Archives

Comunicati

Il mosaico artistico non conosce confini: Trend al Louvre Lens

Milano, luglio 2013 – Trend, azienda vicentina ai vertici internazionali nella produzione di mosaico, agglomerati e vetro decorativo, rinnova l’antica tradizione del mosaico artistico offrendo una serie di soluzioni inedite che si presentano come piccole, sorprendenti opere d’arte in cui colore, forma e materia sanno fondersi armonicamente per dare vita ad ambienti unici, dal tocco inconfondibile.

Trend propone un’offerta didecoro artistico in grado di abbinare al meglio il lato artigianale, che vede ancora lo scrupoloso taglio manuale,a quello più industrializzato e high-tech che utilizza speciali software che traducono le immagini in mosaico e rendono possibile la produzione di decori personalizzati sfruttando precise tecniche di lavorazione.

Non stupisce allora che tale sapienza nella realizzazione di piccoli capolavori esclusivi e di alta qualità sia stata scelta per impreziosire un tempio dell’arte come il Louvre Lens, il museo di nuova concezione voluto dal celeberrimo Musée du Louvre a Lens-Pas de Calais, nel nord della Francia ai confini con la regione belga della Vallonia.

È la decorazione a mosaico di Trend, infatti, a costituire l’elemento distintivo del foyer dell’Auditorium, una struttura modulare e polifunzionale con una capienza massima di 300 posti a sedere che accoglie esposizioni, installazioni d’arte, conferenze ed eventi culturali.

Trend ha riprodotto nelle minuscole tessere di mosaico (1×1 cm) il complesso pattern floreale appositamente creato da una figura carismatica dell’arte contemporanea: Yayoi Kusama. Un compito di prestigio, ma anche una sfida tecnica non indifferente, perché rendere nei minimi dettagli e con assoluta fedeltà cromatica il bozzetto dell’artista e designer giapponese, nota anche nel campo del lusso per le sue collaborazioni con Lancôme, Marc Jacobs e Louis Vuitton, ha richiesto la creazione ex novo di particolari tonalità e sfumature fluorescenti.

Il basso impatto ambientale è uno dei fiori all’occhiello del fascinoso progetto concepito dallo studio SANAA di Tokio (architetti Kazuyo Seijima e Ryue Nishizawa) in associazione con l’architetto-paesaggista parigino Catherine Mosbach, una caratteristica che rende Trend il partner ideale per la pavimentazione del foyer. I decori, infatti, sono realizzati con tessere ottenute con l’impiego di una percentuale di vetro riciclato post consumo, a conferma della collocazione eco-friendly dell’azienda vicentina.

La realizzazione dei mosaici per il Louvre Lens rappresenta per Trend un ulteriore importante riconoscimento che premia il lavoro svolto dall’azienda con passione, competenza e dedizione assoluta alla qualità.

No Comments
Comunicati

Concerto di Blandizzi all’Auditorium di Scampia “La musica per la pace e legalità”

Domenica 30 dicembre 2012 alle ore 18 il cantautore Lino Blandizzi sarà in concerto “La musica per la pace e legalità” a Scampia all’Auditorium di viale della Resistenza. L’evento, promosso dal presidente della VIII Municipalità del Comune di Napoli avv. Angelo Pisani, intende essere un augurio di fine anno di serenità rivolto a un quartiere così dilaniato dalla disumanità, vittima di malapolitica e criminalità cause dilaganti della sofferenza sociale. In sintonia con queste finalità il repertorio di Blandizzi, un artista sempre sensibile a queste tematiche, si snoderà attraverso un percorso in grado di trasmettere al pubblico la consapevolezza che l’arte, la cultura, la musica sono pilastri fondamentali per avvicinarsi a quella pace e a quel benessere che gli abitanti di Scampia si meritano e attendono da tanto. Uno spettacolo che vede anche la collaborazione del Centro Arci Scampia e di alcune associazioni territoriali.
Interverranno alcuni ospiti.
Ingresso gratuito

No Comments
Comunicati

PIER PAOLO, POETA DELLE CENERI

Mercoledì, 25 aprile 2012 alle ore 21.00, presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, AGENA, in collaborazione con Musica per Roma, presenta Cosimo Cinieri in PIER PAOLO POETA DELLE CENERI, da un’idea di Gianni Borgna. Drammaturgia e scrittura scenica di Irma Immacolata Palazzo e Gianni Borgna. Regia di Irma Immacolata Palazzo.

