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Lettera aperta alla classe politica

Si rimane sempre di più basiti,come Cittadini, nel leggere le diatribe correnti politiche inter-poli e gli
emolumenti ai politici di vario livello ed ai Dipendenti-accessori della Camera dei Deputati e dei vari Dirigenti Regionali,ecc. Una remunerazione che non ha paragoni in altri Paesi Civili, basti pensare al Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano che prende letteralmente il doppio del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.Noi abbiamo oramai una struttura sociale a Caste. Chi produce e’ tartassato,chi dovrebbe “guidare” una Nazione invece, oltre che “pensare” a loro stessi:vedi diritti acquisiti, che rimangono solo per loro, mentre ad altre categorie sono stati letteralmente cancellati:vedi legge Fornero,ecc.;non guardano e non seguono valori etici e politici che dovrebbero indirizzarli ad una guida socialmente valida. Una classe dirigente intelligente dovrebbe avere quella sensibilita’ politico-sociale necessaria a recepire le problematiche della societa’, gli aiuti tecnici, giornalistici,ecc.sono presenti ed attivi, comunque l’informazione diretta ed indiretta e’ presente per recepire le istanze della Popolazione Italiana.Oramai siamo divisi in classe e ceti in struttura piramidale dove la base geometrica e’ composta da disoccupati, esodati,pensionati a basso reddito.
Siamo ancora all’ennesimo insulto nei confronti della maggioranza della Popolazione,vedi: finanziamento pubblico ai Partiti,(e sentiamo ancora qualcuno che dice se viene tolto c’è il rischio di perdita della democrazia),vitalizi,stipendi dalle Provincie alle Regioni,ecc.,poi barbieri,commessi con stipendi elevatissimi della Camera dei Deputati; esiste oramai una bibliografia degli sperperi che non ha eguali nel mondo occidentale,questo non significa pero’ che negli altri Paesi sia meglio, noi dobbiamo pensare alla nostra Italia.
Una classe politica che non produce un euro a favore della Comunità non puo’ durare.In questo Paese abbiamo delle eccellenze che nel resto del Mondo ci invidiano: vedi: la CRI, la Protezione Civile, la Sanità,
le forze dell’Ordine,ecc.; dall’altra parte i parassiti politici in assetto di comportamento continuativo e persistente nell’incapacita’ nel capire e nel sacrificarsi e nel dare quel valore aggiunto che darebbe a loro ed a noi un qualcosa di positivo. Oggi si parla di diminuire i cost, anchenella sicurezza, si riducono le Caserme dei Carabinieri e si continua a far fare sacrifici ai Militi che garantiscono la nostra sicurezza ma si aumentano le scorte,che sono pagate da noi per i nostri politici che sono i piu’ scortati del Mondo.Quando intendo Forze di Polizia intendo tutto l’universo della sicurezza nazionale.
Lo sfruttamento dell’Uomo cambia forma e metodo, ma la sostanza rimane invariata, la Storia ci ha insegnato che prima o poi la disperazione esplodera’.
Dottor Antonello Quattrocchi –Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo-Udine. Udine 14 agosto 2013

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Sindacato del lavoro: salvaguardare i diritti dei lavoratori dopo la riforma Fornero

La riforma del Ministro Elsa Fornero è legge dal 18 luglio scorso. Approvata dalla Camera con 393 voti favorevoli, 74 no e 46 astenuti, ha immediatamente scatenato molte polemiche, soprattutto perché è stata approvata in un periodo particolarmente difficile per l’Italia, alle prese con i gravi problemi economici e riguardanti il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori.

A tal proposito le critiche più accese, anche da parte del sindacato del lavoro, si sono incentrate sul fenomeno degli esodati, vera e propria nuova “categoria” di lavoratori che sono usciti dal mercato del lavoro senza aver maturato i requisiti per accedere al trattamento pensionistico, specie in conseguenza dell’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. Si tratta di tutti quei lavoratori che, prossimi alla pensione, hanno scelto di lasciare il lavoro dietro la corresponsione da parte della propria azienda di una buonuscita-ponte, firmando il licenziamento o accettando di essere messi in mobilità. Sebbene sia diventata una pratica aziendale piuttosto diffusa nell’imprenditoria italiana, per cercare di far quadrare i conti, questa soluzione ha dato origine ad una situazione altamente critica.

Il problema fondamentale che attanaglia questa fascia di persone è esploso con la definizione della riforma previdenziale che ha cancellato la pensione di anzianità, limitando la possibilità di uscita anticipata rispetto al momento del trattamento di vecchiaia. In pratica lo spostamento in avanti dell’età pensionistica, in alcuni casi anche di 5-6 anni, fa sì che molti lavoratori si ritrovino senza stipendio, in quanto hanno lasciato il lavoro, e allo stesso tempo anche senza assegno pensionistico, perché non ne hanno ancora maturato il diritto.

Da questi presupposti è nata l’esigenza, anche da parte del sindacato del lavoro, di salvaguardare questi soggetti, scendendo in piazza per difendere i diritti dei lavoratori e di tutti gli esodati, senza vincoli numerici di sorta. Il primo risultato è stato il riconoscimento, da parte del Governo, di 65 mila soggetti da tutelare, il la cui la maturazione dei requisiti avverrà secondo le vecchie regole, a fronte dei 330 mila ex lavoratori individuati dall’Inps.

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