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Auto: in Sardegna ci sono ancora più di 96.200 Euro 0

Dal primo agosto sono scattati gli incentivi statali per l’acquisto di autovetture Euro 6, una novità importante che potrebbe aiutare a svecchiare un parco auto sardo che non gode di ottima salute; secondo l’elaborazione di Facile.it, realizzata su dati ufficiali del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti* aggiornati al 31 dicembre 2019, nei registri della motorizzazione sarda risultano ancora registrate 96.218 automobili Euro 0, corrispondenti all’8,93% del totale vetture ad uso privato in circolazione.

A livello nazionale, la Sardegna si posiziona più o meno a metà classifica, mentre se si guarda al rapporto percentuale questo risulta leggermente più alto rispetto alla media nazionale dell’8,4%.

Il quadro peggiora ulteriormente se si allarga l’analisi sino agli Euro 3; in totale, le auto private Euro 0-1-2-3 presenti nell’Archivio Nazionale dei Veicoli della Motorizzazione registrate nella regione sono ancora più di 426mila. Se è vero che tra questi potrebbero esserci mezzi sì iscritti ma, di fatto, non più circolanti, preoccupa comunque sapere che quasi la metà della auto potenzialmente in strada in Sardegna (40%) ha 15 anni o più di anzianità, considerando che le vetture Euro 3 sono uscite di produzione nel 2005 e quelle Euro 0 addirittura nel 1992. In questo caso la regione si posiziona tra le peggiori del Paese, superando la media nazionale del 34,1%.

Mappa dei “catorci”

Come sono distribuite a livello provinciale queste autovetture? Se si guarda ai valori assoluti, la maglia nera della regione spetta alla provincia di Sassari che, da sola, conta 28.873 auto private Euro 0 ancora immatricolate (8,91% del totale); alle spalle di Sassari si trova la provincia di Cagliari, dove le vetture appartenenti a questa categoria sono 21.830 (7,71%), seguita da Sud Sardegna, che conta 18.675 autovetture Euro 0 (8,52%). Al quarto posto troviamo la provincia di Nuoro, che conta 18.032 auto private Euro 0; la provincia è risultata essere l’area sarda con la percentuale più alta di questo tipo di veicoli sul totale parco auto registrato (12,22%). Chiude la graduatoria sarda la provincia di Oristano, che conta 8.808 autovetture Euro 0 ancora immatricolate (8,49%).

Se si contano non solo le autovetture Euro 0, ma anche quelle Euro 1-2-3, la graduatoria vede al primo posto la provincia di Nuoro; qui quasi la metà delle autovetture (48,65%) appartiene ad una categoria inferiore a quella Euro 4. Subito dopo si trova la provincia di Oristano (41,46%), seguita da quella di Sud Sardegna (40,64%).

Chiudono la graduatoria sarda le province di Sassari (38,41%) e Cagliari (34,64%).

Gallina vecchia…costa solo di più

In troppi continuano a circolare con auto vecchie pensando di risparmiare, ma autovetture che hanno 15 o più anni alle spalle, oltre ad essere dannose per l’ambiente e, potenzialmente, meno sicure sulle strade, hanno anche inevitabili conseguenze negative sul portafogli, con costi maggiori non solo su manutenzione e carburante, ma anche sull’RC auto.

A conferma dell’aumento del costo dell’RC auto, Facile.it ha messo a confronto il premio richiesto per assicurare una city car di cilindrata 1.200 cc, Euro 3 immatricolata nel 2005 con quello necessario per assicurare lo stesso modello d’auto, nella sua versione più recente, Euro 6 e immatricolata nel 2020. Secondo le simulazioni* di Facile.it, la miglior tariffa disponibile online per assicurare l’auto vecchia è sino al 156% più alta rispetto a quella necessaria per tutelare il veicolo nuovo.

La buona notizia è che, con un numero così ampio di auto estremamente vecchie, saranno molti gli italiani che potranno usufruire dei nuovi incentivi statali previsti chi acquista un’autovettura Euro 6. Per poter usufruire del massimo bonus, che tenendo in considerazione tutte le agevolazioni nazionali può arrivare in alcuni casi fino a 10.000 euro, è necessario rottamare proprio un veicolo Euro 3 o inferiore…. modelli che, a quanto pare, in Italia non scarseggiano.

* I numeri fanno riferimento alle sole autovetture per trasporto persone ad uso proprio presenti nell’archivio nazionale dei veicoli gestito dalla Direzione Generale per la Motorizzazione e aggiornato al 31-12-2019. La simulazione è stata fatta su Facile.it, in data 27 luglio 2020, sul seguente profilo: CU 1, city car 1.200 c.c, guida esperta, in 3 città campione (Milano, Roma, Napoli

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Salute e Benessere

Inquinamento plastica: un’emergenza alimentare

L’uomo mangia 5 grammi di plastica ogni settimana e questa sta diventando un’emergenza sempre più pressante.

Mano a mano che gli scienziati studiano il problema ci si rende conto della gravità della situazione: se fino a qualche anno fa si pensava che il problema principale fosse di natura strettamente ecologica per la vita di flora e fauna, oggi, progressivamente, ci si sta rendendo conto che l’emergenza sta trasformandosi in un problema anche sanitario.

