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Volontariato e società

La prevenzione funziona; anche quella alla droga.

Distribuiti 1000 opuscoli agli abitanti di San Benedetto del Tronto a scopo preventivo

 

Soddisfatti i volontari, che nonostante la preoccupazione generale, domenica hanno trovato un atmosfera molto ricettiva da parte delle migliaia di persone che hanno trascorso il pomeriggio sul lungo mare di San Benedetto del Tronto.

 

Il risultato è stato di oltre 1000 copie di opuscoli informativi dal titolo La verità sulla droga, La verità sugli Inalanti e La verità sulla Marijuana consegnati direttamente nelle mani delle persone.

 

In realtà la droga è una vera epidemia sociale, che viene un po’ sottovalutata visto che uno viene “contagiato” con le idee e il marketing piuttosto che con un virus. Ciò non significa che non si stia dilagando a macchia d’olio o che non sia letale. Proprio come sosteneva l’umanitario L. Ron Hubbard, “la droga è un problema planetario”, e le statistiche parlano chiaro.

 

La marijuana è una droga come l’alcool, la cocaina o l’estasi. E come questi altri farmaci, ha effetti collaterali che possono essere dannosi.

 

Bisogna pensare che ad oggi, la droga più usata a livello mondiale resta la cannabis, (188 milioni i consumatori nel 2017, in crescita nel Nord America, Sud America e Asia, mentre il consumo di oppiacei sale in Africa e Europa ma anche nei Paesi asiatici e nordamericani, 53,4 milioni i consumatori totali, 50% in più in un anno.)

 

Ecco perché le persone apprezzano veramente la campagna La verità sulla droga che, senza mezzi termini, descrive le sostanze maggiormente in uso, tratta degli effetti a breve, medio e lungo termine e offre testimonianze di ragazzi che ne hanno fatto l’esperienza.

 

Non di meno descrivono i luoghi comuni e le BUGIE usate per diffondere l’uso epidemico di droga nella società. Ecco perché LA VERITA’ SULLA DROGA!

 

 

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Salute e Benessere

Italia, spesa sanitaria sotto la media Ue, la conferma del report Ue-Oecd

Spesa farmaci in italia

Roma, 4 dicembre – Un lancio dell’agenzia Ansa torna sul rapporto State of health in the Eu realizzato da Commissione europea e Organizzazione per la cooperazione o sviluppo economico (Oecd), sottolineando come esso confermi il dato di fatto che, con ogni probabilità, è la prima ragione dei problemi del sistema sanitario del nostro Paese: l’Italia spende meno per la sanità rispetto alla maggior parte degli altri Paesi dell’Europa occidentale.

Nel 2017, rileva l’autorevole report, l’Italia ha destinato alla sanità l’8,8% del Pil, ovvero una percentuale inferiore di ben un punto percentuale (corrispondente a circa 12 miliardi di euro)  alla media dell’Unione europea, che è del 9,8%. Per contro (e, verrebbe da dire, di necessità) i cittadini italiani mettono mano al proprio portafoglio per curarsi molto di più e più spesso degli altri europei: la spesa out of pocket per curarsi supera infatti ampiamente la media europea, arrivando al 23,5% della spesa sanitaria totale, ovvero quasi un quarto del totale (negli altri Stati membri di ferma al 16%, ben 7,5 punti percentuali in meno).

Il 40% di quello che i cittadini italiani sborsano di tasca propria è destinato alle visite mediche e agli esami diagnostici fatti in privato, e quasi la metà di questa voce di spesa riguarda in particolare la cura dei denti. I farmaci rappresentano invece circa il 30% e il restante 30% è dovuto per lo più al prezzo dei ticket per le visite specialistiche e gli esami con prescrizione del medico di famiglia e alla differenza di prezzo tra il farmaco branded acquistato in farmacia e quello del corrispondente prodotto equivalente, meno costoso.

