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Garrone Corriere Comunicazioni: Pubblicità, rivoluzione nel mercato ADV

Il mercato della pubblicità alle porte di una rivoluzione: l’Adv tabellare scalzata da nuovi strumenti di comunicazione basati sulla web reputation. Si fanno strada i professionisti della Rete. Il punto di Pier Domenico Garrone, co-fondatore del think-tank blog “Il Comunicatore Italiano” su Corriere delle Comunicazioni.

Pier Domenico Garrone su Corriere Comunicazioni

Pier Domenico Garrone – Il Comunicatore Italiano

Ogni anno quando si leggono i bilanci delle società come, ad esempio, quello della RAI, Mediaset, Sky, La7, Repubblica, Class ci si chiede se la fonte del ricavo principale, la concessionaria di pubblicità, è locomotiva o vagone del business ? In Italia, internet aveva nel 2010 un impatto pari a Euro 31,6 miliardi, in crescita del 10% annuo con una previsione di raddoppio entro il 2015. Un valore economico che significa una rivoluzione nella produzione e distribuzione dei programmi mediatici. Stop alle produzioni solo per la televisione o solo per la radio. Il format radiotelevisivo diventa APPTV, programma mediatico dove Protagonisti e Contenuto si rappresentano e incontrano un Pubblico sempre più informato e coinvolto oltre la “messa in onda” , con aggiornamenti e servizi a valore aggiunto.

IlComunicatoreItaliano_240

Nuove opportunità di consumo che coincidono meglio e nel tempo con l’interesse e lo stile di vita del Cliente. Nella carta stampata la nuova forza è data dalla spesa territoriale di pubblicità che sino a poco tempo fa non avrebbe mai pensato di potersi ritrovare su media autorevoli. Il Cliente cerca e “compra” credibilità e reputazione e rifiuta l’acquisto del solo spazio tabellare. Curare la credibilità e la reputazione diventano l’oggetto dell’attività professionale del Comunicatore. La carta stampata archiviata la farsa della qualificazione sul mercato per tiratura/copie e preso atto della costante recessione, quasi a 2 cifre, che ogni anno viene registrata nei bilanci sul numero di copie vendute, ha iniziato a pensare alla propria web reputation non solo come risposta/proposta al Mercato ma anche per dotarsi di un nuovo, concreto sistema di misura che riporti i valori economici dei contenuti di proprietà a cifre adeguate ai costi editoriali che nel frattempo si sono trasferiti dalle rotative ai social network.

Tutto questo rilancia la creatività italiana, l’industria dell’intrattenimento e dell’informazione dove , oggi, i giornalisti sono costretti ad inseguire la domanda di Comunicazione e devono lasciare spazio a nuove figure professionali , digital native, che ne insidiano la leadership aziendale. La crescita quantitativa, 190 canali televisivi nel 2008 che diventano 240 nel 2012, ha dato il via anche a sperimentazioni di distribuzione multicanale come meglio preferito dalla platea del Pubblico. L’ascolto dei principali canali generalisti, quelli di Rai e Mediaset, è precipitato dal 2001/89% al 2011/68% a vantaggio di un’offerta verticale sorta con i canali digitali e la rete internet rispondente ad un Pubblico in mobilità per il 75%, che torna ad apprezzare la Radio con i suoi 32 milioni di ascoltatori. Non sono peggiorati i programmi, solo che la platea non è più ferma e solo in salotto a casa e mentre guarda la televisione si aggiorna sul tablet. Gli italiani si ritrovano su internet come utenti unici in 27,2 milioni per 1 ora e 32 minuti al giorno, con 21 milioni di account unici Facebook e 17,9 milioni di utenti unici You Tube. In mobilità leggiamo i giornali, guardiamo la televisione, ascoltiamo la radio, rivediamo e cerchiamo in archivio programmi /documenti . Tutto questo grazie a 18 milioni di smartphone che diventeranno più di 40 milioni nel 2015, 2 milioni /2011 di tablet.

“L’Allerta Media” segnala il bisogno di Concessionarie di Comunicazione in sostituzione delle tabellari Concessionarie di Pubblicità. Il chairman di Google, Eric Schmidt, prevede che tra 10 anni i telefonini costeranno il 5% dell’attuale prezzo perchè li compreremo per le APP che ci serviranno e l’impatto sulla democrazia sarà la sorpresa solo per una classe politica attardata a dare il giusto valore alla banda larga. La tecnologia è potere e bisogna preoccuparsi che non si creino caste digitali. Servono regole e competenti Autorità ed un autorevole Servizio Pubblico Rai. Questo scenario incide rivoluzionando i modelli di business delle televisioni, della carta stampata e della antica e flessibile radio. Un punto comune per tutti i Media : la proprietà del Contenuto che diventa, con la tecnologia, il più importante valore aziendale. Una nuova regola, oggettiva per tutti sarà misurarsi con uno strumento ad alta computazione tecnologica, oggettivo, qualitativo.

Questa nuova media moneta sarà coniata dalla web reputation. Pare evidente il pensionamento dello share sia per come è realizzato, sia perchè l’interesse degli investitori pubblicitari e finanziari sarà incassare credibilità per accrescere valore con la reputazione di prodotti, servizi destinati ad un Pubblico che forma le opinioni con confronti su social network, con competenze disponibili gratuitamente in internet ed in ambito internazionale. La Concessionaria di Comunicazione, ad esempio la SIPRA per la RAI, dovrà superare l’attuale pigrizia burocratica che scarica al bilancio RAI gli investimenti per ideare, progettare, realizzare l’APPTV. La Concessionaria di Comunicazione per meritare di stare nella catena del valore dovrà partecipare agli investimenti di innovazione.

Il lavoro per le concessionarie ex pubblicitarie passerà rapidamente dalla vendita tabellare di spazio/tempo alla valorizzazione del Contenuto. Il 30 settembre 2011 Fabio Minoli, presidente del Co.Re.Com. Lombardia ha presentato in un seminario, presente AGCOM, una ricerca sulla web reputation dei TG, dei giornalisti. Quella presentazione era una prima reale simulazione e prova di come desueto fosse lo share che, oggi, misura insieme prodotti televisivi diversi così come tecnicamente e correttamente vanno intese le differenti produzioni RAI, Mediaset, Sky, La7.

L’attualità purtroppo ci presenta ancora evidenti scalini di cultura e sensibilità verso il Pubblico.

Scaricata l’APP multimediale RAI.TV sul tablet questa funziona solo se si è connessi con wifi a differenza dell’APP TGCOM, TGSKY, RadioRai e La7.

Cosa significa per la RAI questo errore tecnologico? Perdere competitività. La raccolta pubblicitaria classica perdeva un -3,4%/2011 mentre in internet nello stesso periodo, anno 2011, la raccolta registrava +15,4%.

La web reputation consente ad un Editore di generare continuamente valore con prodotti/servizi/aggiornamenti che passano da una distribuzione indistinta ad una specifica , ad esempio, pensata per un social network.

Credibilità, Innovazione, Cloud , Internazionalizzazione questi 4 termini li troveremo sempre di più nei bilanci, nei profili professionali, nei progetti dei Media e speriamo nella cultura delle Concessionarie che auspichiamo passino rapidamente dalla raccolta pubblicitaria alla creazione di valore dei Contenuti. Il 2012 è l’anno della reingegnerizzazione dei Media e delle Concessionarie, il 2015 è vicino ed in Italia ci sarà l’Expo e saremo esposti nel mondo .

FONTE: Corriere Comunicazioni

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Pier Domenico Garrone al TG1: 89 miliardi di SMS inviati solo nel 2011

Gli Sms compiono 20 anni. Una rivoluzione, che con l’avvento degli smartphone, sta cedendo sempre più al passo a chat e tweet. Pier Domenico Garrone, co-fondatore del think-tank blog Il Comunicatore Italiano, al TG1.


Gli Sms compiono 20 anni, nonostante la tenera età, sono già considerati vecchi per l’avvento di nuovi strumenti di comunicazione. Nati nel 1992, genitori dei tweet e delle chat divennero uno degli strumenti di comunicazione più utilizzati nel mondo, una vera e propria rivoluzione, attestata da una crescita esponenziale del suo utilizzo.

Gli Sms sono stati una compagnia, uno strumento di informazione e di comunicazione attraverso cui si è potuto informare, comunicare, essere aggiornati in tempo reale, lanciare un allarme, addirittura fare una donazione.

Sono i genitori della comunicazione digitale di oggi. 20 anni di Sms, un compleanno, ma anche un anniversario della comunicazione digitale.

Secondo le stime dell’AGCOM nel 2011 sono stati inviati più di 89 miliardi di Sms.

Uno strumento utilizzati da tutti, giovani, meno giovani, calcolando che l’81% della popolazione italiana ha un telefonino. Con gli smartphone il passaggio dagli sms alle chat, come What’s Up e Twitter è già iniziato.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Pier Domenico Garrone: Comunicazione Web, novità e salvaguardia della democrazia

La web reputation subentra allo share, l’APPTV ai vecchi format televisivi, i social network ai vecchi media. La nuova Comunicazione è tecnologia. “La Rete è la novità e la salvaguardia della democrazia perché produce un’opinione diffusa e mantiene in memoria le promesse. I Politici non possono sottrarsi al pubblico della Rete”. Intervista aPier Domenico Garrone, fondatore del blog indipendente Il Comunicatore Italiano a Il ComuniCattivo, ideato e condotto da Igor Righetti.

Pier Domenico Garrone a Il Comunicattivo

Egemonia del modello comunicativo della televisione e accelerazione delle tecnologie elettroniche quanto determinano l’attuale immagine del giornalismo italiano?

La televisione ha perso l’egemonia del modello comunicativo e si stima che entro 5 anni lo share sarà abbandonato per passare alla web reputation che qualificherà l’ascolto misurando i programmi per la loro credibilità e reputazione. Si inizia, già oggi, a parlare di APPTV. Le APPTV prenderanno il posto dei vecchi format anche per gli attuali telegiornali. Meglio stanno andando i radiogiornali piu aderenti alla mobilità e sincronia con la realtà, così come avviene per la Rete.

Tutto questo rilancerà la creatività italiana e l’industria dell’intrattenimento e dell’informazione. L’APPTV è un programma mediatico dove Persona e Contenuto si rappresentano e incontrano il Pubblico che sarà sempre più interessato ed informato. Chi segue l’APPTV segue oltre la “messa in onda” e lo usa come un servizio anche per il proprio piacere.

Oggi sono i giornalisti ad inseguire la domanda di Comunicazione. Primo dato di attenzione è la carenza o non conoscenza della potenza tecnologica che rischia di limitare il risultato dell’informazione. Oggi abbiamo una ricerca ed un confronto dell’ informazione. Oggi RAI5 trasmette il Letterman Show, la CBS non trasmette nè Ballarò, nè Santoro nè Porta a Porta. L’informazione italiana non è ancora esportabile.

I politici italiani sono arrivati con un certo ritardo all’uso del web ma ora la loro presenza è massiccia. Quanto è importante l’uso dei social network nel determinare i processi politici?

La Rete è la novità e la salvaguardia della democrazia perché produce un’opinione diffusa e mantiene in memoria le promesse. I Politici, professione difficile e non per tutte le tasche, non possono sottrarsi al pubblico della Rete, maggiore di numero di quello della televisione e più abituato alla verifica delle notizie. I Politici, dai consiglieri comunali ai Parlamentari, si stanno avventurando con diffidenza ed incoscienza e con la Rete possono avere solo vantaggi in termini di idee, trasparenza e concreta visione dell’Italia. La Rete più la Radio sono il cocktail vincente della Comunicazione, più della solitaria televisione attuale. Oltre ai Politici però occorre occuparsi dei potenti burocratici che sono i responsabili della gestione dei ministeri, degli assessorati, degli uffici urbanistica, degli ospedali…

Qualcuno sostiene che la comunicazione sta prendendo il posto della politica che troppo spesso misura l’efficienza delle proprie azioni sulla base dei passaggi televisivi e non sulla qualità delle scelte producendo così una catena perversa di competizioni mediatiche. E’ proprio così?

Noi Comunicatori meriteremmo, come categoria professionale, una severa condanna per aver usato e spiegato ai Politici la parola visibilità. I Politici di questa Repubblica, definita seconda e non si sa perché, hanno confuso il proprio mandato parlamentare con l’emissione di comunicati stampa e comparsate in trasmissioni e quotidiani mentre i Cittadini e le Imprese in competizione chiedevano fatti, semplificazione burocratica e servizi innovativi. Tornando con la imminente riforma elettorale che rigenera il rapporto tra l’eletto e il suo territorio, sarà prioritario l’estratto conto dei fatti prodotti più che dei comunicati. Non si inaugura più la posa della prima pietra ma che la strada o la fabbrica costruita funzioni e produca valore per le Persone, per l’Ambiente, per l’economia. I Politici normalmente intelligente si affideranno semplicemente a Comunicatori professionisti e ricordiamolo sempre..”Comunicatore è chi Comunicazione fa!”

