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La mia Tribù: storie autentiche di Indiani d’America

 

“La mia Tribù: storie autentiche di Indiani d’America” di Raffaella Milandri (edito da Polaris, 2013) è ricco di bellissime immagini e di incredibili storie. E conferma, dopo solo un anno e mezzo dalla uscita de “Io e i Pigmei” (Polaris, 2011), la Milandri come valida autrice di opere sui popoli indigeni, e acuta testimone di violazioni dei diritti umani, che sono molto spesso specchio e conseguenza della nostra civiltà occidentale.
La mia Tribù, presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino 2013, raccoglie incontri e interviste della Milandri sulle condizioni di vita attuali dei Nativi Americani , ma anche rivelazioni sul passato attraverso lo studio di 10.000 pagine degli archivi statunitensi. Dal Dawes Act, alla Legge dei Quarti di Sangue, alla
sterilizzazione forzata delle donne Native Americane negli anni ’70, raccontata alla autrice da testimoni viventi. Le lettere degli agenti indiani bianchi che gestirono le riserve rivelano la loro corruzione, il loro razzismo e le loro opinioni sul “problema indiano”. L’autrice ha modo di scoprire i grandi problemi di oggi nelle riserve indiane: suicidi, alcolismo, disoccupazione e discriminazione ma anche “perchè nelle riserve non ci sono banche nè Mac Donalds”. Attraverso cerimonie, rituali normalmente esclusi ai Bianchi, e amicizie profonde, Raffaella Milandri viene adottata nella stessa famiglia Crow, i Black Eagle, dove il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama fu adottato nel 2008. “Sister di Obama”, sorella di Obama è come la chiamano nella riserva Crow e su alcuni giornali statunitensi.
Un libro avvincente, imperdibile e rivelatore sui Nativi Americani che ne racconta anche leggende, tradizioni e folklore.

“Il sentimento dominante nel libro è il senso di colpa per il peccato di essere bianchi”, dice Raffaella Milandri. Le chiediamo il perchè del suo smisurato amore per i Popoli indigeni.
“Tutto è iniziato quando ero bambina e leggevo i fumetti di Tex Willer, dalla parte degli Indiani.
Tra l’altro ho avuto la fortuna di avere una amicizia proprio con il compianto editore di Tex, Zagor, Mister No: Sergio Bonelli, da cui ho appreso lo spirito per l’avventura, ma anche il senso di responsabilità di essere cittadina del mondo e la volontà di lottare
contro le ingiustizie. I miei contatti con i popoli indigeni ai confini del mondo mi hanno arricchito tantissimo, loro sì che hanno lo spirito e le caratteristiche dell’Uomo, e hanno una nobiltà che ancora il denaro e l’avidità occidentale non sono riusciti ad intaccare. Vanno protetti e salvati, come ultimo patrimonio dell’Umanità.”

Ecco il commento al libro La mia Tribù di Dario Celli, giornalista Rai del TG2 :

Ci sono molte cose che colpiscono il lettore leggendo queste pagine. Ma quella che mi ha colpito di più è la capacità di Raffaella Milandri di immergere chi legge in una realtà – quella dei Nativi americani- che mal conosciamo. Ma non solo. Ci sono pagine – e sono molte – che commuovono. Termine che letteralmente significa “mettere in movimento”. Sono pagine che toccano cuore e mente. Bene ha fatto, fra le righe (ma nemmeno poi tanto) Raffaella Milandri, a ricordare che la lotta di sopravvivenza dei Nativi americani non fu semplicemente fra coloro che abitavano quelle terre da millenni, e gli americani, ma che nella realtà è stata semplicemente una guerra fra i Nativi americani e l’uomo bianco. E cioè noi. La mia Tribù: storie autentiche di Indiani d’America aiuta a capire, a conoscere, ad immergersi in un mondo che l’uomo bianco (e cioè noi) ha cercato di annientare e sottomettere.

Ma descrive anche l’orgoglio e la speranza di un popolo che riesce a conservare e tramandare la propria umanità e le proprie tradizioni, in nome della convivenza e della pace. Al punto di adottare, di accettare in famiglia, una donna entrata nella loro vita in punta di piedi. Messaggera venuta da un Paese lontano.