FONTE: www.rifday.it
IMMAGINE: pixabay.com

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Editoriali Salute e Benessere

Amazon Pharmacy per il la vendita di farmaci online

Amazon vende farmaci online in USA

Amazon vende farmaci online in USA

Amazon Pharmacy per il la vendita di farmaci online

Roma, 21 novembre – “Le minacce della e-pharmacy sono il vero nemico da cui debbono guardarsi le farmacie: un gigante come Amazon ci mette poco a cannibalizzare il settore, mettendo in ginocchio la rete degli esercizi territoriali, come è già accaduto in altri mercati per una miriade di piccoli negozi”.

Lo diceva poco più di un anno Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri,  in un’intervista rilasciata alla rivista iFarma nell’estate del 2018, perfettamente consapevole dei profondi cambiamenti prodotti dall’information technology, capace di cambiare il mondo in una manciata di anni senza che molti quasi se ne accorgessero e facessero in tempo ad adeguarsi, finendo in molti casi per essere travolti.

Il rischio paventato dall’autorevole farmacologo sembra ora essersi fatto più vicino e minaccioso: il gigante mondiale dell’e-commerce, Amazon, ha infatti annunciato nei giorni scorsi la nascita di Amazon Pharmacy, divisione che si occuperà di uno dei pochi mercati destinati a crescere (quello appunto dei farmaci) al quale l’azienda di Jeff Bezos guarda con attenzione e interesse da anni, come testimoniato dall’acquisizione a carissimo prezzo, nel 2017, di PillPack. Operazione che merita un breve riassunto, anche per meglio per comprendere il significato della nuova mossa di Amazon.

PillPack, come qualcuno ricorderà, è l’azienda fondata da un farmacista e un ingegnere informatico che ha sviluppato un innovativo sistema di gestione dei medicinali: il cliente, dopo aver attivato un account, indica sia i farmaci che usa normalmente sia la sua farmacia di riferimento (che detiene le prescrizioni mediche), quindi fornisce i propri dati assicurativi e quelli di pagamento. Dopodiché PillPack consegna al cliente un dispositivo che contiene tutti i medicinali correttamente divisi per giorno in bustine etichettate. In questo modo, il paziente non deve fare altro che sfilare dalla bocca del dispenser la sua bustina quotidiana. Grazie a una app per smartphone, è poi possibile gestire i nuovi ordini per la ricarica e ricevere la consegna in pacco anonimo direttamente a casa. Nel caso di cambiamento di prescrizioni o scadenze, il proprio medico può direttamente contattare l’azienda.

Un servizio molto evoluto e personalizzato, dunque, grazie anche alla dettagliata profilazione dei  clienti-pazienti e dei loro bisogni. Ma anche un servizio fin qui rivelatosi efficiente, preciso e puntuale e con ricadute estremamente positive in termini di aderenza alle terapie, fattore che lo rende molto interessante anche agli occhi delle compagnie assicurative: cure appropriate e assunte correttamente sono una variabile fondamentale nella ottimizzazione e quindi nel contenimento delle spese sanitarie. Ovviamente, per sviluppare il suo business ha dovuto chiedere (ottenendole senza troppa fatica) le licenze per vendere farmaci al pubblico, asset fondamentale e che – insieme a tutto il resto – ha convinto Bezos a sborsare l’iperbolica cifra di un miliardo di dollari per assicurarsi PillPack, considerandola l’arma finale per arrivare (in tempi relativamente brevi) ad assicurarsi una quota del 30% del mercato delle farmacie online statunitensi, con margini impressionanti.

Quell’arma, ora, Bezos si accinge ad usarla in tutta la sua potenza:  lo testimonierebbe, secondo quanto riferisce l’emittente statunitense Cnbc, la decisione  di cambiare la ragione sociale e il logo di PillPack, fin qui presentatasi al pubblico come “an Amazon company”. Ora diventa   “PillPack by Amazon Pharmacy”, a sottolineare un fondamentale upgrading da società satellite a divisione integrata all’interno di Amazon.  Che a sua volta, aggiungendo Pharmacy al marchio, conferma senza alcuna possibilità di equivoco la sua intenzione di premere sull’acceleratore del business pharma,  in particolare nel mercato dei farmaci da prescrizione, che negli USA vale oltre 330 miliardi di dollari e rappresenta per Amazon un’opportunità estremamente redditizia. Fatto che rappresenta una pessima notizia, prima di tutto, per i colossi della distribuzione che gestiscono  tradizionali catene di farmacie, come CVS e Walgreens.