Con la partecipazione di Gianni De Feo, canto, e con Marcello Maietta.

Domenico Virgili, direzione, pianoforte, orchestrazione; Marco Ariano, batteria e percussioni; Roberto Bellatalla, contrabbasso; Piero Bronzi, flauto e sax; Carlo Cossu, violino; Marcello Fiorini, fisarmonica; Antonio Iasevoli, chitarra classica ed elettrica.

 

IL CONCERTO-SPETTACOLO

 “Non bisogna aver paura di avere un cuore”. PPP

 

E’ con molto amore che ho affrontato questo spettacolo. Madre profuga friulana, o meglio, slovena, [nata, cmq, a 50 km da Casarsa: mia rimozione totale (!) fino a ieri], nonni austroungarici, famiglia massacrata equamente da nazisti e partigiani, padre meridionale da infinite generazioni, nata in Francia durante l’emigrazione dei miei, e poi sbattuta negli anni ’60 al Cep di Bari che, al confronto, le borgate pasoliniane mi sembrarono, una volta a Roma, dei villaggivaltur. Posso considerarmi, insomma, un prodotto tipico del sottoproleriato acculturato che PPP non amava, un pastiche antropologico.

Nichi Vendola, a ragione, sostiene che PPP è il poeta di una transizione, di un trauma. Ecco, io sono figlia di quella transizione, di quel trauma. Va da sé che lo spettacolo urgeva.

Sono a Roma dal ’75 e ho fatto in tempo a vedere Pasolini alla manifestazione per la Spagna libera in piazza di Spagna. Quella famosa con tutta la FGCI schierata in veste d’alfieri e pronti a prenderne il testimone. E si sa che il poeta molto si aspettava dai giovani Borgna, Veltroni, Adornato, ecc.

Ci sono morti che ci appartengono più delle altre, perché ci lasciano rabbiosamente orfani. E’ il caso di PPP. La sua voce ci manca, ci manca il suo coraggio, la sua rabbia, le sue appassionate e profetiche analisi sociologiche, le sue violente polemiche che nessuno risparmiavano, neanche gli amici più cari, gli intellettuali in auge. Ci mancano i suoi ammonimenti. E il suo onnivoro e vitale ‘sperimentare’.

Furente Cristo, per spaventarci ben bene all’ultimo atto del martirio, PPP dà in pasto il proprio corpo. Ecce homo. E difatti ancora ci esorta -a chi vuol sentire- alla rabbia, non quella che sfila soltanto un giorno, no, quella che invece ogni giorno mette in gioco realmente la vita e agisce per sacrosanto pane certo oggi e per il desco di tutti i figli di domani. In India vige il monito che alla vita abbisogni un soldo per il pane e un soldo per la rosa, alias poesia. PPP, poeta, incita alla rivolta permanente (Camus docet) e invoglia alla pietas delle proprie insanabili contraddizioni. Per tutto questo e altro ancora, a tanti anni di distanza, ci è dato di ritrovarcelo accanto, vivo compagno di viaggio.

Quel VUOTO in cui ci lasciò è ancora intatto. Ebbene, questo Concerto-spettacolo parte da quel Vuoto. Rigurgito magmatico e sfilacciato, suddiviso in 10 capitoli che, dalla morte di PPP vanno à rebours, palesando alcuni dei suoi temi più emblematici, arricchiti di un prologo profetico e un epilogo friulano in un campo di lucciole. Cosimo Cinieri rivive con struggente e rabbiosa verità i versi pasoliniani più conosciuti, alla stregua di un antico-modernissimo rapsodo. Lo accompagna una band di virtuosi solisti, contagiati da Sonate bachiane, ritmi di balera e canzonette da jukebox di periferia, che richiamano atmosfere di quel mondo contadino o emarginato tanto amato dal poeta: le musiche sono citazioni dei suoi film.

Nelle maglie della narrazione si intrecciano le sue canzoni più belle, interpretate da Gianni De Feo con lirismo appassionato e scopertamente ambiguo, testimonianza di una “diversità” da Pasolini stesso dichiarata, a volte vissuta come ferita esistenziale e che pagò con la propria vita.

Installazione di Max Ciogli. Giancarlino Benedetti Corcos è autore degli elementi scenografici: l’altare/teatrino delle belle bandiere e l’altare/teatrino delle rose. Fabiana Di Marco, impianto scenico; Gian Maria Sposito, costumi; Giannantonio Marcon, video; Daniele Lanci, foto di scena.

