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Il siciliano Nicolò Morales approda a Venezia e presenta “Ricostruzione” alla mostra “Spoleto incontra Venezia”

Alle prestigiose mostre di “Spoleto incontra Venezia” è possibile ammirare le magnifiche opere di ceramica dell’artista Nicolò Morales. La mostra, curata dal Prof. Vittorio Sgarbi, con la direzione del manager Salvo Nugnes, è visitabile a Palazzo Rota Ivancich, nei pressi di Piazza San Marco, dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014. In esposizione i noti nomi di Dario Fo, Eugenio Carmi, José Dalì, e PierPaolo Pasolini in una retrospettiva fotografica di Roberto Villa.

Nicolò Morales si definisce  un “curioso” sperimentatore delle arti visive, depositario della millenaria tradizione ceramica di Caltagirone. Egli vanta un’esperienza trentennale iniziata da giovanissimo. Ogni sua singola opera è espressione di lavoro manuale ed intellettuale, di sentimento e di emozioni. La collezione di Nicolò Morales rievoca oggetti antichi nelle forme e nei decori, nonché nelle tecniche di lavorazione e nel reperimento delle materie prime.

Nel suo opificio si possono apprezzare le protomaioliche in decorazioni federiciane della Corte di Svevia risalenti al XIII secolo, e i vasi antropomorfi, testimonianza della sconfitta dei Saraceni ad opera della Lega Santa nella Battaglia di Lepanto del 1571. Morales è abilissimo nell’unire l’arte plastica a quella decorativa: ne sono un chiaro esempio le produzioni barocche di lavabi da sacrestia e i vasi trionfali del XVII- XVIII secolo.

Le sue opere però, pur essendo legate alla tradizione mediterranea, sono originali e di straordinaria attualità. Nell’operato di Morales vi è la ricreazione di vasi in smalto turchino, di lumi, lucerne antropomorfe, piatti, e moltissime altre opere che completano e rendono unica nel suo genere la sua collezione. Negli ultimi anni Nicolò Morales ha ideato e creato una linea contemporanea sperimentale, espressione del suo estro, che ha attirato l’attenzione di insigni architetti, critici, e artisti con i quali ha collaborato e collabora a livello nazionale e internazionale.

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Spoleto Arte esporrà Gianmaria Bonà insieme ad rinomato di gruppo artisti

Le sontuose mura dello storico Palazzo Leti Sansi, in Piazza del Mercato a Spoleto, sono pronte per accogliere le imminenti mostre di “Spoleto Arte” curate dal critico Vittorio Sgarbi, con l’organizzazione del manager Salvo Nugnes, che si svolgeranno dal 27 Giugno al 24 Luglio. 

All’interno del nutrito gruppo di personaggi rinomati in esposizione, partecipa anche Gian Mario Bonanomi, alias Gianmaria Bonà, nome di calibro nel panorama pittorico e scultoreo attuale. Da sempre coltiva la passione per l’arte, che lo spinge a introdursi e frequentare gli ambienti milanesi e lombardi più selezionati nel settore e a conoscere personalità molto affermate, artisti, architetti, stilisti, esperti e geniali menti creative.

Nel 1982 allestisce la sua prima personale, con lusinghiero successo. Incontra il maestro figurativo Felice Bossone instaurando una positiva amicizia e diventando abitudinario del suo studio, per prendere lezioni e apprendere gli insegnamenti primari per sviluppare la sua personale impronta stilistica. La ricerca è influenzata dall’espressionismo, dall’astrattismo lirico informale, eseguiti prevalentemente con tecnica mista. Le sue opere sono annoverate in importanti collezioni pubbliche e private, conservate in Italia e all’estero.

Nel comparto della scultura, l’uso di materiali non “Sofisticati” come i metalli, che abbina alla rappresentazione di elementi naturali e appartenenti alla visione quotidiana, offre al fruitore un linguaggio comunicativo di spontaneo approccio e immediata comprensione. Il suo messaggio è un richiamo di incipit verso il recupero della naturalità, delle concezioni più genuine, dei sentimenti e del patos emozionale, che lo guidano nelle idee ispiratrici.

Acquista particolare rilievo il rapporto con la natura, con gli esseri viventi, che la popolano e sono inseriti nell’ambiente circostante, come una forma di esortazione simbolica verso l’uomo al rispetto e alla tutela del mondo circostante. Il suo è un ritorno alla concezione esistenziale di matrice naturale, un viaggio alle origini, che ci appartengono e non vanno dimenticate. I soggetti proposti contribuiscono a dare una nuova formulazione alla dimensione figurativa più tradizionale, perché le sue opere, proiettate a tutto tondo in prospettiva tridimensionale, trasformano la percezione della realtà senza modificarla e intaccarne i principi costitutivi basilari, interagendo in un rapporto sinergico con la globalità spaziale, che funge da immaginaria cornice di contorno per delimitare i volumi delle fluttuanti e dinamiche creazioni.

Colpiscono la cura formale e l’attenzione al dettaglio più minuzioso, frutto di una lunga e calibrata preparazione professionale e di un arricchente patrimonio di esperienze, vissute con profonda intensità anche a livello personale, che Bonà confluisce nella fase esecutiva. Ne emerge un plus valore aggiunto, che scavalca la barriera razionale e fornisce un contenuto percettivo e sensoriale di elevata consistenza, da condividere con l’osservatore, generato dalla stretta simbiosi di relazione tra “Contenuto” e “Contenitore”.

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