PillPack  ha subito dichiarato che non ci saranno cambiamenti nel servizio per i clienti esistenti o nuovi e che manterrà  comunque il proprio marchio, anche se nelle prossime settimane informerà i suoi clienti della sua nuova “dignità”, utilizzando alla scopo etichette e materiali stampati che includeranno riferimenti ad Amazon Pharmacy. Intanto, sulla home page del sito della società ha già fatto capolino il nuovo logo PillPack by Amazon Pharmacy. E Amazon (altra dimostrazione dell’importanza strategica che annette all’operazione) sta a sua volta promuovendo PillPack, presentandola ai  suoi clienti Prime con una landing page appositamente lanciata per presentare il servizio. Cosa che – per dare un termine di paragone – non era avvenuta in passato per altri settori: il marchio di calzature Zappos, ad esempio, acquistato nel 2009, non menziona mai Amazon, nemmeno nella sua pagina “About us” o in quella relativa ai termini di servizio.

Sulla base di quanto riferisce Cnbc, il percorso è chiaro: “La modifica del marchio significa che le ambizioni di Amazon nel mercato della farmacia vanno anche oltre PillPack” ha dichiarato ad esempio Stephen Buck, un analista che ha lavorato nel settore farmacia per più di un decennio, secondo il quale Amazon Pharmacy potrebbe essere una farmacia che dispensa tutti i tipi di prodotti e prescrizioni e potrebbe anche evolvere in una sorta di marketplace di farmacie, al cui interno altre farmacie propongono la vendita on line di farmaci.

Ulteriore segnale dell’importanza delle novità sul naming di PillPack è la promozione di n altro segnale della crescente importanza di PillPack: l’AD   TJ Parker,  il giovane farmacista che fondò  l’azienda nel 2013 insieme a Elliot Cohen per poi venderla a Bezos nel 2018, ha ottenuto durante l’estate  i galloni di vicepresidente e se in precedenza riferiva al vice presidente di Amazon Nader Kabbani, ora riferisce direttamente a Doug Herrington, vice presidente senior della compagnia per il Nord America.

Se Amazon Pharmacy, almeno negli USA, può approntare il suo assalto finale al mercato dei farmaci, va precisato che una tale prospettiva è al momento preclusa altrove, del tutto o in parte: in Italia, ad esempio, le uniche vendite di farmaci on line consentite sono quelle di medicinali senza obbligo di prescrizione, che peraltro possono essere venduti soltanto dai siti delle farmacie e delle parafarmacie  in possesso di apposita autorizzazione del ministero della Salute. Del tutto vietata, invece, la vendita tramite portali marketplace. Ma, appunto, è la situazione attuale, e potrebbe cambiare, anche alla luce dell’andamento positivo del mercato on line di farmaci Sop e Otc (insieme ovviamente a tutte le altre referenze commerciali), che registra incrementi davvero significativi.

E se mai le regole cambiassero (così come sono inopinatamente cambiate due anni fa quelle sulla proprietà delle farmacie) non sarà inutile ricordare che Amazon in Italia si è già mosso con grande lucidità strategica: è del novembre 2018, solo per fare un esempio, l’ottenimento della licenza per svolgere nel nostro Paese il servizio di corriere postale, con le ragioni sociali Amazon Italia Logistica e Amazon Italia Transport. Licenza che, peraltro, si è andata a saldare con l’accordo stretto nel giugno del  2018 con Poste Italiane per la consegna a domicilio dei pacchi del gruppo  (definito all’epoca come “una partnership per lo sviluppo dell’ecommerce in Italia”) e che rafforza le strategie di penetrazione del gigante dell’e-commerce mondiale in Italia.

