che darà il via alla manifestazione.

Dal 12 al 23 ottobre giochi di luce firmati dai lighting designer, installazioni on air realizzate dagli artisti ma anche proiezioni su tutti i principali monumenti architettonici. Al calar del sole, migliaia di luci illumineranno la Porta di Brandeburgo, l’imponente Berliner Dom, il Duomo di Berlino, e altri suggestivi angoli della città.

Grande attesa anche per le installazioni di luce lungo Kurfürstendamm, il famoso viale di Berlino che ai tempi del Muro era il più lungo e il più elegante della città e che nel 2011 celebra i 125 anni. Per tutta la durata del festival, la celebre strada sarà trasformata in una galleria a cielo aperto dove tutti gli edifici saranno illuminati. Una Light Gallery dove prevaleranno il giallo, il rosso e l’arancione, i colori caratteristici del logo celebrativo dell’anniversario della via.

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