“Il ComuniCattivo – Perché l’ignoranza fa più male della cattiveria”, pluripremiato anche a livello internazionale, è il primo programma crossmediale italiano sui linguaggi della comunicazione e dell’informazione in onda dal lunedì al venerdì alle 17.20 su Radio 1 Rai da dieci anni. A tutt’oggi sono 34 gli studenti universitari che hanno fatto tesi di laurea sul programma, sul suo linguaggio e sul suo modo di fare infotainment (informazione e intrattenimento). E’ ideato e condotto da Igor Righetti, giornalista professionista, autore e conduttore radiotelevisivo e docente di Comunicazione d’impresa e Linguaggi radiotelevisivi alle Università Tor Vergata, Luiss “Guido Carli” di Roma e alla Scuola superiore della Pubblica amministrazione della Presidenza del Consiglio dei ministri.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Pierdomenico Garrone: A TG2 Insieme focus sull’agenda digitale

L’agenda digitale, il vasto programma lanciato dal governo per recuperare il deficit tecnologico e culturale tra l’Italia e il resto dell’Europa è il tema della puntata di Tg2 Insieme. Ospiti di Francesca Nocerino: Carlo Mochi Sismondi, presidente del Forum della Pubblica amministrazione, Riccardo Luna, giornalista e Pier Domenico Garrone, esperto di comunicazione e fondatore de Il Comunicatore Italiano (www.ilcomunicatoreitaliano.it), primo think tank blog sui temi della comunicazione digitale ed internazionale.

A Tg2 Insieme focus sull’agenda digitale, il vasto programma lanciato dal governo per recuperare il deficit tecnologico e culturale tra l’Italia e il resto dell’Europa. Un piano che in pochi anni dovrebbe fare di alcuni sistemi di servizi (in primis sanità, educazione e previdenza), l’asse portante di una vera e propria innovazione tecnologica.

In studio – ospiti di Francesca Nocerino – Carlo Mochi Sismondi, presidente del Forum della Pubblica amministrazione, Riccardo Luna, giornalista e Pier Domenico Garrone, esperto di comunicazione e fondatore de Il Comunicatore Italiano (www.ilcomunicatoreitaliano.it ), primo think tank blog sui temi della comunicazione digitale ed internazionale.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Reputazione Web: Seminario Comunicatore Italiano alla Camera, Servono regole certe, fondamentale ruolo Ue

Web reputation, nettere a punto una normativa adeguata e identificare le responsabilità istituzionali: queste le priorità emerse in occasione del seminario organizzato dal Comunicatore Italiano. Fini: “La Rete può riavvicinare i cittadini alla politica”. Lusetti (Pd): “Pronti a lavorare a una proposta bipartisan”. Vari: “Servono regole certe, fondamentale ruolo Ue”.

Regole chiare per la Web reputation. E’ questa la convinzione emersa al seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”, organizzato dal Comunicatore Italiano presso la Camera dei Deputati di cui il presidente Gianfranco Fini si è voluto fare promotore.

“In questi tempi in cui si avverte la necessità di una ripresa di fiducia dei cittadini nei confronti della politica – ha sottolineato nel saluto inviato al seminario – gli strumenti messi a disposizione dalla rete, possono rendere la proposta politica più vicina alle esigenze della società e rilanciare la partecipazione democratica”.
“Le Istituzioni e la politica devono comprendre e sfruttare le opportunità offerte dal web, poiché internet e social network sono forme di relazione, di contatto e di rapida circolazione delle idee che offrono alle Istituzioni e alla politica inedite e piu’ dirette forme di comunicazione con i cittadini”.
“Ma – ha concluso Fini – non tutto quello che circola in rete veicola principi di libertà, civiltà, rispetto della dignità della persona, e ne deriva che deve essere sempre vigile e attiva la ‘coscienza collettiva’ e democratica espressa dall’insieme dei social network”.


Sulla necessità – e sulla difficoltà – di elaborare nuove norme si è soffermato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Massimo Vari, sottolineando al contempo la funzione positiva dei social media nel mondo contemporaneo. “In questo senso – ha puntualizzato Vari – è fondamentale il ruolo che può svolgere la Commissione europea nel tentativo di sintetizzare la libertà di espressione in Rete con i diritti degli utenti, a cominciare da quello alla riservatezza per arrivare a quello alla reputazione, passando anche per la tutela della proprietà intellettuale”. Contestualmente alle azioni europee è però necessario identificare anche un ruolo per le istituzioni nazionali. (…)

Un “invito” che Renzo Lusetti, deputato del PD, ha subito accolto, annunciando un impegno – “bipartisan, data la sensibilità dimostrata da tutti gli schieramenti politici sul tema” – ad elaborare proposte normative adeguate alla sfida. Nuova linfa potrà venire dall’Agenda digitale al vaglio del governo. “Si tratta – ha ricordato Lusetti – di un campo base giuridico amministrativo che potrà essere uno spunto anche per la prossima legislatura”. Una legislatura che, secondo il deputato PD, dovrà essere “una costituente del Web”. “Inoltre – ha concluso – auspico che la nuova Agcom possa lanciare un gruppo di lavoro ad hoc su queste tematiche e che la Commissione di Vigilanza Rai inizi ad occuparsi strutturalmente dei temi collegati al Web”. Antonio Preziosi, direttore Radio 1, ha affrontato il tema del ruolo dei social network nella professione giornalistica. “Internet è una grande risorsa – ha detto – ma come tale deve essere sottoposta alle regole del buon giornalismo, prima tra tutti il controllo delle fonti”.
Su come cambia il giornalismo ai tempi del Web si è soffermato anche Arcangelo Iannace, responsabile Relazioni Esterne della Fieg. “È importante sviluppare una strategia industriale per adeguare l’offerta editoriale alle nuove tecnologie, tablet e smartphone soprattutto”.

Maurizio Maresca, professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine è ritornato sulle istituzioni. “Devono avere il coraggio – ha detto – di operare per il buon funzionamento del mercato anche varando norme che, ad una prima analisi, possono sembrare atipiche, per colmare il vuoto normativo. Anche Fabio Minoli, presidente del Corecom Lombardia, si è soffermato sulla mancanza di una “tenuta giuridica”, ricordando il ruolo di conciliazione che i Corecom potrebbero svolgere, così come avviene per le controversie tra utenti e Tlc, anche nelle “diatribe” tra cittadini, provider e social network.

FONTE: Corriere delle Comunicazioni

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Camera dei Deputati: Seminario “Web reputation la credibilità si genera in rete”

La web reputation dal punto di vista legale, sociale ed etico. Seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”, Camera dei Deputati, organizzato da Il Comunicatore Italiano, think tank blog indipendente sulla comunicazione. Indirizzo di saluto del Presidente Fini. Hanno partecipato tra gli altri Fabio Minoli, Maurizio Maresca, Renzo Lusetti. Incontro moderato da Gildo Campesato.


A Palazzo Montecitorio si è tenuto il Seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”. Durante l’incontro è stato affrontato il tema della reputazione on-line sia da un punto di vista legale che da quello etico e sociale. L’iniziativa si è aperta con un saluto inviato da parte del Presidente della Camera Gianfranco Fini. Sono intervenuti Maurizio Maresca, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine, Fabio Minoli, Presidente CoReCom (Comitato Regionale per le Comunicazioni) Lombardia. Intervento conclusivo di Renzo Lusetti, Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati. Coordinatore Gildo Campesato, Direttore Corriere delle Comunicazioni.

Nel corso del Seminario è stato proiettato il video di illustrazione del Comunicatore Italiano, “Web reputation: Nascita, morte, resurrezione della Rete”. L’appuntamento è stato organizzato da Il Comunicatore Italiano.

Gianfranco Fini, Presidente della Camera: La vasta e rapida diffusione della comunicazione digitale presso i cittadini, principalmente legata ai social network, sta arricchendo le modalità di formazione e di espressione dell’opinione pubblica, che non passano più soltanto per i media tradizionali ma anche attraverso gli utenti del Web, i quali diventano autori, ideatori, propositori e opinion leader. Ne consegue che queste nuove forme di relazione, di contatto e di rapida circolazione delle idee offrono alle Istituzioni inedite e più dirette forme di comunicazione con i cittadini. La comunicazione sul web è insomma un nuovo e sempre più rilevante strumento di diffusione e di arricchimento della democrazia.

Gildo Campesato, direttore del Corriere delle Comunicazioni: Un tema di cui si discute molto all’estero, ma che soltanto ora comincia ad affacciarsi al dibattito in Italia, non soltanto fra gli addetti al settore delle comunicazioni o della web economy. L’importanza crescente del web come fonte di informazione dei cittadini, ma anche come strumento di mobilitazione politica e di formazione delle idee sta ponendo nuove sfide ai partiti e alle istituzioni, alle società, agli enti, alle persone.

Avv. Maurizio Maresca, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine: L’attuale giurisprudenza non è uniforme e, pertanto, non riesce a segnare precedenti che fungano da “faro” per chi, nel mare di internet cerchi un approdo a tutela della sua web reputation. L’intervento normativo ulteriore che si auspica in questa sede, a fronte dell’analisi fin qui effettuata, sarebbe in una direzione di conferimento di poteri alle Autorità indipendenti (AGCOM e Garante della Privacy) circa la conoscibilità delle controversie in materia di lesioni della web reputation, in applicazione della normativa vigente.

Fabio Minoli, Presidente Corecom: In Italia abbiamo, mediamente, 27 milioni di utenti unici per mese sul web e vi sono 2 milioni di domini, con una crescita di 100.000 nuove pagine web al giorno e la tendenza a essere presenti in ogni secondo rispetto sia all’attività che a ciò che succede. In questo scenario, l’aspetto della reputazione e della credibilità diventa centrale. Sul web, qualsiasi azione di un individuo o di un’azienda può essere messa fortemente in discussione dall’ultimo venuto, quindi da reazioni estemporanee e immediate.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Web reputation, ecco la E-Guerra, una guerra cruenta di credibilità sul web

E’ ora di prendere coscienza che gli italiani sono in guerra e che la guerra è cruenta come i tradizionali conflitti e lascia sul terreno morti tutti i giorni. La E-Guerra in atto è condotta con armi di massa che minano la Credibilità degli Stati, i leader vengono spazzati via come è successo in Africa, le Aziende saltano colpite da bombe che esplodono sui mercati alterando i rapporti finanziari e azionari. Il punto su Il Comunicatore Italiano.

Tutto questo avviene “grazie” ad una gestione della webreputation che vede impegnati a libro paga di potenti speculatori ed organizzazioni politiche fisici matematici ed esperti di Comunicazione. L’Italia pur disponendo di ingredienti utili a contrastare e contrattaccare è fortemente arretrata nella Sua organizzazione e nella comprensione di cosa sta succedendo e soprattutto non esiste un “Sistema Italia della Comunicazione” al servizio delle Aziende e delle Istituzioni tale da tutelare e valorizzare tutto ciò che rappresenta la bandiera tricolore.

L’E-Guerra si combatte con performance di super calcolatori che rendono le informazioni credibili perché idonei ad identificare le fonti e a qualificare i dati eliminando le aree di grigio che invece alimentano la corsa alla vendita di un titolo azionario o di uno Stato. L’Italia sta dando l’idea di una “nazione smanettona” che colpita dagli attacchi si affida nelle risposte senza un’organizzazione consapevole e quasi affidandosi al caso o al minimo buon senso.

La Credibilità è il valore da difendere e da far crescere ma per riuscire occorre un sistema della Comunicazione d’Italia dove le Istituzioni, la Rai e anche le varie e forse troppe associazioni di rappresentanza di interessi devono radicalmente e velocemente cambiare cultura.

Il NYT tra i primi media al mondo sceglie come CEO un esperto di internet, i Partiti invece stanno per nominare anche in Rai secondo il criterio primordiale del “concorso di bellezza” ovvero senza precisare obiettivi/tempi/ responsabilità ad appena un mese da uno schiaffone elettorale.

La differenza è che in Italia esiste la “Commissione di Vigilanza sulla Rai” nome che fa ridere solo a leggerlo che si riunisce per nominare i consiglieri e audire i vertici. Risultato 27% di evasione del canone Rai magari anche tra gli stessi membri della Commissione di Vigilanza. Nel mentre gli italiani si sono dotati di 18 milioni di smartphone e 2 milioni di tablet con i quali si comunicano le verifiche sulle cose proposte dalla Politica e dall’Economia e si produce un sociale intangibile.

I Partiti, mentalmente tradizionali, sono ritornati in crisi di fiducia in ogni loro attività partendo dai contenuti per arrivare ai tesorieri. Nessuno escluso. I più impauriti di questo scenario, ampiamente anticipato da Eric Schmidt già CEO di Google, sono inchiodati all’alibi schedata come “Antipolitica”, categoria inesistente.

Ad onore del vero occorre dare atto che l’unica istituzione che ha preso consapevolezza di questa condizione è la Camera dei Deputati che il 27 giugno presenta “La Credibilità si genera in Rete“, seminario di Comunicazione pratica che affronta ” a norma vigente” la webreputation nel nuovo rapporto ” mobilità e partecipazione” dove la radio con la rete è protagonista in una reingegnerizzazione dei media che la Federazione Italiana degli Editori, presieduta da Giulio Anselmi ha indicato, con la fotografia della situazione dei media, come l’obiettivo strategico.

“Nascita, morte, resurrezione in Rete” videoillustrazione prodotta da Il Comunicatore Italiano punta a rendere concreta e chiara la webreputation quale ineludibile strumento di lavoro per le Istituzioni, i Cittadini, le attività sociali ed economiche.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Il Comunicatore Italiano: Seminario Web Reputation, la credibilità si genera in rete. Diretta sulla Web Tv di Montecitorio.

Camera: Web Reputation, la credibilità si genera in rete. Mercoledì 27 giugno, Seminario Camera dei Deputati, ore 10. Apre il saluto del Presidente Gianfranco Fini. L’appuntamento, organizzato da Il Comunicatore Italiano, sarà trasmesso in diretta sulla Web Tv di Montecitorio.

