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CBS: muore un marine. La madre: colpa dei medici

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  • 13 Novembre 2014

Secondo i familiari di un marine decorato, i medici dell’Amministrazione dei
Veterani (VA) gli hanno dato dei farmaci potenti che il ragazzo ha poi usato
per togliersi la vita. ll ventiquattrenne caporale dei Marine Johnny Lutz
aveva prima prestato servizio in Iraq e poi in prima linea in Afghanistan.

Johnny era sempre allegro”, ha detto sua madre Janine Lutz, ma la guerra lo ha
cambiato. Si è suicidato poco dopo il suo ritorno dal servizio.
“Per sei mesi ad ogni minuto pensi di stare per morire. – Ha detto Lutz
Suo figlio, invece, non è morto in battaglia, ma a causa di errori medici
presso l’Ospedale VA a Miami e alla clinica di Tamarac.

Sono arrabbiata e triste perché era evitabile – ha detto Lutz.
Lutz ha detto che a suo figlio è stata data una medicina potente per il
disturbo da stress post-traumatico. Quando il ragazzo ha riferito che questi
farmaci gli facevano venire idee suicide gli hanno alzato la dose.

Così lui si è tolto la vita.

Erano molti i medici che lo sapevano ma la vita dei miei figli non aveva
valore – ha detto Lutz.
Ha detto che ha intenzione di intentare una causa per l’omicidio colposo di
suo figlio.

L’avvocato John Uustal ha detto che:

Se chiedete ad un qualsiasi medico al VA, vi diranno che non sono soddisfatti
del sistema ma che hanno bisogno di risorse da parte del Congresso”.
Il portavoce dell’Amministrazione dei Veterani, Shane Suzuki, ha rilasciato
una dichiarazione dicendo: “Mentre i nostri pensieri vanno agli amici e la
famiglia del signor Lutz non possiamo fare commenti sul contenzioso.
Janine Lutz adesso sta cercando di aiutare altri veterani che combattono con i
demoni della guerra. Ha aperto una fondazione, a nome di suo figlio, per dare
compagnia ai veterani con cui ha condiviso lo stesso destino.

So che sto salvando vite umane e questo mi fa stare bene – ha detto Lutz.
CBS Miami, 6 Novembre 2014
A cura di Joan Murray

Fonte: http://miami.cbslocal.com/2014/11/06/exclusive-mother-of-veteran-
blames-hospital-for-his-death/

Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani invita alla visione del
documentario : “IL NEMICO NASCOSTO” che denuncia l’operazione segreta che sta
alla base dei suicidi nell’esercito, estratto del video:
http://www.ccdu.it/documentaries/the-hidden-enemy.html

 

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Fede e velo: in aumento le giovani italiane che si fanno suore

Secondo recenti sondaggi, le ragazze del Bel Paese che sentono la vocazione sarebbero in aumento. La percentuale resta comunque bassa, ma sale rispetto alla media degli ultimi anni. Perché questa tendenza spirituale positiva? In un momento storico di totale crisi dei valori, nulla sembra più lontano dalle speranze di una giovane del prendere il velo e diventare sorella e poi madre di una congrega di monache. Non solo le suore sono in aumento, infatti, ma anche le monache di clausura, che votano tutta la vita al silenzio e alla preghiera.

Forse alla lunga, i costumi sempre più rilassati e il continuo inquinamento emotivo e comunicativo del presente, stanno dando frutti opposti. abbiamo chiesto un’opinione a diverse donne, scelte a campione, e i risultati sono spesso simili.

“Fin da quando ero bambina, ho sempre pensato che le suore fossero magiche, persone buone e pulite, capaci di un contatto più profondo con il mondo – commenta Teresa Gospar, 36 anni, di Milano – addirittura, intorno ai 9-10 anni, pensavo di prendere i voti, ma sono stata dissuasa da una famiglia credente ma a modo suo, che ha visto solo un capriccio in questa mia vocazione. Forse, se mi avessero incoraggiata, ora sarei in convento”.

“Avevo 8 anni quando ho costretto mia madre a portarmi a visitare un convento di monache di clausura – spiega Giulia Rossi, 45 anni, di Trento – mi affascinava l’idea della vita contemplativa, e poi amavo tanto gli animali, volevo essere un San Francesco al femminile! Però, quando ho scoperto quante privazioni e quanta disciplina ci volessero, ho desistito”.

“Sembrerà una sciocchezza, ma mi ha spaventato il fatto che avessero i capelli rasati. Non lo sapevo, e dicevo sempre alla mia adorata suora catechista che volevo diventare come lei – racconta Simona Bellanti, 27 anni, di Genova – ma un giorno, per il gran caldo, si è tolta il velo per un istante e io, davanti alla prospettiva di tagliare i miei lunghissimi capelli, ho fatto un passo indietro. Non era una vocazione così forte!”.

Tra social media, selfie e precocità in ogni campo, l’idea che le giovani italiane conservino un posto speciale nel proprio cuore per la fede, è consolante.  Forse ci sarebbe bisogno di più strutture e più informazione, per accompagnare in maniera più costruttiva chi decide per questo cammino.

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Le donne e internet: l’esperienza del parto

Molte donne raccontano l’esperienza del parto, sempre di più lo fanno pubblicando su internet i racconti delle loro avventure. Se pensiamo a navigare un po’ l’area semantica del parto attraverso il motore di ricerca di Google però, ci si accorge che le fonti di esperienza diretta sono veramente innumerevoli.
Quel che più colpisce, però, è il fatto che tra tutti i racconti che si possono navigare, nessuno sembra proporre una dinamica esperienziale simile all’altra. Questo punto è molto interessante per sotto due punti di vista ben distinti: da una parte la differenza massima aiuta a capire come umanamente un’esperienza non sia ripetibile e sia sempre unica (abbiamo appositamente affrontato un argomento così forte per l’emozionalità di chi si racconta in prima persona); dall’altro la varietà infinita delle fonti permette ad un utente di vagliare criticamente le informazioni in modo da trarne una media esaustiva per la sua necessità di informazione.
Così, calandosi nel ruolo di futuri padri, vogliamo informarci su cosa potrà voler dire per una madre il parto. Tra le miriadi di pagine a sfondo quasi esclusivamente rosa dell’universo femminile post-parto, ci imbattiamo in modo randomico in tutte le fasi del parto. C’è chi racconta con dolore i giorni del travaglio e chi li racconta con serenità; chi da più rilevanza invece al dolore del momento del parto e chi invece sostiene che un’epidurale è la soluzione migliore per non soffrire e soprattutto priva di controindicazione; chi ricorda il parto solo con dolore, chi solo con gioia.
Non mancano ovviamente gli approfondimenti tecnici delle madri attente e curiose che prima di partorire vogliono scoprire tutto sull’universo umano e la medicina. In questi luoghi si incontrano le informazioni più interessanti come l’opinione delle mamme sull’uso delle cellule staminali del cordone ombelicale, la loro conservazione e i vantaggi che prospettano per il futuro figlio.
Ogni racconto un taglio diverso, ogni racconto un sentimento diverso, ogni racconto un’informazione in più.
In due ore di navigazione tra blog, siti e forum siamo diventati molto esperti sull’argomento e quasi ci sentiamo di contribuire a qualche discussione.

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