Tutto questo per dire che il rischio paventato da Garattini non è un esercizio da profeti di sventura, ma la prefigurazione di scenari che non solo sono possibili ma probabili, essendosi già materializzati altrove. Inutile cullarsi nella illusoria convinzione che “certe cose non cambieranno” e che nella società e nella cultura italiana non c’è spazio per quelle che qualcuno ritiene ancora “americanate”, per usare un termine d’altri tempi.

Nella patria della dieta mediterranea, nessuno scommetteva due lire sugli hamburger con patatine e ketchup dei fast food, che invece hanno cambiato le nostre abitudini alimentari e oggi punteggiano i nostri centri storici, parte integrante dei nostri panorami urbani. Ma anche altre “americanate” come Halloween e il Black Friday, solo per fare due esempi di stagione, con buona pace di chi riteneva che mai e poi mai avrebbero potuto attecchire nel Bel Paese, si sono invece radicati a tempo record tra le abitudini nazionali. E questo nonostante si trattasse di “americanate” che non viaggiavano alla velocità supersonica con cui viaggia tutto ciò che il web porta con sè. E solo questo – per tornare alle farmacie – meriterebbe più di una riflessione, L’argomento, invece, non sembra registrare molta attenzione da parte delle rappresentanze di categoria (solo per fare l’ultimo e più fresco degli esempi, nelle 20 pagine della lunga e articolata relazione del presidente Andrea Mandelli al Consiglio nazionale della Fofi del 18 novembre, non una sola riga è dedicata alla questione),  comprensibilmente impegnate in problemi come, solo per citarne alcuni,  la riforma della remunerazione, la farmacia dei servizi e il rinnovo della convenzione: L’urgenza del presente, insomma, prevale sul futuro. Anche quando, come in questo caso,  e per questo, forse, il futuro ha una strettissima parentela con il presente.

FONTE: www.rifday.it
IMMAGINE: www.rifday.it

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Un italiano su 4 assume farmaci senza consultare il medico

Il fai da te si applica anche alla salute e l’automedicazione è una pratica che gli italiani conoscono bene, forse anche troppo: secondo i risultati dell’ultima indagine di Dottori.it il 23,4% degli italiani assume farmaci con obbligo di prescrizione senza consultare il medico.
Il portale, che riunisce i medici specialisti italiani (www.dottori.it), ha chiesto all’Istituto di ricerca Demoskopea di intervistare un campione rappresentativo dell’universo di riferimento in Italia, pari a circa 37milioni di individui tra 18 e 65 anni. Le loro risposte parlano chiaro: quasi un intervistato su quattro, negli ultimi dodici mesi, ha assunto autonomamente farmaci che invece richiedevano la prescrizione medica.
Ma quali sono i farmaci più usati in autonomia dagli italiani? La risposta più ricorrente degli italiani è relativa agli antidolorifici, indicati dal 55,1% degli intervistati. Non mancano, però, gli antibiotici, farmaci utilissimi ma che, come ribadisce l’Aifa – l’Agenzia italiana del farmaco – vanno tassativamente utilizzati dietro il consulto medico, perché un uso improprio (non solo in termini di dosaggio, ma anche di orari di utilizzo e durata della terapia) può rivelarsi inutile, se non persino dannoso. Eppure, il 37% del campione ammette di averli usati di spontanea volontà: addirittura, questo dato sale al 42,9% nella fascia di età compresa tra i 45 e i 54 anni.
Molto utilizzati in autonomia dal proprio dottore sono gli antistaminici (indicati dal 28,8% del campione) e gli antipiretici (20,3%), nonostante per entrambe le tipologie esista la possibilità di incappare in fenomeni allergici o di sensibilizzazione al principio attivo. Addirittura, il 5,9% del campione dichiara di aver assunto, negli ultimi dodici mesi, degli psicofarmaci senza chiedere un confronto con il medico – percentuale che sale oltre il 10% se si isolano le risposte degli intervistati di età compresa tra i 25 e i 34 anni.
Siamo un popolo di sconsiderati? I numeri dicono questo, ma un terzo di chi ha assunto farmaci con obbligo di ricetta senza il confronto con il proprio medico si ritiene poco imprudente (34,7% del campione), contro il 29,7% che invece ammette di essere abbastanza imprudente – percentuale, questa, che sale fino al 34% tra i laureati e al 37,5% tra i giovani fino a 24 anni. Del tutto sicuro delle proprie azioni il 14,4% degli intervistati.
«Se i piccoli fastidi che interferiscono con lo svolgimento delle nostre attività quotidiane possono essere affrontati e curati efficacemente anche senza il consulto con un medico – dichiara Vito Ciardo, General Manager di Dottori.it – quando si deve ricorrere a farmaci che vengono venduti tramite prescrizione è fondamentale ricorrere all’intervento di uno specialista, in grado di offrire un supporto tecnico, oltre che un sollievo psicologico di grande importanza. Contattare uno specialista è oggi più semplice, perché sono sempre di più i medici che ricorrono al web per velocizzare i processi di comunicazione con il paziente.»
«Nell’ambito dell’indagine realizzata per Dottori.it – ha dichiarato Stefano Carlin, Amministratore Delegato di Demoskopea – abbiamo potuto sottolineare come tra i più giovani emerga un uso più disinvolto dei farmaci e dell’automedicazione: tra gli under 24 la percentuale di chi usa medicinali senza confrontarsi con uno specialista supera il 27%. Più attenti gli adulti e gli anziani, forse per una più radicata abitudine al consulto medico: l’automedicazione con farmaci con obbligo di ricetta tra gli over 55 si abbassa al 18%.»

