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Rimini Chiesa di san Nicolo al porto

Chiunque decide di visitare la città di Rimini e decide di soggiornare più di un giorno non può non includere nel suo itinerario una visita nella zona portuale della città e tra le tante cose caratteristiche da visitare una visita è obbligatori alla Chiesa di San Nicolò.
Tutti i riminesi ne sono affezionati, è infatti “normale” trovare bochure all’interno degli Hotel Rimini 4 stelle che indicano visite alla zona e alla chiesetta.
Consacrata il 10 Aprile 1955, la nuova chiesa è stata ricostruita dalle fondamenta del dopoguerra, depositata sul terreno dell’antico complesso parrocchiale quasi interamente distrutto durante l’ultimo conflitto mondiale.

I reperti che rimasero intatti sono il campanile e la Cappella Maggiore dell’antica chiesa dei Padri Celestini, presenti sul territorio dal 1338 al 1797; periodo in cui vennero abrogate a causa delle leggi napoleoniche e fu istituita così il 29 Agosto 1797 la Parrocchia di San Niccolò al Porto, con giurisdizione su tutto il territorio a mare: sinistra e destra del porto fino all’Ausa.
All’interno del territorio parrocchiale, intorno al 1843, nacque lo Stabilimento Bagni, da allora ebbe inizio, per l’operosità della Gente del Borgo Marina una grande avventura del Turismo su cui oggi si appoggia l’economia della città.
Nelle Chiese si può vedere.
Abside:
Un crocifisso dipinto su tela, con sfondo dorato, della Scuola Trecentesca Riminese del Sec. XV-XV.
Transetto:
Statua dell’Immacolata del 1858.
Navata:
14 Formelle della via Crusis appese alle pareti sono della Bottega Romagnola del 1837.
Situata all’ingresso della sagrestia è situata un’antica Acquasantiera.
Cappella di destra:
Tre dipinti: al centro, Sant’Antonio da Padova predica ai pesci, olio su tela, ambito riminese, sec. XVII-XVIII.
Situata sulle pareti di destra è situato il Martirio di San Amato e Compagni, olio su tela 1715. Sulla sinistra è situato San Niccolò patrono dei marinai, del Masotti. Olio su tela, sec. XVIII.
Cappelli di sinistra:
All’interno di questa cappella si possono trovare tre statue: al centro dell’altare quella del Sacro Cuore, fine 1800. Alla base, a sinistra è situata la Statua di San Giuseppe,fine 1800.
Alla base, a destra è situata la statua di Sant’Antonio da Padova, in legno, sec. XVII-XVIII.
Sulle pareti sono situate due dipinti: a destra L’Assunta, sec. XVII, a sinistra la Madonna della cintola, prima metà del secolo XVIII, ambito romagnolo.
In Sagrestia: Gesù crocifisso, olio su tela del XVII, ambito riminese.
All’interno della Canonica, sul portone d’ingresso è visibile l’emblema in ferro dei Padri Celestini.
All’interno possiamo trovare l’antica Cappella Maggiore della chiesa dei Padri Celestini, oggi denominataSala Celestina.
Nella volta a crociera sono ancora ben visibili quattro affreschi trecenteschi di scuola riminese nel quale viene rappresentata la creazione dell’Universo, la creazione di Adamo e Eva, la cacciata dal Paradiso ed il lavoro della terra.
L’inaugurazione della cappella dedicata alla venerazione della Reliquia di San Nicola si è tenuta il 9 maggio 2007.
La prestigiosa Reliquia di San Nicola, si trova da otto secoli all’interno dell’omero sinistro ed è custodita in questa chiesa.
Nonostante i ripetuti bombardamenti della seconda guerra mondiale che distrussero la chiesa, lasciarono intatta la cappella, detta “cappella celestina” che conteneva la Reliquia.
Questa veniva esposta alla venerazione dei fedeli in chiesa il 6 Dicembre, festa di S. Nicola ed in altre occasioni.
Grazie all’inaugurazione della Reliquia la nuova cappella oggi è accessibile a tutti.

