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La tradizione culinaria di Asti

In autunno ci sono dei luoghi in Italia che si vestono di colori incredibili e ritorna la voglia delle gite fuori porta. Le langhe regalano in questo periodo dell’anno una campagna scenografica, un’infinita ripetizione di vigne che si rincorrono tra le dolci colline piemontesi, in lizza per diventare Patrimonio dell’Umanità.
Navigando per la campagna nei dintorni di Asti ci si imbatte in case signorili, in castelli imponenti, nell’antichissima via Francigena che fu percorsa dai pellegrini, nelle torri medievali di vedetta. Alla tradizione culturale e architettonica si affianca quella culinaria, anch’essa ricca di colori e meraviglia. L’autunno è la stagione del re della tavola piemontese, del prodotto di eccellenza che fa tremare di invidia tutto il mondo: il tartufo bianco.
Asti si immerge in questo contesto autunnale con serena placidità, raccogliendo sia il richiamo degli occhi che quello della bocca. Basta entrare in un ristorante di Asti per assaporare i piatti tipici di questa regione, come gli agnolotti, la bagna cauda e il torrone, per degustare un buon vino rosso, di quelli che hanno resa nota la provincia come il Barolo, il Dolcetto e il Barbera. È sufficiente passeggiare per il centro di Asti per riscoprire uno dei più ricchi patrimoni edilizi dell’epoca medievale.

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Il dolcetto d’alba: un rosso piemontese molto apprezzato

Sapore asciutto, gradevolmente mandorlato, colore rosso rubino intenso, con spuma fragrante e dolciastra, vino conviviale per eccellenza, questo è il Dolcetto d’Alba. Quando si parla di questo vino rosso del Piemonte vengono in mente feste di campagna, atmosfera gioviale ed il buon cibo tipico della zona dell’Alto Montefeltro, luogo d’elezione dei vitigni “Aleatico, Moscato Nero e Brachetto”. Il Dolcetto d’Acqui viene prodotto in 23 comuni dell’Alto Monferrato, un’area viticola che si sviluppa prevalentemente intorno ai due centri maggiori di Acqui Terme e di Ovada, ed è ottenuto dal vitigno omonimo, che si presume originario di questa zona, anche se la sua storia è abbastanza complessa. I primi documenti relativi al vino DOC Dolcetto risalgono alla fine del ’700, quando nelle “Istituzioni” del Conte Nuvolone, vicedirettore della Società agraria di Torino, si parlava di un vino denominato “Dosset“, chiamato così perché il vitigno Dolcetto cresce bene sui “dossi”, o “duset” in piemontese. Il “Dolcetto” è ritenuto dolce dai profani, mentre si tratta di un vino assolutamente secco e con sapore leggermente amarognolo; in realtà è l’uva da cui deriva ad essere molto dolce, tanto da essere stata apprezzata in passato come ottima uva da tavola. Questo superbo vino piemontese è ricercatissimo al di là dell’Atlantico, dove gode di ottima fama, sia come vino da dessert sia come vino adatto per accompagnare succulenti piatti di cacciagione.

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