 

a mia madre, quella parte di ‘Friuli’ che è in me

Irma Immacolata Palazzo

 

 

Ufficio stampa: Elisabetta Castiglioni

Tel/Fax 06 3225044 – Cell 328 4112014

[email protected]

 

Promozione e segreteria organizzativa:

InventaEventi tel. 06.98188901

[email protected]

 

Promozione Scuole Itaca:

Tel. 06.48930736

[email protected]

Biglietto unico: 15 euro

Under 26 e over 65: 12 euro

Gruppi (minimo 10 persone): 10,50 euro

Gruppi scuole (minimo 10 persone): 5 euro

 

No Comments
Comunicati

Tra la perduta gente: i Boscimani del Kalahari

Tra la perduta gente

è la nuova emozionante mostra-proiezione della fotografa e viaggiatrice in solitaria  Raffaella Milandri.

Si terrà il 13 dicembre presso l’Auditorium Comunale di San Benedetto del Tronto. “E’ un reportage video-fotografico, una importante testimonianza raccolta in Botswana  che è un tributo di solidarietà al popolo dei Boscimani del Kalahari e a tutti i popoli indigeni. Con “Tra la perduta gente”  si vuole anche sensibilizzare l’opinione pubblica e il Parlamento Italiano a favore della ratifica dell’Italia alla ILO 169” dice l’autrice.

Questo reportage, corredato da una intervista-denuncia sulla situazione dei Boscimani, è articolato dantescamente in tre sezioni di foto: immagini della terra ancestrale dei Boscimani nella sua bellezza (Paradiso), il villaggio dei Boscimani nel Kalahari con problemi di sopravvivenza (Purgatorio) ,ed infine uno dei campi di deportazione(Inferno).

“Durante la mia  intervista   la donna boscimane, mentre racconta le vicissitudini del suo popolo,  indica sempre là, un punto lontano, dove vuole tornare: è la sua terra ancestrale, il deserto del Kalahari” dice la Milandri, e aggiunge:

“Il titolo ha significato duplice: la gente perduta sono i Boscimani, dispersi e smarriti nella loro identità; ma in senso dantesco sono anche i Governi e le multinazionali, quando usano un  potere crudele contro popoli inermi”

LA STORIA DEI BOSCIMANI DEL KALAHARI

I boscimani sono uno dei popoli più antichi della terra: da oltre 30.000 anni hanno vissuto nel deserto del Kalahari. La Central Game Reserve of Kalahari, in Botswana, è infatti stata creata nel 1961 per proteggere il loro territorio e la loro cultura, basata sulla caccia e su una vita in armonia con la natura. Ma dal 1997 è iniziata una vera odissea per questo antico popolo, dopo la scoperta di ricche miniere di diamanti nel loro deserto. Uomini, donne, bambini, anziani  portati via con la forza su camion, villaggi smantellati, scuola e ambulatorio medico chiusi, e per finire distrutte le riserve d’acqua e chiusi i pozzi d’acqua.

Dopo diverse deportazioni, oggi  nella riserva sono rimasti solo 300 Boscimani, tutti gli altri sono in campi di reinsediamento. Questi 300 Boscimani hanno enormi problemi di sopravvivenza e una vita durissima : il Governo proibisce loro di andare a caccia, e vengono arrestati se lo fanno; il Governo proibisce loro di usare  i pozzi d’acqua,  e sono costretti a raccogliere l’acqua da pozzanghere nella sabbia  e da radici. proibisce di  La loro vita è durissima.

“Ho visitato il villaggio nel deserto, dopo aver donato loro zucchero, latte, the e tabacco, prendo una tanica d’acqua dall’auto e la poso in terra, in mezzo al cerchio della gente del villaggio, seduta all’ombra di uno dei rari alberi. E subito, con un ordine gerarchico e familiare che a me è oscuro, appaiono tazze di latta che vengono riempite e svuotate lentamente, in silenzio religioso. Ora comprendo appieno cosa significa l’acqua nel deserto. Lo vedo nei loro occhi, nei loro visi  impolverati e nelle labbra aride. Chiedo ad una ragazzina che parla un po’ di inglese dove si trova l’acqua, e lei alza il braccio indicando l’ovest: lontano, lontano….Le donne lavano i panni in bacinelle con un dito d’acqua densa e scura. Gli unici pozzi d’acqua vicini (30 km circa) sono stati chiusi e non hanno il permesso di scavarne di nuovi.” racconta la Milandri.