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Revamping “Ca’ del Bue”: richiesta la valutazione di impatto ambientale

Si è svolta sabato 11 gennaio, presso il passaggio ciclopedonale del Parco di Pontoncello, una conferenza stampa congiunta promossa dai comuni di San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo e Zevio avente ad oggetto il nuovo progetto di impianto per il trattamento dei rifiuti e produzione di bio metano a Ca’ del Bue. Nel corso della conferenza stampa sono intervenuti Franco De Santi, Attilio Gastaldello e Diego Ruzza, Primi Cittadini dei comuni interessati.

Il sito di Cà del Bue è, da tempo, al centro di numerose polemiche per problematiche ambientali sollevate proprio dai tre Comuni e dalla stessa Provincia di Verona.

«Siamo soddisfatti dell’abbandono definitivo del progetto di realizzazione di un inceneritore di rifiuti. Tuttavia, anche la nuova progettualità, che prevede il trattamento dei rifiuti e la produzione di bio metano, comporta una modifica sostanziale all’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale), e può determinare ricadute sensibili sui territori circostanti, a partire dall’aumento sostanziale del traffico veicolare pesante nei nostri Comuni e nei territori limitrofi» spiega il primo cittadino di San Martino Buon AlbergoFranco De Santi.

«Non è tutto; – continua Attilio Gastaldello, Sindaco di San Giovanni Lupatoto – dagli studi prodotti da professionisti incaricati abbiamo verificato che le analisi di progetto depositate in Regione non sono sufficienti ad escludere un aumento dell’inquinamento dovuto all’impianto produttivo di bio metano con conseguenti rischi per la salute della popolazione. E’ necessaria una maggiore chiarezza che può essere garantita soltanto dagli strumenti di valutazione ambientale che la Legge mette a disposizione»

Mercoledì 8 gennaio dunque, ciascuno dei tre Comuni ha approvato una delibera dai contenuti condivisi, mediante cui si chiede l’assoggettamento dell’intervento alla ”V.I.A” (valutazione di impatto ambientale), per far emergere le effettive condizioni di rischio per la popolazione e per il territorio.

«Oggi più che mai, le tematiche relative alla tutela ambientale sono all’ordine del giorno. Per questo motivo, abbiamo incontrato i tecnici Agsm e, dopo esserci confrontati con tutti i consiglieri presenti e le amministrazioni di San Giovanni Lupatoto e San Martino Buon Albergo, chiediamo con forza e determinazione che si avviino le indagini e gli approfondimenti necessari e obbligatori al fine di chiarire in maniera definitiva se il progetto possa avere conseguenze, anche minime, per sull’ambiente e sulla salute dei nostri concittadini» conclude Diego Ruzza, Sindaco di Zevio.

Il nuovo progetto comporta una modifica all’A.I.A. approvata con deliberazione della Regione Veneto, DGRV1143/20016. È infatti prevista la sostituzione di tutti i macchinari esistenti nonché la modifica dell’attuale ciclo di lavorazione mediante l’approntamento di un nuovo sistema di trattamento di specifiche frazioni di RSU e RSAU (con recupero di energia e vendita) in funzione dell’attuale e futura modificazione della loro composizione qualitativa e quantitativa, che porterà necessariamente ricadute sensibili nei territori circostanti. Si prevede infatti un aumento delle emissioni nelle matrici ambientali (dovute al potenziamento dei cicli di lavorazione dell’impianto) e lo stravolgimento dell’attuale impianto (produzione di FORSU fino a 40.000 tonn./anno con recupero energetico).

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Facile.it: oltre 13 milioni i veicoli non in regola con la revisione

Che il parco auto italiano non fosse giovanissimo era cosa nota (9 anni e 9 mesi l’età media delle nostre automobili secondo il dato dell’Osservatorio Facile.it aggiornato a settembre 2017), ma che addirittura un veicolo su quattro non fosse in regola con la revisione è oggettivamente allarmante.  In base ad un’analisi compiuta da Facile.it, a ottobre 2017 non avevano avuto il necessario OK alla circolazione oltre 13.000.000 di veicoli. Se si restringe l’analisi alle sole vetture private la proporzione, purtroppo non cambia di molto; non erano in regola oltre 7,4 milioni di veicoli, equivalenti al 19,50% del totale.

La maglia nera

Partendo da dati ufficiali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il portale leader in Italia per il confronto delle polizze assicurative ha potuto tracciare una mappa delle aree d’Italia in cui il fenomeno delle auto non revisionate è più forte.

La prima parte dello studio ha considerato non solo le automobili private, ma il totale dei veicoli iscritti ai registri (quindi anche motocicli, mezzi pubblici, auto a noleggio e via dicendo). Su un totale di oltre 52.000.000 di mezzi, quelli non in regola con la revisione sono risultati essere poco più di 13.000.000.

Declinando i numeri su base regionale, la Campania conquista a mani basse il primato sia in termini assoluti (1.869.504), sia in proporzione al totale parco circolante con un inquietante 40,72% di mezzi che, in base alla norma, non potrebbero circolare.

Continuando a scorrere la classifica, alle spalle della Campania si trovano, per totale veicoli non revisionati, il Lazio (1.672.195) e la Lombardia (1.661.244). Se si leggono i dati in un’ottica percentuale, invece, la medaglia di argento è conquistata dalla Sicilia (36,87%) e quella di bronzo dalla Calabria (35,14%).

