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Come viene realizzata una tuta sparco?

Come viene realizzata una tuta sparco?

L’azienda di Volpiano (provincia di Torino) è dal 1977 sinonimo di forniture di qualità per il mondo del racing: sedili sportivi, accessori, componenti utilizzati all’interno di vetture da alte prestazioni come Lamborghini, Bugatti, Aston Martin, Ferrari, Maserati, Audi, Volkswagen, Bentley (infatti, proprio da qui deriva il suo nome: Spare Part Competition). Ma è indubbiamente più nota per il suo prodotto di punta: le tute sparco da racing.

Le tute Sparco sono infatti utilizzate ovunque: dai campionati di Formula Uno – si dice che Raikkonen ne richieda 5 per ogni gara e che Hamilton non voglia tasche e cinture – al Rally amatoriale; dalla Parigi-Dakar, alle competizioni NASCAR.

Altro motivo d’orgoglio per la casa piemontese è il fatto di essere stata la prima casa produttrice di accessori da racing ad introdurre le tute ignifughe, oggi un must richiesto dalla Federazione Internazionale dell’Automobile – l’intuizione, si tramanda, sarebbe stata del padre di uno dei fondatori, che all’epoca lavorava nel settore dell’abbigliamento per i pompieri.

Un pedigree di tutto rispetto insomma: ma come vengono realizzate le tute sparco personalizzate che vediamo in Formula Uno?

Fase uno: ingegnerizzazione

La prima fase è indubbiamente quella della prototipazione della tuta secondo le richieste specifiche del cliente – solitamente è la scuderia a piazzare l’ordine per i suoi piloti. Il cliente passa un bozzetto con tutte le misure e richieste di personalizzazione all’area prototipi, dove vengono applicate tramite CAD ad un modello preesistente, e salvate per eventuali richieste future.

Fase due: modellazione

Qui avviene il vero e proprio taglio dei tessuti: una macchina ritaglia i singoli pezzi dai tessuti – distinguendo per colore – seguendo il modello realizzato tramite CAD.

Il materiale che compone ogni tuta sparco è il Nomex: un materiale dalle eccellenti proprietà ignifughe, sviluppato dalla DuPont e utilizzato anche dai vigili del fuoco. Le tute Sparco sono composte da ben tre strati di Nomex, che assicurano l’incolumità del pilota in caso di fiamme senza compromettere le necessità di traspirazione del corpo.

Durante questa fase avviene uno dei collaudi della tuta: il controllo del tessuto. Il Nomex viene controllato accuratamente palmo a palmo alla ricerca di buchi, irregolarità e falle che potrebbero compromettere l’incolumità del pilota. E poi avviene il vero e proprio – è il caso di dirlo – battesimo del fuoco: il nomex viene esposto alle fiamme per testarne le proprietà ignifughe.

Lo standard richiesto dalla Federazione Internazionale dell’Automobile per l’omologazione è di 11 secondi di resistenza al fuoco, Sparco per prassi interna ne pretende 20.

Fase tre: confezione della tuta Sparco

Nella fase di confezione, i vari tessuti vengono confezionati tra loro, rispecchiando il bozzetto fornito dal cliente.

Qui, avviene anche un altro importante controllo: la prova di trasmissione del calore. Non basta, infatti, che la tuta resista alle fiamme per più di 11 secondi (prova ignifuga) ma è anche fondamentale che non trasmetta il calore sprigionato dal fuoco, per evitare ustioni al pilota.

Inoltre, in fase di confezione particolare attenzione viene dedicata alle spalline della tuta. In caso di incidente, le spalline devono infatti offrire un punto di presa ai soccorritori per trascinare fuori il pilota dalla vettura, ed è perciò fondamentale che siano resistenti alla trazione.

Fase quattro: ricamo

La fase di ricamo è l’ultima, ma non meno importante. Qui infatti le macchine realizzano a velocità di quasi mille punti al minuto il ricamo del logo inviato dal cliente. Alcune tute richiedono quasi un milione di punti e diverse ore di lavorazione.

