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Virus H1N1: una mutazione non preoccupante

E’ di poche ore fa la conferma da pare del Ministero del Welfare del primo caso di mutazione del virus H1N1 anche in Italia. Il fenomeno si era già manifestato in altri paesi come la Norvegia le cui autorità hanno segnalato la medesima mutazione che si è avuta nel caso italiano.

Tuttavia il Ministero e gli enti preposti fanno sapere che non si tratta di una situazione preoccupante. La mutazione infatti era prevista o meglio si poteva prevedere che il virus si manifestasse in forme diverse rispetto a quelle iniziali soprattutto dopo la diffusione del vaccino.

E proprio su quest’ultimo punto che il Ministero insiste: la necessità e l’importanza di vaccinarsi. Fermo restando le norme igienico-sanitarie più volte ripetute in tutte le salse (dalle campagne pubblicitarie con protagonista Topo Gigio fino ai continui appelli pubblici) che consistono nel lavarsi costantemente le mani con sapone o, dove ciò non fosse possibile utilizzando prodotti come l’amuchina gel, soffiarsi sempre il naso utilizzando un fazzoletto che deve essere immediatamente gettato, evitare luoghi particolarmente affollati, il vaccino resta l’unico “antidoto” alla diffusione dell’influenza H1N1. E ciò anche a seguito della mutazione: infatti quest’ultima non ha invalidato in nessun modo l’efficacia del vaccino né dei farmaci antivirali.
Due sono quindi i punti su cui le autorità italiane continuano ad insistere: niente panico e vaccinarsi.

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Virus H1N1: come cambiano le nostre abitudini

Una cosa è certa: il virus A H1N1 ha cambiato molte abitudini dei comuni cittadini. E’ stata impattata la vita quotidiana che è costretta a modificarsi per adeguarsi alla paura del contagio. E si moltiplicano appelli per evitarlo, anche un bel po’ stravaganti che però la popolazione accetta così come i consigli che esperti e meno esperti si affannano a dare da ogni tribuna medico-sanitaria.

Tra le particolarità non sarà sfuggita la norma del “nuovo segno di pace” che nel Duomo di Milano potrà essere effettuato con un semplice gesto della testa invece che con la consueta e secolare stretta di mano.

Oppure la particolare attenzione che si dedica ai bambini ed ai ragazzi in età scolastica in questo periodo, che dalle statistiche risultano i più colpiti dal virus, attraverso circolari che intimano la periodica apertura dalle finestre, l’elaborazione di piani anti pandemia, la distribuzione di mascherine protettive e prodotti disinfettanti.

Proprio quest’ultimo sembra il rimedio maggiormente utilizzato dagli italiani nell’ultimo mese. Basta dare un’occhiata ai carrelli dei supermercati o nelle farmacie: i gel disinfettanti e i prodotti battericidi vanno a ruba, case farmaceutiche e non si affannano nel tentativo di moltiplicarne la produzione e la conseguente distribuzione.

Ma è difficile trovare anche saponi di ogni tipo, termometri, e tutto quanto possa essere d’aiuto nell’immaginario collettivo per combattere un’influenza, indipendentemente se sia quella da virus H1N1 o la stagionale che siamo abituati a conoscere e dalla quale ogni anno ci difendiamo. 

Tuttavia il rischio è proprio rappresentato dai rimedi fai-da-te. Se per la cura la popolazione ha trovato come soluzione, spesso anche in anticipo rispetto al reale pericolo, quello di recarsi presso le strutture sanitarie, il problema si potrebbe avere nel caso di avventati strumenti di prevenzione.

Ciò a dire il vero è dovuto anche ad un’informazione non ufficiale che in alcuni casi risulta contrastante e ciò naturalmente genera confusione nella gente già di per sé impaurita dal virus. Se da una parte si consigliano gel per le mani, dall’altra si asserisce che il “normale” sapone ha un’efficacia maggiore, se da una parte si consigliano cinquanta centimetri di distanza da una persona influenzata dall’altra è meglio non avvicinarsi in nessun caso.

La confusione genera paura e la paura la perdita di lucidità in caso di pericolo. Forse è proprio questo il pericolo della nuova influenza.

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