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Rimini, l’acqua cinematografica fa il paio con 9 personalità

L’arte è sempre stata una danza tra il visibile e il vissuto, una coniugazione esistenziale che l’artista bolognese Giovanna Caimmi ha colto esteticamente in una mostra al Museo della Città di Rimini.
Wasserijunger il titolo che in tedesco nomina la libellula, ma che letteralmente significa “zitella d’acqua”; una mostra ove l’acqua e la neve sono un basso continuo di immagini – eventi su tele di cui una di notevole dimensione dipinta a olio con interventi sovrapposti e dinamici di proiezione di un diorama – un’opera che evoca il film “Stayer” di Tarkovskij – e immagini fotografiche.
Iniziativa promossa a tutto campo in città infatti molti hotel a Rimini si sono promossi grazie all’evento pubblicando sul web un elavato numero di offerte hotel Rimini
La rappresentazione è frastagliata, vaga, è una sintassi non unitaria, come può essere il sogno e il ricordo, ma che esprime del film russo lo spirito, una desolazione tutta nordica.
Ed è il raccordo tematico tra la delicatissima scultura dell’artista di una libellula in marmo bianco racchiusa in una bacheca di vetro e l’acqua; l’acqua che pervade l’ambiente naturale coi correlativi neve e ghiaccio in tutti i dipinti e nelle proiezioni del diorama e di un videoproiettore – un contrasto formale tra la leggerezza del gibigiana equoreo e onirico e la presenza ossessiva e minacciosa di cani e orsi polari.
L’artista, in questo revival del cinema inquietante di Tarkovskij, ha giocato carte diffidi cioè l’interpretazione di un sentire e di un mondo, ma vincenti.
Giovanna Caimmi è docente all’Accademia di belle arti di Bologna.
Alcuni sue mostre personali: 2000 Galleria Cristofori, Bologna; 2003 Galleria Santo Picara, Firenze; 200 Triennale arte sacra, Lecce; 2007 Officina delle arti, Reggio Emilia; 2008 Roberg arte contemporanea, Roma; 2012 Visionnaire Gallery, Milano.
La mostra chiuderà il primo luglio.
“Tu sei un nome che respira e muove” è invece il titolo della mostra collettiva al piano terra del Museo della Città.
Il titolo è un verso della poetessa Maria Angela Bedini e ispira il progetto dell’esposizione come una riflessione sui campi ampi e complessi del lavoro artistico, lavoro che trae origine dalla forza evocatrice e creatrice dei mone e delle parole delle cose e delle persone con cui viviamo o incontriamo, i nomi della vita.
Così, sono state scelte nuove personalità, artisti di diversa provenienza per confrontarsi col loro linguaggio formale con lavori che sono dediche a persone o luoghi, o idee, territori reali o immaginari.
Sono archivi di manufatti, oggetto delle più svariate forme o generi, reali o irreali, archivi labirintici e frammentari di memorie, di pensieri, un complesso intreccio di identità e di narrazioni tutti racchiusi in bacheche come invitanti anfratti del Tempo.
In particolare, fra tante presenze, curiosi vasi di ceramica con stranissimi tappi; un’infinitudine di lavori, fotografie, disegni, polvere nera, crani, foglie di carta assemblate come lontananze; fotografie di fossili, di piante selvatiche e vera terra; filamenti esigui e uno spolverio di farfalle leggero come il respiro; foglie e piante essiccate, costruzioni stranissime in metallo lucido, mini architetture fantascientifiche.
Gli artisti che hanno partecipato all’evento sono: Andrea Salvatori, David Casini, Dacia Manto, Emanuela Ascari, Franco Pozzi, Lucia Baldini, Nicola Gobbetto, Paola Gonzato e T-Yong Chung.
Il progetto della mostra asce da un’idea di Franco Pozzi e ha preso forma e titolo con la collaborazione di Dacia Manto.
Anche questa mostra chiuderà il primo luglio.

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