Alla fine, prima di essere consegnate al cliente le tute passano ad uno scrupoloso controllo di sartoria. Si controlla, metro alla mano, che le misure richieste dal cliente siano state rispettate al millimetro. Poi si controllano la qualità di ricami ed etichette: i loghi richiesti dal cliente, come l’etichetta di omologazione FIA. Infine si fa un controllo alla ricerca di fili volanti e di cuciture malriuscite.

Se la tuta passa tutti i controlli, è pronta per essere consegnata al cliente.

Clienti, che solitamente, sono più che soddisfatti con la propria tuta Sparco.

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“Spoleto incontra Venezia”: Lo storico Gruppo Donelli Vini consolida la sua collaborazione di partnership

Nel contesto della prestigiosa mostra di “Spoleto incontra Venezia” curata dal critico Vittorio Sgarbi e organizzata dal manager produttore Salvo Nugnes si è creata una positiva sinergia collaborativa con la storica Azienda Vinicola Donelli, tra i media partner principali dell’esclusivo evento, che si svolge nella magnifica città lagunare dal 28 Settembre al 24 Ottobre 2014, tra le nobili mura dei secolari Palazzo Falier e Palazzo Rota-Ivancich.

 

La storia del gruppo Donelli Vini risale al 1915 quando il fondatore Adolfo Donelli decide di trasformare la sua passione per il vino in vera professione, creando un lambrusco di alta qualità, che ottiene subito ampi consensi da parte della nutrita clientela, espandendo la sua fama ben oltre i confini della terra modenese d’appartenenza.

 

Le sapienti tecniche di vinificazione utilizzate sono l’inimitabile risultato di un’esperienza affinata e perfezionata nel tempo attraverso generazioni, che da sempre perseguono la stessa missione: creare vino eccelso, sul quale spiegano “Il desiderio di far conoscere il lambrusco nel mondo ci ha resi un’azienda vocata all’esportazione e di fama internazionale, nella quale le più moderne tecnologie sono al servizio della tradizione. L’amore per il territorio e i suoi prelibati vini ci rendono così fieri cantori delle nostre tradizioni. L’intuizione e la grande determinazione ci portano a vivere e a considerare il vino a 360° legandoci allo sport e alla cultura. Molte sono le nostre prestigiose collaborazioni e sponsorizzazioni in tutto il mondo. Da parecchi anni l’azienda è anche fornitore ufficiale esclusivo per vini e aceto balsamico della scuderia Ferrari sui circuiti di Formula 1 ed è presente nei massimi campionati sportivi italiani”.

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La biorisonanza magnetica con VITAhorse presso la Scuola Padovana di Equitazione

Da sempre la Scuola Padovana di Equitazione ha a cuore il benessere dei propri cavalli, tra cui campioni di livello europeo. Per questo motivo, oltre alla dotazione standard, la Scuola impiega il sistema per la biorisonanza magnetica VITAhorse dell’austriaca VITA LIFE, con ottimi risultati, come conferma Alberto Boscarato, Direttore della Scuola di Equitazione. Un esempio di best practice.

Velden (A) / Padova – La Scuola Padovana di Equitazione vanta una tradizione centenaria, ed annovera, tra i suoi fondatori, Galileo Galilei. Ubicata tra il parco Basso Isonzo e l’aeroporto, la Scuola è un polmone di verde di 7.000 mq nel centro della città di Padova, si avvale della collaborazione di quattro istruttori federali ed è una delle sette associazioni sportive riconosciute dalla Federazione Italiana Sport Equestri nel Veneto. Da sempre forgia di nuovi talenti, la Scuola Padovana di Equitazione dispone sia di numerosi pony per il primo approccio al mondo dell’equitazione di allievi in giovane età sia di cavalli di alto livello che, insieme ai giovani fantini, concorrono ad impegnativi campionati nazionali ed europei.