«Sebbene in questi numeri rientri anche una minima percentuale di veicoli tuttora iscritti nei registri, ma magari non circolanti perché, ad esempio, fermi in aree private o per ragioni amministrative», spiega Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di Facile.it, «noi per primi siamo rimasti sorpresi dal vedere valori tanto elevati. Un’auto non revisionata ha importanti ripercussioni sia sulla sicurezza della guida, sia sulla qualità dell’aria che respiriamo e, quindi, sulla nostra salute; nessuno di questi fattori va sottovalutato».

Riducendo l’analisi alle sole auto private purtroppo la situazione non migliora di molto; al 31 ottobre 2017, su un totale di oltre 38.000.000 di vetture, quelle non in regola con la revisione erano ben 7.443.888. Identiche rispetto a prima anche le prime due posizioni in classifica; ancora una volta sul gradino più alto del podio la Campania (1.210.549 auto non revisionate) seguita dal Lazio (1.007.004). Al terzo posto si posiziona questa volta la Sicilia che, con 985.874 vetture non in regola con la revisione, supera la Lombardia ferma a 916.586. Se si guarda al valore percentuale, dopo la Campania (35,06%) si trovano la Sicilia (30,02%) e Calabria (28,67%).

I virtuosi 

Invertendo l’ordine di lettura e puntando l’attenzione su chi invece è quasi sempre in regola; sul totale veicoli al primo posto risulta la Valle d’Aosta con 40.334 mezzi non revisionati seguita da Molise (75.503) e Basilicata (119.832); in percentuale a guidare la classifica è invece il Trentino Alto Adige che con il 10,46% precede il Veneto (15,08%) ed il Friuli Venezia Giulia (15,61%). Minimi i cambiamenti se limitiamo l’osservazione alle auto private: Valle d’Aosta, Molise e Trentino Alto Adige il podio dei valori assoluti; Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia quello dei relativi.

Le conseguenze sull’RC auto

La revisione dell’auto è uno degli obblighi normativi espressamente previsti dal codice della strada (art.80) e il mancato rispetto della legge ha, chiaramente, anche importanti ripercussioni in termini assicurativi. Se l’auto non è in regola, in caso di sinistro la compagnia ha il diritto di rivalersi sull’assicurato.

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Scanderebech (PD): “Approvata mozione per aumentare le stazioni per auto elettriche”

Il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità una mozione firmata da Federica Scanderebech (PD), che impegna Sindaco e Giunta a predisporre, con la massima sollecitudine, un piano per incrementare le stazioni di ricarica delle auto elettriche in città.

“Tutte le azioni per migliorare la qualità della vita dei cittadini torinesi vanno sicuramente incentivate – ha affermato la consigliera Federica Scanderebech (PD) – è il caso di questo provvedimento, un atto importante approvato oggi all’unanimità dal Consiglio che si inserisce nelle politiche ambientali della Città per diminuire l’inquinamento atmosferico”.

La mozione sottolinea che, per garantire la diffusione delle auto elettriche, dovrà essere predisposta un’adeguata rete distributiva di stazioni di ricarica.

La Consigliera Comunale PD
Federica Scanderebech
www.scanderebech.it

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Porto di Civitavecchia. Tra proteste e rivendicazioni. Uno studio dell’UE per fare chiarezza

Incentivi per le navi ecologiche, banchine elettrificate e controlli. Così sono scesi gli indici di inquinamento

Il porto di Civitavecchia è da sempre al centro di polemiche riguardanti l’inquinamento da fumi.  In realtà secondo uno studio dell’UE l’inquinamento sarebbe in diminuzione nell’ultimo anno (studio consultabile qui). Sempre alto, insopportabile per i cittadini, ma in diminuzione dunque. Come? Con un’azione congiunta di più fattori. Alla fine dello scorso anno il presidente dell’Autorità Portuale Pasqualino Monti ha annunciato una riduzione delle tasse portuali volta a favorire l’attracco delle imbarcazioni meno inquinanti

Così Civitavecchia ha cominciato ad adeguarsi a quanto fatto finora nel resto d’Europa e non solo: città come Le Havre, Anversa, Amsterdam, Los Angeles, giusto per fare qualche esempio, hanno già visto i propri porti imboccare il sentiero verde, introducendo (o sperimentando) sconti esclusivi per le navi green, in grado di generare un risparmio anche del 10%. Il tutto al fine di rilanciare il settore e favorire nel contempo la diffusione del sistema Esi, Environmental ship index, un indice di impatto ambientale che tiene conto del livello di emissioni inquinanti prodotte dalle navi.

In questo senso L’Autorità Portuale ha anche comunicato di voler provvedere all’elettrificazione delle banchine al più presto e con mezzi propri (la nuova Darsena in costruzione sarà provvista della prima banchina elettrificata in Italia). Questo insieme al nuovo protocollo d’intesa con la capitaneria di porto, firmato sempre da Monti, ha generato l’abbassamento dei livelli d’inquinamento rilevato dall’UE.

