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Economia del futuro, la battaglia strategica riguarderà soprattutto i minerali

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  • 16 Aprile 2024

Gli sforzi globali per cercare di ridurre le emissioni di carbonio e giungere così ad una economia più sostenibile, finiranno inevitabilmente per acuire la battaglia per approvvigionarsi di minerali strategici.

I minerali al centro dell’economia

materie primeCi sono due fattori chiari che stanno caratterizzando lo scenario attuale e saranno ancora più evidenti nell’economia del futuro. Il primo è la limitata offerta di minerali strategici, il secondo è la crescente domanda di queste materie prime, evidenziata da tutti gli indicatori di trend following quali sono, dal momento che sono essenziali per la transizione energetica.
La combinazione di questi due fattori renderà sempre più aspra la battaglia per l’approvvigionamento futuro di questi asset.

Lo scenario dal lato dell’offerta

Nell’ultimo secolo la produzione mondiale di metalli è cresciuta in modo significativo. Tuttavia, i giacimenti di quei minerali che sono necessari alla transizione energetica si trovano concentrati in pochi paesi.
Ad esempio, il Cile è il maggiore produttore di rame al mondo, e rappresenta circa un quarto della produzione totale di questo metallo. Uno scenario analogo riguarda il platino e il cobalto, dove la parte del leone la recitano il Sudafrica e la Repubblica Democratica del Congo.
Alla Cina invece spetta il predominio riguardo la produzione globale di terre rare, con oltre il 70%. La stessa percentuale che Australia e Cile hanno riguardo all’estrazione globale di litio.

La raffinazione dei metalli

Se l’offerta è limitata e soprattutto concentrata a pochi paesi, un livello di concentrazione maggiore riguarda la raffinazione e lavorazione degli stessi. In questo ambito infatti la Cina ha acquisito una posizione dominante riguardo a nichel, litio, cobalto e terre rare. Pechino si è così costruita un grande vantaggio competitivo, grazie a una pianificazione che affonda le radici nel decennio scorso.
Anche se Stati Uniti e Europa hanno intrapreso delle misure per cercare di recuperare questo ritardo, Pechino rimarrà a lungo con un discreto margine di vantaggio.

Impatto geopolitico

E’ fuor di dubbio che la crescente domanda di metalli e la loro offerta limitata finiranno per influenzare gli eventi geopolitici nel futuro. I paesi che hanno molti minerali diventeranno sempre più importanti sulla scena dell’economia globale, e arricchiranno le loro cassa statati visto che lo stocastico lento dell’andamento dei prezzi segnerà spesso l’ipercomprato. Al tempo stesso c’è il rischio che un divario troppo grave possa alimentare le rivalità geopolitiche.

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Materie prime, le grandi aziende continuano la corsa al rame

Da un po’ di tempo a questa parte, sul mercato delle materie prime è scoppiata una frenesia per quanto riguarda il rame. Diversi giganti aziendali stanno infatti portando avanti operazioni di acquisizione di miniere di metallo rosso, spendendo montagne di milioni.

La corsa alle materie prime

rameHa fatto notizia, ad esempio, l’acquisto della miniera di Khoemacau, in Africa, da parte della China Minmetals, il potente gruppo statale cinese. L’acquisto è costato circa 1,88 miliardi di dollari, e fa parte di un piano strategico che la Cina sta portando avanti da tempo per insediarsi in Africa e Sud America.

Pochi mesi prima, era stato il gigante anglo-australiano BHP ad acquisire la rivale OZ Minerals, ricca di rame, per 6,38 miliardi di dollari. Un altro colosso delle materie prime, l’americana Newmont, poco prima aveva pagato 19 miliardi per acquistare Newcrest.

Perché così tanto interesse?

Tra tutte le materie prime, il rame è al centro della competizione internazionale per il suo ruolo fondamentale nel processo di transizione energetica, al pari (se non di più) del Litio o delle Terre rare, altri due minerali molto richiesti sulla borsa Xetra.
Il metallo rosso è una materia prima ampiamente utilizzata nell’edilizia, nelle reti elettriche e nei beni di consumo a basse emissioni di carbonio. Ma soprattutto ha un ruolo fondamentale per l’industria solare e quella automobilistica.