Oltre a formare gli allievi, portandoli dal livello junior al top, con l’intento di garantire loro non solo una piacevole esperienza ippica ma anche l’eventuale successo sportivo, qualora intendano portare avanti il proprio percorso ippico a livello agonistico, le attività di insegnamento della Scuola Padovana di Equitazione contemplano anche l’educazione alla cura dello stato psicofisico ottimale del cavallo. La Scuola affianca quindi all’insegnamento delle tecniche di equitazione anche indicazioni su come assicurare il massimo benessere ai quadrupedi, poiché essi stessi sono spesso atleti da competizione.

Alberto Boscarato, Direttore della Scuola Padovana di Equitazione
Alberto Boscarato, Direttore della Scuola Padovana di Equitazione

“Oltre ad assicurarci che i nostri cavalli siano sempre in movimento, sia attraverso apposite palestre dotate di tapis roulant, giostra ed equipaggiamento adeguato, sia grazie al fatto che siamo nel mezzo di una incredibile oasi verde, ricca di passeggiate anche complesse, con dislivelli e ostacoli naturali, siamo molto attenti a garantire la massima cura dei rispettivi box, dell’alimentazione e – non da ultimo – del loro benessere psicofisico”, spiega Alberto Boscarato, Direttore della Scuola Padovana di Equitazione.

Tramite Riccardo Patrese, vicecampione del mondo di Formula 1 e grande appassionato del mondo dell’equitazione insieme alle figlie, la Scuola ha scoperto anni fa i sistemi per la biorisonanza magnetica VITA LIFE. Nel corso del tempo, impiegando inizialmente solo la coperta da posizionare sul garrese dei cavalli, ed ora il nuovo VITAhorse, la Scuola ha potuto riscontrare in modo concreto l’effetto benefico dei trattamenti con i sistemi VITA LIFE.

“Attualmente il sistema VITAhorse è installato in uno dei box nei pressi delle scuderie” continua Boscarato. “Siamo molto soddisfatti della location scelta, in questo modo assicuriamo da un lato che il cavallo da sottoporre al trattamento entri in un ambiente già noto, dall’altro garamtiamo la presenza di addetti in prossimità del cavallo durante il trattamento. Gli effetti riscontrati sono assolutamente positivi e, in taluni casi anche decisivi in termini di posizionamento dei cavalli nelle competizioni”, conferma Boscarato.

I cavalli da gara, nello specifico, si spaventano per un nonnulla e risentono notevolmente dello stress che anticipa una competizione. Sottoponendo i quadrupedi alla biorisonanza magnetica poco prima delle gare, Boscarato ha riscontrato immancabilmente un miglioramento dello stato psicologico dei cavalli, quindi una loro maggior rilassatezza, foriera di un decisivo incremento della concentrazione del cavallo. “La coperta VITA LIFE si è rivelata essenziale, per la facile trasportabilità e la semplicità di impiego in trasferta”.

Logo_vitahorseIn generale, Boscarato nota numerosi benefici derivanti dai trattamenti, condotti ad oggi due volte al giorno, sia durante la preparazione dei cavalli alle gare, quindi in fase di allenamento per ottimizzare le prestazioni sportive del cavallo, sia a posteriori delle competizioni, degli allenamenti o semplicemente di lunghi training con gli allievi, quale trattamento rigenerante. Altresì, impiegando VITAhorse in caso di lesioni o infiammazioni dovute ad incidenti o ad un sovraccarico degli arti, Boscarato indica non solo una maggior rapidità di recupero ma anche la riduzione di recidive.

“Citerei due esempi eclatanti. In primis il caso di una cavalla di proprietà di una delle figlie di Riccardo Patrese, che, poco prima della competizione, risultava particolarmente stressata e nervosa. A posteriori del trattamento, la maggior serenità ed energia acquisita le ha permesso di conseguire un ottimo risultato. In termini di rigenerazione da incidenti annovero volentieri il caso di un importante cavallo da gara di mia proprietà, che – a seguito di un infortunio – presentava problemi ai tendini con frequenti infiammazioni.