Le emissioni di diossido di zolfo (SO2) nei porti dell’UE si sono infatti notevolmente ridotte anche grazie a norme più severe sul contenuto di zolfo nei carburanti utilizzati dalle navi durante ormeggio e ancoraggio. Gli scienziati del Centro comune di ricerca (JRC), il servizio scientifico interno della Commissione europea, hanno misurato i parametri chiave della qualità dell’aria nei porti del Mediterraneo prima e dopo l’entrata in vigore, nel gennaio 2010, dei requisiti che impongono un basso contenuto di zolfo. Nei porti europei si è riscontrata una diminuzione media del 66% della concentrazione di diossido di zolfo, sostanza nociva alla salute e all’ambiente. Le misurazioni effettuate nei porti al di fuori dell’UE hanno invece mostrato che la concentrazione di SO2 è rimasta invariata.

La concentrazione di diossido di zolfo è diminuita notevolmente in tre dei quattro porti europei dove sono state effettuate le misurazioni: Civitavecchia, Savona e Palma di Maiorca. Per quanto Civitavecchia il calo è stato addirittura da 4 a 0,5 ppbV. La concentrazione giornaliera media di tutti i porti è scesa mediamente del 66%. Le misurazioni effettuate dal JRC nel porto di Barcellona sono risultate inutilizzabili a causa delle significative variazioni giornaliere, ma misurazioni indipendenti effettuate nel porto di Barcellona e nelle vicinanze del porto di Palma di Maiorca hanno confermato una forte diminuzione dei livelli di diossido di zolfo nel 2010 rispetto al 2009. Al contrario, nel porto di Tunisi non si è riscontrata una riduzione del diossido di zolfo né degli altri agenti inquinanti misurati nei quattro porti (Civitavecchia, Savona, Palma di Maiorca e Tunisi), a dimostrazione del fatto che la minore concentrazione di diossido di zolfo è conseguenza diretta dell’applicazione delle normative Europee.

 
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Inquinamento Indoor e il ruolo delle vernici per legno: l’impatto di una scelta consapevole

CHE COS’E’ L’INQUINAMENTO INDOOR

L’argomento dell’inquinamento indoor desta un crescente interesse, in un contesto di sempre maggiore attenzione del consumatore verso tutti i problemi connessi con la salute: l’inquinamento ambientale.

E’ importante riflettere sul fatto che circa l’80% delle nostre attività quotidiane si svolge in ambienti chiusi (casa, ufficio, edifici pubblici, centri commerciali, etc.).

Da molti anni si conducono studi e monitoraggi sull’aria e sull’inquinamento ambientale, ma solo di recente l’attenzione si è spostata sugli ambienti in cui trascorriamo molto più tempo e in cui ci sentiamo protetti dalle minacce dell’aria esterna, spesso inquinata, specie nelle grandi città.

Quali sono le principali fonti di inquinamento indoor?

Le fonti sono molte, e alcune insospettabili:

•            materiali da costruzione

•            pitture murali, collanti, materiali isolanti, vernici in genere, pvc, tessuti vari

•            elementi d’arredo

•            solventi e detergenti domestici

•            prodotti cosmetici

•            deodoranti per l’ambiente

•            attività come la cucina, il consumo di tabacco

•            computer, stampanti, fotocopiatrici

Si pensi poi, che ogni qualvolta si apre la finestra per “cambiare l’aria”, tutte le componenti inquinanti presenti all’esterno “entrano” in casa nostra.

Quali sono i rischi per la salute connessi all’inquinamento indoor?

Le sostanze emesse in ambiente indoor possono influenzare negativamente la nostra salute attraverso tre principali canali di contatto:

Assorbimento per inalazione

Le fonti di pericolo per inalazione sono costituite dalle emissioni residue, ovvero le sostanze organiche volatili che non sono completamente evaporate nel corso del processo industriale di verniciatura; possono quindi dar luogo ad odori persistenti e spesso molto fastidiosi.

Le  migliori  soluzioni  di  verniciatura  per  ridurre  il  problema  delle  emissioni  residue  sono  quelle  esenti  da  solventi aromatici, stirolo e monomeri acrilici.

Assorbimento per contatto cutaneo

La pelle assorbe per contatto le sostanze poco volatili presenti sulle superfici: non evaporando nell’ambiente, queste sostanze migrano all’esterno attraverso la pellicola di vernice e possono essere assorbite per contatto cutaneo.

Veicoli di trasmissione possono essere i manufatti verniciati con cui si viene a contatto diretto, quali sedie, superfici piane, parquet,  strutture e interni di armadi verniciati e gli oggetti che stanno a contatto diretto e prolungato con questi (indumenti, ecc.).

Assorbimento per ingestione

Questa problematica è circoscritta a mobili e ad altri articoli per la prima infanzia e riguarda la possibilità che i bambini ingeriscano, attraverso la saliva, componenti nocivi potenzialmente presenti in alcune vernici.

I metalli pesanti sono pericolosi, in particolare per organismi ancora in via di sviluppo, e quindi con minori difese, come quelli dei bambini. E’ quindi importante che i prodotti vernicianti utilizzati non contengano ftalati e che non contengano pigmenti a base di cromo e piombo.

VERNICI PER LEGNO ED EMISSIONI INDOOR

In un quadro così complesso, qual è il ruolo delle vernici per legno?

Il rilascio di sostanze potenzialmente inquinanti da parte delle vernici per legno in ambiente domestico avviene a seguito della presenza di solventi (Composti Organici Volatili, anche detti COV) nel prodotto verniciante, in minima parte contenuti anche nelle vernici all’acqua.