Mercoledì 27 giugno, alle ore 10, presso la Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio si terrà il Seminario “Web reputation: la credibilità si genera in rete”. Aprirà l’iniziativa un indirizzo di saluto del Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini. Interverranno Antonio Preziosi, Direttore Radio 1, Maurizio Maresca, Professore di Diritto Internazionale ed Europeo all’Università di Udine, Fabio Minoli, Presidente CoReCom (Comitato Regionale per le Comunicazioni) Lombardia, Giulio Anselmi, Presidente Fieg. L’intervento conclusivo sarà di Renzo Lusetti, Segretario di Presidenza della Camera dei deputati. Coordinatore Gildo Campesato, Direttore Corriere delle Comunicazioni. Nel corso del Seminario sarà proiettato il video di illustrazione del Comunicatore Italiano, “Web reputation: Nascita, morte, resurrezione della Rete”. L’appuntamento, organizzato da Il Comunicatore Italiano, sarà trasmesso in diretta sulla Web Tv di Montecitorio (http://webtv.camera.it).


FONTE:
 Agenpar

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Il Comunicatore Italiano: Spending Review e comunicazione l’utilizzo della rete un vero esercizio di democrazia?

I cittadini italiani hanno espresso le loro opinioni online dando suggerimenti, segnalando gli sprechi, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili, ma l’utilizzo della rete si è dimostrato un vero esercizio di democrazia partecipata e rappresentativa? Michelangelo Tagliaferri, Fondatore di Accademia di Comunicazione-Fondazione di Milano, sul blog indipendente Il Comunicatore Italiano.

Si è scritto molto rispetto al provvedimento relativo allo spending review, vale a dire ai criteri adatti a tenere sotto controllo la spesa della Pubblica Amministrazione.
In particolare più che sui modi per intervenire sulle anomalie del sistema italiano l’opinione pubblica si è a lungo soffermata sulla chiamata a scovare le sacche e i casi di spreco e a denunciarle al Governo mediante l’utilizzo delle vie di internet.

Il successo è stato enorme e palazzo Chigi ha dovuto annotare una corrispondenza con più di novantamila cittadini e partecipanti ad organizzazioni sociali e territoriali che hanno dato suggerimenti e indicato anomalie.
Pur tenendo conto che il 6% delle denuncie era ripetitiva e indicava la presenza di una mano organizzata il Presidente Monti e il suo Governo non possono che essere soddisfatti del risultato ottenuto.

Tanto soddisfatti da oscurare il senso e il peso del provvedimento adottato e da far pensare alle malelingue che si trattasse solo di propaganda.
Noi che guardiamo le cose in modo disincantato e dal punto di vista della comunicazione non siamo altrettanto soddisfatti. Non siamo soddisfatti perché si è persa una ulteriore occasione per rettificare la nostra prassi comunicativa in chiave di una migliore rappresentazione della democrazia e di un più sapiente utilizzo della tecnologia della rete. E vogliamo essere chiari il più possibile.

Il provvedimento governativo aveva già dato le indicazioni di diagnosi e le modalità di intervento oltre ai criteri per provvedere allo stesso la Presidenza del Consiglio aveva già indicato le procedure adatte alla soluzione del problema coerenti con il valore di riferimento per l’azione politica, vale a dire la battaglia agli sprechi.
Erano anche stati determinati i valori del risparmio ipotizzato negli anni futuri.

In particolare:
La prima anomalia riguarda la struttura della spesa pubblica italiana. In Italia si spende meno della media dei Paesi OCSE per la fornitura di servizi pubblici e per il sostegno agli individui in difficoltà economica mentre le spese per gli interessi sul debito pubblico e per le pensioni superano la media europea. Queste due voci valgono circa 310 miliardi di euro, una cifra che ostacola la flessibilità di gestione e adattamento della risposta pubblica alle domande provenienti dall’economia.
La seconda è rappresentata dal costo della produzione dei servizi pubblici. L’aumento dei costi di produzione dei servizi pubblici (scuola, sanità, difesa, giustizia, sicurezza) non è stato accompagnato da un adeguato livello di qualità.
La terza è l’aumento delle spesa dovuto alle diffuse carenze nell’organizzazione del lavoro all’interno delle amministrazioni, nelle politiche retributive e nelle attività di acquisto dei beni necessari per la produzione.
La quarta riguarda l’evoluzione della spesa e la sua governance.
La quinta anomalia è nel rapporto centro-periferia, per cui gli enti locali esercitano le stesse funzioni, a prescindere dalle dimensioni e caratteristiche territoriali.

A fronte di una spesa pubblica “rivedibile” nel medio periodo è di circa 295 miliardi di euro, il Governo ha ritenuto necessario un intervento volto alla riduzione della spesa pubblica per un importo complessivo di 4,2 miliardi, per l’anno 2012, più o meno il 2% della cifra ipotizzata.

Perché allora, a fronte di una ipotesi così debole Palazzo Chigi ha scelto la partecipazione online anche per l’adozione della spending review ?

È lo stesso Governo che afferma che la sezione web dedicata a questo problema – ha lo scopo di illustrare la spending review, quanto è stato fatto finora e i progressi che si attendono per i prossimi mesi. Mentre tutti i cittadini, attraverso il modulo “Esprimi la tua opinione”, hanno la possibilità di dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili”.

E i cittadini diligentemente hanno espresso la loro opinione, ma governare è un’altra cosa che esprimere un’opinione. E in un sistema democratico rappresentativo governare vuole dire esercitare il potere attraverso la delega e riconoscersi nelle scelte che vengono fatte anche assumendosi responsabilità e sacrifici. Va da sé e non ha bisogno di dimostrazione che la tecnologia digitale non darà nessun incremento di potere al cittadino volenteroso che in buona fede avrà dato un aiuto alla diagnosi della situazione da sanare. Nessuno infatti gli farà sapere in quale dei cinque punti è servita la sua osservazione. Inoltre la tecnologia digitale che ha come prerogativa la partecipazione e la interattività non ha avuto nessuna possibilità di eliminare l’immagine e l’esercizio di un potere che vede sempre un re e un suddito.
La partecipazione alle scelte di democrazia territoriale risulta avvilita da una gestione di informazioni centralizzate che non tengono conto di storia, organizzazione e vocazione delle comunità locali.

Infine e cosa non da poco si è persa l’occasione, non tanto per far presente che altri strumenti telematici erano a disposizione da tempo per questa partecipazione, ma che strumenti istituzionalizzati e pensati alla scopo di un miglioramento reale della comunicazione tra cittadino e amministrazione sono stati per l’ennesima volta avviliti e non valorizzati.

Ci riferiamo in particolare agli URP, questo brutto nome fantasioso che cela uno delle utopie più belle di una democrazia partecipata:
La legge 150 del 2000, nel riaffermare i principi generali espressi con il d.lgs. n°29/93, assegna all’URP le funzioni di:

garantire l’esercizio dei diritti di informazione, di accesso agli atti e di partecipazione (legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni);
agevolare l’utilizzazione dei servizi offerti ai cittadini, anche attraverso l’informazione sulle disposizioni normative e amministrative, e sulle strutture e sui compiti dell’amministrazione;
promuovere l’adozione di sistemi di interconnessione telematica, coordinare le reti civiche, promuovere e gestire quindi la Comunicazione Istituzionale on line;
promuovere l’ascolto dei cittadini e i processi di verifica della qualità dei servizi e di gradimento degli utenti;
garantire lo scambio di informazioni fra l’ufficio e le altre strutture operanti nell’amministrazione, promuovendo e organizzando la comunicazione interna;
promuovere la comunicazione interistituzionale, attraverso lo scambio e la collaborazione tra gli uffici per le relazioni con il pubblico delle altre amministrazioni, come ad esempio attraverso la costituzione di reti di URP.

Rimane in ogni caso il dato inequivocabile della risposta del popolo della rete alla chiamata di aiuto e di partecipazione lanciata dal Governo e questo è stato positivo, come sarà positivo qualche giorno dopo l’intervento a favore dei terremotati dell’Emilia.

Il Presidente Monti sa che il popolo della rete imparerà sempre di più e meglio la grammatica e la sintassi della comunicazione digitale ma non può dimenticare che a fronte di questo impegno urge un intervento pedagogico umile quanto efficace per fare crescere la consapevolezza nella nostra classe dirigente sia pubblica che privata di cosa vuole dire un corretto utilizzo della rete per un vero esercizio di democrazia partecipata e rappresentativa.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Elezioni e Comunicazione: Il Comunicatore Italiano interviene ad Unomattina

Elezioni e Comunicazione: questi i temi approfonditi da Pier Domenico Garrone, esperto di comunicazione e co-fondatore del blog Il Comunicatore Italiano, ad Unomattina, il programma del mattino di Rai Uno su attualità, cronaca, e politica condotto da Franco Di Mare.

Elezioni e Comunicazione. Il Comunicatore Italiano ospite di Uno Mattina.

Queste alcune delle evidenze emerse nel corso del programma. 2742 liste civiche cifrano la crisi dei Partiti, esiste la Politica e non esiste l’Antipoltica, perde chi usa internet solo come vetrina, la modernizzazione è creare un social citizen non le 40000 email per avere indicazioni sul taglio della spesa pubblica, i Partiti dovranno investire meno in immobili e più nelle relazioni con i Cittadini.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Il Comunicatore Italiano a Radio Anch’io: Speciale Voto Amministrativo

Speciale Voto Amministrativo: politici, giornalisti, esperti commentano i risultati del voto, che in questi giorni ha interessato quasi dieci milioni di italiani in cinque grandi città. Il punto di Pier Domenico Garrone, esperto di comunicazione e co-fondatore del think tank blog Il Comunicatore Italiano, su Radio Anch’io. Prendono parte alla puntata: Mario Sechi, Antonio Polito, Claudio Tito, Osvaldo Napoli, Nicola Latorre, Gianpiero D’Alia, Massimo Donadi, Nichi Vendola, Giovanni Favia, Roberto D’Alimonte. Conduce Ruggero Po.

Un’ora e mezza di trasmissione per commentare con i politici, i giornalisti, gli esperti, i nostri inviati i risultati del voto che ha interessato quasi dieci milioni di italiani. Cinque le grandi città al voto.

A Verona il sindaco uscente, il leghista Tosi, vince al primo turno. Al ballottaggio Parma e Genova dove si affermano le sinistre e Palermo dove, pur senza superare la soglia del 50 per cento, il candidato dell’IDV, ed ex sindaco della stessa città, Leoluca Orlando fa man bassa di voti. E sopra a tutto la netta affermazione, in gran parte prevista, del movimento 5 Stelle.

Prendono parte alla puntata i giornalisti Mario Sechi, direttore del Tempo, Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera e Claudio Tito, caporedattori interni di Repubblica.

I politici che hanno aderito all’invito sono Osvaldo Napoli, PDL, Nicola Latorre, PD, Gianpiero D’Alia, UDC, Massimo Donadi, IDV, Nichi Vendola, SEL e Giovanni Favia, 5 stelle. Gli esperti sono il politologo Roberto D’Alimonte e l’esperto di comunicazione Pier Domenico Garrone.

Conduce Ruggero Po

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Che colore ha la web reputation? Il punto su Il Comunicatore Italiano

L’immagine di un’azienda e dei suoi prodotti è nelle parole e negli scambi degli utenti della rete, un nuovo auditel fatto di utenti in movimento e in mutamento che interagiscono fra di loro. Questa la web reputation per Il Comunicatore Italiano.

Che colore ha la reputazione? Noi del “Comunicatore italiano” abbiamo – con la web reputation – affrontato il tema di come la buona immagine di un’azienda, così come dei suoi prodotti, sia oggi nelle mani di quel mercato delle parole e degli scambi che si chiama Rete. E spostato l’attenzione su questo nuovo auditel fatto di gente, in movimento e mutamento, lontana dal caminetto televisivo di “Lascia o raddoppia” che aveva dominato per 60 anni la scena della misura del gradimento tv.

Scopriamo ora, in questi giorni difficili, che è rosso il colore della reputazione. Perché la reputazione ferita, la vergogna sociale e il sentimento di abbandono e di protesta che un numero crescente di piccoli imprenditori, commercianti e artigiani, prossimi a fallire, non sembra riuscire ad affrontare e superare ha lo stesso colore rosso dei conti. Per difendere la loro reputazione, di fronte alla famiglia, alla comunità e al mondo che avevano sfidato con il coraggio e l’innovazione, ma soprattutto per testimoniare con una protesta silenziosa il fallimento di una ricchezza che non riescono più a distribuire, un numero crescente di imprenditori, artigiani e commercianti, si è tolta la vita, in questi ultimi giorni in Italia. Prima del disonore della rete veniva e viene, per loro, il disonore di una vita quotidiana che hanno cercato di cambiare assieme al loro destino. All’origine del loro gesto – che Emile Durkheim avrebbe definito egoistico – anche la stretta alla gola del fisco, in moltissimi casi. In questa Italia dai servizi pubblici così raramente efficienti, e così distanti, nel costo e nella prestazione, da Regione a Regione, in questa stessa Italia il cui welfare pesa sulle spalle degli onesti che pagano le tasse, la sfera pubblica può permettersi di non pagare i propri debiti ma di essere inflessibile nei confronti di coloro che hanno scelto la strada della trasparenza e dell’onestà.

Ed è un esito particolarmente curioso, oltre che naturalmente tragico, quello di un’Italia che sembrerebbe aver girato da tempo la boa delle filosofie politiche autoritarie (quando non totalitarie), ma nonostante questo ancora coltiva questa vistosa asimmetria tra cittadini e Stato. Per arrivare al punto: la sfera pubblica può permettersi in Italia di non pagare i cittadini creditori, ma è capace di stringerli in un angolo quasi con un coltello alla gola non appena non siano in grado di pagare i loro debiti con il fisco.