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Farmaci generici: l’importanza dell’aderenza alla terapia

Il prof. Claudio Borghi, Ordinario di Medicina Interna al Sant’Orsola Malpighi di Bologna, sottolinea l’importanza dell’aderenza alla terapia e quanto questa sia condizionata dalle caratteristiche del farmaco.

L’aderenza può modificarsi se il paziente non riconosce nel farmaco generico quello con cui ha familiarità, e in questo caso sta al medico spiegarlo al paziente. Quanto più un farmaco si mantiene riconoscibile, tanto più il paziente lo assume con continuità.

Quanto è importante l’aderenza alla terapia?

L’importanza dell’aderenza alla terapia è assolutamente fondamentale. In generale, la prevenzione e il trattamento delle patologie cardiovascolari si basa sull’uso di sostanze efficaci in grado di prevenire lo sviluppo di queste condizioni. È altrettanto vero che la probabilità che un farmaco sia in grado di esercitare questo tipo di prevenzione dipende dall’assunzione costante da parte del paziente. Per cui, quanto è più alta l’aderenza tanto maggiore è la probabilità che quel farmaco eserciti un effetto misurabile e quindi sia in grado di esercitare un grado di prevenzione sostenibile. In pratica, quindi, solo i farmaci che vengono assunti sono in grado di essere efficaci, solo i farmaci con elevata aderenza sono in grado di prevenire le complicanze cardiovascolari.

È fondamentale che il paziente “riconosca” il farmaco? Come assicurare la riconoscibilità?

L’aderenza è condizionata molto spesso dalle caratteristiche del farmaco, quindi dalla sostanza in esso contenuta. Se la sostanza è di buona qualità, l’aderenza è elevata ed il trattamento è efficace, e ciò sia che si tratti di una formulazione brand che di una formulazione generica. Ovviamente alcuni aspetti dell’aderenza alla terapia potrebbero modificarsi, soprattutto perché il paziente potrebbe non riconoscere in un farmaco generico il farmaco con il quale ha familiarità. In questo caso, sta al medico spiegare al suo paziente quale sia la sostanza fondamentale dei farmaci generici e che, se assunti in maniera appropriata, sono ugualmente efficaci.