Gran parte dei solventi evapora durante il processo di applicazione ed essiccazione della vernice, ma alcuni solventi vengono liberati più lentamente, in un periodo di tempo che può essere di alcuni giorni ma anche di alcuni mesi. La

vernice per legno viene impiegata non solo per i mobili e i complementi d’arredo, ma anche per parquet, coperture di sottotetti, perlinature, scale, elementi strutturali, infissi e serramenti, quindi le fonti legate alla vernice per legno di sostanze potenzialmente inquinanti in una casa possono essere molteplici.

Ogni azienda produttrice di tali prodotti dovrebbe considerare prioritario indirizzare la ricerca verso tecnologie a basso impatto, non solo nella fase di produzione e applicazione del prodotto, ma valutando le possibili influenze del manufatto verniciato sulla qualità dell’ambiente domestico.

L’impatto delle vernici sull’ambiente indoor: vernici ad alta tecnologia o vernici “naturali”?

Oggi è sempre più diffusa l’attenzione da parte del consumatore alle alternative naturali o ecologiche in tutti i segmenti di consumo, dalle auto all’alimentazione ai cosmetici. Anche nel campo delle vernici per legno è possibile trovare molte proposte di vernici cosiddette naturali ed ecologiche, che vengono presentate come alternative a quelle tradizionali, ad alta tecnologia (denominate anche sintetiche perchè frutto di sintesi).

Queste proposte hanno una valenza emotiva molto forte sul consumatore, che spesso sceglie sulla base di uno slogan non supportato da dati scientifici.

Ecco alcune considerazioni sulle vernici naturali e tradizionali, per capire che non è vero che per definizione  ciò che è naturale è “buono”, e ciò che è chimico è “cattivo”, anzi.

Vernici naturali e vernici tradizionali attingono entrambe le materie prime dal mondo della natura (vegetale, animale, minerale). Anche le vernici sintetiche, quindi, sono realizzate con ingredienti naturali. Mentre per le vernici naturali questi ingredienti sono utilizzati così come si trovano in natura, nel caso delle vernici tradizionali (dette sintetiche, perché frutto di sintesi) la chimica fornisce tecniche avanzate  per  ottimizzare questi componenti e sfruttarne al meglio le proprietà.

Ultima frontiera della tecnica, in questo senso, sono le nanotecnologie, che consentono risultati fino ad oggi impensabili per la qualità complessiva dei prodotti vernicianti.

Le tecnologie applicate alle vernici sintetiche sono frutto di processi chimici altamente controllati ed avanzati, che non hanno nulla in comune con l’immagine-stereotipo di chimica nociva ed inquinante, purtroppo oggi ancora diffusa. Inoltre,  grazie  a  processi  tecnologicamente  avanzati  adottati  nella  lavorazione  delle  vernici  sintetiche,  è  possibile ottenere supporti resistenti e stabili nel tempo, facili da pulire, e refrattari allo sporco e alla polvere. Questo è il motivo principale per cui oggi, nel settore delle vernici per legno, si utilizzano materie prime di sintesi. Le materie prime naturali, così come sono reperibili in natura, non sono in grado di conferire al prodotto finale le prestazioni tecniche e qualitative che il mercato richiede.

E’ importante sottolineare che anche le sostanze cosiddette naturali hanno una precisa composizione chimica: la resina di pino è composta in gran parte da acido abietico. Un prodotto “a base di resina di pino” ha un impatto positivo sul consumatore, che pensa al prodotto naturale, mentre un prodotto “a base di acido abietico” evocherà immagini negative e “nocive”, pur essendo la stessa cosa.

Infine, anche il mondo della natura è ricco di sostanze naturali e altamente tossiche. Si pensi alla cicuta, al veleno delle api o delle vipere, o all’amianto, sostanza naturale ampiamente utilizzata nell’edilizia per molti anni, di cui successivamente è stata accertata la pericolosità per l’uomo.

Gli stessi alberi emettono, sia durante il loro ciclo vitale che come supporti grezzi non verniciati, sostanze come terpeni, idrocarburi naturali, COV (composti organici naturali) prodotti dalla natura stessa. Confronti effettuati sulle emissioni di pannelli non trattati, trattati con vernici naturali e trattati con vernici sintetiche hanno dimostrato che la vernice di sintesi riduce e controlla l’emissione di terpeni dal pannello, che altrimenti contribuirebbero ad innalzare il livello di inquinamento indoor.

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L’impegno di Eni per l’ecosostenibilità ambientale

Sarà Venezia ad ospitare, il prossimo 26 aprile, la conferenza mondiale sul cold ironing, il sistema di alimentazione elettrica delle navi in banchina, che consente di spegnere i motori ausiliari delle navi attraccate, azzerando così le loro emissioni. Ultimamente, notizie ed eventi di questo genere si susseguono a ritmo sempre maggiore, e testimoniano un aumento della sensibilità, da parte di industria, servizi, piccola e media impresa, rispetto al tema dell’ ecosostenibilità ambientale. Eni, in qualità di azienda leader mondiale nei servizi petroliferi, è coinvolta sia nel processo di adeguamento degli obiettivi del mercato mondiale, che nello sviluppo di tecnologie e prodotti sempre più ecocompatibili.