Attraverso il trattamento con il sistema VITA LIFE quale ausilio della regolare fisioterapia, abbiamo riscontrato tempi di recupero particolarmente brevi ed una totale assenza di nuove infiammazioni” aggiunge Boscarato.

“Personalmente consiglio l’uso di VITAhorse a chiunque desideri assicurare la massima prestanza dei propri cavalli, garantire loro una maggior serenità o supportare i loro processi rigenerativi in presenza di eventuali lesioni a schiena, legamenti e articolazioni. Peraltro consiglio l’uso dei sistemi VITA LIFE per la biorisonanza magnetica agli stessi cavalieri! A volte abbiamo l’impressione che il cavallo non risponda a dovere, laddove in realtà esso risente solo di un nostro eventuale malessere, eventualmente foriero di un errato portamento in sella”, conclude Boscarato.

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Dieta, Benessere e privazioni.

Sta per finire l’estate e il rientro dalle ferie solitamente è un periodo di buoni propositi, primo tra tutti perdere quei chili di troppo che “inspiegabilmente” si sono accumulati durante le settimane di vacanza.

L’estate dovrebbe essere un periodo in cui si fa più movimento, dove ci sono più frutti e ortaggi di stagione che favoriscono un’alimentazione corretta e quindi la naturale perdita dei chili di troppo accumulati durante i mesi invernali, ma purtroppo non è così.
Finita l’estate ci si trova ad avere un paio di chili di più. Il motivo è che sempre più persone associano il cibo ad una gratificazione. Quindi come “premio” per una nuotata al mare ci si concede un gelato con panna, e poi la giustificazione comune è quella che durante l’inverno si fanno tante rinunce che in vacanza ci si può concedere di più.

Questi sono atteggiamenti molto comuni che derivano da un errato rapporto con il cibo e dall’ associazione sbagliata tra il concetto di dieta e quello di privazione.

Per far si che una dieta funzioni e che si scelga un regime alimentare che mantenga il peso nel tempo bisogna cambiare prima di tutto delle convinzioni consolidate.

Come ho già detto la dieta viene vista sempre come una privazione, un periodo “triste”, una costrizione di comportamenti non naturali per il nostro corpo.

Questo avviene perché spesso si scelgono le diete in base a quella che è di moda in quel momento o seguendo il comportamento dei vip.

Il problema è che la gente comune ha tempi e impegni diversi dai vip. Quello che dovrebbe guidare la scelta di un regime alimentare orientato alla perdita di peso è la semplicità di poterlo seguire quotidianamente in base agli impegni che uno ha.

I tempi di una casalinga sono diversi da quelli di una persona che lavora fuori casa, in più un single avrà più tempo (forse) di una madre di famiglia quindi la prima domanda da porsi al momento di scegliere una dieta è “sono in grado di seguirla semplicemente per un periodo lungo?” se la risposta è affermativa va bene, altrimenti non conviene neanche iniziarla, perché sarebbe un ulteriore conferma per il cervello che le diete sono faticose e complicate.

Un altro elemento da tenere presente, che solitamente non viene considerato ma è importantissimo, è il benessere del nostro corpo. Durante la dieta vengono forniti al corpo tutti i macro e microelementi di cui ha bisogno? Questo è fondamentale per poter affrontare la dieta in modo corretto, perché se cambiando regime alimentare questo provoca affaticamento e mancanza di energia e ovvio che la nostra mente percepirà la dieta come un qualche cosa di “sbagliato” e quindi da evitare.

La mente può diventare alleata o nemica del nostro corpo a seconda delle informazioni che riceve: se da un comportamento ha una sensazione di benessere invierà messaggi al corpo per continuare a comportarsi in quel modo, è vero però anche il contrario, se un atteggiamento provoca malessere, il messaggio sarà quello di smettere di compiere quella determinata azione.
Questo è un concetto molto importante che è alla base di tutti i nostri comportamenti. Per spiegarlo meglio prendiamo ad esempio due differenti regimi alimentari: la soluzione Herbalife per la perdita di peso e una dieta iperproteica (molto in voga ultimamente). Vediamo come potrebbe affrontare la giornata di dieta tipo una madre di famiglia lavoratrice.