Una nazione che nonostante tutto ancora non coltiva il culto religioso, prima che liberale, della reciprocità e che continua a trattare il cittadino e l’individuo come un suddito, a considerare lo Stato come depositario dell’etica e della virtù: questa nazione non si è ancora liberata dell’idea di un monopolio etico dello Stato che fascismo e comunismo hanno imposto alle nostre coscienze. La nostra nave naviga quindi ancora nelle acque più scure del ventesimo secolo.

Una buona comunicazione pubblica non può non preoccuparsi di tutto questo. Deve guardare alla coesione sociale come a un bene comune, tanto più prezioso quanto più difficile si fa questo percorso italiano. Da qui, anche a costo di arretrare a quell’idea ammaestrante che volentieri si attribuiva ai media nel secolo scorso, l’idea che il Comunicatore Italiano intende ora proporre, per non chiudere la porta alla speranza: di salutare con particolare favore e fervore quella comunicazione votata a segnalare e valorizzare i buoni esempi virtuosi di un’imprenditoria italiana, di un’Italia che ce la fa. Che il “Corriere ” di Di Vico ad esempio non si stanca di raccontare in questi giorni difficili (assieme ad una costante opera di pedagogia del presente e del futuro tesa a farci uscire dalla morsa di un’archeologia delle relazioni industriali e della rappresentazione del lavoro ancora ferma a proletari e capitalisti). E che noi riproponiamo raccogliendo anche l’esperienza di Winning Italy, la medicina per un’autostima nazionale di fronte alla crisi, che il Ministero degli Esteri ha proposto a partire dal 2010.

E però non possiamo tacere del corteo delle vedove, ognuna con una bandiera bianca (perché l’appartenenza non sia di alcuno), le vedove degli imprenditori morti suicidi (70 dall’inizio del 2012) che, questo venerdì 4 maggio, hanno deciso di manifestare il loro dolore a Bologna. A guidarle Tiziana Marrone, la vedova di Giuseppe Campaniello, il piccolo imprenditore edile di Ozzano Emilia che lo scorso 28 marzo si è dato fuoco davanti all’ingresso dell’Agenzia delle Entrate. Non siamo soli, a ricordarlo. Con noi Radio 24 e parte dell’associazionismo di imprenditori e artigiani (CNA in particolare, con una coraggiosa campagna di comunicazione) e tanta opinione pubblica della rete e nella rete. Tra i sacrifici che abbiamo scelto di fare, perché l’Italia rinasca, non c’é posto per quello della vita.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Gianfranco Fini incontra Il Comunicatore Italiano sul tema Istituzioni e web reputation

Istituzioni e Web Reputation: questo il tema dell’incontro tra il Presidente della Camera Gianfranco Fini e i co-fondatori del think-tank blog Il Comunicatore Italiano, Gian Guido Folloni, presidente ISIAMED, Pier Domenico Garrone, esperto di comunicazione istituzionale ed Alessandro Giovannini, esperto di web reputation.

Nella foto da sinistra: Gian Guido Folloni, Alessandro Giovannini, il Presidente Gianfranco Fini, Pier Domenico Garrone, Renzo Lusetti, Segretario di Presidenza della Camera

 Si diceva una volta: “L’ha detto la Tv”. Oggi si dice: “La notizia è sulla rete”. Né allora né oggi Tv e Web sono la bocca della verità. Politica e Web Reputation, e soprattutto reputazione e stima per le Istituzioni: questo è il tema dell’incontro tra il Presidente della Camera Gianfranco Fini e Il Comunicatore Italiano.

Nel tempo della crisi della politica, il potere comunicativo della rete, dove non sempre ciò che scorre è verificabile, si rischia l’inquinamento. E mentre cresce la domanda di una correttezza di comportamenti da parte di partiti e istituzioni, può accadere che il bambino sia buttato con l’acqua sporca. Errore mortale: nel cacciare la mala politica si potrebbe uccidere la democrazia.

Per una corretta informazione e a sostegno del giusto ruolo delle Istituzioni, Il Comunicatore Italiano (nella foto da sinistra: Gian Guido Folloni, Alessandro Giovannini, il Presidente Gianfranco Fini, Pier Domenico Garrone, Renzo Lusetti, Segretario di Presidenza della Camera) mette a disposizione la sua competenza e la sua piattaforma di monitoraggio e analisi della rete.
FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Il ComuniCattivo: su Rai Radio 1 Pier Domenico Garrone parla di Web Reputation

La web reputation subentra allo share, l’APPTV ai vecchi format televisivi, i social network ai vecchi media. La nuova Comunicazione è tecnologia. Su Rai Radio 1, diretta da Antonio Preziosi, Il ComuniCattivo, ideato e condotto da Igor Righetti, intervista Pier Domenico Garrone, esperto di Comunicazione e co-fondatore del think tank blog Il Comunicatore Italiano.

Egemonia del modello comunicativo della televisione e accelerazione delle tecnologie elettroniche quanto determinano l’attuale immagine del giornalismo italiano?

La televisione ha perso l’egemonia del modello comunicativo e si stima che entro 5 anni lo share sarà abbandonato per passare alla web reputation che qualificherà l’ascolto misurando i programmi per la loro credibilità e reputazione. Si inizia, già oggi, a parlare di APPTV. Le APPTV prenderanno il posto dei vecchi format anche per gli attuali telegiornali. Meglio stanno andando i radiogiornali piu aderenti alla mobilità e sincronia con la realtà, così come avviene per la Rete.

Tutto questo rilancerà la creatività italiana e l’industria dell’intrattenimento e dell’informazione. L’APPTV è un programma mediatico dove Persona e Contenuto si rappresentano e incontrano il Pubblico che sarà sempre più interessato ed informato. Chi segue l’APPTV segue oltre la “messa in onda” e lo usa come un servizio anche per il proprio piacere.

Oggi sono i giornalisti ad inseguire la domanda di Comunicazione. Primo dato di attenzione è la carenza o non conoscenza della potenza tecnologica che rischia di limitare il risultato dell’informazione. Oggi abbiamo una ricerca ed un confronto dell’ informazione. Oggi RAI5 trasmette il Letterman Show, la CBS non trasmette nè Ballarò, nè Santoro nè Porta a Porta. L’informazione italiana non è ancora esportabile.

I politici italiani sono arrivati con un certo ritardo all’uso del web ma ora la loro presenza è massiccia. Quanto è importante l’uso dei social network nel determinare i processi politici?

La Rete è la novità e la salvaguardia della democrazia perché produce un’opinione diffusa e mantiene in memoria le promesse. I Politici, professione difficile e non per Tutte le tasche, non possono sottrarsi al pubblico della Rete, maggiore di numero di quello della televisione e più abituato alla verifica delle notizie. I Politici, dai consiglieri comunali ai Parlamentari, si stanno avventurando con diffidenza ed incoscienza e con la Rete possono avere solo vantaggi in termini di idee, trasparenza e concreta visione dell’Italia. La Rete più la Radio sono il cocktail vincente della Comunicazione, più della solitaria televisione attuale. Oltre ai Politici però occorre occuparsi dei potenti burocratici che sono i responsabili della gestione dei ministeri, degli assessorati, degli uffici urbanistica, degli ospedali…

Qualcuno sostiene che la comunicazione sta prendendo il posto della politica che troppo spesso misura l’efficienza delle proprie azioni sulla base dei passaggi televisivi e non sulla qualità delle scelte producendo così una catena perversa di competizioni mediatiche. E’ proprio così?

Noi Comunicatori meriteremmo, come categoria professionale, una severa condanna per aver usato e spiegato ai Politici la parola visibilità. I Politici di questa Repubblica, definita seconda e non si sa perché, hanno confuso il proprio mandato parlamentare con l’emissione di comunicati stampa e comparsate in trasmissioni e quotidiani mentre i Cittadini e le Imprese in competizione chiedevano fatti, semplificazione burocratica e servizi innovativi. Tornando con la imminente riforma elettorale che rigenera il rapporto tra l’eletto e il suo territorio, sarà prioritario l’estratto conto dei fatti prodotti più che dei comunicati. Non si inaugura più la posa della prima pietra ma che la strada o la fabbrica costruita funzioni e produca valore per le Persone, per l’Ambiente, per l’economia. I Politici normalmente intelligente si affideranno semplicemente a Comunicatori professionisti e ricordiamolo sempre..”Comunicatore è chi Comunicazione fa!”

“Il ComuniCattivo – Perché l’ignoranza fa più male della cattiveria”, pluripremiato anche a livello internazionale, è il primo programma crossmediale italiano sui linguaggi della comunicazione e dell’informazione in onda dal lunedì al venerdì alle 17.20 su Radio 1 Rai da dieci anni. A tutt’oggi sono 34 gli studenti universitari che hanno fatto tesi di laurea sul programma, sul suo linguaggio e sul suo modo di fare infotainment (informazione e intrattenimento). E’ ideato e condotto da Igor Righetti, giornalista professionista, autore e conduttore radiotelevisivo e docente di Comunicazione d’impresa e Linguaggi radiotelevisivi alle Università Tor Vergata, Luiss “Guido Carli” di Roma e alla Scuola superiore della Pubblica amministrazione della Presidenza del Consiglio dei ministri.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Regionalizzazione ed economia: Il Regno del Marocco è in crescita continua. Gian Guido Folloni Il Comunicatore Italiano

Il Regno del Marocco è in crescita continua. Evoluzione democratica, stabilità politica ed un trend economico invidiabile lo rendono un partner di grande interesse per l’Italia. Il viaggio, in questa nuova realtà economica, di Gian Guido Folloni, Presidente ISIAMED (Istituto Italiano per l’Asia ed il Mediterraneo) e co-fondatore del blog indipendente Il Comunicatore Italiano.

Casablanca, la moschea Hassan II – Copyright Gian Guido Folloni 2012


Le cifre non sono quelle della Cina o della Turchia, ma per noi europei scossi dalla crisi anche il Regno del Marocco ha un trend economico invidiabile. Dopo il plauso raccolto per la riforma costituzionale varata nel 2011, il Marocco ha incassato il giudizio largamente positivo del Fondo Monetario Internazionale.

Scrive il FMI nel suo recentissimo rapporto: “Le politiche macroeconomiche ispirate alla prudenza avviate dal Marocco nell’ultimo decennio gli hanno permesso di avere margini di manovra sufficienti per affrontare le ultime crisi.”
Il Fondo non manca tuttavia di dare stimoli al governo (quadripartito) uscito dal recente voto di fine 2011. L’invito è volto all’adozione di misure di bilancio rigorose, a migliorare il clima degli affari per garantire alla nazione magrebina “un tasso di crescita duraturo sul medio e lungo periodo”.

Ma le cifre parlano e sono confortanti. Nel 2010 il PIL fuori dall’agricoltura (PIBHA) grazie ai buoni risultati del settore della manifattura è cresciuto del 4,5%. Un buon risultato, rileva il fondo, che compensa il calo registrato nel settore primario. Nel 2011 la crescita complessiva è stimata tra il 4,5 e il 5%.
L’inflazione è “solidamente contenuta”. Per il 2010 il tasso medio si è stabilito all’1%. Nel 2011, i risultati positivi del settore agricolo e i prezzi stabili dei derivati del petrolio e delle derrate alimentari dovrebbero contribuire a contenere l’aumento dell’indice dei prezzi di circa l’1,5%.
Cresce anche il credito, nonostante il calo di liquidità: + 7,4% del 2010 con un leggero calo nel primo semestre 2011, attestandosi nell’anno, su base previsionale, al 6,2%.

Casablanca, davanti alla Moschea – Copyright Gian Guido Folloni 2012

L’attenzione del Fondo si concentra sui dati di bilancio. Il deficit del conto corrente potrebbe accentuarsi per collocarsi sul 5% del PIL circa, alla fine del 2011. Il volume complessivo delle esportazioni, ivi compresi i fosfati e i suoi derivati, nonché gli aumentati proventi del turismo e delle rimesse dei marocchini residenti all’estero non compenseranno l’aumento delle importazioni dovuto al rialzo del prezzo del petrolio e delle derrate alimentari. Le riserve internazionali lorde (2011) dovrebbero registrare un leggero calo.

Un altro aumento del deficit di bilancio è causato dal forte aumento delle spese. Questo deficit potrebbe raggiungere il 5,5-6% del PIL nella scia del rialzo delle spese pari al 3% del PIL.
Secondo il FMI, i risultati economici ottenuti dal Marocco dovrebbero proseguire. La crescita del prodotto interno lordo senza l’agricoltura si dovrebbe aggirare al 5% e contribuire a una crescita del PIL complessivo del 4,5-5% nel 2011. Sul medio termine, il tasso di crescita potrebbe raggiungere il 6%. Le Autorità marocchine – annota il FMI – hanno per obiettivo di riportare il deficit di bilancio sul medio termine a circa il 3% del PIL, riducendo di circa il 50% l’indebitamento del Tesoro.

L’articolo 77 della nuova Costituzione e il disegno di legge organica delle finanze consacrano il principio per preservare gli equilibri delle finanze pubbliche. Ma senza misure correttive, il deficit di bilancio potrebbe raggiungere il 6,5-7,5% del PIL e quindi il livello d’indebitamento pubblico continuerebbe ad aumentare. Per questo l’invito alle Autorità marocchine è ad adottare nel 2012, sulla scia degli sforzi già compiuti nel 2011, le necessarie misure di consolidamento.
Il 2012, peraltro, s’è aperto con il Marocco in esercizio provvisorio. E solo da aprile la nuova legge finanziaria darà seguito a tale azione.