Del resto, eco-sostenibilità ambientale vuol dire innanzitutto ridurre in maniera significativa i rischi e gli impatti locali su aria, acqua e suolo. Il tutto senza rinunciare alla competitività, ma anzi orientandola verso il raggiungimento di obiettivi condivisi e la salvaguardia del pianeta. D’altra parte, il Protocollo di Kyoto impone il contenimento delle emissioni di gas serra in tutti i settori di attività, vincolando fortemente il settore energetico che è basato sullo sfruttamento delle fonti fossili in cui è presente carbonio. Contenere le emissioni vuol dire ad esempio orientare gli approvvigionamenti energetici verso risorse come il gas naturale, una fonte che al pari del petrolio non è rinnovabile, ma che richiede una lavorazione meno costosa in termini di dispendio energetico e di prodotti di scarto. Un altro passo importante per l’ecosostenibilità ambientale è poi indubbiamente quello di dedicare risorse maggiori al carbon management e in particolare alla ricerca di nuove soluzioni tecnologiche per il confinamento geologico, la biofissazione della CO2 e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili.

La prevenzione dell’impatto ambientale avviene anche e soprattutto grazie allo sviluppo di un know how adeguato. Una competenza tecnologica permette ad esempio di rilevare perdite minime di idrocarburi da tubazioni e serbatoi interrati e fuori terra, o di intervenire prontamente con operazioni di bonifica laddove si verificano casi di inquinamento. Eni è da sempre impegnata in prima linea in questa prospettiva di tutela e sostenibilità ambientale soprattutto attraverso i suoi studi, valutazioni ed investimenti in corso per raggiungere l’opzione “scarico zero”.

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Il Palagio produce pavimenti in cotto a km 0

La tendenza attuale porta le aziende ad abbracciare sempre più frequentemente un sistema di gestione ambientale tale da riuscire ad entrare a pieno titolo nella green economy. Il Palagio si inserisce in quest’analisi, dal momento che ha investito ed investe risorse economiche, strumentali ed umane per ridurre l’impatto ambientale del suo sistema produttivo per pavimenti e rivestimenti in cotto di qualità.

Oggi accade sempre più di frequente che le aziende reperiscano materie prime all’estero, magari da paesi in via di sviluppo perché a minor costo. Ma qual è il prezzo reale che il nostro pianeta paga per tutto questo?. “Un interrogativo che deve far riflettere. Noi di Il Palagio non rinunceremo mai all’argilla prodotta dalle cave situate nelle vicinanze dello stabilimento, sia per la qualità eccelsa del prodotto, sia per un senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente e del nostro territorio. Perché cercare altrove quello che abbiamo sotto i nostri occhi, anzi sotto i nostri piedi?”.

Dal punto delle qualità chimico fisiche l’argilla galestro, con cui vengono prodotte le tavelle in cotto di Il Palagio, non ha eguali; è la migliore reperibile sul mercato ed è la base su cui trova fondamento l’eccellenza ed il pregio di tutta la produzione del noto marchio imprunetino. Inoltre non necessita di onerose movimentazioni, se non quelle concernenti la distribuzione al cliente del prodotto finale.

Per tutti questi motivi il concetto km 0, che rappresenta la distanza ideale che la materia prima dovrebbe percorrere per giungere il comparto produttivo, si applica perfettamente al contesto di Il Palagio. L’azienda ha assunto la consapevolezza che accorciare le distanze di approvvigionamento significa aiutare l’ambiente e ridurre l’impatto provocato dall’emissione di gas serra dei mezzi di trasporto. Infatti questo aspetto consente a Il Palagio di contribuire in modo evidente ad una minore immissione in atmosfera di polveri sottili, ossidi di azoto e di carbonio, piombo, composti organici volatili e ossido di zolfo.

Inoltre l’utilizzo di materie prime locali e il sostegno ad una produzione che ha luogo interamente in stabilimenti situati nel territorio sono volti a promuovere il patrimonio del territorio e a produrre lavoro e ricchezza che portino sviluppo e crescita al distretto imprunetino.

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Una casa per il futuro: zero emissioni e completa autonomia

Quando si parla di case prefabbricate in Italia vengono in mante strutture poco solide e molte volte instabili che nulla hanno a che fare con le abitazioni in muratura e che mai ci si sognerebbe di adottare come abitazione primaria.

La tecnologia riguardante le costruzioni in legno invece hanno fatto grandi salti avanti sia dal punto di vista della sicurezza che da quello dell’efficienza energetica risultando essere le abitazioni consigliate in zone sismiche ma anche per la costruzione di edifici a più piani in maniera sicura e autonoma dal punto di vista energetico. Queste e molte altre caratteristiche sono quelle che fanno delle casette abitabili in legno delle strutture preferibili a quelle tradizionali in cemento armato. Non a caso queste tipologie di abitazioni sono tradizionalmente associate alla vita montana che è di certo più rigida di quella in pianura o in zona collinare ragione per cui la tendenza a costruire case in legno o comunque in materiale completamente naturale dovrebbe essere venuta molti anni fa e non solo in questo momento di allarme ambientale.