Oggi, mentre i  Boscimani nel deserto lottano per la sopravvivenza, le migliaia che si trovano

nei campi di reinsediamento  sono vittime di alcolismo, HIV, depressione. La loro unica ed antica cultura rischia di scomparire per sempre.  Stanno perdendo la loro identità e ancora aspettano perché vengano riconosciuti i loro  diritti umani.

Nel  2006 i Boscimani hanno vinto una –lunghissima- causa nei confronti del Governo del Botswana, ottenendo il diritto a vivere nelle loro terre,  a   usare i pozzi d’acqua e a poter cacciare per il loro fabbisogno alimentare; ma dopo la sentenza  nulla è cambiato.  Ogni volta che hanno provato a tornare alla loro terra, li hanno costretti a tornare nei campi di reinsediamento.

E’ del 12 novembre 2009 una notizia riportata dal quotidiano canadese Globe and Mail :

una donna Boscimane, ad un posto di controllo, guarda la immagine appesa del Presidente del Botswana Ian Kama e dice quello che per lei è un complimento:  “sembra un Boscimane” . Il commento viene ritenuto un insulto e la donna viene portata alla stazione di polizia, segregata per un giorno e una notte, e costretta a pagare una multa.  L’appello della Milandri:

“E’ urgente intervenire subito, la gente boscimane è davvero disperata, non ce la fa più. Parte del materiale della mia mostra-proiezione è già stato inviato, insieme ad una documentazione, al Commissariato per l’eliminazione delle Discriminazioni Razziali dell’ONU. Il Segretario in carica mi ha confermato che la questione dei Boscimani verrà esaminata entro i primi mesi del 2010. Speriamo bene”

I POPOLI INDIGENI E LA ILO 169

Il caso dei Boscimani è, purtroppo, una goccia nel mare delle discriminazioni, violenze, soprusi a cui sono stati assoggettati i popoli indigeni e tribali: i nativi americani(dagli Apache agli Inuit), gli aborigeni australiani, i maori neozelandesi, gli indios sudamericani, i pigmei africani, e tanti-troppi-altri.

Circa 300 milioni di persone nel mondo sono accomunate da questo destino:  culture e società così speciali da essere considerate Patrimonio dell’Umanità, stile di vita semplici a contatto con la natura .

Da parte loro, solo la richiesta di essere lasciati nelle loro terre ed essere riconosciuti come esseri umani, con i loro diritti; da parte di Governi e multinazionali, l’avidità senza scrupoli di appropriarsi di terreni dove si trovano ricchezze : diamanti, uranio, oro, petrolio, foreste.

“ Non guardiamo a questi popoli con simpatia solo nei film dove si raccontano le loro storie: sono esseri umani, reali, che soffrono.  Ho visto la stessa sofferenza e smarrimento negli occhi degli Inuit in Alaska, degli Apache negli Stati Uniti, degli Aborigeni in Australia, dei Boscimani in Botswana. Sono stata testimone di crudeli episodi di razzismo e ho visto ovunque trattamenti davvero disumani per questi popoli che hanno la sola colpa di essere semplici e genuini. E che rischiano l’estinzione” dice Raffaella Milandri

L’appello e il messaggio della mostra “Tra la perduta gente” è quello di sostenere e caldeggiare la ratifica dell’Italia alla ILO 169, che è una convenzione internazionale in supporto dei popoli indigeni e tribali.

“ Per L’Italia , che fa già parte della ILO, agenzia delll’ONU,  dal 1919, si tratta di una ratifica che non ha effetti sulla realtà nazionale. E’ solo un gesto di solidarietà che aiuta questi popoli ad essere riconosciuti nella loro dignità. Su Facebook abbiamo formato un gruppo che conta ad oggi circa 2000 iscritti, con lo scopo di sollecitare il Ministro Frattini a questa ratifica.”

L’iniziativa della Milandri ha trovato terreno fertile a questa campagna a San Benedetto del Tronto, dove il Consiglio Comunale –motore il partito dei Verdi-ha infatti recentemente  approvato la mozione per la ratifica dell’Italia alla ILO 169, che verrà così spedita alla Presidenza della Repubblica e  del Consiglio, e ai Ministeri competenti. L’Assessore alle Politiche Ambientali, Paolo Canducci, promuove la mostra.

No Comments