Buone le note riservate alla politica monetaria e di cambio. Grazie ad un tasso di scambio fisso e al controllo parziale dei capitali, la Bank Al Maghrib ha gestito con efficacia le liquidità e mantenuto (dal marzo 2009) il tasso d’interesse vicino al 3,25%. Forte lo sviluppo del settore finanziario (anche se il FMI auspica lo stanziamento di altre risorse). Il settore bancario ha raggiunto una dimensione importante, superando il 120% del PIL, sostenuto dalle rimesse dei marocchini residenti all’estero e dalla creazione di reti bancarie in Africa da parte delle banche marocchine. La borsa di Casablanca è una delle piazze affari più capitalizzate e diversificate in termini settoriali, di tutta l’Africa. Il tasso di solvibilità si aggira al 12,3% a fine 2010, +11,8% sul 2009.

Infine, il FMI apprezza le riforme attuate nell’ultimo decennio in alcuni settori chiave per accrescere la competitività dell’economia e un clima migliore per gli affari. “Politiche sociali coerenti – scrive il FMI – hanno consentito, tra il 2000 e il 2008, un altro calo del 6,5% del tasso di povertà e un miglioramento degli indicatori sociali.” Anche se resta alto (9%) il tasso di disoccupazione, molto alto per giovani e donne e diplomati.

In campo sociale il FMI apprezza in particolare il successo dell’Iniziativa Nazionale per lo Sviluppo Umano e la recente estensione della copertura medica alle popolazioni svantaggiate.
Per l’Italia con la disoccupazione a due cifre e la recessione entro l’uscio di casa, il Regno del Marocco, con la sua evoluzione democratica, la stabilità politica e l’economia che pare aver ben traversato le turbolenze della crisi internazionale, è sull’altra sponda del Mediterraneo, un partner regionale di grande interesse.


FONTE:
 Il Comunicatore Italiano

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Antonio Bettanini: La web reputation di un’azienda sui nuovi media il must è il “trust”

Tecnologie web e social network non solo favoriscono l’interazione, ma consentono agli utenti di assumere un ruolo attivo nei processi di comunicazione e di costruzione della conoscenza, diventando un potenziale punto di riferimento per altri utenti. Seconda parte dell’intervento di Antonio Bettanini, esperto di Comunicazione Istituzionale e co-fondatore del blog indipendente Il Comunicatore Italiano.

La libera interpretazione. Il tratto visionario e religioso di questa rivoluzione che si ispira alla Riforma e a Lutero (semplificando, l’analogia è con la rinuncia alla mediazione interpretativa dei testi. Dunque la rinuncia ad ogni Ordine dell’interpretazione: pubblicitari, politici professionali, giornalisti) nasce con le tecnologie web che non solo favoriscono l’interazione, ma consentono ora ai navigatori di assumere un ruolo attivo nei processi di comunicazione e di costruzione della conoscenza. Ognuno “può dire la sua” su qualsivoglia argomento, avendo anche la possibilità di diventare un concreto punto di riferimento per gli altri utenti. E guardando al fenomeno dalla prospettiva della comunicazione di impresa ora l’utente/consumatore ha tra le mani il potere di giudicare sull’efficienza di un’azienda e spiegare le sue ragioni ad una quantità indefinita di individui, che a loro volta si formeranno una personale immagine mentale sull’azienda in questione. Un’ opportunità. Ma anche un rischio.

Quanto vale il trust. L’opportunità è ad esempio di chi “nel mondo reale potrebbe essere una nullità, ma online è un Re”, perché le sue attività nella rete, il tono e la qualità dei contenuti che produce, il ruolo che assume nelle discussioni e nei commenti, hanno accresciuto il suo “trust”. E’ diventato quello che nel marketing si definisce: influencer, evangelist, trend setter. E c’è chi ha misurato questa influenza nel “passa-parola” (si parla di Klout Score), al punto di finanziarlo. Accade quindi che la reputazione sia un “abilitatore” al denaro tanto che c’è chi afferma che nella rete: “la tua reputazione diventa più importante del tuo conto in banca“.
E il valore della “reputazione” produce effetti diversi e misurabili per le aziende che investono in questa rivoluzione del mercato. I clienti comprano di più, la forza contrattuale verso fornitori o partner aumenta. Ancora: si realizza una maggiore facilità di accesso a mercati esteri e, se quotata, l’azienda capace di una buona strategia di comunicazione della reputazione, registrerà una minor volatilità del titolo e prestazioni migliori. Senza dimenticare poi che la reputazione si misura ogni giorno nella capacità di mantenere la “faccia” davanti a una crisi. La “resilience” (capacità di resistenza agli urti) delle grandi aziende è particolarmente messa alla prova e rappresenta il lato combattente della web reputation.

Continua…

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Antonio Bettanini: Reputazione Web, la rete e i social network non perdonano

Prima il mercato, poi la politica, ma ora anche i media cedono lo scettro di giudici della reputazione. La rete e i social network non perdonano. Parla Antonio Bettanini, esperto di Comunicazione Istituzionale e co-fondatore del blog indipendente Il Comunicatore Italiano.

1.Cluetrain Manifesto: la reputazione spazza l’immagine e l’identità. La considerazione o la stima pubblica di cui godiamo si chiama reputazione. Una parola in principio neutra che definisce la nostra credibilità all’interno di un gruppo sociale ma che rappresenta anche un rischio, reputazionale appunto, per un’impresa.

“It’s not about the money” è infatti la battuta di Wall Street 2 che Stefano Bartezzaghi cita ricordandoci che le poste reali del gioco finanziario sono affidabilità, credibilità, credito. In una parola proprio quella reputazione su cui vigila “Moody’s”, un’agenzia già dal nome poco rassicurante perché appunto lunatico. Il proverbio dice poi che ”un buon nome conserva anche al buio il suo splendore”, ma non insegna come conservarlo, questo buon nome. E, come detto, non è poi così facile e tranquillo nell’epoca della velocità e dei social network. Allora un po’ di storia.

E’ stato il Cluetrain Manifesto, con le sue 99 tesi, ad affermare che “ i mercati sono fatti di esseri umani, non di segmenti demografici”, che “i mercati sono conversazioni”. E siccome le conversazioni tra esseri umani hanno un suono e una voce umane, le persone che formano questi nuovi mercati, parlando tra di loro in rete, hanno capito che potevano ottenere più informazioni e sostegno parlando appunto tra di loro, piuttosto che chiedendo a chi vende.

La conseguenza è ora che il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende e diffonde velocemente in rete la propria opinione. Se immagine e identità erano informazione, ora reputazione significa riconoscimento reciproco, fiducia e consenso. E mentre il binomio immagine-identità si poteva programmare “a tavolino”, la reputazione si costruisce con l’ascolto, le azioni e la coerenza.

Da qui una rivoluzione degli atteggiamenti che coinvolge le aziende: devono appartenere anche’esse ad una comunità, fondata sulla comunicazione. E questa comunità è appunto il mercato che creiamo noi, noi impermeabili alla pubblicità, noi che vi ascoltiamo se voi (aziende) ci dite qualcosa, di interessante. Non sarà quindi un caso che nella classifica del Reputation Institute, fondato nel 1997 e presente in 32 Paesi nel mondo, è Google l’azienda che gode della reputazione più elevata.

Continua…

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Gian Guido Folloni: Marocco, reportage fotografico sul blog Il Comunicatore Italiano

Una popolazione divisa, composta da numerose tribù che “riflettono un patrimonio etnico e culturale misto, che unisce arabi, berberi, e altre influenze, tra neri africani”. Marocco, i volti dei Saharawi visti attraverso l’obiettivo di Gian Guido Folloni, Presidente Isiamed, co-fondatore del think tank blog indipendente Il Comunicatore Italiano.

La popolazione che ha abitato la regione del Sud Sahara prospiciente l’oceano Atlantico è oggi divisa. Un tempo prevalentemente parte dell’impero coloniale spagnolo risiede oggi entro i confini di diverse nazioni: il Marocco, l’Algeria e la Mauritania. Piccole presenze si riscontrano anche in Mali e Niger.

Sono una popolazione composta da numerose tribù. Come con la maggior parte dei popoli del Sahara, le tribù riflettono un patrimonio etnico e culturale molto misto, che unisce arabi, berberi, e altre influenze, tra neri africani. Mentre la parte di popolazione che vive in Marocco si è progressivamente integrata e punta all’autonomia nell’ambito del processo nazionale di regionalizzazione, la minoranza che vive in Algeria ha dato vita al movimento del Polisario e rivendica l’indipendenza.
Queste immagini sono state scattate nella regione marocchina durante l’annuale raduno delle tribù.

Copyright Gian Guido Folloni Marzo 2012
Copyright Gian Guido Folloni Marzo 2012
Copyright Gian Guido Folloni Marzo 2012
Copyright Gian Guido Folloni Marzo 2012


FONTE:
Il Comunicatore Italiano

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Il Comunicatore Italiano, Antonio Bettanini, tutti pazzi per twitter (tranne me)

Tutti pazzi per twitter (tranne me). Twitter, scuola di scrittura o informazione di bassa qualità? Il punto di Antonio Bettanini, esperto di Comunicazione Istituzionale e co-fondatore del blog indipendente Il Comunicatore Italiano.

Twitter ti guarda dall’alto dei suoi 500 milioni di utenti. La storia e la leggenda lo vogliono figlio di un lungo brainstorming*. Twitter vale 8,4 miliardi di dollari.
Avversario di facebook, più semplice e immediato, batte i media tradizionali nel dare le notizie. Tanto che gli esperti di crisis management ne studiano le potenzialità perché come efficacemente sintetizza una partecipante al forum di IABCEME**, proprio in un tweet “Social media becomes the problem AND the solution! #crisismanagement”. Social network, Twitter vive di una comunità di seguaci (followers).
I suoi brevi messaggi portano uno o più hashtag: il simbolo cancelletto (#) che precede parole o frasi e consente al popolo di twitter di taggare i micro messaggi. Qui la differenza tra uno short message service e un tweet e che lo rende appunto social. Perché in questo modo lo contestualizza e cataloga: non basta infatti essere, entrare in relazione. È necessario essere riconosciuti in modo verticale.
L’etichettamento, anche riguardante questioni emergenti, porterà altre persone a partecipare alla discussione, fino a farla diventare un trending topics. Twitter incoraggia al protagonismo, a sentirsi sul mercato, essere accattivanti per condividere, andare a caccia di clienti, costruire una rete (con sito, blog) dove molti si impiglino. E tutto questo nonostante abbia un suo galateo. Fatto di almeno “15 TWETIQUETTE (Twitter Netiquette) RULES YOU MUST KNOW”.
La forza di Twitter risiede nella disintermediazione. Perché quel che si muove in rete, con tutta la bassa qualità informativa che comporta, elude i sistemi tradizionali e professionali dell’informazione, sia mediatici sia letterari.
E tuttavia secondo Jennifer Blanchard è scuola di scrittura obbligando a sapere esattamente cosa dire e come dirlo nel minor tempo possibile. A ricercare nuove parole, a ri-scrivere e fare dunque editing. C’è chi parla di scrittura come azione, di creatività connettiva.
C’è chi infine, pur criticando la tendenza “bacio perugina” all’uso di citazioni vetuste e fruste (Flaiano, Kraus, Longanesi), vera e propria killer application dell’aforisma, scopre in twitter (su tutti Samanthifera) la prospettiva di un nuovo paradigma aforistico, una nuova metamorfosi. Certo twitter è il format di una nuova scrittura. Sempre più distante però dall’argomentare e dal persuadere, due pilastri di una democrazia liberale.

* «Cinque anni fa abbiamo iniziato a programmare twitter (abbreviato in twttr). Otto giorni dopo abbiamo inviato il primo tweet». Parole di Jack Dorsey, sviluppatore software e fondatore con Evan Williams e Biz Stone di questo famoso social network. Era marzo del 2006. Avevano già costruito una piattaforma per blog e per podcast. Il nome originale era twttr, nome ispirato all’allora già fortunato Flickr ed ai 5 caratteri di lunghezza dei numeri brevi per l’invio degli SMS negli USA. Twttr , senza vocali: dalla parola inglese twitter “cinguettio”. Come spiega Dorsey, è facile da digitare con i tasti del cellulare 8-9-8-8-7 corrispondenti alle lettere t-w-t-t-r
** The International Association of Business Communicators (IABC) Europe & Middle East (=IABC EME). È un network non-profit che riunisce più di 16,000 professionisti della comunicazione in tutto il mondo.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Il Comunicatore Italiano interviene a Laayoune all’evento “Regionalizzazione e Autonomia: il modello Italia”

Comunicare è Crescere. Il Regno del Marocco come rappresentazione del modello di comunicazione nel Mediterraneo. Il Comunicatore Italiano interviene a Laayoune, capitale dell’ex Sahara spagnolo, con l’Istituto Asia Mediterraneo e Roma Capitale all’evento “Regionalizzazione e Autonomia: il modello Italia”. Gian Guido Folloni, presidente Isiamed , Domenico Naccari, consigliere delegato dal sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno, Pier Domenico Garrone, Comunicatore e fondatore de Il Comunicatore Italiano.

Oggi il Regno del Marocco ha una grande opportunità, resa possibile dalla tecnologia 3G/4G e dalle applicazioni distribuite dalla piattaforma Android, Google, Microsoft, freeware: la connessione mobile ad alta capacità.

Il Regno del Marocco è in grado di porsi l’obiettivo di formare una classe dirigente di Comunicatori professionisti consapevoli che, essere a Tan Tan e comunicarlo via internet, significa saper correttamente rappresentare l’originalità del Territorio in modo da renderlo attraente, comprensibile nel Mondo e dichiarare contemporaneamente l’apertura al dialogo con altre e diverse culture e quindi decidere ad esempio cosa e come Comunicare Laayoune-Boujdour – Sakia Al Hamra: la storia, i colori , i suoni, i prodotti, l’idea politica, la Cultura, la moda, lo sport, i media, il cinema. Comunicare cioè il “genius loci”.