Una delle caratteristiche che più desta perplessità quando si parla di strutture in legno prefabbricate è sicuramente quella che riguarda la durata della stessa. Se si vanno a d analizzare le leggi ancora i vigore in territorio italiano, o se si ha acquistato da poco una casa, si saprà che la garanzia prevista dopo la fabbricazione di una casa è di dieci anni per una classica abitazione in mattoni e cemento, in qualsiasi zona territoriale. Per una casa prefabbricata in legno sono state invece adottate le normative in vigore nei maggiori paesi di fabbricazione e utilizzo della stessa ossia Germania e Paesi Nordici,che ammonta a ben 30 anni. Tre volte quella prevista per una casa in mattoni quindi elemento che dovrebbe già rendere preferibile questa tipologia abitativa.

Oltre alla garanzia però molte altre sono le caratteristiche che rendono preferibile questa modalità abitativa a quella tradizionale a partire dall’efficienza energetica della stessa in quanto il potere isolante del legno è bene noto e consente di ottimizzare se non in alcuni casi annullare i consumi relativi a riscaldamento e refrigerazione dell’interno della casa. Indipendente dalla sua collocazione geografica e della temperature a cui viene sottoposto il legno infatti mantiene inalterato il suo potere isolante permettendo la costruzione anche di ampie abitazioni prive di impianti di riscaldamento al loro interno. Nonostante questa tipologia di casa, nota come casa passiva, stia cominciando a trovare ora spazio all’interno del mondo dell’informazione e soprattutto all’interno del mondo dell’edilizia è questa una tecnologia nata ben 20 anni fa’ in Germania ( da sempre paese all’avanguardia nel settore) dalla genialità di due professori universitari. Il confronto tra i due, uno tedesco e l’altro svedese, portò all’elaborazione di un progetto di casa in grado di consumare poco e con emissioni il più basse possibile progetto che andò a diventare il fulcro della Passivhaus-Institut a Darmstadt, sede progettuale e in continua evoluzione per il raggiungimento dei più alti standard delle case passive.

Sicuramente oltre che al materiale per la costruzione che viene impiegato ci sono anche altri fattori che incidono sull’efficienza dell’abitazione quali l’esposizione e l’orientamento a livello di punti cardinali.

A cura di Martina Celegato

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La fase di Flash off migliora il ciclo produttivo di una cabina di verniciatura

Il ciclo di verniciatura che si svolge all’interno di una cabina di verniciatura è composto da più fasi, ciascuna ha il suo specifico ruolo che contribuisce all’ottenimento di risultati impeccabili in termini di finitura. L’appassimento, o flash off, consente di migliorare le funzionalità degli impianti di verniciatura più moderni e tecnologicamente avanzati, come quelli prodotti da Nova Verta International.

Con la parola flash off viene indicata una fase molto importante nel ciclo di verniciatura che viene messo in atto in una cabina professionale: il cosiddetto appassimento. Ottimizzare questo momento contribuisce al raggiungimento di una migliore finitura, di superfici uniformi  e perfette senza bolle di solvente, colature, insaccamenti o macchiature nelle vernici metallizzate. Flash off è una fase che viene messa in atto tra due applicazioni di vernice consecutive, o tra l’ultima applicazione e il ciclo di cottura (bake cycle).

Nelle cabine di verniciatura Nova Verta la sua gestione è ottimizzata dall’uso del Touch Screen, infatti sfiorando semplici ed intuitive icone poste sul quadro di comando sarà possibile reimpostare il passaggio automatico da una fase di verniciatura a quella di flash off, per poi tornare di nuovo alla verniciatura oppure procedere con la cottura. Inoltre l’operatore potrà variare singolarmente il susseguirsi delle fasi sulle basi delle necessità dei singoli interventi da realizzare.

Questo sistema di controllo consente di variare le impostazioni della fase di Flash Off come ad esempio tempi, temperature, velocità di mandata (solo con gli inverter) e attivare/disattivare i WIND se presenti. Il tasto Jump invece permette di  saltare il processo di appassimento passando direttamente alla fase successiva.

Anche il Sistema Wind velocizza il tempo di Flash Off, aiutando a diminuire l’inquinamento atmosferico dovuto alle emissioni degli effluì gassosi e facendo risparmiare tempo produttivo ed energia. Inoltre ne migliora i risultati in quanto la cabina, in questa fase, deve operare con aria fresca al 100% in modo da ovviare un accumulo di solventi che possono infiammarsi o causare esplosioni al suo interno.

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Una vita ecosostenibile ed ecocompatibile!

Vivere senza produrre rifiuti è possibile? Rinunciare alle comodità della vita moderna è impossibile? Non sempre, o almeno non se ci si impegna a farlo.
Sfogliando i giornali, guardando la tv, ci sarà sicuramente capitato di vedere strazianti immagini di strade sepolte dalla spazzatura, petroliere che rappresentano dei veri e propri disastri ambientali, morie insolite di animali, sacchetti di plastica che non smettono di mietere vittime negli oceani e molto altro. Di certo non si può restare insensibili a tali disagi e bisogna, ognuno nel suo piccolo, tentare di essere il più “ecosostenibili” possibile.

