Analisi fondamentale Forex 16 – 20 aprile 2012
La settimana che si è appena chiusa è stata negativa per l’Europa che ha visto il suo azionario chiudersi in grande ribasso mentre i titoli a 10 anni spagnoli hanno visto salire i tassi fino al 6%.
Il costo per assicurarsi contro l’insolvenza del debito spagnolo ha raggiunto un livello record, mentre i rendimenti obbligazionari sono a soli 70 punti base dai livelli record raggiunti nel novembre 2011.
Questa accelerazione ribassista della Spagna non è giustificata da nessuna notizia negativa, anche in passato abbiamo potuto constatare come le situazioni tendano a deteriorarsi velocemente come con la Grecia, Portogallo ed Irlanda. Tutto ciò non fa prospettare niente di buono anzi potremmo dover affrontare un’altra pericolosa fase della crisi del debito sovrano. Ad oggi la BCE resta l’unica entità in grado di affrontare questa crisi e c’è attesa che possa fare un passo indietro sul mercato e acquistare più debito dei governi periferici come previsto da parte del suo programma SMP.
Ciò ha contribuito a rafforzare il sentiment temporaneamente, però, senza ulteriori dettagli o conferme da parte delle alte sfere di potere dell’area euro il sentiment di mercato si è inasprito su tutti gli asset legati all’euro. Ad oggi il problema per la BCE è che i suoi strumenti potrebbero non essere efficaci così come in passato al fine di controllare questa crisi.
L’idea di base dello SMP è quella di voler ridurre la pressione sui rendimenti obbligazionari e mostrare come la Banca Centrale agisca come un garante finanziario cosa che potrebbe invogliare gli investitori ad acquistare il proprio debito. Nonostante ciò la Grecia ha rinegoziato i suoi debiti quest’anno e attuato tagli ai suoi obbligazionisti lasciando il settore privato con un sapore amaro in bocca soprattutto perché la BCE è rimasta esente da perdite.
Così, se la BCE agisce come acquirente di ultima istanza per il debito spagnolo, e magari anche per quello italiano, può aver bisogno di spendere molto di più dei 200 miliardi di euro che ha speso comprando il debito pubblico in passato. Crescono le tensioni anche nel settore bancario che venerdì ha visto diverse banche italiane sospendere le azioni nella Borsa Italiana dopo che il loro prezzo era crollato al di sotto di una certa soglia. Il settore bancario del Eurostoxx 50, indice azionario pan-europeo, ha registrato un calo netto, ed è sceso più del 15% rispetto al picco di marzo.
L’operazione LTRO ha avuto solo un impatto temporaneo sulle banche e, dal momento che gli istituti di credito spagnoli e italiani hanno usato il denaro per caricare sul debito sovrano, il deterioramento del mercato obbligazionario sovrano questo sta rendendo le cose ancora peggiori per le banche. Questa situazione ostacola la BCE nella risoluzione della crisi e le banche periferiche stanno man mano morendo e mostrano i prezzi delle loro azioni in calo e la qualità dell’attivo deteriorata. Ciò costringe ad utilizzare il denaro offerto dalla BCE non per acquistare debito pubblico ma per assicurarsi il massimo finanziamento interno al fine di superare l’ultima deflagrazione di questa crisi.
Il quadro generale della zona Euro è senz’altro debole: rendimenti dei titoli periferici, i CDS e i mercati azionari europei sono stati devastati dagli orsi della zona euro e l’indice azionario della Spagna l’Ibex 35 è sceso al livello più basso dal 2009 la scorsa settimana ed è ora a solo il 10% di distanza dai minimi raggiunti durante la crisi Lehman Brother’s.
Per la prossima settimana gli eventi chiave saranno le due aste, del 17 e 19 aprile, per il debito spagnolo. Durante l’asta del 19 aprile si venderanno i titoli a 10 anni e se questa dovesse deludere o se i rendimenti dei titoli saliranno a livelli insostenibili per la Spagna sarà la fine. Pensiamo che le autorità europee cercheranno in tutti i modi di evitare il collasso ma la mancanza di una soluzione, ad ora, rende la situazione molto preoccupante.