La maggior parte dei pazienti non è in grado di riconoscere le caratteristiche dei farmaci dal punto di vista chimico, perché si tratta di un aspetto tecnico. Ecco perché li riconosce dal loro aspetto. Molti dei nostri pazienti, quando interrogati, dicono che stanno assumendo una pillola bianca, una pillola gialla, rossa oppure ricordano le caratteristiche della scatola, il colore e il carattere con cui è scritto il nome del farmaco. Quindi, la riconoscibilità del farmaco è in pratica l’elemento nei cui confronti il paziente ha fiducia e quanto più un farmaco si mantiene riconoscibile, tanto più esiste la certezza da parte del paziente di ottenere l’efficacia della terapia con l’assunzione in continuità di un farmaco.

Stante il proliferare incontrollato di farmaci generici, è importante che il paziente sia fidelizzato a farmaci che sono risultati efficaci e la cui affidabilità terapeutica sia certificata dalla appartenenza ad una multinazionale farmaceutica in grado di assicurare una terapeutiche elevata qualità del farmaco. Ad oggi non vi è una legge che verifica la affidabilità dei farmaci generici, pertanto brand certificato e riconoscibile ed efficacia comprovata nel singolo paziente dovrebbero essere gli elementi guida nella scelta di un trattamento farmacologico.

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Vademecum affinché la scuola dei vostri figli sia un luogo d’Istruzione ed Educazione

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  • 31 Marzo 2014

Scopo del vademecum
Proteggere i bambini e le loro famiglie dalla possibilità di abusi nelle scuole generati da test psicopatologici, false etichette di malattia mentale e somministrazione di psicofarmaci.
COSA FARE:
1. Recatevi alla Segreteria della scuola frequentata da vostro figlio e presentate una comunicazione da voi scritta, firmata e fatta protocollare, che dichiari il vostro totale rifiuto a far sottoporre vostro figlio, all’interno della scuola, a prove di valutazione psicologico-psichiatrica, come per esempio test cognitivi, di personalità, del comportamento, questionari di indagine del linguaggio, della valutazione dell’ansia e della depressione o simili.
Specificate che tale divieto resta valido per tutte le classi frequentate in quell’Istituto sino a revoca scritta e firmata. (Scarica esempio)

Questo eviterà che i vostri figli partecipino alle iniziative proposte e vi metteranno al riparo da qualsiasi intervento a vostra insaputa.
1.A Qualora gli insegnanti, attraverso una comunicazione scritta o tramite un colloquio individuale, intendano indirizzarvi presso specialisti o strutture accreditate per effettuare delle diagnosi su vostro figlio, voi avete il diritto di rifiutarvi, in quanto unici tutori e responsabili del minore.
Potete richiedere sulla base di cosa, esami, valutazioni o altro, vi viene fatta la richiesta, chiedetene copia poiché per la legge 241/90 sulla trasparenza art 9 avete diritto ad avere la documentazione che riguarda vostro figlio.
Inoltre potete appellarvi all’articolo 32 della Costituzione che recita:
Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della dignità umana.
Continua: http://www.ccdu.org/minori/vademecum-scuola

 

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FARMACI MANCANTI. MOVIMENTO CONSUMATORI PRONTA A DIFFIDARE LE AZIENDE FARMACEUTICHE

In merito al fenomeno della irreperibilità di alcuni medicinali, Movimento Consumatori fa sapere che – a tutela dei cittadini che stanno pagando pesantemente le scelte scellerate di un sistema economico che punta a fare profitto e si è dimenticato di dover tutelare prima di tutto le persone affette da gravi patologie – sta procedendo a diffidare le aziende che si rendono responsabili del mancato invio di medicinali alle farmacie. Federfarma già nel luglio scorso aveva denunciato la mancanza nelle farmacie di una serie di importantissimi medicinali. La situazione è dovuta all’esportazione all’estero da parte di depositi intermedi e alcune farmacie, di farmaci destinati al nostro mercato. Questa è una spiegazione, ma non può essere una giustificazione per la carenza di farmaci.

