L’appuntamento del 29 gennaio (presso l’Hilton di Fiumicino) si avvicina a grandi passi e il clima elettorale, tra i tre candidati (Gabriele Gravina, Damiano Tommasi e Cosimo Sibilia) per la presidenza della FIGC, si fa sempre più incandescente.
Siamo (probabilmente) ad un passo da un cambiamento radicale, dopo le dimissioni di Carlo Tavecchio (presidente federale uscente).
Serve una svolta, una scossa in termini di idee/progetti, ma anche uomini capaci di guidare un processo di cambiamento, che, da tempo, tutti chiedono, ma che nessuno, al momento, ha avuto il coraggio di attivare, a torto o a ragione. Ne abbiamo parlato, in esclusiva, con Gabriele Gravina (presidente Lega Pro), candidato ufficiale per la presidenza della FIGC.
D: Presidente, qual è la tematica che le sta più a cuore in questa difficile campagna elettorale?
R: Il mio programma tocca diversi temi e tutte le aree che compongono il movimento del calcio italiano. Pur tuttavia, dovendo scegliere, mi soffermerei sulla “sostenibilità”, un concetto che va oltre l’aspetto economico, seppure di grande attualità nel nostro Paese. Parlo, soprattutto, di sostenibilità di sistema, quindi il mio sguardo si rivolge inevitabilmente ai progetti, ai giovani, alla passione per questo sport, il tutto collegato ad un senso fortissimo di identità, che dobbiamo recuperare. Mi riferisco, quindi, non solo alla gestione aziendale delle imprese calcio, ma anche al management tecnico, alla qualità dei calciatori (da far crescere all’interno dei vivai), ecc.. E’ una equazione fondamentale da rilanciare nel sistema. Il mio impegno, una volta eletto, sarà in questa direzione.
Più in generale, dobbiamo riscoprire l’orgoglio di appartenenza ad un movimento sportivo, il più importante su scala nazionale. Percepisco, tra l’altro, muovendomi per la penisola, una “depressione” cronicizzata tra i nostri dirigenti. E questo mi fa molto male.
D: Di questa campagna, fatta di incontri, di comunicati (talvolta in fotocopia) e di accordi più o meno annunciati (spesso al rialzo), qual è l’aspetto in cui non si riconosce?
R: Se guardo, in generale a quello che sto vedendo, nessuno sta accarezzando l’anima degli stakeholders. Si parla solo di numeri in chiave elettorale. Tutti sono concentrati sulla mera somma delle percentuali (all’interno delle sette diverse componenti), in un visione troppo muscolare della campagna in esame. E’ un sistema, il nostro, che si sta inaridendo. E’ tempo di reagire.
D: La Lega spagnola di Javier Tebas sta utilizzando come ambassador all’estero personaggi del calibro di Gianluca Zambrotta (ex Barcellona, ma, soprattutto, campione del mondo con gli azzurri in occasione Germania 2006). Non le sembra quantomeno singolare? Nostri campioni all’estero che lavorano per la concorrenza.
R: E’ vero. E’ assolutamente incredibile. Nella mia idea futura di “Club Italia” c’è la partecipazione di molti campioni del recente passato. Campioni del 1982, così come del 2006. Non dei veri e propri testimonial, nel senso pubblicitario del termine, ma degli “accumulatori di entusiasmo”, da mettere al servizio delle Nazionali. Dobbiamo diffondere entusiasmo, capacità professionali, il tutto collegato a nuovi concetti di qualità. In Spagna, bisogna essere sinceri, possono contare su campioni del calibro di Messi o Cristiano Ronaldo. Top player che aumentano il tasso di spettacolarità del campionato. Il mercato italiano deve, però, tornare ad investire, a partire dalla progettualità.
D: Nei primi 100 giorni da presidente (in caso di elezione) cosa succederà?
R: Mi muoverò su tre direttrici: riforma statuti, riforma campionati (entro il mese di luglio) e successivamente, dopo le politiche nazionali (si voterà il prossimo 4 marzo), chiederemo al nuovo Parlamento, di intervenire su due temi centrali: la modifica della legge 91 e un disegno legislativo sul tema dell’apprendistato.
D: In cosa il suo programma è diverso rispetto a quello di Tommasi o Sibilia?
R: La mia è sicuramente una proposta più trasversale rispetto a quella degli altri candidati. Per gestire una federazione come la FIGC servono competenze multidisciplinari. Credo di poter essere di supporto, una volta eletto, a tutte le diverse componenti del mondo del calcio. Questa è una caratteristica distintiva per chiunque sarà chiamato a gestire,nei prossimi mesi, la “nuova” FIGC.
D: Molti addetti ai lavori ritengono Cosimo Sibilia (LND) il suo principale avversario. Cosa ne pensa?
R: La proposta di Sibilia è schiacciata sull’accentuazione del suo 34% (tanto pesa, sotto il profilo elettorale, la LND). Lo vedo molto arroccato su un’idea di maggioranza relativa. Come se questa percentuale possa risolvere tutti i problemi del calcio. E’ l’esercizio tipico di chi è votato al puro esercizio del potere. Personalmente preferisco il dialogo, il confronto, l’accentuazione delle identità e dei valori.
D: Tommasi, invece?
R: Con Damiano vi è un rapporto costruito nel tempo. Dobbiamo rafforzarlo proprio in vista di questa tornata elettorale. Siamo stati al fianco in tante battaglie, portate avanti già nella precedente campagna elettorale (quella che ha portato, il 6 marzo 2017, alla vittoria di Carlo Tavecchio su Andrea Abodi, per pochi punti percentuali). C’è un dialogo aperto da sempre. Mi meraviglierei del contrario.
D: Gravina, è pronto a fare una promessa agli italiani?
R: Quale, nello specifico?
D: In Qatar, nel 2022, ci saremo? Non è che assisteremo ad una nuova Apocalisse, parafrasando Tavecchio?
R: Assolutamente. L’Apocalisse (battuta di Tavecchio prima dell’eliminazione per mano degli svedesi, nda) si concretizza, per definizione, una volta soltanto. L’eliminazione l’abbiamo già vissuta, pagando, come movimento, un prezzo altissimo. Adesso dobbiamo puntare a realizzare i progetti migliori e a ripartire con entusiasmo. Ci saremo sicuramente in Qatar, per la Fifa World Cup 2022. Promessa garantita. Prima, tra l’altro, dobbiamo lanciare una grande candidatura tricolore per l’organizzazione di Euro2028.
D: Come si pone rispetto al CONI e alla figura di Malagò?*
R: Per natura ho massimo rispetto delle istituzioni. Certamente non ho alcun interesse ad entrare in conflitto con il Coni. Sarebbe, tra l’altro, un inutile dispendio di energie e, poi, il CONI è la casa dello sport italiano. Non avrebbe alcun senso. Il nostro mondo, nel futuro, deve tornare ad essere centrale, puntando ad una maggiore dignità rispetto al panorama variegato delle FSN (Federazioni Sportive Nazionali).
* per la cronaca, la domanda è stata posta al presidente della Lega Pro prima dell’incontro di ieri al Palazzo “H”. Malagò ha chiesto ufficialmente, ai tre candidati per la presidenza FIGC, di identificare una nuova data per l’assemblea. Gli stessi, al momento, non hanno acconsentito alla proposta del n.1 dello sport italiano, anche se è prevista una decisione finale nella giornata di sabato 27. Secondo molti addetti ai lavori Malagò, dopo l’ultimatum alla Lega serie A (per definire AD e Presidente entro i prossimi 30 giorni), si preparerebbe a chiedere un commissariamento della FIGC.
FONTE: sporteconomy.it