La formazione di Comunicatori professionisti è un asset strategico d’interesse generale e pubblico che compete allo Stato perché vuol dire affidare l’alta responsabilità sia di analizzare i valori di ogni Regione e di costruire, anzi di comporre, l’immagine internazionale del Regno del Marocco attraverso il contributo di ogni Territorio sia di definire il codice etico del Regno del Marocco valido nelle relazioni internazionali e per i loro rappresentanti.

Il Regno del Marocco può rappresentare il modello di Comunicazione nel Mediterraneo e dell’Africa ideale per coniugare i vantaggi delle differenze tra i Popoli generando un linguaggio di riferimento attraverso i propri media, la propria cultura, la propria lingua.

Il ruolo del Comunicatore professionista può essere considerato come alto servizio per il proprio Paese, per contribuire al suo sviluppo, alla sua crescita e alla sua autorevolezza nel Mediterraneo.

I media, nazionali e regionali, potrebbero trarne un’opportunità per partecipare alla creazione del codice universale di Comunicazione intrapreso con i social network, assicurando alla propria Cultura un adeguato spazio di interesse ad una platea resa universale dalla rete.

Dalla Regione Laayoune-Boujdour – Sakia Al Hamra chi entra in rete può comunicare non solo localmente, ma a livello mondiale.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Pier Domenico Garrone: Il Comunicatore Italiano incontra il Marocco

Il Comunicatore Italiano incontra il Marocco. Gian Guido Folloni, Presidente di Isiamed-Istituto Asia Mediterraneo e Pier Domenico Garrone, Comunicatore esperto di web reputation ed innovazione, co-fondatori del think-tank blog indipendente Il Comunicatore Italiano, incontrano l’Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia, S.E. Hassan Abouyoub nella sede dell’Ambasciata in Roma

Gian Guido Folloni e Pier Domenico Garrone hanno incontrato l’Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia, S.E. Hassan Abouyoub nella sede dell’Ambasciata in Roma. L’incontro è stato volto a presentare all’Ambasciatore Il Comunicatore Italiano, mettendo in evidenza le sue finalità tese a dare dimensione etica ed istituzionale alla comunicazione. Particolare attenzione è stata riservata all’azione orientata verso la regione mediterranea, nell’ambito della focalizzazione in questa zona delle azioni di comunicazione.

A tal proposito vanno ricordati i dati economici positivi della crescita del Regno del Marocco ed il fatto che è lo Stato che ha riformato la propria Costituzione con una innovazione fondamentale nella ridistribuzione democratica e devoluzione dei poteri al Governo unita alla valorizzazione del ruolo della Donna in Politica e alla tutela delle religioni monoteiste. L’Ambasciatore ha manifestato il suo pieno interesse. Si sono anche valutati progetti di comunicazione utili ad una migliore comprensione del Marocco in Italia e dell’Italia in Marocco.

Proprio in quest’ottica avrà luogo la prima visita ufficiale de Il Comunicatore Italiano all’ottava edizione del Moussem di Tan Tan, dal 23 al 25 marzo 2012, organizzata sotto il Patrocinio di Sua Maestà il Re Mohamed VI.

L’argomento del confronto sarà: Regionalizzazione: modello Italia.

La delegazione sarà composta da:

Pier Domenico Garrone, Il Comunicatore Italiano;
Gian Guido Folloni, Isiamed, Istituto Italiano per l’Asia e il Mediterraneo;
Domenico Naccari, Roma Capitale

La delegazione sarà accompagnata dal Sig. Sidi Mohamed Fadel Dadi, Ministro Plenipotenziario dell’Ambasciata del Regno del Marocco.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Il Comunicatore Italiano: “Fine corsa per lo share, è tempo di new media”

“Fine corsa per lo share, è tempo di new media”, intervento sul Corriere delle Comunicazioni di Pier Domenico Garrone, fondatore insieme a Gian Guido Folloni, Michelangelo Tagliaferri e Antonio Bettanini de ilcomunicatoreitaliano.it, think-tank blog sulla comunicazione istituzionale ed economica. “I contenuti sono al centro di una distribuzione che dovrà integrare la mobilità, perché il 75% della fruizione dei contenuti oggi avviene in mobilità”.

L’impatto dirompente dei new media sulla comunicazione, il ritardo delle aziende italiane, fra cui la Rai, nel cogliere le innovazioni connesse alla fruizione in mobilità del content digitale, il tramonto dello share come parametro per gli investimenti pubblicitari, sostituito dal nuovo concetto di Web reputation. Questi i temi caldi che animano il blog ilcomunicatoreitaliano.it, il nuovo think tank dei comunicatori professionisti fondato da Pier Domenico Garrone, consulente di comunicazione istituzionale, Antonio Bettanini, esperto di comunicazione istituzionale, Gian Guido Folloni, per nove anni direttore di Avvenire e ora presidente di Isiamed-Istituto Asia Mediterraneo e Michelangelo Tagliaferri, fondatore di Accademia di Comunicazione di Milano.

“Abbiamo notato che l’evoluzione tecnologica costituita dall’infrastruttura di rete e dalle applicazioni per rendere il contenuto fruibile con le tecnologie su più device ha comportato straordinarie innovazioni, che non sono state ancora colte dalle aziende. Tra queste la Rai”. La pensa così Pier Domenico Garrone, precisando che il comunicatoreitaliano.it si è posto il problema, nel momento del cambiamento, di quale contributo può dare la comunicazione al sistema Italia. “Il servizio pubblico Rai non ha ancora realizzato appieno l’evoluzione tecnologica, che porterà dalla produzione di programmi televisivi o radiofonici a programmi mediatici – aggiunge Garrone -. I contenuti sono al centro di una distribuzione che dovrà integrare la mobilità, perché il 75% della fruizione dei contenuti oggi avviene in mobilità”. Una rivoluzione copernicana per produttori di contenuti e broadcaster, quindi anche per la televisione.

Rai Web Reputation

“Tutti i produttori dovranno rieditare i loro contenuti per poter affrontare il mercato, evitando il ritardo di interesse – aggiunge Garrone -. Basti pensare alla Sipra. Oggi un inserzionista non investe più guardando lo share, cioè la quantità del pubblico, ma la sua qualità, che è identificata con la Web reputation, perché identifica la credibilità e la reputazione del media. La Web reputation è diventata una voce di bilancio per le aziende e le tv, perché indica la tutela e la valorizzazione della matrice aziendale rappresentata nel brand, nel prodotto e nel management”. Un altro settore in crisi nella comunicazione sono i giornali.

“Oggi i contenuti che diventano informazioni e notizie non sono più scritti nelle redazioni, ma dalla platea della Rete – aggiunge Garrone -. L’unico media del momento analogico che rimane in prima partnership con la Rete e che con essa sta meglio affrontando rispetto alla televisione l’integrazione nell’incontro con il pubblico è la radio, basti pensare concretamente a Rai Radio Uno”. L’obiettivo del nuovo think tank è aggregare tutti i media italiani “per contribuire al rinnovamento della Rai, di cui siamo abbonati, e che è il maggior patrimonio di comunicazione del nostro paese e del made in Italy – dice Garrone – l’obiettivo è farci comprendere nel Mediterraneo, sbocco naturale di sviluppo economico, sociale ed imprenditoriale del nostro paese. Auspichiamo che nel rinnovo della governance della Rai i curriculum dei candidati siano preventivamente resi pubblici in Rete e che non ci siano ex parlamentari o membri del governo delle ultime due legislature e che ci sia una stretta connessione tra la professionalità del candidato e il mondo della comunicazione”.

Un’altra battaglia del think tank riguarda il riconoscimento della figura professionale del comunicatore, in primo luogo da parte delle istituzioni, che dovrebbero parlare in esclusiva con chi ha un mandato per farlo. In particolare dopo le polemiche sui “lobbisti” in Parlamento durante la discussione del DL liberalizzazioni. “Quando è approvato un testo di legge si deve sapere chi è il proponente – dice Garrone -, in qualsiasi altro paese il lobbista è un professionista apprezzato, che gioca la sua credibilità sulla sua competenza. La carta di identità di un Comunicatore professionista è il suo 740 dove il reddito prevalente deriva solo dalla sua professione e non da altri commerci impropri”.

FONTE: Corriere delle Comunicazioni

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Il Comunicatore Italiano: Gian Guido Folloni “I Soldi e la Fede”

“Dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio è questione antica quanto il Vangelo”.
Sul settimanale Panorama Economy un’analisi sulla fede, in chiave economica, di Gian Guido Folloni, Presidente di Isiamed-Istituto Asia Mediterraneo e co-fondatore del blog indipendente Il Comunicatore Italiano.

Dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio è questione antica quanto il Vangelo. E’ non è mai stata cosa semplice. Altrimenti la capziosa domanda posta dai Farisei non sarebbe nemmeno stata formulata. Nei secoli il confine non ha cessato di riproporre il dilemma. Cosa fare di quel soldo? Come usarlo? Inquietante il fatto che la cassa degli Apostoli la tenesse Giuda. Ma anche che Pilato, che riscuoteva per conto di Cesare, alla fine se ne lavò le mani, consegnando a coloro che avevano fatto la domanda colui che aveva dato la risposta: crocefisso. Anche oggi la confusione è tanta. Il criterio dato allora non è poi così male: “di chi è l’effige”? A patto di non fare come Pilato e ignorare che la missione della Chiesa non merita di essere crocefissa. Capire di cosa si parla è il punto di partenza.

Intanto, per stare all’Italia, è opportuno distinguere tra le due sponde del Tevere. Una cosa è il Vaticano, Stato estero ancorché entro il territorio italiano, altra cosa sono le opere facenti capo ai Vescovi italiani.
Andiamo con ordine, partendo dalla Santa Sede.
Lo IOR (Istituto Opere di Religione): ha sede in Vaticano e da lì opera in tutto il mondo. Non fa prestiti. Non emette assegni propri. Il suo scopo è far fruttare i patrimoni di tutto il mondo raccolti e provenienti da diocesi, parrocchie, ordini, enti e privati con finalità religiose. Una parte delle rendite è devoluta al Papa. Fu pietra dello scandalo ai tempi di Sindona e Marcinkus. Riorganizzato da Angelo Caloia investe soprattutto in obbligazioni.
L’Obolo di san Pietro è l’aiuto economico offerto dai fedeli direttamente al Papa. In passato si raccoglieva nelle chiese durante la festa dei santi Pietro e Paolo. Oggi può essere versato tutto l’anno, anche da casa con carta di credito.

PSA (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica). L’ufficio è retto da un cardinale (Domenico Calcagno). Amministra i beni (immobili e no) della Santa Sede e fornisce i fondi necessari al funzionamento della Curia romana. Svolge anche la funzione di banca centrale della Santa Sede anche se tanti questo ruolo lo assegnano erroneamente allo IOR.
Governatorato dello Stato Città del Vaticano. Si occupa del governo della Città del Vaticano (potere esecutivo). E’ presieduto da un cardinale (Giuseppe Bertello). Sovrintende all’amministrazione ed alla maggior parte delle funzioni pubbliche della Città del Vaticano. Rappresenta lo Stato in vece del Papa.

In Italia si deve fare riferimento all’Istituto italiano per il sostentamento del Clero. Ente ecclesiastico, è dotato di personalità giuridica canonica e civile. Fu istituito nel maggio 1985 in base all’accordo di revisione del Concordato del 1929 intervenuto tra la Santa Sede e la Repubblica italiana nel 1984. La revisione abolì la Congrua, lo stipendio che lo Stato italiano pagava ai sacerdoti a riconoscimento delle funzioni di culto svolte ed a compensazione degli espropri di molti beni dello Stato Pontificio fatti con l’unificazione dell’Italia. Oggi ai sacerdoti l’Istituto per il sostentamento del Clero versa un’integrazione di quanto ricevuto dalle parrocchie e dagli enti da cui dipendono. L’Istituto è liberamente finanziato dai cittadini italiani attraverso 2 canali: la devoluzione proporzionale dell’8% della massa IRPEF( per scopi d’interesse sociale e umanitario); le oblazioni (fiscalmente detraibili) versate direttamente dai cittadini all’Istituto.
L’Istituto centrale collega, coordina e controlla 226 istituti diocesani.

Ci sono, poi, gli Ordini religiosi (maschili e femminili). Hanno autonomia patrimoniale, secondo gli statuti dei fondatori. Il loro patrimonio è normalmente orientato al no profit.
Il patrimonio che sta in Italia è vasto e fa capo tanto al Vaticano quanto a Vescovi e Congregazioni: Chiese, conventi, seminari, edifici abitativi, case generalizie e d’accoglienza, residenze di prelati, case parrocchiali, oratori. Ecco esplodere le polemiche su esenzione ICI , su fiscalità agevolata e l’attività commerciale che intreccia quelle propriamente religiose, esentate proprio alla stipula dei Patti concordatari.
E se si fa business? E giusto pagare il tributo allo Stato. Certo, ma esenzioni e fiscalità agevolate sono previste per soggetti ed enti non solo religiosi.

