Durante le pregevoli mostre di “Spoleto Arte” curate dal critico Vittorio Sgarbi, Mario De Nardi presenterà le sue fantastiche pitture futuriste. L’evento, organizzato dal manager Salvo Nugnes, è previsto dal 27 Giugno al 24 Luglio 2014, nel contesto sontuoso dell’antico Palazzo Leti Sansi, che si trova a Spoleto, nella coreografica Piazza del Mercato.
L’artista, fin da bambino, si cimenta nel creare disegni e dipinti, dimostrando un innato talento ed esprimendo il vivace estro. Frequenta la scuola d’arte a Bolzano, sotto l’autorevole insegnamento del maestro Guido Daurù. Dapprima, si concentra su tematiche riguardanti il paesaggio di pianura e gli scorci paesaggistici del comprensorio montano, concepiti in chiave tradizionale, poi rivolge la sua appassionata ricerca stilistica su una formula pittorica più moderna e innovativa, scatenando l’acuto spirito d’inventiva e calandosi in un percorso di sperimentazione molto originale. Compie un avventuroso viaggio simbolico nei sentieri sconfinati dello spazio, della realtà extrasensoriale, delle concezioni cosmiche più avveniristiche, avvolte da enigmatiche e misteriose metafore esistenziali, che il fruitore può accogliere e approfondire. De Nardi diventa portavoce di un pensiero dalla portata universale, dove i soggetti hanno sembianze volutamente stilizzate e quasi indefinite, per lasciare fluire in massima libertà l’interpretazione personale, svincolandola da un inquadramento figurativo preciso e preconfigurato e da regole stabilite a monte.
La produzione di Nardi è caratterizzata dalla vivace propensione per l’utilizzo del colore e degli intrecci colorati più brillanti e cangianti, che supportano la dimensione figurativa di fantasiosa progettazione immaginaria, dove lo spettatore viene posto dinanzi a uno scenario di surreale proiezione, che affronta temi legati alla visionarietà onirica, posta sul virtuale ponte di collegamento tra sogno e realtà, essenza e apparenza. L’occhio dell’osservatore è trasportato dalle dimensioni surreali e resta assorto e ammirato nel contemplare la potenza sferzante delle cromature, che squarciano con energia infervorata l’immagine e regalano una vulcanica teatralità di piacevole impatto, in cui domina incontrastata l’estemporaneità informale dell’azione esecutoria.