Fra i dispositivi di comune impiego per il monitoraggio delle condizioni dei pazienti troviamo il saturimetro, che consente la misurazione delle quantità di emoglobina legata all’ossigeno presente all’interno del sangue.
Conoscere questo dato è di fondamentale importanza dal punto di vista medico, soprattutto per i pazienti che arrivano al pronto soccorso, per quelli che soffrono di complicazioni o patologie al sistema respiratorio ma anche per chi è ricoverato in terapia intensiva, solo per citare alcuni dei casi più emblematici.
Tale rilevazione è di tipo non invasivo, e si basa sull’impiego di onde di lunghezza pari a 660 nanometri (rosso) e 940 nm (infrarosso), che corrispondono rispettivamente all’emoglobina legata e non legata. Queste onde vengono indirizzate verso la pelle (tipicamente, il sensore è una clip da agganciare al dito).
Comparando la risposta relativa alle due diverse lunghezze d’onda viene calcolata la saturazione di ossigeno del paziente, indicata con SpO2, ma contestualmente a questo dato il saturimetro tipicamente restituisce anche la frequenza cardiaca. Esistono dispositivi che consentono il monitoraggio istantaneo, mentre altri lavorano in continuo.
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