Ci sono preti e frati che vanno fuori dal seminato? Monti si muove per fare chiarezza. La norma è l’”Atto Senato 3110”: dal 2013 si sciolgono le ambiguità. Entro 60 giorni arriverà il decreto attuativo. Bene che la Chiesa, di qua e di la dal Tevere, collabori.
Cosa dare a Cesare oggi del denaro che opera sotto l’azione di prelati, chierici, frati, monache e padri missionari? Il criterio riconosciuto in tutto il mondo è l’esenzione dal tributo delle attività no profit, per le finalità d’interesse sociale e umanitario. Comprendono sia l’azione pastorale che quella assistenziale e caritativa. Riconosco il servizio reso ai credenti, ma anche quelli resi in generale ai cittadini: le Caritas per esempio. Servizi di cui altrimenti dovrebbe farsi carico lo Stato.

“Quante divisioni ha il Papa?”, si chiedeva irridente Stalin. Non ignorava che milioni di preti, frati e monache erano un esercito, ma sapeva che erano schierati per una missione diversa dalla guerra. Quanti soldi muove la fede? Per quale finalità sono spesi? Ecco il confine di oggi di quella vecchia domanda di duemila anni fa. Ci sono fedifraghi e malandrini? Probabile. Ci sono sempre stati e ci sono in tutte le famiglie. Poi, anche oggi ci sono farisei, mangiapreti e scopritori di presunti misteri, vaticanleaks e corvi. Non mancano mai.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Il Comunicatore Italiano: dimensione istituzionale anche nella Comunicazione

Il Comunicatore Italiano è un think tank – blog che affronta il bisogno di una dimensione istituzionale anche nella Comunicazione intesa come tratto della serietà, dell’impegno ma anche della passione per un’Italia dall’identità ancora incerta.
I Comunicatori: Antonio Bettanini, esperto di Comunicazione Istituzionale, Gianguido Folloni, già direttore di Avvenire e ora Presidente di Isiamed-Istituto Asia Mediterraneo, Pier Domenico Garrone, Comunicatore esperto di web reputation ed innovazione, Michelangelo Tagliaferri, fondatore di Accademia di Comunicazione di Milano.

Il Comunicatore Italiano affronta una dimensione della comunicazione concepita come una disciplina ed un’etica pubblica, senza abbandonare una visione moderna legata all’irrompere dei new media.

La nascita del blog indipendente, scaturisce dall’incontro di 3 generazioni di Comunicatori professionisti con alle spalle un ricco background di esperienze, in ambito nazionale ed internazionale, nelle Istituzioni d’Italia e d’Europa, nelle Aziende d’Italia e Multinazionali, al fianco di personalità delle Istituzioni e delle Grandi Imprese.

Antonio Bettanini, esperto di Comunicazione Istituzionale, si è sempre dedicato all’analisi del linguaggio politico ed all’immagine della figura sociale dell’imprenditore in fase di aspri conflitti sociali. Portavoce di personaggi istituzionali del calibro di Claudio Martelli, Franco Frattini e Maria Stella Gelmini, negli ultimi anni, Bettanini si è dedicato alla direzione ed ideazione di TeleP.A. (la web tv delle Pubbliche Amministrazioni) ed a Winning Italy (2010: almanacco, sito ed eventi che celebrano l’eccellenza italiana) cercando di diffondere l’idea di una comunicazione interna che insegnasse a noi italiani ad amare e rispettare l’Italia.

Gianguido Folloni, politico e giornalista italiano, Ministro per i Rapporti con il Parlamento nel 1° Governo D’Alema, già direttore di Avvenire e Parlamentary Advisor per diversi progetti, è ora Presidente di Isiamed-Istituto Asia Mediterraneo a cui fanno capo 17 Associazioni bilaterali di Amicizia e Cooperazione, ognuna presieduta da un parlamentare.

Pier Domenico Garrone, Comunicatore professionista Ferpi dal 1984, esperto di web reputation, attività di comunicazione per l’organizzazione e la gestione di aziende, istituzioni, personalità e di innovazione, intesa come revisione del modello di business dei Media, evoluzione da ufficio stampa a ufficio di Comunicazione e come metodo per gestire le relazioni e la Comunicazione. La sua esperienza si è maturata presso Gruppo Italgas spa, Regione Piemonte, Andala-H3G spa, Ericsson Telecomunicazioni spa, ADR-Aeroporti di Roma, Accademia di Comunicazione di Milano.

Michelangelo Tagliaferri, fondatore di Accademia di Comunicazione di Milano, dal 1972 è consulente di comunicazione per grandi agenzie di pubblicità e aziende. Attualmente è Responsabile Comunicazione del progetto Equal (Agenzia di Cittadinanza),consulente della Strategia di Comunicazione del Ministero della Salute e di Aifa (Agenzia del Farmaco), consulente per le manifestazioni Expo Saragozza 2008 e Shangai 2010 e per la candidatura di Milano Expo 2015 per il MAE, consulente di comunicazione della D.G. 3 della Farnesina per l’internazionalizzazione e la promozione delle Imprese italiane all’estero.

L’oggetto dell’ incontro di questi professionisti ed il luogo delle loro riflessioni-azioni è il blog indipendente “Il Comunicatore Italiano – www.ilcomunicatoreitaliano.it ” che ha come logo-simbolo un microfono tricolore, perché la loro comunicazione vuole favorire la ripresa italiana attraverso i buoni esempi del lavoro italiano, la creatività, i progetti d’infrastrutturazione, la valorizzazione di una finanza non speculativa, nella quale siamo vocati a cercare il nostro futuro.

La loro proposta-azione di Comunicazione è strutturata ed opera per analizzare e proporre una “Comunicazione pratica” (“come fare cose con le parole (e non solo)”) quale utile risposta alla domanda di attualizzazione delle strategie e delle competenze delle strutture di Comunicazione dei Decisori nelle Istituzioni e nelle Imprese.

I comunicatori si sono sperimentati in tematiche a volte complesse legate a temi fortemente attuali, analizzando la realtà dei fatti o delineando proposte per futuri scenari. Tra queste, la lobby, i no TAV, la sovranità che deriva dallo share, comunicare il Mediterraneo e nel Mediterraneo, la comunicazione di Monti, comunicare la crisi, la tutela della reputazione sul web.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Identikit delle Lobby: Pier Domenico Garrone intervento su Panorama Economy

Servono regole e comportamenti nuovi. Più trasparenza e un’assunzione di responsabilità da parte di coloro che “premono” sulle istituzioni. Ecco l’identikit del lobbista nel 2012. Intervento su Panorama Economy di Pier Domenico Garrone, esperto di comunicazione e co-fondatore del blog think-tank sulla comunicazione istituzionale ed economica Il Comunicatore Italiano.

La lettura su qualsiasi vocabolario della definizione di lobby renderebbe giustizia sulla produzione in Italia di senso negativo attorno alla parola. Ecco perché il 2012 sarà l’anno primo. Il governo, coerente con un stile sommesso che punta alla rimessa in bolla del sistema delle relazioni del Paese, è partito dal ministero dell’Agricoltura con l’istituzione di un’Unità della trasparenza, composta da interni ed esterni che devono dimostrare terzietà e vigilare sulla visibilità e trasparenza dei rapporti delle aziende e delle associazioni con il ministro, i sottosegretari e soprattutto con i dirigenti.

Pare definitivamente archiviata «l’epoca del rigatino», ovvero delle vie brevi . E condannata la brutta abitudine degli arruffoni delle relazioni che portava a risolvere il tema del rapporto gratificando un interesse collaterale e indiretto del decisore pubblico, burocrate o politico. Una sana gestione delle lobby riguarda tutti, cittadini compresi. L’applicazione di semplici regole aiuterebbe a ridurre le derive della corruzione e a risolvere il problema del finanziamento occulto alla politica. Riguarda anche e soprattutto gli imprenditori. Il prossimo presidente di Confindustria troverà anche questa sfida: mettere l’Italia alla pari con società più evolute e trasparenti.

Di cosa parliamo? Della necessità di ricreare fiducia e risanare l’attuale reputazione del sistema delle relazioni macchiato da episodi sconvenienti sconfinati in comportamenti penali. Per raggiungere questi obiettivi servono regole e comportamenti nuovi. Ferpi, la federazione dei professionisti della comunicazione, dovrebbe definire un identikit più preciso del lobbista in base alla prevalenza del suo reddito professionale dichiarato per evitare che le istituzioni si trovino a dare ascolto a idraulici che si propongono chirurghi. Le associazioni rappresentanti di interessi imprenditoriali diffusi dovrebbero qualificare i loro rappresentanti presso le istituzioni con mandati in esclusiva, impegnandosi così in una chiara presa di responsabilità. Sono state approvate leggi imbarazzanti di cui nessuno riconosce la paternità. Manca a tutt’oggi una disciplina della visibilità e della trasparenza fra i tre soggetti necessari ad assumere una decisione di interesse pubblico: Stato, interessi organizzati, contro interessi anche non organizzati, per esempio, i cittadini di un territorio.
Una cura ci sarebbe. Raggiunto da una proposta di un «grande interesse», lo Stato dovrebbero renderlo noto indicando chi è autorizzato a trattarlo e chi lo tratta per il «grande interesse». Entrambi dovrebbero poi obbligarsi a confrontarsi pubblicamente con il contro interesse anche non organizzato. Lo Stato, rispetto a un interesse in gioco, è terzo per Costituzione.

In conclusione, il professionista lobbista deve essere stimato perché si gioca la sua credibilità e la sua competenza in trasparenza, se può iscriversi a pubblici registri dove indica il nome del cliente e deposita il mandato che ha ricevuto. Così è l’unico autorizzato a comunicare con lo Stato e lo Stato riconosce solo la comunicazione che proviene da lui. Non deve più esistere, nell’era di twitter, il concetto di segreteria particolare!

Panorama Economy offre un’informazione sempre completa e competente non solo sul tessuto economico nazionale ma anche sulle realtà economico-finanziarie internazionali, con un occhio particolarmente attento alle nuove prospettive di mercato; la sua prossimità con le Piccole e Medie imprese italiane permette di avere una prospettiva chiara e aggiornata, anche sulle realtà emergenti nazionali.
Gli argomenti trattati nel magazine sono suddivisi in quattro sezioni principali: attualità, made in italy, management e portafoglio. Su questi temi, ogni settimana, vengono presentati sondaggi, inchieste e dossier esclusivi, supportati da pareri autorevoli di esperti italiani e internazionali.

Il settimanale è caratterizzato da un forte interesse per le tematiche Web; diverse sono infatti le storie di copertina realizzate con l’obiettivo di raccontare i fenomeni online di maggiore interesse, sia italiani che internazionali e le storie di giovani imprenditori che hanno avuto idee originali per fare business con il Web.

FONTE: Panorama Economy

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Celentano e San Remo, una sovranità che deriva dallo share

Intervento di Antonio Bettanini per il blog- think tank Il Comunicatore Italiano. Celentano e San Remo, una sovranità che deriva dallo share. “La condizione di vincere con lo share ha bisogno di molte sospensioni, non ultima quella delle regole e dell’etica pubblica proprio là dove dovrebbe essere presidiata. Ed è questa l’ultima trasgressione che ci fa impazzire”.

Ci si potrebbe aggiungere anche noi al coro della celentanistica, la disciplina che di Celentano analizza criticamente la performance televisiva; o contribuire a ispirare sul carro dei vincitori quella celentaneide le cui gesta i molti suoi tifosi cantano e che, se proprio va male, si aggrappano allo share. Ma siccome, per incidens, il suo è sempre stato un crescendo, forse è più giusto lasciar parlare le cifre: 9 milioni 695 mila (42,29%) di telespettatori con “Francamente me ne infischio” nel 1999; 10 milioni 351 mila con “125 milioni di Caz…te” (41,95%) nel 2001; per toccare gli 11 milioni 649mila (47,19%) in RockPolitik nel 2005.Sette anni dopo, infine, a Sanremo, lo share dell’ultima serata di festival ha superato con lui i 17milioni e 500 mila spettatori (68,21%). E certo ha ragione il Morandi della seconda serata che dice:”Quando ho visto gli ascolti mi son venuti i brividi. Abbiamo fatto il 50% di share, una roba incredibile, e lo dobbiamo molto anche al nostro amico Adriano che canta, fa casino, provoca ma meno male che c’è. Speriamo che torni”. E il discorso si chiude qui. A meno che non decidiate di cambiate prospettiva, provando a ricostruire i passaggi di questo “successo”.

1. Il primo dato da cui partire consiste nella “proprietà transitiva” dell’autorevolezza, una proprietà cui i media hanno sempre di più fatto ricorso, a partire dalla visibilità di un personaggio. Intendiamoci: l’idea che chiunque possa dire qualunque cosa è il sale di una democrazia liberale che il giornalismo e le sue cronache hanno sposato, dalla parte degli uomini e delle donne della strada. Ma poi questa funzione di commento, di registro o polso della pubblica opinione ha cominciato a puntare sulla rappresentatività, l’autorevolezza dell’intervistato. Meno sull’uomo qualunque, più sul personaggio noto. Quasi che dal cerchio magico e sacro della competenza professionale o della legittimazione sociale si sia invitati ad uscire, per affrontare una parte di mondo, e i suoi significati, e portarvi tutto il peso della nostra influenza. E rendere, così, importante la banalità. Il politico parlerà di cani, il cantante di politica: e va certamente bene fin qui.

2. Bisogna però, e poi, vedere come si eserciti questa “transitività”. Se sia messa a confronto di altre, per esprimere un giudizio, una simpatia, una preferenza. O se invece, anche a voler essere generosi con il ragazzo della via Gluck, non sia altro che un diritto di tribuna che certo nasce, come detto, da un talento e da una competenza, ma appunto conquistati in tutt’altra disciplina. Per cui la gloria canora e la parola cantata ne sono infatti il passaporto, ma anche l’addio, perché di fatto – là sul palco – finiranno per evaporare e lasciare il campo alla parola parlata. Ora il palcoscenico è come usurpato da un cantante che non canta. E che parla. Ma come?