“Se da un lato questa esportazione è legale – afferma Rossella Miracapillo, responsabile dell’Osservatorio Farmaci & Salute di Movimento Consumatori – la lesione dei diritti dei cittadini è comunque un dato di fatto: viene infatti negato il diritto di cura sancito dall’art. 32 della Costituzione e le aziende farmaceutiche devono comunque mettere in campo azioni in grado di far fronte al fabbisogno interno. 
Per limitare il fenomeno dell’esportazione, le aziende ‘contingentano’, ossia razionano pesantemente in modo generalizzato i farmaci destinati alle farmacie senza fare distinzione tra quelle che fanno esportazione per mera speculazione e quelle che invece adempiono al compito di presidi della salute nell’esclusivo interesse dei pazienti.
 La norma prevede che in caso di grave irreperibilità, sia possibile per le farmacie richiedere direttamente alle aziende numeri piccoli di farmaci contingentati”. Ma anche in questo caso Movimento Consumatori denuncia diverse anomalie: in alcuni casi le aziende non rispondono alle richieste, in altri hanno stretti rapporti commerciali di “transito” con pochissimi distributori intermedi, scavalcando di fatto il regime di libera concorrenza,  e questo costringe le farmacie a dover avviare rapporti commerciali con uno o due depositi che di fatto gestiscono i farmaci contingentati in un modo quasi ‘monopolistico’.

“Carenze e ‘monopolio’  – continua la Miracapillo – si traducono in danno per milioni di pazienti costretti a peregrinare da una farmacia all’altra nel tentativo di poter iniziare o di non dover essere costretti a interrompere le cure, perché mancano i farmaci prescritti dal medico di base o dagli specialisti”.

“Visto che il fenomeno della carenza di farmaci non accenna a rientrare, anzi la lista dei prodotti mancanti si sta allungando – dice Alessandro Mostaccio, segretario generale MC – la nostra associazione ha deciso di diffidare le aziende farmaceutiche che non garantiscono l’invio di quanto richiesto dalle farmacie al fine di assecondare prima di tutto la richiesta del mercato italiano.
 Il danno per i malati è gravissimo: è in pericolo il diritto alla salute dei cittadini e la nostra associazione ha l’obbligo di essere al fianco dei più deboli”.

 

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Produzione di farmaci per il benessere mondiale

Sono molte nel mondo le case farmaceutiche che si occupano della produzione di farmaci che agevolano la diffusione di medicinali grazie alle ricerche e lo sviluppo di i nuovi farmaci messi in commercio per la salute mondiale. In questi giorni in India si sta verificando un evento che mette in gioco un mercato ricchissimo e milioni di vite: si tratta di una serie di processi che riguardano la commercializzazione e il brevetto di farmaci a basso costo.

In India si producono farmaci a basso costo che vengono commercializzati in tutto il mondo e se una nota casa farmaceutica dovesse vincere una delle cause in corso, nelle quali la si accusa di aver prodotto un farmaco da un brevetto scaduto, l’India sarebbe costretta a concedere più brevetti di adesso. Se dovesse vincere, il paese sarebbe costretto o concedere più libertà di produzione di farmaci,  con il conseguente abbattimento dei costi a svantaggio delle lobby ma a vantaggio dei consumatori che potrebbero acquistare farmaci a prezzi molto più bassi.

I medici senza frontiere denunciano questo fenomeno che, come spesso accade, mette sempre al primo posto il profitto a discapito del benessere. Il comportamento di alcuni stati del mondo che lasciano trasparire interessi con le lobby, lasciano perplesse le comunità che da decenni si occupano di aiutare le popolazioni con un alto tasso di mortalità. I medici senza frontiere sono una di queste e con l’aiuto delle case farmaceutiche sollevano denuncie contro quei paesi che preferiscono preservare la loro economia a discapito della salute collettiva.

E’ grazie alle case farmaceutiche che molte malattie sono oggi curabili e che il prezzo di molti farmaci sono scesi da cifre esorbitanti grazie alla diminuzione della burocrazia negli stati e all’abbattimento di vincoli legati ai brevetti. L’impegno delle case farmaceutiche produttrici e distributrici di farmaci mostrano il loro impegno nella commercializzazione di medicinali a prezzi accessibili da chiunque.