Qualche numero…

Si stima che ogni auto in futuro richiederà non meno di 80-100 chili di rame, rispetto ai circa 20 chili di un veicolo convenzionale. Nel settore solare, il fabbisogno di questa materia prima dovrebbe quintuplicare rispetto a quello di una centrale elettrica a gas. E non dimentichiamo le turbine eoliche offshore, che richiedono un numero considerevolmente maggiore di cavi per essere collegate alla costa. Questo basta a spiegare perché il prezzo del rame è salito a circa 4 dollari per libbra, con il Parabolic Sar che si è spostato sotto la linea della quotazione.

La corsa al rame

Diventa chiaro adesso perché c’è questa corsa ad accaparrarsi le forniture per il futuro. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), la domanda globale di rame dovrebbe crescere del 40% entro il 2040, il che potrebbe portare a una carenza globale, e quindi a una esplosione di prezzo.

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Economia e danni da coronavirus, il rame è il barometro di questa crisi

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  • 18 Febbraio 2020

Fin quando il coronavirus rimarrà ancora in circolazione, non si potranno valutare in modo affidabile i danni che esso sta provocando all’economia. La stima è che in Cina il tasso di crescita del primo trimestre potrebbe diminuire di almeno un punto percentuale. Al di là delle previsioni, non c’è dubbio però che gli effetti nefasti di questa epidemia siano già sotto gli occhi di tutti. Sotto questo punto di vista, un barometro importante è l’andamento delle materie prime, e in special modo del rame.

Coronavirus, rame ed economia

economia e coronavirusIl rame infatti è il metallo industriale per eccellenza, e la Cina è il primo utilizzatore al mondo. Quando va male il rame, parallelamente vanno a peggiorare anche gli altri metalli, ma pure petrolio (la cui domanda cinese si è ridotta del 20%) e gas. Infatti il metallo rosso è strettamente legato alla produzione, e se non viene utilizzato, neppure le altre commodities lo saranno. Ecco perché esso è un barometro efficace dell’economia del Paese. Se conoscete che cos’è la volatilità, andate a vedere come ha sobbalzato la domanda di materie prime dopo lo scoppio del coronavirus.

Contraccolpo forte

Dopo il dilagare dell’epidemia, gli impianti di produzione cinesi hanno cominciato a lavorare a ritmo ridotto, se non hanno addirittura chiuso i battenti come è accaduto in alcune zone del paese. Le forniture di materie prime sono state cancellate, e il panico per il nuovo virus ha costretto il governo a sospendere tutte le nuove gare d’appalto. Il crollo della domanda di materie prime ha così depresso le quotazioni. Al London Metal Exchange, chi adotta tecniche trading intraday lo ha visto scivolare sui minimi di due mesi (5810 dollari per tonnellata), dopo aver registrato la peggiore serie di perdite degli ultimi 6 anni.

La durata di questa fase critica

Assodato che il coronavirus sta provocando gravi danni all’economia, occorre chiedersi quanto tempo ci vorrà per smaltirne gli effetti. Il problema è che nessuno può dirlo, visto che siamo ancora in una fase in cui il virus continua a tenere sotto pressione le autorità sanitarie mondiali. Ma basterà tenere d’occhio il mercato del rame per capire e la bufera sta passando oppure no.

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Materie prime, un anno orribile tra volatilità choc e ribassi record

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  • 4 Dicembre 2018

Dopo aver vissuto un 2017 all’insegna dei rialzi (in alcuni casi anche in doppia cifra), per il mercato delle materie prime il 2018 è stato un duro colpo. Complice la frenata economia globale, la guerra dei dazi USA-Cina e l’aumento del dollaro, l’intero settore ha vissuto periodi di vera bufera.