Nel tempo la povertà di linguaggio ha saputo conquistare il dominio delle pause che, nelle prestazioni iniziali, quando Celentano non si prendeva sul serio (e non era preso sul serio), erano il sintomo simpatico e fresco di una sua inadeguatezza, di una semplicità appunto poco acculturata e come tale accettata con simpatia e con autoironia. E’ stato il tempo a rendere serio quel che serio non era. A far ritenere che il vuoto della pausa sia il pieno di un’argomentazione stringente. Il tempo, che diviene poi anche una gestione sapiente dell’assenza, della mancanza, di un altro meccanismo mediatico importante capace di ri-accendere nei suoi corsi e ricorsi la curiosità per il personaggio che da tempo non vedevamo più.

Il tempo ha anche inacidito il cuore. E alimentato l’immagine e la figura del predicatore: infatti quel diritto di tribuna viene esercitato senza contraddittorio alcuno. Addirittura alimentando nell’opposizione lento-rock un’antica dicotomia del reale che è solo in apparenza scherzosa e che impone uno stigma su persone e cose. Un’interpretazione combattente che si consente, circondata dal mistero, tutte le trasgressioni – e sembra sia il fato a decidere contro chi lui si eserciterà – alimentate nel pubblico dall’attesa, dalla curiosità per quel che lui si permetterà, e quindi dal dover esserci; mentre il predicatore, vittima del meccanismo, dovrà a tutti costi ricercare un effetto di “straniamento”, dovrà andare sempre più oltre nel territorio della trasgressività. E si afferma così il paradosso secondo cui proprio l’agenzia pubblica più ossessionata, e ossessiva, con l’esercizio della dialettica delle idee nel pluralismo, abbassa ora tutte le armi. E manda in soffitta tutte le alchimie dell’Osservatorio politico di Pavia (si fa per dire), dando campo libero all’ oratoria del contro chiunque e alla qualunque. La condizione di vincere con lo share ha dunque bisogno di molte sospensioni, non ultima quella delle regole e dell’etica pubblica proprio là dove dovrebbe essere presidiata. Ed è questa l’ultima trasgressione che ci fa impazzire…

In conclusione: il meccanismo della transitività ha dunque dispiegato tutta la sua forza che è quella di farci rendere omaggio – nel nome della libertà – ad una sovranità che deriva soltanto dallo share.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Reputazione Web: Il Comunicattivo mercoledì 22 febbraio ore 17.20 Radio 1 Rai intervista a Pier Domenico Garrone

Come salvaguardare la propria reputazione sul web. Su Il Comunicattivo, ideato e condotto da Igor Righetti, mercoledì 22 febbraio, ore 17.20, Radio 1 Rai, intervista a Pier Domenico Garrone, esperto di web reputation e co-fondatore de “Il comunicatore Italiano”, blog indipendente per la crescita culturale ed economica delle Istituzioni e delle Aziende italiane.

In Italia il 2012 sarà l’anno primo, negli USA siamo ad oltre 160 anni di cultura ed esperienza di lobby . Il 2012 è una sfida anche per il prossimo presidente di Confindustria, Bombassei o Squinzi, di operare per dare nella Comunicazione istituzionale un contributo di attualità. La lobby è un metodo professionale organizzato in grado di rappresentare un interesse privato, ad esempio presso le Istituzioni. La questione concreta è sapere se gli interessi dei Cittadini, in Italia, sono difesi almeno quanto quelli delle banche, delle grandi multinazionali, degli ordini professionali, della finanza che hanno, in servizio permanente effettivo, strutture di lobby ad occuparsi ogni qualvolta è in procinto la generazione di una legge o la modifica di uno status quo.

Deseuete appaiono le organizzazioni che si definiscono “segreterie particolari” di cui Massimiliano Cencelli era il numero 1 nella prima Repubblica. Il Governo, coerente con un stile sommesso che punta alla rimessa in bolla del sistema delle relazioni del Paese, è partito dal Ministero dell’Agricoltura ad istituire un’Unità della Trasparenza, composta da interni ed esterni che devono dimostrare terzietà e vigilare sulla visibilità e trasparenza dei rapporti delle Aziende e delle Associazioni con il Ministro, i Sottosegretari e soprattutto con i dirigenti.

Di cosa parliamo? Ricreare fiducia e l’attuale web reputation del sistema delle relazioni segna un profondo rosso. Un risultato reale è portare in luce la qualità del rapporto tra Economia e Stato, condizione essenziale per prevenire e debellare la corruzione. Chi è interessato? Tutti. Cittadini, Multinazionali, Associazioni di categoria, Sindacati, Partiti. Ad esempio una società che vuole costruire un parco divertimenti, un’associazione che chiede una defiscalizzazione coerente con l’Unione Europea, una società che vuole andare ad aprire l’attività in un Paese extra UE, una personalità che vuole entrare in Politica, un Concessionario pubblico che chiede l’applicazione di tariffe europee, i Cittadini che chiedono una difesa europea come consumatori.

Un Comunicatore, specializzato lobbista, lo si accerta se la prevalenza del suo reddito professionale dichiarato è quello derivante dalla sola professione per cui si propone ed il reddito gli deriva da qualche anno di onorata carriera. Questa è la prima regola che evita di dare ascolto nelle Istituzioni “ad idraulici che si propongono chirurghi”.
Le associazioni rappresentanti di interessi imprenditoriali diffusi probabilmente, a breve, dovranno modificarsi per assicurare una diversa e più attuale rappresentanza? Certo.
Qualificando i loro rappresentanti presso le istituzioni con mandati in esclusiva. Il mandato in esclusiva responsabilizza l’azienda o la associazione sul contenuto proposto allo Stato evitando la ridondanza che si scatena quando si producono gli emendamenti alle leggi tipo milleproroghe e delle liberalizzazioni. Si sono approvate leggi imbarazzanti di cui nessuno riconosce la responsabilità o fa sapere ai Cittadini chi è il padre vero. Questo è uno dei gravi limiti della nostra democrazia che ha fatto precipitare di oltre 30 posizioni, in 5 anni, l’Italia tra i Paesi più corrompibili.

In conclusione! Il professionista lobbista deve essere stimato perché si gioca la sua credibilità e la sua competenza all’onore del mondo se può iscriversi a pubblici registri dove indica il nome del Cliente e deposita il mandato che ha ricevuto ed è l’unico autorizzato a comunicare con lo Stato e lo Stato riconosce solo la comunicazione che proviene da quel professionista. Non deve più esistere, nell’era di Twitter, il concetto di “segreteria particolare”!

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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Think Tank Blog: Nasce Il Comunicatore Italiano

Il Comunicatore Italiano è un think tank – blog nato dalle esperienze di 3 generazioni di professionisti per rilanciare nella Comunicazione Istituzionale e Aziendale i buoni esempi del lavoro e della creatività italiani. Una Comunicazione Pratica, per una nuova etica pubblica e sociale.

3 generazioni professionali con esperienze nazionali ed internazionali di Comunicatori, realizzate nelle Istituzioni d’Italia e d’Europa, nelle Aziende d’Italia e Multinazionali, al fianco di personalità delle Istituzioni e delle Grandi Imprese.

Il Comunicatore Italiano è un think tank – blog che affronta il bisogno di una dimensione istituzionale anche nella Comunicazione intesa come tratto della serietà, dell’impegno ma anche della passione per un’Italia dall’identità ancora incerta. Una dimensione che non vuole essere anti-moderna, di fronte all’irrompere dei new media, e che va intesa anche come una disciplina ed un’etica pubblica. E soprattutto come volano per la ripresa italiana attraverso i buoni esempi del lavoro italiano, la creatività, i progetti d’infrastrutturazione, la valorizzazione di una finanza non speculativa della e nella regione mediterranea, soprattutto, nella quale siamo vocati a cercare il nostro futuro. La radice europea del Comunicatore, infatti, di fronte alla crisi che é crisi dell’Europa, gli impone di guardare al Mediterraneo come ad un nuovo “allargamento”. Il Mediterraneo e la sua sponda sud, con la tormentata esperienza verso la democrazia, torna ad essere importante crocevia di scambi, di commerci e di sviluppo; oggi poi, per l’Italia in particolare, é concreta opportunità di salvaguardia e di crescita economica e sociale. Antonio Bettanini, esperto di Comunicazione Istituzionale, Gianguido Folloni,già direttore di Avvenire e ora Presidente di Isiamed-Istituto Asia Mediterraneo, Pier Domenico Garrone, Comunicatore esperto di web reputation ed innovazione, Alessandro Giovannini esperto di new media, Michelangelo Tagliaferri, fondatore di Accademia di Comunicazione di Milano. L’oggetto del loro incontro ed il luogo delle loro riflessioni-azioni è il blog indipendente “Il Comunicatore Italiano” – www.ilcomunicatoreitaliano.it – che ha come logo-simbolo un microfono tricolore. La loro proposta-azione di Comunicazione è strutturata ed opera per analizzare e proporre una “Comunicazione pratica” (“come fare cose con le parole (e non solo)”) quale utile risposta alla domanda di attualizzazione delle strategie e delle competenze delle strutture di Comunicazione dei Decisori nelle Istituzioni e nelle Imprese.



FONTE:
Il Comunicatore Italiano

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Comunicati

Il Comunicatore Italiano: quando un’azienda entra in crisi quale tipo di comunicazione va attuata?

Intervista di Igor Righetti per il Comunicattivo, Rai Radio 1, a Pier Domenico Garrone, portavoce del blog – think tank Il Comunicatore Italiano. Da Costa Concordia ad Al Jazeera, come si comunica una crisi, come si pianifica una corretta strategia di comunicazione. Il Comunicatore Italiano nasce dalle esperienze professionali, nazionali e internazionali, di tre generazioni e di cinque professionisti della Comunicazione: Pier Domenico Garrone, Antonio Bettanini, Michelangelo Tagliaferri, Gianguido Folloni, Alessandro Giovannini.

Quando si verifica un evento negativo e un’azienda entra in crisi, come nel caso di Costa Crociere, quale tipo di comunicazione va attuata?

La Comunicazione di un’Azienda deve essere pronta a gestire la crisi che solitamente è improvvisa .Nel caso specifico cosa ha colpito, per quello che è dato a sapere, è la condizione analogica della Comunicazione adottata.
Alla base, il porto di Savona, sono stati inviati 2 commerciali e non 2 comunicatori e li erano presenti i media che dovevano produrre nell’immediato la prima versione. La produzione di senso generata e’ quasi inspiegabile. Dal 2001 esiste la terza generazione telefonica che consente le videochiamate ed invece abbiamo assistito solo a ricostruzioni audio di telefonate. Il sito della Compagnia potrebbe far seguire in diretta le rotte di ciascuna nave e con poca spesa anche rendere visibile la vita di bordo senza ledere la privacy.
Visibilità e trasparenza dei dati avrebbero portato tutti ad accorgersi prima e con molta meno ansia delle cose immediate da fare ed agevolare diversamente i soccorsi e la gestione del post evento anche in considerazione della rilevanza internazionale.
Un modello italiano e’ quello adottato dall’Università Bio Campus di Roma che ha come focus della Comunicazione il rapporto con ciascuna persona

A dettare la linea di comunicazione della compagnia di navigazione si dice siano gli avvocati. Una sconfitta per la comunicazione?

Domanda semplice, risposta semplice: Comunicatore è chi comunicazione fa! E chi fa comunicazione lo dimostra ogni anno con la denuncia dei redditi dove il reddito prevalente, per essere un Comunicatore, deve provenire dalla professione .Gli avvocati, per tornare al caso Concordia, devono dare i termini d’interesse legale e di opportunità ma Comunicare ,oggi, significa trattare il contenuto perché abbia una produzione di senso coerente ed efficace e concreto la web reputation . Comunicare è cosa ben distinta dallo scrivere un testo in leguleio. Molto diverso. E valga sempre il detto milanese : a ciascuno il proprio mestiere

Come deve tutelarsi un’impresa o un personaggio istituzionale per non sbagliare strategia di comunicazione?

Essere consapevole che la Comunicazione è, soprattutto oggi, una professione prima di scegliere la propria Comunicazione.
Al Jazeera ha scelto che sia un Comunicatore e non un giornalista a dirigere la redazione.
Oggi essere in Rete significa esporsi ad un confronto multinazionale che è in grado di valorizzare o penalizzare il proprio tratto caratteriale , la propria credibilità ed incidere concretamente nella reputazione. Sia che si tratti di una Personalità che di un Prodotto, che di un Istituzione. Lo share viene sostituito dalla Credibilità così decidono gli investitori oggi rispetto a ieri. Di questo si occupa il Comunicatore Italiano.



“Il ComuniCattivo – Perché l’ignoranza fa più male della cattiveria”
, pluripremiato anche a livello internazionale, è il primo programma crossmediale italiano sui linguaggi della comunicazione e dell’informazione in onda dal lunedì al venerdì alle 17.20 su Radio 1 Rai da dieci anni. A tutt’oggi sono 34 gli studenti universitari che hanno fatto tesi di laurea sul programma, sul suo linguaggio e sul suo modo di fare infotainment (informazione e intrattenimento). E’ ideato e condotto da Igor Righetti, giornalista professionista, autore e conduttore radiotelevisivo e docente di Comunicazione d’impresa e Linguaggi radiotelevisivi alle Università Tor Vergata, Luiss “Guido Carli” di Roma e alla Scuola superiore della Pubblica amministrazione della Presidenza del Consiglio dei ministri.

FONTE: Il Comunicatore Italiano

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