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Il conflitto di interesse nelle società di consulenza finanziaria

Il ruolo professionale del promotore finanziario è andato mano a mano a mutare nel tempo. Sono ormai lontani i tempi degli anni ’70 quando in Italia apparivano i primi professionisti della finanza come li conosciamo oggi. Le modalità e le situazioni dei pionieri dell’epoca non sono più le stesse.

La situazione di oggi ci presenta modelli di business mutati per ovvie ragioni per tanti motivi, per citarne alcuni, Internet ha sicuramente avuto e tuttora ha un ruolo importante, i clienti e potenziali tali hanno un eccesso di informazioni che non sempre fornisce le soluzioni sperate e poi c’è chi invece si getta nella finanza senza paracadute e finisce per bruciare i propri risparmi volendo gestire le proprie finanze senza una guida professionale. Infatti le statistiche ci dicono che una grossa percentuale di persone che investono soldi in borsa, senza avere un background solido in materia finanziaria smette di avere a che fare con borsa e finanza entro un anno con conseguente amara e cocente delusione, in buona parte ingiustificata.

Quando invece un individuo decide di investire seriamente del denaro in borsa e sceglie di rivolgersi ad una società di consulenza finanziaria, un tempo un consulente finanziario sarebbe stato affidato a questo cliente alla quale sarebbero stati venduti quanti più servizi finanziari. Questo a causa di un indiretto conflitto di interesse, in cui il consulente guadagna più soldi se vende più servizi. Da circa un mese a questa parte questo scenario è cambiato con l’introduzione di una figura professionale chiamata consulente finanziario indipendente. All’interno di una società di consulenza finanziaria, il ruolo del consulente indipendente è pressoché identico a quello classico, solo che in questo caso la sua remunerazione è basata sulle parcelle, questo fa si che venga eliminato il conflitto di interesse di cui sopra, portando così vantaggi sia al consulente che è libero da vincoli e dal risparmio del cliente.

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Far fruttare i propri risparmi con una consulenza finanziaria

Di recente è uscita nella Gazzetta Ufficiale la notizia del decreto che definisce le norme, le regole e i requisiti patrimoniali e di indipendenza delle agenzie di consulenza finanziaria sia del tipo Società a responsabilità limitata, sia del tipo Società per azioni.
Il documento che disciplina l’attività di consulenza finanziaria indipendente presenta alcuni punti come: il requisito di indipendenza per soci ed  esponenti aziendali, l’iscrizione all’Albo di categoria per soci, amministratori, collaboratori e dipendenti che esercitano consulenze finanziarie per conto della società ed infine è obbligatoria la denominazione sociale di “società di consulenza finanziaria”. Il decreto entrerà in vigore il 13 Giugno, ora bisognerà solo attendere la data effettiva di partenza dell’albo di categoria.

Il consulente finanziario indipendente è sicuramente una figura professionale necessaria a chi intende investire i propri risparmi nel mondo della finanza senza correre troppi rischi o fare gesti avventati che vanificherebbero anni e anni di risparmi e sacrifici di una vita. Avere troppa fiducia nelle proprie capacità e competenza finanziarie improvvisate può portare davvero brutti scherzi. Godiamo di una buona consulenza finanziaria quando quello che diciamo viene ascoltato con attenzione e ci viene poi comunicato e spiegato con parole semplici la soluzione e la strategia. Meglio ancora se al termine delle spiegazioni del consulente quest’ultimo ci chiede addirittura di ripetere tutto quello che si è ascoltato, in modo da verificare che si sia capito realmente tutto ma soprattutto in modo corretto.

La differenza sostanziale tra un consulente finanziario di tipo tradizionale e la nuova figura del consulente finanziario indipendente è che quest’ultimo non percepisce nessun guadagno dall’istituto di credito per i servizi e i prodotti che consiglia e vende ai propri clienti. Il pagamento dei suoi servizi è a parcelle anche perché non esercita attività di promozione finanziaria ne di intermediazione assicurativa.

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Tasse anti crisi: ma basteranno?

Siamo in un periodo di crisi finanziaria e le continue Manovre finanziarie pesano pesantemente sulle tasche degli Italiani.
Ma queste manovre basteranno ?
Leggendo vari forum, blog e post sul web, è emerso che gli italiani o almeno i giovani italiani sono molto diffidenti anche perchè pensano che la vera soluzione per la crisi non è stata fatta e che probabilmente non verrà mai fatta.
Riduzione parlamentari e soprattutto costi della politica evitando le false notizie di tagli allo stipendio (ndr. l’ultima notizia in tal senso parlava di una riduzione di euro 700 nette di stipendio ai parlamentari mentre in realtà era una rinuncia a euro 700 nette di aumento dello stipendio parlamentare dovuto al cambio previdenziale) e lotta seria alle evasioni con un controllo incorciato.
Che cosa significa controllo incorciato? Semplice per ogni soggetto giuridico è possibile sapere esattamente il suo tenore di vita: basta controllare proprietà e beni in possesso, ammontare delle spese di gestione (luce, gas, acqua ecc.) e così via e capire se i torni contano? Il loro utile sarà sempre maggiore delle loro spese?

C’è diffidenza da parte dei giovani che negli ultimi mesi sono alla ricerca di finanziamenti agevolati o a fondo perduto per lo Start Up Imprenditoriale. Creare una nuova impresa: è questa la soluzione anti crisi dei giovani italiani sia per combattere la mancanza di “lavoro” che per consentire un risollevamento dell’economia italiana.

E come ottenere finanziamenti? Tramite appositi bandi nazionali e regionali e tramite finanziamenti di Agenzie nazionali di Sviluppo Imprese (es. Sviluppo Italia o Invitalia). Oppure usufruendo del servizio di consulenza da parte di un professionista in Finanza Agevolata ossia il consulente finanziario.

C’è crisi e c’è anche una forte manovra. Basterà? Dovrà essere potenziata? Lo scopriremo presto tutti noi italiani sperando di non rimanere troppo “prosciugati” dalla manovra stessa.

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