Ore 7.30 : Colazione
Herbalife ha studiato una soluzione per la colazione equilibrata che fornisce tutti gli alimenti necessari per affrontare la giornata con energia e vitalità. La colazione consiste in un bicchiere d’acqua con due tappi di succo di aloe concentrato Herbalife per reidratare il corpo, un frullato fatto con 250 ml di latte (di soia o riso) e il sostituto del pasto Hebalife Formula 1 disponibile nei gusti di cacao, cappuccino o crema e biscotti, e un infuso alle erbe Herbalife al gusto di pesca o limone. La dieta iperproteica suggerisce di mangiare due uova cotte con fagioli o un altro tipo di legumi. Per le nostre abitudini alimentari la soluzione Herbalife è percepita meglio dal nostro corpo, sia perché più simile alla colazione italiana tradizionale, sia perché meno impegnativa da preparare. La soluzione iperproteica alla lunga potrebbe inoltre generare un sovraccarico di lavoro per il fegato e quindi una sensazione di affaticamento. Il corpo quindi invierà messaggi negativi al momento di fare colazione che alla lunga spingeranno la persona ad abbandonare a tornare alla colazione tradizionale.

Ore 13.00: Pranzo
Solitamente il pasto viene fatto al bar con un panino o con dei cibi preparati. Quando si affronta una dieta bisogna preparare il cibo da casa e portarlo in ufficio, perché solo così si è sicuri che gli ingredienti siano “permessi” dal tipo di dieta scelto. Per il pranzo Herbalife proporne delle barrette sostitutive del pasto al gusto di cioccolato o di yogurt e frutti rossi molto pratiche che forniscono gli stessi nutrimenti di un pasto tradizionale ma sono molto più semplici da preparare. La dieta iperproteica propone un pranzo a base di carne e verdura (da preparare la sera prima o la mattina). Mangiare una barretta Herbalife rispetto ad un pranzo completo potrebbe sembrare meno appagante ma la sensazione di sazietà ed energia post pranzo che si ha mangiando queste barrette rispetto al classico affaticamento che si genera quando si mangiano carboidrati (pizze o panini) farà cambiare presto questa convinzione. Inoltre preparare il cibo da casa è molto più impegnativo di mettersi una barretta Herbalife in borsa.

Ore 20.00: Cena
Con il regime perdita di peso Herbalife a cena si può mangiare quello che si vuole (ovviamente senza abbuffarsi) quindi è semplice per una madre di famiglia preparare un’unica cena per tutti. Con la dieta iperproteica anche la sera bisogna mangiare solo proteine e verdure, questo vuol dire che spesso bisogna preparare differenti menu per cena a seconda dei membri della famiglia. Senza contare che va pensato e preparato anche il cibo per il pranzo del giorno successivo. A meno che uno non ami cucinare per due o tre ore anche in questo caso la mente percepirà la dieta Herbalife come più semplice e comoda.

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Motori: primi test 2012 per i bolidi della Formula 1

Motori rombanti sul circuito di Jerez. Torna il circus della Formula 1 e quasi tutti i team sono scesi in pista per testare le nuove vetture.

I Campioni del mondo della Red Bull hanno fatto girare la nuova RB8 pilotata da Mark Webber. Il loro lavoro è cominciato con qualche ora di ritardo a causa dell’assenza di alcuni pezzi della macchina, rimasti bloccati in aeroporto per via della nebbia. Nei 4 giri effettuati, la vettura ha dato l’impressione di essere molto veloce, infatti Webber è riuscito a far segnare tempi molto bassi.

La Ferrari, scesa in pista con Felipe Massa, ha puntato soprattutto a raccogliere quanti più dati possibili sull’affidabilità dell’auto. Stesso discorso per Button che è stato impegnato prima con brevi run, per poi dedicarsi a prove più intense. Entrambe le squadre non hanno riscontrato problemi.

