Deputata Michela Rostan lascia Leu ed aderisce a Italia viva
Roma, 19 febbraio – Altro cambio di casacca in Parlamento, dove il clima di instabilità politica e il conseguente assetto parlamentare in continua evoluzione favoriscono il passaggio degli irrequieti inquilini dei Palazzi legislativi da un gruppo all’altro. Una decisione che, dall’inizio della XVIII legislatura, hanno preso già un centinaio tra deputati e senatori (i dati di Openpolis registravano 92 cambi di gruppo all’inizio del 2020, ai quali vanno aggiunti i trasferimenti degli ultimi due mesi). Tutti “rappresentanti” del popolo per i quali la prerogativa di esercitare la funzione parlamentare in rappresentanza della nazione e “senza vincolo di mandato” (art. 67 della Costituzione) ha finito per prevalere sulle ragioni e la volontà degli elettori che li avevano mandati a Palazzo Madama o a Montecitorio in un preciso partito e non in un altro.
Lontana da noi l’idea di esprimere valutazioni e men che meno giudizi su un fenomeno che ha pochi riscontri, per dimensioni e frequenza, con le istituzioni parlamentari di altri Paesi, riaprendo il frusto (e anche abbastanza inutile) dibattito tra chi reputa il cambio di squadra in corsa un tradimento e chi, invece, lo ritiene l’esercizio di una delle libertà più importanti di deputati e senatori. Quel che ci limitiamo a fare, quando le circostanze e il dovere di cronaca lo suggeriscono, è segnalare gli avvenimenti. E l’ultimo riguarda la decisione di una deputata ben conosciuta alle cronache farmaceutiche, Michela Rostan (nella foto), eletta a Montecitorio nelle fila di Leu, il partito del ministro della salute Roberto Speranza, della quale il nostro giornale si è spesso occupato in passato. I lettori di buona memoria ricorderanno in particolare la sua attenzione alle parafarmacie, tradotta anche in interrogazioni per sollecitare la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C con ricetta consentendone la vendita anche in questi esercizi, elencando i vantaggi che (a suo giudizio) ne sarebbero derivati in termini di risparmio per i cittadini e di sviluppo dell’occupazione nel settore.
Da ieri, la parlamentare campana, vicepresidente della Commissione Affari sociali, è passata nel gruppo di Italia Viva, la formazione politica di Matteo Renzi.
Com’è consuetudine (il copione non prevede mai eccezioni), la “colpa” della decisione, ovviamente sempre “molto sofferta”, è sempre del gruppo parlamentare da cui si fugge, che per ogni per transfuga è sempre colpevole di aver tradito programmi, promesse e ideali originari. Rostan, ad esempio, ha trovato indigeribili i pareri contrari del Governo a rinnovare l’inserimento dei farmaci per l’eradicazione dell’Hcv nel Fondo per gli innovativi per almeno altri sei mesi/un anno oltre la scadenza del prossimo aprile, e a riconoscere ai medici e al personale sanitario in servizio lo status di pubblico ufficiale, accogliendo così una richiesta in questo senso degli Ordini e dei professionali, come deterrente contro le violenze.
“Sono bocconi troppo amari da digerire” scrive Rostan al capogruppo Leu Federico Fornaro nella lettera in cui comunica e motiva la decisione di lasciare il gruppo “soprattutto perché arrivano da un comparto dove abbiamo una nostra significativa presenza politica che, per paradosso, invece di sostenerci nelle battaglie, ci viene contro”.
Una decisione, sembra dunque di capire, che l’on. Rostan ha assunto, legittimamente e comprensibilmente, in polemica con l’azione del governo, e segnatamente del ministro della Salute, suo compagno di partito, quasi certamente al fine di indurlo a riconsiderare certe sue scelte.
Resta da vedere se e quanto spazio le istanze e le posizioni di Rostan troveranno in Italia Viva, che (al momento) fa parte della maggioranza di governo, anche se si segnala per la sua irrefrenabile propensione ad assumere posizioni da partito di opposizione, generatore inesausto di polemiche e di conseguente incertezza politica. Una tattica il cui unico risultato (e forse anche obiettivo), almeno fin qui, è sembrato essere lo spazio mediatico conquistato da Matteo Renzi, tornato protagonista dei titoli dei telegionali come da tempo non succedeva. Nei circoli renziani, c’è chi prova a ricondurre questa “politic way” alle lezioni berlingueriane degli anni ’70, sintetizzate nello stereotipo del “partito di lotta e di governo”, ma sono molti gli osservatori politici che la apparentano invece (mutatis mutandis) al “potere di interdizione” teorizzato e messo in pratica un decennio dopo da Bettino Craxi, ben sintetizzato dallo pseudonimo Ghino di Tacco con il quale il segretario del Psi firmava all’epoca i suoi editoriali su l’Avanti, il quotidiano del partito.
Sia come sia, a occhio e croce, il partito di Matteo Renzi non sembra essere l’incubatore ideale per le posizioni e le istanze fin qui espresse dall’on. Rostan. Ma, notoriamente, l’unica certezza della politica italiana è la sua imprevedibilità. E perciò…
FONTE: rifday.it
IMMAGINE: ilmonito.it