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I prodotti farmaceutici tra creatività e design

I prodotti farmaceutici sono sempre più a stretto contatto con il design e la creatività. Ogni packaging studiato secondo leggi scrupolose per i materiali da utilizzare e le dimensioni che bisogna adottare per la quantità di capsule o di bustine da contenere al suo interno. Per la produzione di packaging è divenuto fondamenta lo studio del colore, per offrire la massima leggibilità ed il riconoscimento immediato del prodotto.

Da qualche anno i prodotti farmaceutici si acquistano direttamente sugli scaffali dei supermercati ed è importante che ogni packaging sia facilmente distinguibile, perché l’utente presterà pochi secondi della sua attenzione a tutti i prodotti esposti ed acquisterà il più familiare o quello che cattura la sua attenzione.

Dal connubio sempre più stretto tra i farmaci ed il design nasce la mostra Pharma, all’interno sarà ripercorsa tutta la storia del campo farmaceutico, a partire dalla leggi che lo regolano alle strategie di marketing fino ad arrivare alla trasformazione dei medicinali in oggetti di lusso.

Tra gli artisti esposti alla mostra ci saranno alcune opere di : Andy Warhol, Lester Beall, Herber Lubalin.

La mostra vuole sottolineare come si è evoluto nel passare degli anni il mercato dei prodotti farmaceutici, passando dalla semplice vendita di prodotti chimici, alla creazione di identità visiva dei prodotti.

PHARMA fornisce esempi visivi del passato e del presente, attraverso una linea temporale vuole accompagnare il pubblico ad un’analisi critica, per mettere in discussione il ruolo del design grafico nella commercializzazione di farmaci, e far scoprire come si è evoluto il percorso grafico e perché.

La mostra si terrà presso l’Herb Lubalin Study center alla Cooper Union di New York.

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Voyager – viaggi e salute

E’ on-line il nuovo sito dedicato alla prevenzione e alla cura delle malattie collegate al viaggio:

VOYAGER – VIAGGI E SALUTE

Una guida in continuo aggiornamento ricca di consigli e informazioni su tutti i Paesi del mondo, uno strumento prezioso per i viaggiatori che si recano all’estero e per i medici stessi.

Bologna, 21/04/09 – Il sempre più intenso movimento di persone che per turismo o per motivi professionali si recano in paesi stranieri richiede conoscenze specifiche per poter fornire informazioni sui rischi connessi al viaggio, su come prevenirli e su come gestire correttamente i problemi di salute eventualmente comparsi al rientro.

VOYAGER – Viaggi e salute nasce proprio con lo scopo di diventare un valido supporto al viaggiatore e al medico per poter rispondere correttamente, e in modo agile e veloce, alle domande sui rischi legati al viaggio ma anche per orientarsi rapidamente di fronte a disturbi e malattie osservati più frequentemente al rientro.

Prima di partire, ad esempio, è importante verificare alcune informazioni fondamentali per la propria sicurezza e il proprio benessere : che clima ci aspetta nel Paese di destinazione? quali condizioni igieniche? quali indicazioni sono da tenere in considerazione anche in ambito legale?

Una sezione dedicata, con schede aggiornate per ogni Stato, risponde a queste domande e permette di documentarsi su come affrontare il viaggio al meglio anche in presenza di diversi fattori di rischio (diabete, allergie, ecc…) e di problematiche quali la malaria e la diarrea del viaggiatore. Nel sito trova spazio anche un vademecum sui farmaci essenziali da portare in valigia utili a fronteggiare le principali necessità durante la trasferta.

Il medico di famiglia è spesso il primo riferimento per chi, al rientro da un viaggio all’estero, presenta problemi di salute. VOYAGER – Viaggi e salute diventa dunque un aiuto anche per il medico nella diagnosi e nel trattamento di una sospetta malattia d’importazione. I principali segni e sintomi (febbre, diarrea, lesioni cutanee, ecc…) infatti sono descrittii in semplici schede che permettono al medico di orientarsi tra le molteplici cause di un determinato quadro clinico.

www.voyager-viaggiesalute.it augura a tutti buon viaggio!

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