Certo non tutti possono attualmente permettersi di installare un impianto fotovoltaico sulla propria abitazione o cambiare totalmente regime energetico per la propria casa e ufficio seguendo i principi della green economy. Però un piccolo sforzo lo possiamo fare tutti a partire dalla differenziazione dei rifiuti. In alcune zone è già attivo il servizio porta a porta però ovviamente nelle grandi città si richiede uno sforzo aggiuntivo alla cittadinanza con la differenziazione volontaria dei vari tipi di rifiuto e la deposizione delle varie buste in cassonetti differenziati posti lungo le strade. E’ importante attuare la differenziazione per non trovarsi sommersi dai rifiuti come è successo in alcune zone italiane ma soprattutto per permettere il riciclaggio della maggior quantità possibile di materiale. Proprio nel riciclaggio e quindi nella lunga vita dei materiali si basa il principio della sostenibilità. E proprio perché la sostenibilità deve divenire una delle linee guida per il nostro futuro è importante che i nostri sforzi siano ponderati e vadano nella giusta direzione.

Importante è stata in Italia la messa al bando dei sacchetti di plastica con la loro graduale sostituzione da parte di sacchetti in stoffa o materiali comunque riutilizzabili che quindi vanno a diminuire un grosso fattore di inquinamento. Non solo le buste in plastica però sono fattore di emergenza ambientale ma vi è bisogno di un’attenzione ai piccoli sprechi più eco sostenibile in tutti i sensi che vada a cambiare in meglio le nostre abitudini come il consumo delle bottiglie in plastica, e di tutti quei suppellettili che ci possono servire durante il giorno come piatti bicchieri etc o utilizzare mezzi di trasporto ecocompatibili come le auto metano.

Una recente inchiesta del Research Agency di Stoccolma ha però evidenziato come le donne riescano ad assumere più facilmente uno stile di vita ecologico e ,come di fondo lo stile di vita degli uomini sia più “inquinante” di quello delle donne. La presente ricerca ha evidenziato come le donne siano tendenzialmente meno predisposte a inquinare tramite il mezzo di trasporto e quindi come siano portate a utilizzare un mezzo di trasporto pubblico o usufruire degli ecoincentivi, non inquinante o andare a piedi molto più degli uomini.

Da tale indagine emerge come uno dei fattori fondanti di tale differenza sia la passione maschile per le moto e i motori in genere che li spinge ad espandere questo atteggiamento a tutti gli ambiti inclusa l’ecologia informatica. Un differenza che si stima attorno al 14% e che porta le donne ad avere un’attenzione particolare anche per quanto riguarda il monitoraggio degli sprechi domestici e la loro mitigazione.

A cura di Martina Celegato

Prima Posizione srl

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Salute e tutela dell’ambiente per vivere in un mondo migliore

Anche noi nel nostro piccolo possiamo ogni giorno compiere dei gesti importanti per la tutela dell’ambiente. Salute e Ambiente sono argomenti importanti e molto attuali.

Il risparmio energetico è senza dubbio una delle cose a cui dobbiamo prestare maggiore attenzione.

Nelle nostre abitazioni dobbiamo utilizzare solo lampadine a basso consumo, tenere spenti gli elettrodomestici quando non vengono utilizzati e sfruttare le fasce notturne per gli elettrodomestici più potenti. Se dobbiamo cambiare l’automobile o un elettrodomestico dovremmo sempre scegliere le ultime versioni che offrono elettrodomestici a basso consumo ma con grandi prestazioni e veicoli ibridi o completamente elettrici che aiutano ad eliminare l’anidride carbonica presente nell’aria.

Anche l’acqua non dovrebbe mai essere sprecata e sarebbe importante iniziare ad installare degli impianti di riutilizzo dell’acqua piovana per i servizi igienici oppure per l’irrigazione del giardino.

Creare zone verdi da inserire in città non è certo un compito che spetta a noi cittadini privati ma magari un bell’orto da mettere in giardino o sul terrazzo è un modo per creare delle piccole zone verdi e per insegnare ai nostri figli ad amare l’ambiente.

La tutela ambientale è un gesto importante anche per noi e per il nostro benessere.

Approfondisci l’argomento visitando la pagina: hhttp://www.viveremeglio.it/section/Salute-e-Ambiente/4.htm

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Ecopass: ora anche gli euro 4 rientrano nella “rapina” legalizzata della Moratti

I magistrati, gli avvocati ed i politici stanno a guardare diventando complici di una vera e propria “rapina a mano armata di multa”. Solo noi possiamo bloccare il provvedimento secondo cui a partire dal 1 febbraio anche le auto Euro 4 Diesel senza filtro antiparticolato dovranno pagare 5 euro per entrare nella zona ecopass. Un nuovo modo per far pagare ad altre persone una tassa inutile (l’inquinamento è aumentato), ingiusta (colpisce i ceti più deboli) ed immorale (si vende la licenza ad inquinare e quindi la salute altrui). Questa folle tassa porterà nelle casse del comune, nell’anno 2010, oltre 18 milioni di euro che saranno prelevati ai cittadini che già vivono un momento di grave crisi economica.
L’Osservatorio di Milano promuove una grande iniziativa contro l’Ecopass:
Riuniamoci sabato 6 febbraio alle ore 15.00 in tre punti diversi di Milano: via Castelbarco, p.le Cimitero Monumentale e v.le Liberazione

Da lì ci recheremo in centro in auto per riappropriarci della città che la Moratti ci ha tolto. Questa iniziativa si ripeterà tutti i sabati finché le telecamere non saranno spente! SOLO UNITI E DETERMINATI SI PUO’ VINCERE QUESTA BATTAGLIA CONTRO QUESTA FOLLE TASSA INGIUSTA CHE E’ L’ECOPASS.

Per info chiamare: CELL. 334/3285426 – 334/8956119

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