Si è rivisto con piacere Kimi Raikonnen: campione mondiale nel 2007 al volante della Ferrari, aveva lasciato la Formula 1 per gareggiare nel campionato Rally. Adesso è tornato nella serie A dei motori, tra le fila della Lotus e lo ha fatto nel migliore dei modi, facendo segnare il miglior tempo della giornata.

La Williams con Maldonado, ha ottenuto l’11° tempo della sessione, ma la casa inglese è ancora in una fase “work in progress”. Per la stagione 2012, i piloti Williams potranno disporre dei motori prodotti da Renault, quelli che in passato hanno regalato tante soddisfazioni al fondatore, Frank Williams. L’aspetto del bolide inglese è tendenzialmente in linea con quello delle altre monoposto: musetto con lo scalino e una linea forse non troppo bella da vedere, ma in F1, si sa, quello che conta è la prestazione, quindi bisonga stare attenti a trovare una buona armonia tra aerodinamica e regolamenti. La FW34, questo il nome della vettura inglese, rappresenta una sfida tutta nuova per il team, dato che sono cambiati gli uomini deputati alla progettazione delle monoposto e sono nuovi anche i piloti. La speranza chiaramente, è quella di migliorare e non di poco, le prestazioni dello scorso anno, tutte da dimenticare. Per farlo, il team ha deciso di tornare ad affidarsi ai motori Renault, con la speranza di ricreare quel binomio da leggenda che ha regalato spettacolo ed emozioni a tutti gli amanti di questo sport.

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Faenza, Minardi “Webber, un pilota sottovalutato dalla F1”

Si riducono i gran premi e i punti in palio, ma non i pretendenti al trono. Il calendario conta solo più tre caselle bianche e 75 punti in palio, ma i piloti in lotta per il l’alloro continuano ad essere 5: due Red Bull, 1 Ferrari e due McLaren. L’australiano Webber guida il gruppo anche se i punti di vantaggio su Fernando Alonso, che apre il quartetto degli inseguitori, si è ridotto a “soli” 14 punti, causa anche la lotta interna con Sebastian Vettel che negli ultimi due appuntamenti ha rubato al suo compagno 7 punti.

Non poteva quindi arrivare in un momento migliore il primo gran premio della Korea. Il nuovissimo ma ancora incompleto circuito di Yeongam sarà terra di nessuno, in quanto team e piloti partiranno tutti dallo stesso livello. Per tutti si tratterà di una pista assolutamente nuova e tutta da scoprire, con gli inconvenienti del caso, come la polvere presente in pista.

In attesa di vedere cosa saprà regalarci la Korea, siamo andati a Faenza per parlare con chi ha cambiato la vita (sportivamente parlando) e la carriera del leader del mondiale, portandolo all’esordio nel 2002: Gian Carlo Minardi che quest’anno può ammirare in vetta alla classifica due dei numerosi piloti che ha lanciato nel grande circus della Formula 1.

Mark Webber è sempre stato un pilota molto veloce in tutte le condizioni. In questi anni ha lavorato molto per perdere quei chili in eccesso, senza compromettere la massa muscolare” commenta Gian Carlo Minardi “E’ un pilota completo che ha avuto la sfortuna di arrivare nel mondiale ad un’età troppo avanzata, rispetto alla media. E’ senza alcun dubbio tra i migliori quattro piloti del mondiale. A mio avviso l’australiano è stato sottovalutato da tutto l’ambiente. E’ un pilota che ha fatto la gavetta, partendo proprio con me alla Minardi, correndo però ogni volta con team che non disponevano del budgets necessario per lottare nelle posizioni di vertice. Il bruttissimo incidente a fine 2008, avvenuto mentre stava preparando la nuova stagione, ha condizionato tutto il suo 2009 facendolo rimanere nell’ombra del suo nuovo compagno di squadra. Quest’anno invece, dopo aver recuperato in pieno, sta mettendo in seria difficoltà Sebastian Vettel. A mio avviso si meriterebbe di vincere il titolo, anche se dovrebbe fare l’ultimo salto di qualità per essere un campione completo. Proprio per questo non sono molto d’accordo con la strategia messa in atto della Red Bull, lasciando liberi i due piloti. Tra Suzuka e Singapore Webber ha perso ben 7 punti nei confronti di Alonso. Ora le lunghezze di vantaggio potrebbero essere addirittura 21 (quasi un gran premio)” conclude l’ex costruttore faentino.