Altro appuntamento importante è previsto per venerdì 20 aprile quando si aprirà il G20 che potrebbe dare all’Euro un’ulteriore spinta ribassista che la scorsa settimana si è portato a 1.3200 contro il dollaro per poi chiudere a 1.3080. Si prospetta un’ulteriore discesa, sotto l’1.3000 anche se di breve durata. Dall’Europa ci spostiamo negli USA, dove i membri della Federal Reserve sono stati molto cauti nel parlare di interventi sulle prospettive economiche e della politica monetaria. I mercati e le attività di rischio in particolare hanno reagito positivamente alle osservazioni che indicano la possibilità di un nuovo allentamento, mentre le dichiarazioni che indicano un accomodamento sono state salutate con un sell-off del rischio.
Sul mercato c’è l’idea che la Fed dovrebbe mantenere la sua strada e tenere altre opzioni sul tavolo. Sorprese positive dai dati o commenti più forti dovrebbero essere favorevoli al dollaro mentre la prospettiva di un ulteriore allentamento peserebbe sul dollaro. Maggiore trasparenza non significa necessariamente maggiore chiarezza e i mercati sono stati stoppati mentre gli operatori cercano di decifrare le recenti parole della Fed e valutare le opinioni di vari funzionari.
Torniamo in Europa ma ci spostiamo nel Regno Unito, dove l’economia ha recuperato dopo il deludente quarto semestre del 2011, quando risultava ancora allo 0.3%. Le indagini PMI del mese di marzo sono state più forti di quanto previsto mentre le vendite al dettaglio, come misurate dal British Retail Consortium dell’ultimo mese, hanno sorpreso al rialzo.
La prossima settimana si avranno i dati per quel che concerne l’inflazione, la vendita al dettaglio e le misure della BoE. Questi ultimi dati forniranno un quadro completo dell’economia del Regno Unito prima del rilascio del Q1 del 25 aprile. È veramente importante conoscere questi dati che potrebbero significare un nuovo stimolo della BoE nella sessione di maggio. In questo momento la prospettiva di un aumento dell’APF è bilanciata. La prossima settima dunque occhi puntati sull’inflazione dalla quale la BoE si attende una forte contrazione dato l’aumento dei prezzi del petrolio nel primo trimestre.
Dovrebbero rimanere stabili i prezzi al consumo (3,4%) anno su anno a marzo, tuttavia i prezzi alla produzione erano più forti il mese scorso, ciò aumenta il rischio di superamento dell’obiettivo dell’inflazione. Il cable la scorsa settimana ha seguito EUR/USD portandosi quasi a 1.6000 per poi ricadere di nuovo nella giornata di venerdì. Se il dato sull’inflazione ci restituirà un aumento, la sterlina potrebbe nuovamente apprezzarsi, in caso contrario, e soprattutto in seguito ad un ulteriore ribasso del dollaro, potrebbe ritornare in area 1.5700.
Ci spostiamo in Estremo Oriente, dove la Banca del Giappone ha mantenuto la sua politica attendista, anche se la pressione politica è in aumento nei confronti della banca ad essere più attiva e le chiede di adottare nuove misure per combattere la deflazione con i membri attuali prima che si insedino i nuovi candidati. Venerdì i commenti del governatore Shirakawa hanno rafforzato l’intensione della collaborazione tra banca e governo nella lotta contro la deflazione al fine di perseguire un quantitative easing potente.
Stante così le cose è probabile che la BoJ nel corso della riunione politica del 27 aprile agirà e lo yen perderà appeal. Atteso per questa settimana USD/JPY in lieve recupero, sopra soglia 82.00.
Per questa settimana diversi importanti appuntamenti:
- Vendite al dettaglio USA (lunedì)
- Indice dei prezzi al consumo UK (martedì)
- ZEW tedesco (martedì)
- Indice dei prezzi al consumo Euro (martedì)
- Nuovi cantieri edili e permessi di costruzione USA (martedì)
- Produzione industriale USA (martedì)
- Variazione sussidi di disoccupazione UK (mercoledì)
- Fiducia dei consumatori Euro (giovedì)
- Indice IFO tedesco (venerdì)
- Vendite al dettaglio UK (venerdì)
- Meeting G20 (weekend)
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