Ecco l’opinione al libro di Raffaella Milandri sui Nativi Americani del giornalista e scrittore Fabrizio Buratto:

La mia tribù è tante cose insieme: un punto di vista sul mondo, su se stessi e sul senso di appartenenza. Tu da quale parte stai? Sembra domandare Raffaella Milandri al lettore. La sua è una scelta chiara e consapevole, storicamente documentata: lei ha scelto gli indiani, come fece de Andrè nell’album che aveva in copertina la immagine di un indiano d’America. E gli indiani hanno scelto lei, accogliendola nella loro tribù. Se, con l’11 settembre, siamo stati tutti americani, questo libro può aiutarci a capire perchè siamo tutti indiani.”

Si legge nella recensione di Qlibri:

Il lavoro di Raffaella Milandri e’ imponente. Una parte del libro consiste in un approfondito resoconto storico delle vicende dei Native Americans, con la narrazione delle tradizioni indiane: dalla spiritualita’ alle medicina, dalle feste rituali alla famiglia, l’importanza dei nomi, la sacra pipa, il potere delle erbe, il tipi, il rodeo e le leggende. E poi segue la viva testimonianza di Raffaella che racconta il suo viaggio nelle riserve indiane e la sua peculiare adozione nella tribù dei Crow. Ricchissimo il testo di splendide fotografie, alcune scattate dall’obiettivo dell’autrice, alcune altre d’archivio, segnaliamo inoltre che le note di chiusura riportano un folto inventario dei documenti alla fonte delle notizie riportate.
R
iteniamo l’opera molto approfondita, interessante ed esaustiva, nonchè un notevole lavoro di denuncia.

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Attivista per i diritti umani dei popoli indigeni adottata nella tribù dei Crow: ora è Raffaella Black Eagle

Tornata dal suo ultimo viaggio in solitaria e fuoristrada in Montana,
incentrato sulla visita alle riserve indiane,
Raffaella Milandri, fotografa umanitaria e attivista per i diritti umani dei popoli indigeni,
è stata adottata come sorella da Cedric Black Eagle, il Presidente della Nazione della Tribù dei Crow.
Dice la Milandri: “Sono fiera di essere ora  Raffaella Black Eagle.Poichè il padre di Cedric ha adottato Barack Obama,
simbolicamente ora sono sorella anche del  Presidente americano.”
Anche il popolo di Facebook che segue in diretta i suoi viaggi è andato in visibilio.
Qui il link dove, durante la firma del Tribal Law and Order Act, che va a migliorare
il sistema di giustizia nella riserve indiane, il Presidente Obama racconta anche della
sua adozione come Barack Black Eagle.
http://www.youreporter.it/video_STOP_AI_CRIMINI_NELLE_RISERVE_INDIANE_1
Dice la Milandri : “L’adozione da parte dei Crow è stata molto commovente;
è uno dei loro rituali , ma è un privilegio riservato a pochi. Il mio impegno è e
sempre sarà affiancare i Crow, e tutti i popoli indigeni, nella lotta per i diritti umani e per la giustizia.”
La Milandri ha visitato i popoli dei nativi americani
Crow, Blackfeet e Salish e Kootenai, e anche l’ufficio del Governatore del Montana.
Per raccogliere dati e testimonianze sulla situazione dei nativi americani nelle riserve,
oggi. ” Vi sono nelle riserve indiane molte problematiche che si trascinano da decine di anni:
la disoccupazione, che arriva al tasso del 70%, l’alcolismo, e molte terre all’interno delle riserve che
sono state cedute tanti anni fa a non-indiani, creando alle volte un monopolio sfavorevole alle risorse
turistiche e del territorio. I governi tribali stanno cercando di  riacquistare queste terre,
ma ora il prezzo di queste terre che dovrebbero essere loro di diritto è esorbitante” aggiunge la fotografa umanitaria.
In Canada, invece, nelle riserve indiane non è permesso vivere a persone che non siano
membri riconosciuti delle tribù aventi diritto.
Il quotidiano più popolare del Montana, il Great Falls Tribune, ha dedicato alla viaggiatrice solitaria un
articolo speciale. ( visibile anche on line al link http://www.greatfallstribune.com/apps/pbcs.dll/article?AID=20109050308)
In modo del tutto autonomo e a scopo umanitario, la viaggiatrice porta
avanti una campagna di sensibilizzazione e di denuncia e ha avuto
contatti anche con il CERD(Commissariato per l’Eliminazione delle Discriminazioni razziali)
dell’ONU grazie al materiale raccolto.
Dice Raffaella Milandri:
“Sono a chiedere supporto e visibilità per la mia
campagna per i diritti umani dei popoli indigeni.
Sto anche divulgando alcune mie produzioni multimediali
(sui Boscimani del Kalahari e sugli Adivasi dell’Orissa), in modo
gratuito, per poter fare opera di sensibilizzazione. Con raccolta di
testimonianze e di denuncia per discriminazione dei diritti umani.”
Pochi giorni fa, la fotografa ha donato ben 140 sue foto per una iniziativa
internazionale a supporto di Save the Children,
curata dalla associazione Quarta Dimensione.