I numeri deludenti sono evidenziati dagli indicatori di performance, che nel corso di quest’anno che volge ormai al termine hanno accumulato perdite superiori al 7%. Peraltro il trend ribassista è andato in crescendo nelle ultime settimane. A fungere da traino sono stati i metalli, combustibili e molti prodotti agricoli.

La volatilità delle materie prime

materie primeQuello che lascia perplessi è soprattutto l’estrema volatilità che ha riguardato il settore energetico. Tanto il petrolio quanto il gas hanno avuto delle oscillazioni di prezzo molto violente, che hanno messo in difficoltà anche gli investitori più navigati. La volatilità, che normalmente è amica degli speculatori, stavolta ha fatto danni. Anche calcolare supporti e resistenze trading è diventato esercizio complicato, tanto oscillano i prezzi nel medio lungo periodo.

Il caso più eclatante riguarda l’estrema volatilità che si è scatenata sul mercato del petrolio. Da ottobre a novembre le quotazioni del barile sono passate dai record pluriennali ad accusare perdite del 25%. Per tre volte durante questo lasso di tempo, si sono viste sedute in cui le perdite si sono aggirate intorno al 7%. In media gli hedge funds specializzati in materie prime sono scesi del 4% nel 2018. A tal proposito è stato virale il video di James Cordier, fondatore di OptionSellers.com, che ha ammesso di aver bruciato 150 milioni di fondi dei clienti per colpa delle violente oscillazioni del petrolio e del gas. Non parliamo di piccoli trader che fanno operazioni di piccolo importo su piattaforme forex online italiane, ma di società che investono milioni di dollari.

Un altro esempio concreto riguarda il gas. Al Nymex non si vedevano oscillazioni violente come quella del 2018 da un decennio. Quella implicita infatti è schizzata da 30 a 130. Si può quindi ben parlare di bufera sugli energetici e in generale sul mercato delle materie prime. Il guaio è che se pochi immaginava che sarebbe successo, quasi nessuno sa come finirà.

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Materie prime e sistemi costruttivi da Green building per Palagio Engineering

palagio_engineeringLe materie prime impiegate e il sistema costruttivo a secco con intercapedine, rendono la Facciata Ventilata di Palagio Engineering un sistema tecnologico ottimale per i Green Buildings , concetto riconosciuto a livello internazionale inteso come il risultato di pratiche di progettazione e costruzione che possono eliminare o ridurre significativamente l’impatto negativo degli edifici sull’ambiente e per gli occupanti.

L’utilizzo di materiali riciclabili, l’estrazione e le lavorazioni delle materie prime a distanze limitate, le alte prestazioni dell’involucro opaco, concorrono all’ottenimento di crediti utili al raggiungimento della certificazione LEED® (Leadership in Energy and Environmental Design) che stabilisce precisi criteri di progettazione e realizzazione di edifici salubri, energicamente efficienti e a impatto ambientale contenuto.

 In quest’ottica di lavoro, Palagio Engineering non solo è Socio del Green Building Council Italia, organizzazione no profit che persegue la diffusione di una cultura dell’edilizia sostenibile, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, il confronto tra gli operatori del settore creando una community dell’edilizia sostenibile. ma ha anche stabilito presso il proprio domicilio la sede e la segreteria del Chapter Toscana GBC.

La struttura di ancoraggio per le lastre in cotto, o in qualunque altro materiale esse vengano prodotte, è progettata da Palagio Engineering in funzione dell’edificio e della sua ubicazione ed è realizzata in alluminio estruso, totalmente riciclabile, con sezioni di dimensione opportuna alla camera di ventilazione e accessori in acciaio inox.

Palagio Engineering realizza strutture brevettate per il montaggio di lastre e frangisole, il reparto di ingegnerizzazione permette la messa in opera, in modo che il cliente abbia un solo referente, e lo studio di soluzioni ad hoc quando il progetto lo richiede.

Il progetto della Facciata Ventilata Palagio Engineering è corredata da disegni architettonici, strutturali e relazione di calcolo, il tutto nel rispetto della Normativa UNI 11018, oltre che delle normative vigenti in loco nell’ambito delle costruzioni e della sicurezza.

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