Sta per iniziare con forte risonanza mediatica la grande mostra di “Spoleto incontra Venezia” che aprirà ufficialmente dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014 con la curatela di Vittorio Sgarbi e la direzione del manager produttore Salvo Nugnes, all’interno del rinomato Palazzo Rota-Ivancich, storica dimora situata a pochi passi da Piazza San Marco. Tra nomi di spicco annoverati in esposizione Dario Fo, Eugenio Carmi, Mario Schifano, Renato Guttuso, José Dalì. Federico Piccioni è stato selezionato nel prestigioso elenco con la sua eclettica arte ispirata dalle concezioni filosofiche Husserliane.
Piccioni disegna per rendere visibile e fruibile il suo pensiero da condividere con l’osservatore, sperimentando audaci soluzioni formali di immediata resa d’impatto. Avvia un interessante collegamento tra opera e dimensione spaziale originaria, così come tra rappresentazione e situazione culturale circostante nel momento della fase creativa di esecuzione. Le sue creazioni si legano ai concetti Husserliani, in base ai quali non viene riconosciuta nessun altra realtà al di fuori della coscienza trascendentale, promuovendo il passaggio in cui la struttura progettuale ideale diventa esperienza reale concreta come è stata immaginata.
Al riguardo Piccioni spiega “Secondo la teoria di Husserl tutta l’arte si muove tra due estremi, da un lato si trovano il mondo dato e il tempo dato, che per noi sono determinanti e costituiscono il nostro mondo reale, il nostro ambiente, mentre dall’altro lato c’è il -Mondo dei racconti- un Mondo possibile, un tempo possibile con le proprie leggi. Rappresentante del primo mondo è l’arte figurativa, mentre l’arte puramente fantastica, la musica, la fantasia ludica rappresentano l’altro mondo. L’arte di conseguenza si trova nella -Terra di nessuno-. Essa si trova tra il reale e il possibile ed esercita quella funzione -Metamorfosante- che conduce dal possibile al reale”. E prosegue affermando “Il mondo dell’arte sorge per il fatto, che l’immaginato viene traslato nella realtà e precisamente grazie al fatto, che l’artista gioca con il mondo reale al di là di ciò che è effettuale. In primo piano viene sospinta l’opera d’arte, così gli artisti non si vedono più posti davanti all’imperativo della creazione per la creazione, ma si insiste sull’introduzione di nuove cose nel mondo effettuale. Husserl dice -Non il poeta, ma la poesia viene ricompresa- ponendo l’accento sull’indagine di ciò che è obiettivo, ossia l’opera d’arte stessa”.