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Popoli indigeni e diritti umani: il caso di Niyamgiri, Orissa, India di Raffaella Milandri

La storia dei popoli indigeni si ripete, ancora ed ancora.
Sempre si ripete, laddove c’è un popolo indigeno, pacifico, che vive a contatto con la natura,
felice dei prodotti della terra e e di uno stile di vita tradizionale senza ambire ad avere un McDonald’s dietro l’angolo, un SUV parcheggiato sul retro di casa e un iPad
dalle mille funzioni.
Gente semplice, fiera, come potevano essere i nostri antenati.
Eppure, proprio per questa semplicità, invece di essere salvaguardati in quanto unici,
sono oggetto di discriminazioni razziali e,
spesso, di persecuzioni feroci; in particolare quando, nelle loro terre spesso
autentici paradisi terrestri-incontaminati, senza inquinamento, spesso anche senza quei fili
elettrici e telefonici che ovunque scorrono come cicatrici ed elementi alieni-
viene trovato un giacimento minerario-oro, diamanti, bauxite, carbone- o una risorsa
da sfruttare-petrolio, foreste.
Poco importa a governi e multinazionali di questi popoli, queste famiglie, queste
culture antiche che sono patrimonio dell’Umanità: lo abbiamo visto
nei secoli-indiani d’America, aborigeni australiani- e lo vediamo oggi-
boscimani, pigmei, adivasi, indios e tante etnie con l’unica colpa di vivere oggi
come centinaia, migliaia di anni fa.
E queste etnie sono a rischio di estinzione: una volta fagocitati dal nostro “Progresso”,
una volta allontanati dalle loro tradizioni e dalle loro terre ancestrali, cadono vittima di alcolismo,
depressione, AIDS, ad una velocità terribile ed impressionante di adeguamento alla nostra “civiltà”.
“Sto investigando su alcune situazioni-Boscimani del Kalahari, Dongria Khond di Niyamgiri-
da vicino, in alcuni casi mi assoggetto ai rischi che corre il testimone oculare di
un crimine” dice Raffaella Milandri.
“E’ un vaso di Pandora orribile e devastante. Popoli che andrebbero subito protetti soggiacciono
a raggiri, ricatti, ingiustizie e crudeltà inimmaginabili. Oggetto di razzismo nei loro stessi
Paesi. ” La storia-e il cinema-ci hanno fatto conoscere la storia degli indiani d’America,
messi nelle riserve dopo un genocidio spietato, oggi tuttora soggetti a leggi diverse.
Il 29 luglio scorso il Presidente Obama ha firmato il Tribal Law e Order Act:
una legge che permette finalmente alla polizia tribale di avere maggiori poteri e
una preparazione adeguata a portare giustizia nelle riserve.
Le statistiche dicono infatti che nelle riserve indiane degli Stati Uniti, ad oggi, il tasso di criminalità è dall 2 alle 20 volte superiore che nel resto del Paese; un dato, ci si augura,
destinato a cambiare.
In Orissa, India, coesistono ben 63 etnie di popoli indigeni diverse, di cui alcune primitive.
“Le tribù Bonda e Dongria Khond, ad esempio, vivono tuttora su remote aree montane,
scendono a valle molto raramente. I loro costumi, le loro usanze si presentano incredibilmente intatti dopo migliaia di anni. L’impatto devastante con il “progresso” in questi casi va mediato
e centellinato, le loro preziose culture vanno preservate così come i loro linguaggi peculiari.”
L’Orissa è un territorio caratterizzato proprio da questa massiccia presenza di popoli indigeni;