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422race.com va in Tv.

Il sito 422race.com evolve e diventa una trasmissione televisiva sul mondo del motorsport (104 puntate all’anno, 2 alla settimana).

Nato dalla collaborazione tra 422webcast srl  (casa di produzione tv&new-media con sede a Milano e Roma) e un gruppo di commentatori sportivi con anni di esperienza nel settore dell’informazione, riserva grande spazio alla Formula 1 – campionato di riferimento dell’automobilismo – per cui si avvale della collaborazione di inviati sui campi di gara e firme di prestigio come quella di Giancarlo Minardi e Paolo Filisetti. Segue le principali categorie dedicate a monoposto (GP2 Series, A1GP, IFM ecc.) e ruote coperte (WTCC, DTM, FIA GT, GT Open, LMS ecc.), nonché il karting, con esperti del settore e direttamente dalla pista.

Durante l’anno non manca di realizzare puntate speciali sui principali eventi motoristici ed espositivi (EICMA, Monza Rally Show, GP Formula Uno, GP2 ecc.)

Il sito 422race.com è on-line dal settembre 2008 e grazie al numero di visitatori unici in continua crescita e ad un costante aggiornamento da parte della Redazione è  considerato un  punto di riferimento in Italia per appassionati e addetti ai lavori del motorsport. La Redazione produce in tempo reale, 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno, indiscrezioni, resoconti, commenti e interviste, con una ricchezza di contributi unica.
Ripropone i suoi contenuti e le discussioni che ne scaturiscono non solo nel forum dedicato, ma anche in un gruppo su Facebook

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Gran Premio di Roma e Gran Premio di Monza: pace fatta?

Dal blog di Alemanno  la notizia, attesa, dell’accordo tra Bernard Charles Ecclestone, l’imprenditore britannico che, di fatto, ha definito e reso azienda l’impero sportivo della Formula 1, e la Sias, la società che gestisce l’autodromo brianzolo, accordo che garantisce l’appuntamento con il Gran Premio automobilistico di Monza  fino all’anno 2016. La firma è, quindi, un segnale inequivocabile della volontà, per entrambe le parti, di mantenere il circuito nella città lombarda a prescindere dalla presenza prossima del Gran Premio per la Roma Capitale. Coesistenza possibile, quindi, e cadrebbero, così d’un tratto, qualsiasi accusa o qualsivoglia critica lanciata negli ultimi tempi all’amministrazione comunale romana, di voler mettere in discussione il Gran Premio d’Italia a Monza, allo scopo ultimo di regalare beneficio, esclusività, profitto al solo circuito romano.

Il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, lo aveva ripetuto più volte, e oggi, finalmente, le sue dichiarazioni ritrovano i riscontri e le conferme dovute: le accuse sono totalmente prive di fondamento e l’ennesimo emendamento della Lega contro il Gran Premio di Roma non ha alcuna ragione d’essere, un incomprensibile e inaccettabile tentativo di interferire nella vita interna della città. Dal 2012 o al massimo dal 2013, l’Italia potrà vantare l’invidiabile situazione di avere ben due Gran Premi di Formula 1 sul proprio territorio, manifestazioni sportive che rafforzeranno e incrementeranno la promozione turistica e la valorizzazione commerciale del nostro Paese.

Il Gran Premio di Roma è un nuovo indotto necessario per l’economia nazionale, in termini di turismo locale, occupazione, investimenti, una condizione estremamente favorevole per risollevare l’immagine e le tasche del Paese e non un evento concorrente nato al solo scopo di fagocitare storia e successi del Gran Premio d’Italia. Roma lo sa, in tanti, purtroppo, non riescono ancora a capirlo.

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