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Impianti fotovoltaici: al via la prima filiera per il riciclo di pannelli fotovoltaici

E’ stato ufficializzato a Roma l’accordo di programma tra Cobat (consorzio nazionale raccolta e riciclo) ed il Comitato Ilfi delle Industrie Fotovoltaiche Italiane per lo smaltimento dei pannelli  fotovoltaici a fine vita. Prende vita,così,  la prima filiera che consentirà il riciclo dei moduli fotovoltaici che di qui a qualche anno potrebbero rappresentare un vero e proprio problema ambientale. Se ad oggi sono presenti circa cinquanta milioni di moduli fotovoltaici,  considerando il fatto che la durata massima di un pannello è circa venticinque anni, possiamo senza dubbio affermare che nei prossimi anni i numeri sono destinati a crescere.  Con il nuovo accordo invece si consentirà a tutti coloro che si occuperanno di impianti fotovoltaici  aderenti al sistema Cobat, dai produttori ai distributori ed agli importatori, di  garantire ai propri clienti il ritiro e il successivo riciclo dei moduli fotovoltaici a fine vita. Tra gli operatori del settore merita senza dubbio un occhio di riguardo MySun Srl,  azienda specializzata nel commercio di moduli fotovoltaici in silicio e inverter, ovvero apparati elettronici che consentono di trasformare la tensione continua in tensione alternata da poter utilizzare in ambito domestico o immettere sulla rete di distribuzione. Ponendosi come broker, grazie alla collaborazione con la società  BILLION TEAM TECHNOLOGY LTD, l’azienda ha  la possibilità di rivolgersi a tutte le società leader nel mercato del fotovoltaico,  ottenendo i migliori prezzi per esportare i loro  prodotti in Europa.

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Qualche accorgimento per risparmiare soldi ed energia

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  • 17 Giugno 2010

Dopo la lunga estate del 2009, che sembrava non voler finire mai, in Italia alla fine è arrivato l’inverno: già dai primi giorni dello scorso autunno, complice l’abbassamento significativo delle temperature, le famiglie italiane hanno cominciato ad accendere il riscaldamento, con delle conseguenze negative sia per il portafoglio che per l’ambiente.

Il riscaldamento domestico rischia di essere un salasso per le famiglie italiane (in Italia il prezzo del gasolio da riscaldamento è superiore alla media europea), ma comporta dei notevoli rischi anche per l’ambiente, a causa delle emissioni di CO2 provenienti soprattutto da alcuni tipi di impianti di riscaldamento. Tutti noi, però, abbiamo la possibilità, ma anche il dovere, di ridurre i consumi legati al riscaldamento domestico, attuando dei piccoli accorgimenti che indubbiamente hanno delle ripercussioni positive anche sulle nostre finanze. Se le grandi potenze mondiali si sono riunite a Copenhagen nel tentativo comune di ridurre l’uso di carbone, petrolio e metano, anche i singoli cittadini possono prendere delle piccole ma importanti precauzioni per ridurre il consumo energetico e le emissioni nocive per l’ambiente, utilizzando, per esempio, stufa e pellet.

Un utile accorgimento potrebbe essere mantenere la temperatura interna non superiore ai 20 gradi (non è necessario avere una temperatura estiva per non sentire il freddo dell’inverno dentro casa…) ed evitare la dispersione di calore, ricorrendo all’isolamento termico degli edifici. Molto importante è anche la scelta degli impianti climatizzatori da installare: è opportuno sostituire caldaie e condizionatori vecchi ed inefficienti con altri di nuova generazione, che permettono di risparmiare soldi ed energia. Bisogna stare anche attenti a come si usano tali impianti, cercando di limitare gli eccessi di caldo o freddo. In questo senso possono essere utili i condizionatori con inverter, che permettono di modulare la potenza erogata dalla macchina e di ottenere un notevole risparmio di energia elettrica: mentre un condizionatore tradizionale ha una potenza costante, e quindi un consumo costante, il climatizzatore inverter lavora alla massima potenza nei primi minuti, raggiungendo più rapidamente la temperatura desiderata, per poi calare e abbassare quindi i consumi. La richiesta di questi tipi di climatizzatori è in crescita, come pure quella di altri tipi di prodotti ecologici.

Uno degli esempi più significativi è dato dalle termostufe pellet, che stanno ottenendo un successo crescente, per la gioia dei produttori stufe. La vendita stufe a pellet ha subito un’impennata negli ultimi anni: solo nel 2008 in Italia sono state prodotte 700.000 tonnellate di pellet, ma per soddisfare la richiesta nazionale si sono dovute importare dall’estero altre 250.000 tonnellate di materiale. Il pellet è un combustibile economico e pulito, che permette di ridurre in modo significativo sia i costi che le emissioni nocive per l’ambiente. È un materiale ecologico perché deriva dalla segatura essiccata e da altri materiali di scarto pressati, e quindi non richiede l’abbattimento di altri alberi, e grazie alla pressatura, che riduce la segatura in piccoli cilindri, meno ingombranti e più facili da trasportare del legno, il pellet ha un potere calorifico che è circa il doppio di quello del legno, a parità di peso. Per realizzare i cilindri, inoltre, non vengono utilizzate sostanze chimiche, e questo permette di produrre un combustibile naturale. Grazie al suo costo, ridotto rispetto ad altre materie prime, e alla sua alta resa, il pellet permette di risparmiare fino al 40%.

In conclusione, bastano pochi accorgimenti per passare un inverno al caldo senza spendere troppo e limitando i danni all’ambiente.

Articolo a cura di Francesca Tessarollo
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