ma da pochi anni sono state messe a sfruttamento anche le numerose miniere di bauxite presenti.
Non solo quindi le miniere minacciano -ed in alcuni casi hanno già devastato-le terre ancestrali di questi popoli, ma le multinazionali-Vedanta e Posco- oltre all’estrazione compiono in loco anche la lavorazione della bauxite, che causa un pesante inquinamento dell’aria e delle falde acquifere.
E’ il caso di Niyamgiri. Attorno a Niyamgiri Hill, una collina sacra a tutti gli abitanti della zona,
sorgono oltre 300 villaggi di tribù di Dongria Khond , Kutia e altri popoli indigeni.
Oltre a casi di espropriazione illecita dei terreni, nei villaggi in pochi anni l’ambiente divenuto malsano ha generato molti casi di tumori della pelle, malattie polmonari, e malaria, con decessi e molte persone ammalate. C’è stata una moria di bestiame, le coltivazioni sono rovinate.
Fieri e combattivi, gli abitanti di Niyamgiri non demordono e lottano strenuamente per difendere
la loro terra, la loro vita. “Ho avuto modo di raccogliere molte testimonianze dalla gente
semplice dei villaggi, che con un incredibile sorriso amaro mi ha raccontato di arresti, torture,
soprusi, ricatti. In alcuni casi sospetti omicidi. Una forma più raffinata e sottile forse, ma molto simile a quella che ha portato gli indiani d’America ad essere quasi decimati.” dice la Milandri.
“Mi hanno raccontato di come emissari di questa multinazionale, la Vedanta, vadano nei villaggi, offrendo alcolici, promettendo lavoro e nuove terre alla gente. Promesse mai mantenute. ”
Attorno allo stabilimento, che occupa 62 kmq ed è in espansione, un muro di cinta che ha tagliato villaggi, distrutto case, e fatto sì che i bambini di alcuni villaggi ora debbano compiere, per andare a scuola, 8 km a piedi ogni mattina anzichè 1 km. Ironicamente, sui muri dello stabilimento, immagini che inneggiano ad un futuro migliore per tutti.
“Ho realizzato alcuni filmati di denuncia, con interviste ed appelli. Questa gente semplice ma
fiera merita un aiuto. Il Governo indiano, che dà potere ai singoli Stati del Paese,
non riesce a monitorare la situazione in mano ai politici locali.” All’inizio di luglio 2010
il tempio sulla collina sacra è stato distrutto proprio per indebolire quella fede indomita dei popoli
indigeni locali. Il 16 agosto 2010, il Comitato Saxena, preposto dal Governo indiano ad esaminare il caso, ha emesso un report dove denuncia la Vedanta per la violazione in Niyamgiri del Forest Rights Act, una legge che protegge i popoli indigeni proprio da questi abusi sulle loro terre.
Un lume di speranza? Staremo a vedere. Come dice Kumti Majhi, a capo di una associazione di
oltre 10.000 abitanti di Niyamgiri “Solo la diffusione della informazione ci può salvare”
CHI E’ RAFFAELLA MILANDRI
Viaggiatrice in solitaria e fotografa, Raffaella Milandri
si dedica principalmente alla “fotografia umanitaria” intesa come strumento di sensibilizzazione sul tema dei diritti umani e di problematiche sociali quali il lavoro minorile e la situazione femminile.
Sta portando avanti una campagna a difesa dei diritti umani dei popoli indigeni:
boscimani, pigmei, adivasi, aborigeni australiani. Con interviste di denuncia anche scioccanti.

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